TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e
disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho
comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Nuovo Testamento fonda l'universalità della missione nello speciale rapporto
che Gesù risorto ha con ogni uomo.
Il Vangelo dev'essere annunciato a ogni uomo, perché Gesù è la verità
dell'uomo, ha ricevuto dal Padre ogni potere in cielo e in terra, perché ha
fatto la volontà del Padre fino alla morte aprendo così per ogni uomo la via
verso la pienezza della vita. Di qui le caratteristiche della missione:
- la forza che l'anima è lo Spirito Santo che da Gesù risorto viene promesso e trasmesso
ai discepoli, come principio della vita nuova, che deve essere annunciata e
comunicata a ogni uomo;
- il contenuto della missione è la sequela di Cristo, l'obbedienza al Vangelo,
l'osservanza dei comandi di Gesù, l'adesione battesimale alla vita del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo, il distacco dalla vita incredula, implorando
e accogliendo la remissione dei peccati;
- la speranza che sostiene i missionari nelle fatiche e nelle difficoltà è la
certezza che Gesù è sempre con loro sino alla fine del mondo .
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa
devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi
chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non
frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:
«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai
un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro
in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è
difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I
discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro:
«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma
Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio!
Perché tutto è possibile a Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Quest'uomo ricco che accorre a Gesù desidera entrare nel regno dei cieli e
viene a lui perché gli insegni la via: è il modo giusto di incominciare. Gesù
gli risponde ricordandogli i comandamenti di Dio e allora ci rendiamo conto che
costui non solo ha ascoltato Dio, ma ha messo in pratica le sue leggi ed è
quindi già sulla strada del regno. E per questo che Gesù gli propone una tappa
ulteriore: "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa
sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in
cielo; poi vieni e seguimi"". E qui il cammino si arresta:
"Egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva
molti beni". Gli sembra impossibile lasciare quello che ha per prendere
ciò che il Signore gli offre; manca di fede e non sa più ascoltare la parola
del Signore, non sa più vedere che essa è una parola di amore. "Gesù,
fissatolo, lo amò dice Marco e gli disse: Una sola cosa ti manca...". Non
è per impoverirlo che Gesù gli parla, non è per severità, ma per affetto, per
amore e per renderlo veramente ricco. Gesù vuol aprirgli gli occhi e fargli
vedere che la sua ricchezza è in verità una mancanza: "Una cosa sola ti
manca: va', vendi quello che hai... libera te stesso dallo ai poveri...".
Allora sarai ricco, perché quando avrai dato tutto avrai un tesoro in cielo.
"Poi vieni e seguimi". La proposta di Gesù è quella di entrare già
ora nel regno, di avere già ora un tesoro nel cielo e, più ancora, di entrare
nella sua intimità:
"Vieni e seguimi". La ricchezza gli impedisce di seguire Gesù, è un
peso che rallenta il suo passo, che lo ostacola.
È una lezione che dobbiamo sempre accogliere, perché molto sovente è la nostra
"ricchezza" che ci impedisce di camminare, di avere in Gesù una fede
totale, di capire che la sua è sempre una proposta d'amore; la nostra ricchezza
che non è necessariamente fatta di beni materiali, ma di tante cose di ogni
genere. Si può essere attaccati a letture, a spettacoli, a passatempi... che
impediscono di essere disponibili ad ascoltare la parola di Dio e a seguirla.
Siamo sempre chiamati a semplificare la nostra vita e a renderci conto che la
nostra vera ricchezza è solo nel seguire Gesù.
Gesù riconosce che questo distacco è difficile: "Quanto difficilmente
coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" Ma vedendo
l'inquietudine e l'angoscia dei discepoli egli stesso offre il mezzo,
richiamandoli di nuovo alla fede. Il rimedio non è nella nostra forza, nei
nostri tentativi umani, ma nell'aprirsi all'azione di Dio: "Impossibile
presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso
Dio".
E rieccoci al punto di partenza. È sempre qui che bisogna tornare in ogni
difficoltà, si tratti di un ostacolo da superare, di un peso da sopportare o di
un peso di cui dobbiamo liberarci: l'uomo non può riuscirci, ma ci riesce Dio
in lui, se egli ha fede. L'ultima parola del Vangelo odierno è anche l'ultima
parola dell'Angelo a Maria: "Niente è impossibile a Dio". Siamo così
davanti all'esempio di Maria, che ascolta la parola che viene da Dio, l'ascolta
nella sua povertà, nella sua umiltà e aderisce a questa affermazione
fondamentale: "Tutto è possibile a Dio".
