TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma
per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché
non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da
quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il giorno di Pentecoste Gesù comunica se stesso ai discepoli per mezzo dell'effusione dello Spirito Santo. La piena rivelazione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo si ha nel mistero della Pasqua, quando Gesù dona la vita per amore dei suoi discepoli. Bisognava che questi sperimentassero innanzitutto il supremo dono dell'amore compiuto da Gesù per comprendere la realtà di Dio Amore che dona tutto se stesso. Egli, oltre a perdonare i peccati e a riconciliare l'uomo con sé, lo chiama ad una comunione piena di vita ("In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me ed io in voi": Gv 14,20); gli rivela la ricchezza dei suoi doni e della speranza della gloria futura (Ef 1,17-20); li chiama ad una vita di santità e di donazione nell'amore al prossimo ("Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati": Gv 15,12). Anch'essi sull'esempio del loro maestro sono chiamati a dare la vita per i fratelli ("Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici": Gv 15,13). Per ora essi sono incapaci di accogliere e accettare tali realtà. Lo Spirito Santo farà entrare nel cuore degli apostoli l'amore di Cristo crocifisso e risuscitato per loro, li consacrerà a lui in una vita di santità e d'amore, li voterà alla salvezza delle anime. Non saranno più essi a vivere, ma Gesù in loro (cf. Gal 2,20). Ogni cristiano nel corso del suo cammino è chiamato ad arrendersi all'amore e allo Spirito di Cristo crocifisso e risorto. Oggi è il giorno della decisione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al
malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli
anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Cor 6, 1
Sta per iniziare l'estate e sono questi giorni di stanchezza: quella che si è
accumulata dopo un anno intenso di lavoro, di relazioni che lascia davvero un
po' con la sensazione di non avere più risorse. In tutti è evidente una voglia
di vacanza. Ed è giusto così! Il corpo ha i suoi ritmi e le stagioni sono un
atto della creazione che ci aiuta a non dimenticare tutto ciò.
C'è una sola dimensione dalla quale non si può andare in vacanza: quella della
grazia di Dio. Quella non conosce stagioni: non solo è sempre accessibile ma è
anche sempre efficace. Gli effetti suoi sono evidenti e spingono alla ricerca
continua del bene e mettono nella condizione di generarlo. Addirittura la grazia
sopperisce alla nostra debolezza, anzi trasforma la nostra debolezza in forza
di Dio.
Signore, la stanchezza che potrebbe prenderci in questi giorni diventi spazio
di azione della tua grazia. Fa' che nella sensazione di non farcela non ci
lasciamo andare a chiusura, egoismo o irritazione. La tua grazia in noi non sia
invano...
"Tre cose soprattutto l'uomo moderno deve apprendere per divenire sano e
completo: l'arte del riposo, l'arte della contemplazione, l'arte del riso e del
sorriso." G. Assaggioli
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù non è un anarchico, non si diverte a mettere in discussione le tradizioni degli antichi: vuole riportarle alla loro origine. Le Leggi attribuite a Dio, molto spesso, sono frutto di una riflessione (dignitosa) solo culturale, solo sociale. Quante volte sono state vendute come sacre delle abitudini consolidate e umanissime! Gesù vola alto, esce dalla palude del legalismo, va al cuore del problema. Se amiamo solo chi ci ama, e salutiamo chi ci saluta, e apprezziamo chi ci stima, cosa facciamo di straordinario? Cosa ci distingue da tutti gli altri? Quante volte il cristianesimo si riduce, di fatto, ad un salutare e condiviso buon senso! Non è così: il Vangelo rompe gli schemi, osa, azzarda. Gesù riesce a chiedere ai suoi amore per i nemici per imitare l'atteggiamento di Dio che fa piovere anche sui malvagi... Perciò dobbiamo puntare in alto, non rimpicciolire il sogno di Dio alla nostra mediocrità ma diventare come il Padre che sa amare di un amore spettacolare e perfetto. Osiamo, allora, perdonando chi non sa che farsene del nostro perdono, amando chi non ne è degno, sperando contro ogni speranza. Per essere figli di tale Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti
non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno
gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai
l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli
angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono
un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la
testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il
Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Tu, quando preghi, entra nella tua stanza e, chiusa la porta, prega il Padre
tuo nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà». Mt 1, 6
Spesso ascolto confidenze intorno a quello che, per certuni, è la difficoltà
del pregare. Effettivamente nella società chiassosa (per tanti motivi) in cui
viviamo la preghiera non è la realtà più facile del mondo.
