DOMENICA DI ASCENSIONE E SETTIMANA ANNO C. 2025 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
VII DOMENICA DI
PASQUA ANNO C
ASCENSIONE DEL SIGNORE
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 24,46-53)
Nel Nome di Gesù saranno predicati a tutti i popoli
la conversione e il perdono dei peccati.
1 Giugno 2025
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 24,46-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo Nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, Io mando su di voi Colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in Cielo. Ed essi si prostrarono davanti a Lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù dopo la risurrezione, nei 40 giorni che rimase ancora in terra, confortò
gli Apostoli e con diverse prove li convinse di essere veramente risuscitato.
Li istruì intorno al regno di Dio, sul modo di governare la Chiesa,
d'amministrare i Sacramenti, di salvare le anime. Avvicinandosi il giorno
dell'addio: «Bisogna che me ne vada, disse, perchè se io non me ne vado, non
verrà a voi il Consolatore». Ordinò quindi agli Apostoli che dalla Galilea si
recassero a Gerusalemme.
Il momento solenne era vicino.
Fece con essi il banchetto d'addio, durante il quale apri loro maggiormente le
menti, mostrando ad essi come la Sacra Scrittura parla di Cristo, della sua
passione, morte e risurrezione. Comandò di predicare il Vangelo, diede loro il
potere di rimettere i peccati e li mandò ad annunziare il regno di Dio a tutte
le genti.
Finita la sua istruzione si incamminò, seguito dagli Apostoli e Discepoli, al
monte dell'ascensione. Giunto alla vetta, diede l'addio alla Madre, alle pie
donne, a tutti i presenti, e alzando il braccio li benedisse.
Mentre li benediceva, per propria virtù si alzò verso la maestà dei cieli
davanti a quegli occhi che meravigliati lo guardavano, finchè una nube lo
nascose.
Quei Giudei stavano ancora inginocchiati a braccia aperte e con gli occhi
rivolti al cielo meravigliati e commossi, quando comparve un Angelo giulivo in
volto e dall'aspetto maestoso dicendo: « O uomini di Galilea, che state a
guardar in cielo? Quello stesso Gesù che fu tolto a voi, ritornerà nella stessa
gloria con cui salì ».
Gli Apostoli a quell'avviso ritornarono a Gerusalemme comprendendo le parole
che Gesù aveva detto: « Vado a preparare un luogo per voi. Vi manderò il
Consolatore».
Oggi la Chiesa celebra una delle sue feste più belle facendo riflettere ai
Cristiani quale sia la loro patria. Gesù non salì al cielo solo per ricevere la
corona della virtù, ma anche per preparare un posto per noi. Cristiani, il cielo
è la nostra patria, non questa misera terra!
Alziamo gli occhi, contempliamo come è meraviglioso quel cielo! Lassù Gesù sale
per prepararci un posto. Egli ci attende: non badiamo alle difficoltà, ma
ricordiamo che non i pigri ma i violenti lo rapiscono, cioè quelli che lottando
vincono se stessi.
Il cielo s'acquista combattendo le nostre passioni, la nostra carne, la
malvagia inclinazione al male.
Nei momenti in cui ci sembrerà di esser sopraffatti dal male, quando intorno a
noi sarà buio, alziamo gli occhi e le mani al Cielo, chiedendo aiuto a Colui
che è la luce che rischiara le tenebre, a Colui che è nostro Re, nostro
Salvatore, nostro Avvocato e nostro Mediatore; egli ci libererà.
Pensiamo sovente alla nostra vera, eterna patria, il paradiso.
Deh! concedi, Dio onnipotente, che come crediamo che il tuo Unigenito, nostro
Redentore, è asceso al cielo, così anche noi con la mente abitiamo in cielo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,29-33)
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non
più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno
t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in
cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono
solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma
abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chi è l'uomo perché possa star sicuro della sua fede?
Non appena egli riposa sulle sue forze e non si appoggia a Gesù, la fede sembra
svanire e vacilla: è la prova.
"Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete
ciascuno per proprio conto, e mi lascerete solo".
La fede provata si smarrisce, l'uomo dubita e non è più capace di rapporto, non
sente più il fascino di una compagnia guidata e se ne va lontano per la sua
strada.
La prova cui Gesù fa riferimento, la croce, disperde i suoi, ma lui non resta
solo, perché egli è dall'origine "con".