L'essenziale è dunque ascoltare Dio, essere docile a Dio nella fede e camminare
con fiducia sulla strada in cui Dio ci ha posto.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e
ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato
casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per
causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e
la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi
saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella Sacra scrittura troviamo una catechesi completa sui sacrifici.
Naturalmente nell'Antico Testamento quando si parla di sacrifici si pensa
subito alla immolazione di animali e il Siracide ricorda al pio israelita di
non trascurare le oblazioni prescritte dalla legge e di fare le proprie offerte
con animo generoso e lieto:
"Non essere avaro nelle primizie che offri. In ogni offerta mostra lieto
il tuo volto, consacra con gioia la decima". Però si dilunga a spiegare
che la vita è più importante dell'immolazione di vittime e così prepara già il
Nuovo Testamento. "Chi osserva la legge moltiplica le offerte", cioè
l'osservanza della legge è equivalente a molte offerte: "Chi adempie i
comandamenti offre un sacrificio di comunione; chi pratica l'elemosina fa
sacrifici di lode...". Non soltanto ciò che si fa per Dio costituisce un
sacrificio, ma anche il bene che viene fatto al prossimo: praticare l'elemosina
equivale ad offrire a Dio un sacrificio di lode. Nella lettera agli Ebrei
l'autore dice: "Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei
vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace".
Ed infine il Siracide non esita ad insistere sulla generosità di Dio: "Da'
di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e
sette volte ti restituirà". E chiaro che non si tratta di offrire
sacrifici con animo interessato, compiendo così un atto di egoismo e non di
omaggio a Dio, però possiamo essere sicuri che il Signore è più generoso di noi
e questa persuasione ci è di aiuto ad essere anche noi veramente generosi.
Nel Vangelo odierno Gesù conferma questa concezione, anzi non parla di sette
volte, ma di cento volte tanto: "In verità vi dico: non c'è nessuno che
abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a
causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte
tanto...". E questo ci mette al nostro posto. E falsa la pretesa di dare a
Dio senza voler ricevere niente, perché è Dio che dona per primo, ed è ancora
lui che alla fine darà in sovrabbondanza. Noi siamo soltanto un po' come
specchi della generosità divina: ciò che abbiamo ricevuto lo possiamo dare in
parte, per ricevere ancora di più.
Anche nella Messa viviamo questo atteggiamento.
Nell'Offertorio diciamo a Dio: "Ti presentiamo questi doni che abbiamo
ricevuto dalle tue mani. Tu ci hai dato questo pane e questo vino e noi te li
riportiamo con umile generosità, perché tu ci dia ancora di più, cioè non
soltanto un pane materiale, ma un Pane di vita, non soltanto il vino frutto
della vite, ma il Vino del regno eterno". E questa la dinamica della
nostra vita, che ci deve dare gioia sempre, perché siamo veramente coinvolti
dalla generosità divina, che ci da affinché possiamo dare e ricevere ancora di
più.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,32-45)
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che Lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'Uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno a morte e Lo consegneranno ai pagani, Lo derideranno, gli sputeranno addosso, Lo flagelleranno e Lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che Tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che Io faccia per voi?». Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che Io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui Io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che Io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui Io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'Uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo di oggi ascoltiamo il discorso della sofferenza, della morte e della
risurrezione di Cristo. Gesù dice ai suoi apostoli che, salito a Gerusalemme, i
sommi sacerdoti e gli scribi "lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai
pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo
uccideranno".
E, proprio qui, nasce la domanda: Il Salvatore doveva davvero soffrire e morire
perché il mondo fosse riscattato dai suoi peccati?
Essendo Dio, poteva riscattarci senza sofferenza e senza morte. Ma ha avuto
pietà di noi, che siamo destinati a soffrire e a morire per i nostri peccati.
Sapeva bene, infatti, che ci avrebbe attirato a sé in questo modo, attraverso
la sofferenza, per distruggere i nostri peccati. Da noi vuole solo questo: che
ci abbassiamo e riconosciamo il nostro stato di peccatori. E ci grida: "Venite a
me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il
mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11,28-29).
