TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova,
domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli
rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di
scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque
l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse
loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li
rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i
bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene
il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li
benediceva, imponendo le mani su di loro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel contesto della manifestazione del Figlio dell'uomo e dopo il secondo
annuncio della passione, Marco espone - come complemento catechetico -
l'insegnamento sulla indissolubilità del matrimonio, e i comportamenti
richiesti per fare parte del regno di Dio.
Gesù cambia scena (Mc 10,1): va in Giudea. Espone con autorità messianica - non
a un gruppo ma al popolo - l'indissolubilità del matrimonio come un principio
universale. San Marco non entra nelle discussioni dei rabbini sulla
legislazione del divorzio. Coglie con fedeltà le parole di Gesù, senza tener
conto della clausola eccezionale trasmessa da (Mt 19,9). Marco, rivolgendosi a
comunità di gentili, e andando al di là del mondo giudaico, ricorre alla Genesi
(Gen 1,27 e 2,24): nell'unione indissolubile del matrimonio brillano,
folgoranti, l'immagine e la somiglianza poste da Dio nell'uomo e nella donna.
Gesù spiega e chiarisce la volontà del Creatore.
L'atteggiamento di Gesù con i bambini fa trasparire la fiducia con la quale
bisogna ricevere Dio come Padre (Abbà), la protezione e la sicurezza della
paternità divina. Alcune tradizioni patristiche hanno scoperto
nell'atteggiamento di Gesù con i bambini un'allusione implicita al battesimo
dei bambini.
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì Della XXVII
Settimana Del Tempo Ordinario Anno B
Beata Maria Vergine del Rosario
Dal Vangelo secondo Luca. (10,25-37)
Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?
Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?
7 Ottobre 2024
***
TESTO-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc, 10,25-37)
Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro,
che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa
sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e
con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai
risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù
riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei
briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono,
lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima
strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo,
vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli
accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un
albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li
diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te
lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di
colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto
compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
La memoria del Rosario conduce il pensiero alle prime parole dell'Ave Maria:
"Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te", che ripetiamo
tante volte quando preghiamo il Rosario. E un modo di metterci alla presenza di
Maria e nello stesso tempo alla presenza del Signore, perché "il Signore è
con lei", di rimanere in maniera semplice con la Madonna, rivivendo con
lei tutti i misteri della vita di Gesù, tutti i misteri della nostra salvezza.
Il racconto dell'annunciazione a prima vista ci presenta un solo mistero, ma se
guardiamo bene vi si trovano tutti i misteri del Rosario: l'annunciazione, ma
anche la visitazione, perché vi si nomina Elisabetta, e il Natale di Gesù:
"Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù". Anche
i misteri gloriosi sono annunciati: "Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo;
il Signore gli darà il trono di Davide suo padre... e il suo regno non avrà
fine". E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re
messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e
misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche
quelli, non descritti, ma nel loro principio. Pensiamo alla risposta di Maria
all'annuncio dell'Angelo: non è un grido di trionfo, ma una parola di umiltà:
"Eccomi, sono la serva del Signore", che la mette in profonda
consonanza con il Servo del Signore annunciato da Isaia, il Servo che sarà
glorificato, ma prima umiliato, condannato, ucciso, "trafitto per i nostri
delitti".
Maria sa, per ispirazione dello Spirito Santo, che i misteri gloriosi non possono
avvenire senza passaggio attraverso l'obbedienza fiduciosa e dolorosa al
disegno divino.
I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni
mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi,
come via per giungere alla gloria.
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a capire profondamente l'unità del mistero
di Cristo, perché esso si possa attuare nei suoi diversi aspetti in tutti gli
eventi della nostra vita.
Mi piace riportare, a proposito della preghiera del Rosario, un piccolo testo
che trovai anni fa in una rivista benedettina: "Dì il tuo Rosario dice Dio
e non fermarti ad ascoltare gli sciocchi che dicono che è una devozione
sorpassata e destinata a morire. Io so che cos'è la pietà, nessuno può dire che
non me ne intendo, e ti dico che il Rosario mi piace, quando è recitato bene. I
Padre Nostro, le Avemarie, i misteri di mio Figlio che meditate, sono Io che ve
li ho dati. Questa preghiera te lo dico io è come un raggio di Vangelo, nessuno
me la cambierà. Il Rosario mi piace dice Dio semplice e umile, come furono mio
Figlio e sua Madre...".