Dall'origine egli è Dio, egli è nel "Co-essere" della Trinità. Il Padre è con
lui, il Padre è da sempre con lui e nel grido dell'abbandono sulla croce,
quando la "distanza" tra il Padre e il Figlio tocca la sua punta estrema, lo
Spirito tenacemente testimonia il permanere della comunione tra i Due. La
solitudine del Crocifisso rivela allora il volto ultimo di Dio: Misericordia.
È per questa Misericordia che la prova non ci deve atterrire. Per essa dobbiamo
stare nella pace.
In effetti la Misericordia crocifissa ha vinto il mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,1-11)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.
Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a
tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai
mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che
mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria
che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e
li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che
tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me
io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito
da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato,
perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono
glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e
io vengo a te». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Giovanni evangelista ci consegna, oltre al discorso che Gesù fa ai discepoli dopo l'ultima cena, la splendida preghiera sacerdotale che Gesù rivolge al Padre. Leggendo e meditando questa preghiera impariamo anche noi il vero e profondo significato della preghiera cristiana. Il discepolo si rivolge a Dio con fiducia, non teme di chiedere, ha un rapporto intimo con il suo Signore attraverso Gesù. Siamo istintivamente in imbarazzo quando preghiamo: spesso non sappiamo che cosa chiedere o come. Gesù ci insegna a rivolgerci al Padre con naturalezza. E scorrendo le parole del maestro scopriamo, ad esempio, che l'eternità non è una interminabile e noiosa ripetizione del tempo, ma la conoscenza profonda dell'identità e della volontà di Dio. Gesù è consapevole di avere una missione e di averla realizzata: con le parole le opere ha manifestato ad ogni uomo il vero volto del Padre. Gesù sa che la sua avventura sta finendo e si preoccupa per i suoi che restano nel mondo. Quanto affetto, quanta tenerezza proviamo nel leggere queste parole: il maestro sa quanto è difficile custodire la fede nelle vicende della vita e si affida all'opera del Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,11-19)
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre Santo, custodiscili nel tuo Nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand'ero con loro, Io li custodivo nel tuo Nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora Io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua Parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo. Non prego che Tu li tolga dal mondo, ma che Tu li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua Parola è Verità. Come Tu hai mandato me nel mondo, anche Io ho mandato loro nel mondo; per loro Io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella Verità». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In tutto il Vangelo Gesù rivela uno straordinario rapporto personale con il
Padre: egli è il Figlio prediletto e il Padre è sempre con lui.
Ma in questo stesso rapporto Gesù ha voluto inserire anche noi. Il Maestro,
ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli,
prega: "Padre, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una
cosa sola, come noi". Egli invoca il Padre di renderci suoi figli - anche se
lontani per colpa nostra - e, di conseguenza, di affratellarci tra noi nella
più salda, perché divina, unità.
Così, in Gesù, siamo divenuti "figli" e da questo sentirci figli nasce
l'esperienza della pienezza della gioia, la stessa che ha sostenuto Gesù
nell'arco della sua esistenza terrena.
Questa "figliolanza" è la parola, la verità, l'interiore certezza che ci
affranca da tutti i limiti esteriori e interiori dell'esistenza. Siamo figli, e
perciò tutto possiamo attenderci dal Padre nostro onnipotente.
Ma, se siamo figli di un unico Padre, siamo anche fratelli tra di noi. Occorre
dunque vivere da fratelli, per testimoniare la nostra figliolanza, e perché
possa realizzarsi un giorno l'ardente desiderio di Gesù: "Che tutti siano uno".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,20-26)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante
la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e
io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola
cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti
nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai
amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io,
perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai
amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi
hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo
nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi
e io in loro». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Cristo garantisce per tutta l'estensione del tempo di pregare per l'unità dei
cristiani e noi viviamo immersi nella sua preghiera. Lui certo non si illudeva
sulle nostre capacità di vivere nella sua unità e neppure noi possiamo
illuderci. Le forze disgregatrici, forze diaboliche perché il diavolo è colui
che divide, sono presenti fuori e dentro la vita della Chiesa fin dai tempi di
Gesù: "Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano,
ma io ho pregato per te" (Lc 22-31). La tentazione di snaturare l'unità dei
credenti fondandola su qualche cosa d'altro che non fosse lo stesso Cristo e il
suo corpo vivo che è la Chiesa non ha mai cessato di ostacolare il piano
provvidenziale, ma tutta la perversità dell'uomo e delle strutture sociali non
possono far dubitare dell'efficacia della preghiera di Cristo e dell'efficacia
della preghiera umana che si unisce a quella di Cristo. Per questo posso e devo
sperare "contro ogni speranza" (Rm 4,18). L'onnipotenza e la misericordia
divina che la preghiera di Cristo fa sprigionare sorpassa di gran lunga la
nostra miseria.
