IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il tema è la consolazione dopo la desolazione. "Beati gli afflitti perché saranno consolati" è una delle beatitudini; san Paolo nella lettera ai Corinzi porta l'esempio di se stesso: è appena passato attraverso una grande tribolazione, tanto che più avanti dirà che disperava perfino della vita, ma in questa tribolazione ha ricevuto la consolazione di Dio e ora lo benedice: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione". E un messaggio di gioia e di consolazione molto prezioso.
Però dobbiamo renderci conto che la condizione per essere consolati è proprio di accettare prima la tribolazione, la desolazione: Dio non può consolare se non quelli che sono desolati.
Questo è il senso di tutte le beatitudini. È necessaria una situazione negativa, perché Dio in essa possa compiere la sua opera positiva. "Beati gli afflitti non coloro che sono nella felicità, nella gioia beati gli afflitti perché saranno consolati". E san Paolo: "Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione". Bisogna lottare con Dio nella desolazione per ricevere la vittoria, la consolazione divina, perché non c'è vittoria senza combattimento. Impariamo dunque a vedere la desolazione come condizione per ricevere la gioia divina.
Certo, la desolazione pesa ed è insieme una tentazione di non credere più a Dio, di non aver fiducia, quando invece Dio in quella circostanza vuol consolarci, e ci consola se lottiamo con lui, rimanendo fermi nella fede e nella speranza.
Lottare come? Lottare nella preghiera, una preghiera difficile, perché nella vera desolazione non c'è più voglia di pregare, ma una preghiera intensa, vera, fatta rimanendo vicino alla croce di Gesù. Allora le nostre sofferenze diventano veramente "le sofferenze di Cristo in noi", preludio della vittoria e della consolazione, che ci fa cantare: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore!". Soltanto dopo la vittoria si può avere la certezza gioiosa e beatificante della bontà di Dio.
In san Paolo l'esperienza della tribolazione e della consolazione è una esperienza apostolica: "Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione" perché combattimento e vittoria egli li vive per diffondere e consolidare la fede. E la consolazione "si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo". E dunque un cammino che egli traccia per tutti i fedeli, da vero Apostolo.
Domandiamo al Signore la luce per capire il valore delle tribolazioni e l'aiuto a rimanere, nelle prove, fermi nella fede, fermi accanto alla croce di Cristo, finché giunga la vittoria, nella consolazione divina.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi
Quanto avviene nella terra dei Gerasèni deve aiutare ogni uomo a comprendere il mistero dell'uomo. Per questo dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che ci aiuti a comprendere il mistero di Cristo Gesù e del Padre celeste. Per salvare l'uomo Gesù mette nelle mani del male il Figlio suo e il male lo crocifigge sul Golgota. Per la salvezza dell'uomo Gesù offre se stesso in olocausto d'amore per la redenzione della creatura fatta da Dio a sua immagine. Ecco la spiegazione di quanto avviene nel paese dei Gerasèni. Se Dio, il Creatore e il Signore, per la salvezza dell'uomo consegna il suo Figlio Eterno fattosi uomo alla morte, vi sarà qualcosa della terra e del cielo che potrà risparmiare? Cosa sono duemila porci dinanzi alla salvezza di un uomo? Meno che un granello di polvere del suolo. L'uomo è prima di tutte le cose e tutte le cose sono a suo servizio, a servizio della sua vita per il tempo e per l'eternità.
Lo stiamo affermando più volte. La religione di Gesù non è un "ammodernamento" della morale antica con l'aggiunta di qualche codice di specificazione o di abbellimento. La religione di Cristo è totale modifica della visione di tutto il mistero di Dio e dell'uomo. Prima, con Mosè, tutto veniva guardato dal Monte Sinai, dalla maestà e dalla gloria di Dio che si manifestava tra lampi, tuoni, suoni assordanti. Ora, con Cristo, tutto deve essere guardato dal Monte Golgota. Qui non c'è il Signore che mostra la sua gloria. Vi è il Dio Crocifisso, umiliato, consegnato alla morte, trafitto per amore dell'uomo. Se guardiamo l'uomo dal Crocifisso conosceremo e sapremo il suo valore eterno. Se lo sguardo dal Crocifisso ci sfugge, allora un cane, un gatto, un altro animale valgono più di ogni uomo. Chi non guarda dal Crocifisso sempre sacrificherà l'uomo agli animali e alle cose. Le cose e gli animali meritano il sacrificio dell'uomo.