Rinnoviamo, se è necessario, la nostra stima per il Rosario. Certo, bisogna
pregarlo con rispetto, ed è meglio dirne due decine senza fretta che cinque di
corsa. Ma detto con tranquillità è un modo di essere in compagnia di Maria alla
presenza di Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi
abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le
rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa
sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù è accolto da Marta e Maria. All'inizio, permette loro di servirlo. È Marta
soprattutto che se ne incarica, lasciandosi assorbire dai molti servizi, così
da non avere nemmeno il tempo di ascoltare Gesù, di stringere un contatto
diretto con lui. Vuole inoltre allontanare Maria da Gesù. Allora Gesù,
preoccupato da questo atteggiamento, le fa notare dolcemente che "una sola è la
cosa di cui c'è bisogno". Per l'uomo è essenziale la parola di Gesù e soltanto
Gesù. Egli è venuto a rendere visita a Marta non per essere servito da lei, ma
per colmarla della sua parola e della sua persona. Nel Vangelo di oggi
scopriamo uno strano mistero: chi ospita qualcuno da benefattore diventa il
beneficato. Questo mistero si verifica quando l'ospite è Gesù. Secondo un
proverbio polacco: "Il tuo ospite è Dio che è nella tua casa".
Le due sorelle sono simboli della vita attiva e della vita contemplativa. Non
bisogna però contrapporre queste due forme della vita cristiana l'una
all'altra. Oggi, un buon numero di persone uniscono - anche vivendo nel mondo -
lavoro e preghiera, vita attiva e contemplazione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi
discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha
insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'amore è l'essenza, il centro della vita cristiana, e la preghiera ne è il
respiro. Per questo, dopo aver parlato del comandamento dell'amore, Gesù parla
della preghiera.
La richiesta più importante della preghiera del Signore è costituita da queste
parole: "Venga il tuo regno". Esse costituiscono il filo conduttore della
predicazione di Gesù e il fine della sua azione. Chi compie la volontà di Dio e
si impegna a diffondere il suo regno sulla terra, può chiedere il pane
quotidiano, simbolo del pane eucaristico e di quel nutrimento che tutti gli
uomini salvati mangeranno alla mensa comune, nella casa del Padre. Ora,
ciascuno di noi è debitore e peccatore nei confronti di Dio, completamente
affidato alla sua misericordia. Dio ci perdona, ma esige che noi proviamo verso
gli altri questa stessa misericordia che sa perdonare. Consapevoli dei rischi,
preghiamo Dio di guidarci attraverso tutte le prove e tutte le tentazioni.
Quando verrà il regno di Dio, tutte le nostre aspirazioni umane saranno
soddisfatte, le nostre domande esaudite, e saremo liberi da tutti i pericoli.
La preghiera del Signore è la sintesi del Vangelo, e riassume, sotto forma di
domanda, tutta la Rivelazione. Ecco perché è diventata la preghiera ufficiale
della Chiesa, il modello e la fonte di tutte le altre preghiere.
Signore, insegnaci a
pregareL'uomo è povero, anzi privo di tutto. La sua vita è dagli altri, è interamente
dall'Altro, cioè da Dio, dal suo Signore e Creatore, dal suo Redentore e
Salvatore, dal suo Ispiratore e Santificatore. L'uomo non è vita, non è fonte
di vita, non ha in sé le radici del suo essere, del suo operare, del suo
divenire, del suo tempo, della sua eternità. Dio è colui che è. "Io sono
colui che sono". L'uomo è colui che non è, perché se vuole essere, dovrà
esserlo sempre da Dio e dai fratelli.
L'uomo può essere definito con una sola parola: "Mendicante eterno di
vita". Sulla terra e nel Cielo, nel tempo e nell'eternità lui sempre dovrà
mendicare la vita, altrimenti precipita oggi e domani, in una morte eterna.
Come ogni albero se vuole vivere deve essere ben piantato nella terra, così
ogni uomo se vuole vivere, dovrà essere saldamente piantato in Dio e nei
fratelli. Non solo in Dio, ma anche nei fratelli, che sono la via attraverso
cui la vita di Dio scende e si riversa su di lui.
Oggi l'uomo ha smarrito questa verità. Pensa di essere da se stesso e per se
stesso. È duro di cuore e tardo di mente. Ha reciso il legame sia con la
sorgente divina del suo essere e sia con quella umana. È come se si fosse
chiuso in una torre inviolabile di egoismo. Solo da se stesso. Solo per se
stesso. È questa la vera morte. È questo il peccato dei peccati. È questa la
superbia che avvelena l'umana convivenza. Se non riallaccia il vero legame con
la Sorgente eterna e storica della sua vita, l'uomo si inabisserà sempre più
nella sua morte eterna.