Gesù stesso ha invitato a "pregare sempre" però qui ci indica una
modalità che consente al cuore di entrare in un'atmosfera di calma, di
silenzio.
L'invito di Gesù è molto concreto: se entri nella camera, provvedi a chiudere
la porta. Se no si infilano da te i rumori, le voci: tutto un succedersi di
richiami a ciò che con la preghiera non c'entra affatto.
"Prega il Padre tuo nel segreto". Com'è bello e umanissimo anche
questo invito. La preghiera ha a che fare con l'amore. E l'amore, quando è
comunicazione intensa e profonda, vuole riservatezza e niente e nessuno
intorno.
Sei a tu per tu con il Tuo Creatore Padre della vita. Serra anche la porta del
cuore, perché il mondo non vi entri come distrazione e insensato richiamo a
cose, situazioni e persone. Solo da ultimo entrerà nella tua preghiera il mondo
intero. Solo allora potrai prenderlo con te per consegnarlo al Padre in una preghiera,
forte d'intercessione, viva d'affetto per tutti.
Signore, Tu lo sai, quanto siamo derubati del tempo, delle forze, di tutto. Fa'
che non ci scoraggiamo ma ad ogni costo cerchiamo il nostro spazio di
"deserto" per l'intimità di una preghiera che purifichi e ravvivi il
nostro cuore. Fa' che non cediamo e cerchino la stanza con la porta ben chiusa
o qualcosa di simile. Soprattutto fatti incontrare da ciascuno nel silenzio del
cuore.
"Dio ci dà volentieri appuntamento nella casa del silenzio".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole
come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei
cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Parlandoci della preghiera e insegnandoci come bisogna pregare Gesù ci chiama
ad una conversione della nostra preghiera. Ci dice dapprima di non essere come
i pagani, che credono che nella preghiera le loro parole siano la cosa più
importante. La cosa più importante è l'azione di Dio, molto più della nostra, e
perciò è essere molto semplicemente in profondo rapporto con Dio. Non contano
le parole, non contano i bei pensieri ed è un'illusione credere che, più sono
le idee che abbiamo saputo mettere bene in ordine nella preghiera, più essa
abbia valore. Non è quello che facciamo noi, ma quello che Dio fa in noi che
conta.
Poi Gesù ci dà una preghiera che veramente converte la nostra, la cambia forse
alla radice e così ci mette in condizione di "esaudire Dio". Noi
chiediamo a Dio di esaudirci, ma più ancora quando preghiamo esaudiamo Dio, che
desidera trasformarci se lo lasciamo agire in noi. Se preghiamo come ci ha
insegnato Gesù, noi esaudiamo Dio e la nostra è una preghiera che può veramente
trasformare la vita.
E certamente una profonda educazione alla preghiera quella che Gesù ci dà
incominciando con domande tutte riferentisi a Dio: "Sia santificato il tuo
nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà". E' chiaro che
spontaneamente, cioè nel nostro istintivo egoismo, noi non cominceremmo mai le
nostre preghiere in questo modo, che è mettersi davanti a Dio, è contemplare
Dio e desiderare che egli sia conosciuto, amato, che si realizzino i suoi
progetti e non i nostri, così limitati e senza futuro.
Gesù ci ha dato l'esempio di una simile preghiera quando in circostanze
angoscianti, la sua prima preghiera è stata: "Padre, glorifica il tuo
nome!". Più esattamente dovrei dire che è stata la seconda preghiera,
perché ha incominciato con una domanda: "Ora l'anima mia è turbata; e che
devo dire? Padre, salvami da quest'ora?" e ha rifiutato di pregare così,
per dire invece: "Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12,2728).
Anche le preghiere concernenti direttamente la nostra vita sono educative per
noi.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano". E una preghiera nello stesso
tempo fiduciosa e limitata. Non si chiede la ricchezza, o di essere assicurati
per tutto il resto della vita: si domanda per oggi il pane di oggi. Nel testo
greco c'è un aggettivo che non si sa bene come tradurre e alla fine lo si
traduce abitualmente "il nostro pane quotidiano" ispirandosi
all'"oggi" immediatamente precedente. Ma è probabile che Gesù,
qualificando il pane che ci fa chiedere, abbia pensato sia un pane necessario
per la nostra vita, ma per la nostra vita spirituale.