Poiché Gesù viene a dare all'uomo uno sguardo nuovo, per insegnargli come ogni cosa va guardata dalla sua Croce, l'uomo gli chiede di andarsene dal suo territorio. Gesù non è venuto per imporre la sua visione. Lui ha manifestato a quel mondo quanto per Lui vale un uomo: più che duemila porci. Lui se ne può anche andare, resta però il problema da risolvere. Chi è più importante: un uomo o un porco, mille porci? Chi vale il sacrificio dell'altro: il porco per l'uomo o l'uomo per il porco? Quando l'uomo avrà risolto questo problema, saprà chi lui è, altrimenti sempre lui sarà sacrificato al porco.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità di Cristo Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5, 21-24.35-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Chi ha toccato le mie vesti?
La fede in Gesù deve essere illimitata. Nessun dubbio mai sulla sua onnipotenza, grazia, verità, luce, santità, sapienza, esemplarità, amore, misericordia, pietà, compassione, parola. Un solo dubbio e si cade dalla vera fede. Una sola incertezza e si affonda. Quando si cammina con Gesù dobbiamo fidarci di Lui in modo pieno. Lui può sempre dare vita alla nostra morte, salute alle nostre infermità, liberazione dai nostri peccati, sapienza alla nostra stoltezza, verità ai nostri infiniti errori.
Giàiro chiede a Gesù che si rechi a casa sua per guarire la sua figlioletta che sta morendo. Gesù accoglie la preghiera di questo padre afflitto e si incammina con lui. Nel frattempo sopraggiunge la morte. Gesù può ancora intervenire? Giàiro non lo sa. Gesù però lo sa e lo invita a continuare ad avere fede. La fede è un processo che inizia nel finito ma si consuma nell'infinito, non vi è limite per essa. Porre un limite alla fede è ridurla ad una pura e semplice verità, è sganciarla dall'Autore che è Dio, al quale nulla è impossibile. Gesù così ci insegna che la fede va sempre aiutata a consumarsi nel suo infinito, nella sua eternità, in Dio. Senza aiuto, la fede si riveste di limite ed è morta. Questo rischio lo si corre ogni giorno. È facile rivestire la fede di finito e di limite.
La donna dalla malattia inguaribile possiede invece una fede senza alcun limite. La sua è fede particolarissima. È una fede senza parola. Essa va dal suo cuore al cuore di Cristo in modo diretto. Lei è attenta conoscitrice di Gesù Signore. Ha studiato ogni sua azione. Ha meditato su ogni racconto su di Lui. Ha ragionato, dedotto, concluso: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". Toccare le vesti di Gesù è guarire, è ritrovare la vita dentro di sé. Questa donna ci insegna che non sempre dobbiamo manifestare pubblicamente ciò che siamo. Vi è in ogni uomo una sfera di riservatezza che è giusto nascondere gelosamente. La donna non vuole che il mondo sappia della sua impurità rituale costante. Non vuole neanche mettere in difficoltà Gesù. Di certo non lo avrebbe reso impuro toccandolo. Gesù è la santità purissima e nessuno lo potrà mai rendere impuro. Se è giusto nascondere i nostri segreti, non è però giusto tenere nascoste le cose di Dio. La donna deve ora confessare la sua fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di fede vera, pura, santa.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Ed era per loro motivo di scandalo
Ogni uomo viene dalla non esistenza. Secondo la Scrittura la sua grandezza è il nulla o la polvere del suolo. È il Signore che lo chiama all'esistenza. Ma è anche Lui che lo innalza secondo il suo volere. Possiamo affermare che nulla è nell'uomo che sia dell'uomo, ma in Lui tutto viene per volontà del suo Dio. Che il Signore sceglie i piccoli, i fragili, i deboli per edificare il suo regno lo rivela lo stesso Gesù Signore. La rivelazione di Gesù viene assunta da Paolo e applicata alla comunità di Corinto, i cui membri si erano lasciati catturare dalla tentazione della grandezza umana.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo (Mt 11,25-27).
Gesù si meravigliava della loro incredulità perché non è possibile che persone che leggono, meditano, discutono sulla Parola di Dio vivano di pregiudizi e di pensieri contrari ad essa. A che serve leggere la Parola, se essa non cambia la mente?
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, vegliate sulla nostra fede.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell'adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.
Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all'amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella "Redemptoris Mater" ci ricorda che "quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell'incomprensione e nel dolore" (n. 16).

Con la festa della Presentazione al Tempio di Gesù si chiudono idealmente le ricorrenze legate al Natale. Il brano di Vangelo da cui trae fondamento la festa di oggi fa parte dei vangeli dell'infanzia redatti da Luca.
Giuseppe e Maria vengono presentati come degli israeliti pienamente osservanti che portano il bambino al tempio quaranta giorni dopo la sua nascita, per essere riscattato come ogni primogenito. Questa pratica non era più diffusa tra i giudei ai tempi di Gesù, e non era più necessario portare il bambino nel tempio.