La sofferenza di Cristo è un grande mistero, così come il suo amore per la
creazione e per gli uomini, divenuti, con il battesimo, membra del suo corpo.
La sofferenza e la morte di Cristo sono ancora più grandi per il fatto che egli
continua a soffrire nelle membra del suo corpo, nei suoi figli innocenti,
poveri e abbandonati.
Nel sacrificio della Messa, egli si offre ogni giorno in sacrificio, per loro e
per tutti noi, al Padre dei cieli.
VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO LA SANTISSIMA TRINITA' E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Giovedì Della VIII
Settimana Del Tempo Ordinario Anno B
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,46-52)
.Il cieco: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».
E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato».
30 Maggio 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la
strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in
piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli
rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede
ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Marco che ascoltiamo quest'anno ci presenta le azioni e le parole
di Gesù durante il suo viaggio a Gerusalemme. Viaggio sicuramente topografico,
ma anche e soprattutto simbolico. Questa strada che Gesù percorre con
entusiasmo - "Gesù li precedeva" - e dove i discepoli lo seguono con diffidenza
o inquietudine - "essi erano spaventati, e coloro che seguivano erano anche
timorosi" (Mc 10,32) - qui arriva al termine. Ecco il contesto della lettura
sulla quale meditiamo oggi.
Al termine del cammino, oggi incontriamo un cieco. Un cieco, che, in più, è un
mendicante. In lui c'è oscurità, tenebre, e assenza. E attorno a lui c'è
soltanto il rigetto: "Molti lo sgridavano per farlo tacere". Gesù chiama il
cieco, ascolta la sua preghiera, e la esaudisce. Anche oggi, qui, tra coloro
che il Signore ha riunito, "ci sono il cieco e lo zoppo" (prima lettura) -
quello che noi siamo -; ed è per questo che le azioni di Gesù, che ci vengono
raccontate, devono renderci più pieni di speranza.
È nel momento in cui termina il viaggio di Gesù a Gerusalemme (e dove termina
il ciclo liturgico), che un mendicante cieco celebra Gesù e lo riconosce come
"Figlio di Davide", o Messia; e questo mendicante riacquista la vista e "segue
Gesù per la strada". È un simbolo, un invito. Chiediamo al Signore che ci
accordi la luce della fede e ci dia vigore, affinché lo seguiamo come il cieco
di Gerico, fino a che non avremo raggiunto la Gerusalemme definitiva.
O Dio, luce ai ciechi e gioia ai tribolati, ascolta il grido della nostra preghiera: fa' che tutti gli uomini conoscano la tenerezza del tuo amore di Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre
del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei
orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha
creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore
RIFLESSIONI
La prima cosa che mi viene in mente meditando questa Parola, è la prudenza e il
mantenimento dei segreti da parte di Maria e Elisabetta. Due Persone speciali
che portano in grembo due Creature che avranno compiti soprannaturali e uno è
il Figlio di Dio incarnato.
Sono due Donne che si comprendono più che con lo sguardo, con lo Spirito che ha
operato mirabilmente in entrambe. Una è fanciulla e l'altra anziana, ma qui non
conta l'età, ci si trova in una dimensione soprannaturale incomprensibile dalle
due donne, anche se la Vergine Maria ha una consapevolezza e cognizione
elevatissima del progetto di Dio.
Se la Madonna già in questa fase della sua età risulta irraggiungibile e
mantiene il "segreto del Re" tanto da non parlarne neanche a Giuseppe,
rischiando la lapidazione, Elisabetta riesce a conservare il segreto della
maternità, "impossibile" per l'età, anche ai conoscenti per un pudore che
conoscono le persone sante.
Non aveva nulla da rimproverarsi né da nascondere, era anziana e sterile.
Due miracoli ha ricevuto Elisabetta, ma neppure uguagliano il solo miracolo
dell'Incarnazione del Figlio di Dio nella cugina Maria di Nazaret.
Oltre alla forza spirituale di queste Donne nel mantenere una riservatezza
incantevole, trovo importante quanto avvenne in Elisabetta per la mediazione
della Madonna. "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino
sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo".