Chi può aiutare l'uomo ad uscire da questo fuoco di morte è solo la Chiesa una,
santa, cattolica, apostolica. Può aiutarlo, ad una condizione: che essa stessa
rinnovi secondo pienezza di verità i suoi vincoli di amore e di grazia con Dio
Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Se essa, al pari degli uomini da
redimere, si fa da se stessa e non più dal Signore e Creatore, dal suo
Redentore e Salvatore, dal suo Ispiratore e Santificatore, mai potrà dare vita.
Anch'essa ne è priva e mai potrà giovare agli altri.
La preghiera è l'ininterrotta richiesta di vita a Dio che è la Sorgente eterna
della vera vita. Essa è comunione perenne con la Fonte del nostro essere e del
nostro divenire. Essa è legame indistruttibile con il Creatore della nostra
quotidiana esistenza. Per questo dobbiamo rivestirci di santa umiltà,
prostrarci dinanzi a Lui, confessarlo come il solo Autore della nostra vita e a
Lui chiedergli ogni grazia, ogni aiuto, ogni assistenza perché possiamo essere
ciò che Lui ha stabilito nel suo decreto eterno che noi siamo. Questa preghiera
dovrà scandire i secondi, i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni. Mai un
solo istante senza la nostra profonda prostrazione dinanzi al Dio della vita.
A Dio dobbiamo chiedere che scenda in noi e diventi il nostro unico e solo
alito di vita. Sia Lui il nostro respiro, la nostra anima, il nostro spirito.
Sia Lui nostra verità, grazia, bontà, misericordia, perfetta giustizia,
autentica e vera santità. Sia Lui il nostro pane quotidiano, il nostro perdono,
la liberazione da ogni male. Sia Lui a custodirci perché non cadiamo nella
tentazione. Sia Lui non vita della nostra vita, ma la nostra stessa vita. Può
pregare chi possiede questa fede purissima nel suo spirito e nella sua anima.
La fede la si riceve da altri. È ogni discepolo di Gesù che deve essere un vero
datore di fede. Dalla fede è la salvezza di ogni uomo, è la redenzione del
mondo, è la vita della terra. Se noi Chiesa non ci rivestiamo di una purissima
fede, il mondo rimarrà per sempre senza vita. Non conosce il Signore e non sa
che la sua vita è interamente da Lui e per Lui, in Lui e con Lui. Aiuta la vita
chi dona la vera fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di fede forte, solida.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,5-13)
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a
mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me
un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli", e se quello dall'interno
gli risponde: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini
siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", vi dico che, anche se non
si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà
a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi
sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà
aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al
posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi
dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più
il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ecco un Vangelo confortante e illuminante. Gli Ebrei andavano dicendo: "E
inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto? Dobbiamo invece proclamare
beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando
Dio, restano impuniti". La risposta, più che nell'Antico Testamento, la
troviamo nel Nuovo. I musulmani danno a Dio novantanove bellissimi nomi, ma tra
questi non c'è l'appellativo "padre". Essi insistono sulla
trascendenza di Dio e la loro è soltanto preghiera di sottomissione; noi invece
crediamo alla rivelazione della sua paternità e la nostra preghiera è sì di
sottomissione alla sua volontà, ma anche di fiducia filiale.
Gesù nel Vangelo di oggi porta l'esempio di un padre che dà al figlio da
mangiare, e gli dà cose buone. Dobbiamo andare al nostro Padre celeste con la
semplicità e l'insistenza dei bambini e otterremo tutto da Lui. L'ultima frase
sorprende, perché Gesù in modo inaspettato conclude parlando dello Spirito
Santo, dono di Dio, condizione di ogni richiesta: "... quanto più il Padre
vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".
Così la nostra preghiera viene orientata verso i beni ultimi. Con lo Spirito
Santo abbiamo tutto: la gioia vissuta nell'azione di grazie, la pace, un
atteggiamento particolare di serenità anche nella sofferenza... Sono tutti
frutti dello Spirito Santo, che danno una felicità intima, profonda.