Questa presentazione al tempio assume un significato teologico: il Signore entra nel suo tempio, riprende il suo posto per eccellenza.
Riguardo alla famiglia di Gesù, Luca la presenta in piena consonanza con le usanze ebraiche. Gesù è venuto a portare qualcosa di nuovo, ma non di totalmente separato, inaudito, piuttosto la sua novità si inserisce all'interno delle usanze e delle aspettative del suo popolo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,14-29)
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Che cosa devo chiedere?
Una parola ti salva, una parola ti uccide. Per una sola parola può cambiare il corso della storia. Si fa una domanda, si dona una risposta di odio: viene tagliata la testa a Giovanni il Battista. Questo evento deve insegnarci che ognuno, prima di proferire una sola parola, deve pesarne tutti gli effetti positivi e negativi e anche che dobbiamo essere capaci di ogni discernimento prima di accogliere una parola dell'altro nel nostro cuore. Come la salvezza è dalla parola, così anche la perdizione. Solo Dio potrà difenderci dalla lingua malvagia. Questa è la verità rivelata nella Scrittura Santa.
Ecco, recingi pure la tua proprietà con siepe spinosa, e sulla tua bocca fa' porta e catenaccio. Metti sotto chiave l'argento e l'oro, ma per le tue parole fa' bilancia e peso. Sta' attento a non scivolare a causa della lingua, per non cadere di fronte a chi ti insidia (Sir 28,13-26).
Nella casa di Erode Dio non regna. Né regna nel cuore dei presenti. Stolto è il re, stolti i commensali, stolta la figlia con la madre. L'unico in cui regna il Signore è Giovanni il Battista. Non lo libera dalla lingua malvagia perché vuole fare di lui un grande martire.
Oggi le parole vengono moltiplicate all'infinito attraverso una miriade di casse di risonanza. Ognuno è responsabile non solo di ogni parola da lui direttamente proferita, ma anche di ogni altra riferita, interpretata, commentata, alterata, trasformata. Ognuno è obbligato a non dare spazio ad interpretazioni errate della sua parola. Deve essere sempre puntuale nel dire, nell'insegnare, nel dialogare. Tutti però siamo obbligati a operare un serio discernimento in modo che ad ogni parola non vera detta dall'altro non venga dato alcuno spazio perché possa entrare in altri cuori.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci persone dalla parola vera.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gesù vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli al ritorno dalla loro prima missione apostolica. Si interessa a ciò "che avevano fatto e insegnato". Poiché l'apostolo deve trasmettere fedelmente la parola che gli è stata affidata e con la sua condotta deve rendere testimonianza alla verità che insegna. Essi hanno faticato molto e hanno bisogno di riposarsi. Gesù dice loro: "Venite in disparte in un luogo solitario, e riposatevi un po'".
Ma essi devono imparare altre lezioni. Innanzi tutto che l'apostolo non è uno stipendiato, a ore fisse, con vacanze pagate e premi per le ore di straordinario. No, l'apostolo è un volontario, una persona assolutamente "donata". La gente arriva; aspetta una parola: "Non avevano più neanche il tempo di mangiare", nota san Marco.
Essi devono soprattutto imparare ad avere lo "sguardo apostolico".
Lo sguardo di Gesù sugli uomini e le donne che si stringono attorno a loro. "Gesù si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore". Lo spirito missionario nasce da un certo sguardo sulle persone. Uno sguardo che non si ferma alle apparenze. Uno sguardo che indovina i bisogni nascosti. Non solamente i bisogni materiali, la sete d'amore, le angosce segrete, ma anche e soprattutto il bisogno di Dio e della sua salvezza.
Possono esserci molti modi di guardare una folla. Gli uomini d'affari vi vedono dei consumatori; i politici dei sostenitori o semplicemente una scheda elettorale; i commercianti dei clienti; gli sportivi dei tifosi; gli operatori dei mass-media dei lettori, degli ascoltatori, degli spettatori; le vedettes dei fans...
Tutti sguardi superficiali che riducono gli altri al profitto che si può ricavare da loro.
L'apostolo vede "l'uomo nella sua singolare realtà, che ha una propria storia della sua vita e, soprattutto, una propria storia della sua anima... L'uomo nella piena verità della sua esistenza... Quest'uomo è la via della Chiesa..." (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis , 14). Cioè, ogni persona nella sua individualità.
Quante persone nel mondo sono oggi delle pecore senza pastore! Dare loro del pane è relativamente facile; offrire loro servigi, soprattutto se ci si sente ripagati con una affettuosa riconoscenza, è altrettanto facile. Ma donare Dio è il privilegio di colui che si sa amato da Dio e che ama gli altri in Gesù. Cioè colui che, come Gesù, ha lo sguardo di Dio.