Elisabetta cominciò a profetizzare sulla Maternità Divina di Maria Santissima e
a capire più nitidamente il miracolo dei miracoli avvenuto nella cugina. Non
riflette su quello che dice ma le sue parole sono un inno soave ed estasiato
che sale al Cielo e rallegra tutti.
Elisabetta rappresenta la donna che non può avere figli, mostra che la
preghiera ottiene l'impossibile e che è una vittoria puntare su Dio.
Il miracolo della sua gravidanza fu tutto Divino, ma fu la vicinanza alla
cugina Maria di Nazaret a trasformarla e a produrre in lei meraviglie di
Grazie. "Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha
sussultato di gioia nel mio grembo".
Il suono della parola della Madonna produceva effetti soprannaturali e otteneva
da Dio Grazie imprevedibili. Dio comunque da poco tempo si era incarnato in
Lei, Ella era il Paradiso in Terra di Dio, la vera Mediatrice delle Grazie di
Dio.
Elisabetta era una santa donna, l'incontro con Maria Vergine la rese ancora più
spirituale, è stato sufficiente incontrare la cugina con tutto l'amore che
portava dentro e venerare la Donna Beata. "Benedetta Tu fra le donne e
Benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la Madre del mio
Signore venga da me?".
Ha detto una profezia su una Verità che neanche Giuseppe conosceva ancora, ed
era necessario conoscere che la cugina Maria che si era recata da lei per
aiutarla dopo la sua gravidanza in tarda età, non era più solamente la cugina
Maria. Ella portava nel grembo il Figlio di Dio ed era diventata la Madre di
Dio.
Ammiriamo l'amabile accoglienza che si scambiano loro due, questo è il modo
amabile e leale di incontrarsi tra i cristiani, quelli che apprezzano i valori
morali. Senza più finzione e conformismo, con la sola verità nelle parole e nel
cuore.
Con pensieri sempre buoni nella mente e una lotta contro i doppi pensieri,
quelli che si scelgono secondo la convenienza. Non sia mai più così.
La Madonna vuole visitare i cuori di tutte le persone del mondo e portare Gesù,
donare il suo Spirito di
Madre Onnipotente per Grazia. Chiediamo noi ogni giorno alla Madre di Dio di
visitare chi odia Gesù, chi non Lo conosce, le Anime tutte e tutti gli
ammalati.
VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO LA SANTISSIMA TRINITA' E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della VIII Settimana
Del Tempo Ordinario Anno A
San Giustino Giustino
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 11,27-33)
Dissero a Gesù: Con quale autorità fai queste cose? Rispose.
Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi.
1 Giugno 2024
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 11,27-33)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E,
mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli
scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi
ti ha dato l'autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con
quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli
uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: "Dal cielo", risponderà:
"Perché allora non gli avete creduto?". Diciamo dunque: "Dagli uomini"?». Ma
temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un
profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Marco volle mostrare ai destinatari del suo Vangelo che, con la
venuta di Gesù, il regno di Dio era già sulla terra. Ovunque Gesù lo proclama.
Del resto le sue azioni mostrano, in modo ancora più evidente delle sue parole,
che cosa significhi ciò per gli uomini: Gesù guarisce infatti molti malati,
caccia molti demoni e compie tali azioni non solo a Cafarnao, ma in tutta la
Galilea. Gli uomini troveranno così la santità dell'anima e del corpo.
Giovanni riassume quest'esperienza nelle seguenti parole, pronunciate da Gesù:
"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Marco era convinto che chi avesse sentito parlare delle opere di Gesù, avrebbe
dovuto riconoscere chi egli era; per questo l'evangelista mostra come
rispondevano gli uomini alle azioni in cui Gesù manifestava i suoi poteri.
Molti capivano che egli era il Messia, mentre i sommi sacerdoti e gli scribi
non ci credevano. Del resto, costoro erano sempre stati e sarebbero sempre
stati ostili a Gesù. In particolare, lo furono quando Gesù scacciò i mercanti
dal tempio di Gerusalemme. In quell'occasione, Gesù "insegnò loro dicendo: Non
sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le
genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!".
I sommi sacerdoti e gli scribi, come si dice nel Vangelo, allora gli chiesero
con quale autorità facesse queste cose. Ma Gesù, con una sola domanda, li fece
tacere. Essi cercarono allora un modo di farlo morire, ma lo temevano perché
tutto il popolo andava a lui ed era ammirato del suo insegnamento.