Ci rivolgiamo allora a Gesù perché ci ottenga dal Padre il dono dello Spirito
Santo e lo ringraziamo per averci aperto un orizzonte sempre luminoso, per
averci dato la possibilità di andare a Dio come a un Padre che ci ama e vuol
donarci tutto.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,15-26)
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È
per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi,
per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va
in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche Satana è diviso in se
stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i
demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di
Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno
loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora
è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che
possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa
via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti cercando
sollievo e, non trovandone, dice: "Ritornerò nella mia casa, da cui sono
uscito". Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette
spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l'ultima condizione
di quell'uomo diventa peggiore della prima». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo odierno parla della lotta tra Gesù e il demonio, una lotta che
avviene nell'anima dell'uomo. Noi sappiamo di essere stati liberati dal peccato
e dal demonio per la grazia di Dio e il Battesimo e poi, nel corso della vita,
attraverso il sacramento della Riconciliazione. In questo brano evangelico, che
contiene alcuni passaggi un po' difficili, ci fermiamo a riflettere su quello che
il Signore dice alla fine: "Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si
aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò
nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora
va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi
alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della
prima".
Quando il demonio è stato scacciato "da uno più forte di lui", cioè
dal Signore Gesù, la "casa" è spazzata e adorna, ma c'è il pericolo
che rimanga vuota. Se questo succede, il demonio può tornare e la condizione
finale può diventare peggiore della prima. Che cosa vuol dire questa casa
vuota? Spontaneamente noi desideriamo di essere liberati dal male e
specialmente dal peccato che pesa sulla nostra coscienza; lo desideriamo e
siamo contenti e riconoscenti al Signore quando egli ci libera: allora la
nostra casa è pulita e ben arredata. Ma nella vita spirituale c'è un'altra
tappa necessaria, che spontaneamente ci piace meno, perché in questa bella casa
noi vogliamo starcene tranquilli, da padroni, senza nessuno che ci comandi.
Eppure bisogna che il padrone sia un altro, sia il Signore, e questo non sempre
ci piace. Quando egli ci disturba, preferiamo rimanere soli nella nostra casa,
e lui ci disturba in molte maniere: con le circostanze, servendosi degli altri,
con le sue richieste, mentre per noi non è spontaneo fare quello che egli
vuole. Eppure, se vogliamo essere noi padroni della nostra vita, ci mettiamo in
una condizione molto pericolosa: l'egoismo che si manifesta così è peggiore del
peccato che prima sporcava la nostra casa, perché ci fa vivere in modo
contrario allo spirito di Dio. Si vive senza voler essere disturbati, né da Dio
né dal prossimo, facendo le cose come ci pare e a comodo nostro, e può venirne
una specie di sottile, profonda perversione, che fa il gioco del demonio.
Rinnoviamo oggi il proposito di lasciare che il Signore diventi il padrone
della nostra casa, di lasciar cadere i nostri pensieri, le nostre preferenze, i
nostri capricci, per accogliere in ogni momento i desideri suoi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli
disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la
osservano!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Una donna dalla folla alzò la voce.
La vera beatitudine di ogni uomo mai potrà essere di origine umana. Anche
perché la natura umana giace nella morte. Se è nella morte potrà solo generare
frutti di morte per la morte. Mai essa potrà generare un solo frutto di vita.
Essa è invece un dono di Dio fatto a coloro che osservano la sua Parola,
camminano per le sue vie, obbediscono ad ogni suo comando, ascoltano la sua
Parola e la mettono in pratica. Questa verità è la stessa preghiera del giusto,
elevata a Dio attraverso i Salmi.
Una donna sente parlare Gesù. Resta ammirata dalla sua sapienza. Loda la madre,
ritenendola la sorgente del suo essere e del suo operare. Gesù grida a sua
volta alla folla che la vera beatitudine non viene dalla carne, anche se la
carne della Madre sua è santa e Lei è beata nel suo cuore e nella sua anima per
aver obbedito al Signore. Essa è il frutto dell'ascolto della Parola di Dio e
della sua osservanza. Si ascolta, si osserva, si è beati nel tempo e
nell'eternità. Non si ascolta, si possono anche godere gioie effimere, ma esse
sono tutte avvelenate, conducono alla morte. Niente è dalla carne.
Ad ogni uomo che cerca la beatitudine nella ricchezza, nella corruzione, nel
malaffare, nelle ingiustizie, nelle cose di questo mondo, la Chiesa deve
gridare che né la carne, né il sangue, né la terra, né tutto ciò che la terra
produce, potrà mai essere fonte di vera beatitudine. La sola vera beatitudine,
che sarà sulla terra e continuerà nei cieli eterni, è quella che fruttifica
sulla Parola di Dio ascoltata e osservata. La gioia è dalla Parola ed è una
gioia eterna. Anche la povertà più povera vissuta nella Parola di Gesù dona
gioia eterna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a vivere di
Parola.