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori". Gesù continua ad educare la nostra preghiera mostrandoci che
l'amore che Dio ci dà è legato al nostro amore per il prossimo. E subito dopo
insisterà: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre
vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe". "Non indurci in tentazione
ma liberaci dal male". Le ultime domande ci mantengono sempre al livello
della vita spirituale. Non chiediamo di essere liberati dalla sofferenza, ma
dal male. E' vero che si può considerare un male anche la sofferenza, ma non è
la stessa cosa. Nella misura in cui essa è un male, domandiamo di essere
liberati anche dalla sofferenza, ma accettiamo di soffrire fisicamente se
questo serve al nostro bene. L'importante è che siamo liberati dal peccato, da
tutto ciò che nuoce al nostro rapporto con Dio. Per questo domandiamo di essere
liberati dalla tentazione e dal male, il male spirituale.
Siamo riconoscenti al Signore che ci ha così educati alla preghiera e cerchiamo
di essere fedeli al suo insegnamento, per crescere nell'amore suo e dei
fratelli.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e
dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove
né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché,
dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il
tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà
tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la
tenebra!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
A prima vista non si coglie una vera connessione tra la prima e la seconda parte
del Vangelo di oggi; in realtà c'è ed è anche abbastanza diretta.
"La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto
il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo
sarà tenebroso".
Malattia degli occhi è la cupidigia. Non vediamo più: andiamo in una direzione
falsa, cercando il nostro interesse e non i valori veri, ci affanniamo dietro
tutto ciò che si può possedere e non vediamo altro: siamo immersi nelle
tenebre.
il Signore vuole invece che il nostro occhio sia chiaro e il nostro corpo nella
luce. L'occhio chiaro è l'intenzione pura, non egoistica: se c'e questa
rettitudine siamo nella luce. Non è facile, ci vuole uno sforzo continuo, una
grazia continua da chiedere al Signore.
Preghiamo Gesù di guarire i nostri occhi, se ci rendiamo conto che sono un po'
malati. Chiediamogli uno sguardo chiaro, che riconosca il giusto cammino per
raggiungere lo scopo della nostra vita: possedere il tesoro che è lui, vera
luce degli occhi e gioia del cuore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure
si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita
non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria
vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del
campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con
tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba
del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per
voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre
vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se
stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che Cristo non abbia esitato a porre (anche se solo verbalmente) Dio e il
denaro uno di fianco all'altro, questo ci sbalordisce.
Eppure il Denaro (con la D maiuscola) è troppo spesso venerato come un Dio. Lo
si cerca, se ne è sedotti, stregati, lo si adula, lo si adora, per esso si
uccide, si fa la guerra e non ci si ferma se non ci conviene, ci si vende per
esso. E Cristo ci chiede di scegliere tra lui e il denaro. Alcuni seguono
Cristo, altri il denaro, ed altri immaginano che, per non perdere nulla,
potranno servire tutti e due nello stesso tempo.
Ma Cristo è categorico: "Non potete servire Dio e il denaro".
Ciò mi ricorda un gruppo di universitari libanesi in visita ad un vecchio
saggio sulla montagna, pacifico e felice nella sua evidente povertà.
"Parlaci del denaro", chiedono i giovani.
Il saggio sorride e dice: "Guardate attraverso il vetro della mia finestra. Che
cosa vedete?".
"Il cielo, il sole, la montagna, gli alberi, la gente che passa...".
Il saggio, allora, tende loro, un piccolo specchio e dice: "Guardate in questo
specchio. Che cosa vedete?".
"I nostri volti, evidentemente", rispondono i giovani, meravigliati.
Il saggio riprende lo specchio, vi toglie la lamina d'argento e lo porge di
nuovo ai suoi visitatori.
"Ed ora, che cosa vedete?".
"Questo specchio non è che un vetro, dicono, non ci si vede più, ma si vedono
gli altri".
Credo che abbiate capito come loro hanno capito.