Ma come sempre l'opera di Dio s'intreccia con la nostra libertà. Contare sulla
preghiera di Cristo accresce più che sminuire la nostra responsabilità. È
l'orizzonte della sua preghiera che fissa i nostri traguardi: "Come tu, Padre,
sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa". È a questa
intimità che siamo chiamati. "Perché il mondo creda". La tensione all'unità
spalanca alla missione universale.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 21,15.19)
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato,
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di
costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli
disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi
ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse:
«Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?",
e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli
rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri
più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E,
detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La pagina evangelica ci istruisce profondamente sulla natura del mistero pastorale nella Chiesa. La sua sorgente più profonda, in chi lo esercita, è un amore supremo a Cristo: il pascere il gregge è atto di amore. In questo amore unico che lega il pastore a Cristo, il pastore medesimo si sente ed è ormai legato per sempre. Egli non può più andare dove vuole: non è più padrone del suo tempo, di se stesso. Ed è in questa morte a se stesso e di se stesso, per il gregge che gli è affidato, che il pastore glorifica Dio: manifesta l'amore del Padre che salva. Mistero mirabile e tremendo: Pietro (ed ogni pastore) è chiamato a seguire Cristo, in questo modo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù
amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato:
«Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù:
«Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga
finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i
fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva
detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a
te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi
sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute
da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non
basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Questa è la parte finale del Vangelo di San Giovanni, proprio le ultime parole
lasciano aperta un'ulteriore rivelazione di Gesù.
I Vangeli non riportano tutti gli insegnamenti, i miracoli e le opere compiute
da Gesù, lo scrive San Giovanni nel Vangelo di oggi. I quattro evangelisti
ispirati dallo Spirito Santo hanno scritto l'essenziale e comunque quanto è
sufficiente per conoscere la dottrina di Gesù.
Nei Vangeli troviamo l'essenziale, quanto è importante per conoscere Dio e la
nostra salvezza, ma Gesù ha compiuto molti miracoli e guarigioni non riportati
per esigenze di sintesi, all'inizio non era opportuno diffondere lunghi scritti
per non stancare i lettori. La sana dottrina è stata diffusa più con la
predicazione degli Apostoli e dei loro successori.
La testimonianza scritta da San Giovanni è molto importante per la sua presenza
nei tre anni di apostolato di Gesù e per l'amore puro e profondo verso il
Signore. Il Vangelo scritto da lui è quello più teologico, più spirituale e
appassionante.
Tutti e quattro i Vangeli sono bellissimi, ognuno ha una finalità propria e
rendono commovente lode al Signore e alle sue opere.
Questo Vangelo di San Giovanni riporta la risposta data da Gesù a Pietro, anche
per quietare la curiosità dell'Apostolo. Egli chiedeva al Signore, senza
invidia, cosa doveva fare Giovanni, considerato il più buono, e la risposta non
proprio chiara bloccò Pietro. "Se voglio che egli rimanga finché Io venga, a te
che importa? Tu seguimi".
In questo severo insegnamento, Gesù riporta Pietro alla ricerca del vero Bene,
all'aspetto più importante della sua vita, a nutrire la sua volontà di Dio. Non
c'era in alcun modo competizione tra Pietro e Giovanni, in realtà Pietro si
preoccupava del più giovane ma in modo molto umano.
La vera preoccupazione che doveva conservare, era quella di seguire Gesù, senza
ragionare più umanamente. Gesù con forza gli dice di non preoccuparsi di
Giovanni, perché aveva fatto molto bene nei tre anni e non gli si poteva
rimproverare nulla. Ma lui, Pietro, anche se confuso per la fiducia
accordatagli dal Signore, doveva preoccuparsi della sua santificazione.
Ognuno deve preoccuparsi del proprio cammino spirituale, deve guardarsi dentro
e riflettere.
"Tu seguimi". Gesù lo dice ad ogni cristiano, e seguirlo significa non pensare
più con gli schemi umani ma con l'amore soprannaturale.