RICORRENZE
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a
pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa,
apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a
Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono,
videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per
noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa».
Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella
nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio
mio, l'eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non
riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La Trasfigurazione non era destinata agli occhi di chiunque.
Solo Pietro, Giacomo e Giovanni, cioè i tre discepoli a cui Gesù aveva
permesso, in precedenza, di rimanere con lui mentre ridava la vita ad una
fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo. Proprio loro
stavano per sapere, così, che il Figlio di Dio sarebbe risorto dai morti,
proprio loro sarebbero stati scelti, più tardi, da Gesù per essere con lui al
Getsemani. Per questi discepoli la luce si infiammò perché fossero tollerabili
le tenebre della sofferenza e della morte. Breve fu la loro visione della
gloria e appena compresa: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché
fossero installate le tende! Sono apparsi anche Elia e Mosè, che avevano
incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della
Legge con Gesù.
La gloria e lo splendore di Gesù, visti dai discepoli, provengono dal suo
essere ed esprimono chi egli è e quale sarà il suo destino. Non si trattava
solo di un manto esterno di splendore! La gloria di Dio aspettava di essere
giustificata e pienamente rivelata nell'uomo sofferente che era il Figlio
unigenito di Dio.
Questo sei agosto vogliamo ancora fissare lo sguardo sulla bellezza di Dio.
Dio è bellissimo. Farne esperienza è quanto di più straordinario possa accadere nella vita di un uomo. Dio è bellissimo: ne fanno esperienza i tre che salgono sulla verde collina di Galilea. Il nostro mondo ha bisogno urgente di bellezza: ne hanno bisogno le nostre grigie e anonime periferie. Ne ha bisogno la nostra anima, nutrita di bellezza. Bellezza che non è una questione estetica ma di armonia assoluta: ciò che è sommamente bello è anche sommamente buono, vero e giusto. La verità del vangelo ci stupisce e ci affascina e ci spinge ad immaginare un mondo diverso, nuovo, dove Dio è l'orizzonte di riferimento. È bellissimo, Dio. Il nostro cristianesimo, purtroppo, ha accantonato questa semplice verità, facendo prevalere altri aspetti nella nostra appannata predicazione(è giusto credere in Dio, è doveroso...). La trasfigurazione rimette le cose in ordine: se crediamo in Dio è perché abbiamo scoperto che non esiste nulla di più bello. Più bello della più bella gioia che possiamo sperimentare, di un innamoramento, di una passione, di un'emozione, credere è il gesto più importante che possiamo fare.
IL VANGELO NEL 21° SECOLO
RICORRENZE
2
AGOSTO SANTA MARIA DEGLI ANGELI ALLA PORZIUNCOLA
IL Perdono di Assisi
(Indulgenza della Porziuncola)
***
IL Perdono di Assisi
(Indulgenza della Porziuncola)
***
La maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola,
costruita su interessamento di S. Pio V a partire dal 1569 e che sorge a
circa 4 chilometri da Assisi, racchiude tra le sue mura l'antica
cappella della Porziuncola, legata alla memoria di S. Francesco
d'Assisi, essendo la stessa culla degli ordini francescani.
Oggi,
essa sulla sua facciata ha un affresco raffigurante l'istituzione del
Perdono di Assisi, opera di G. F. Overbek di Lubecca (1829-1830), il
quale ha così voluto decorare quell'insigne luogo. Le volte annerite, le
pareti sobrie con tracce di affreschi del XIV sec., all'interno, creano
un ambiente suggestivo che invita alla preghiera. Dietro l'altare vi è
uno splendido polittico, con fondo in oro del prete Ilario da Viterbo
(1393), nel cui centro è raffigurata "L'Annunciazione" e nei riquadri
circostanti episodi della vita di S. Francesco in relazione sempre alla
concessione dell'indulgenza del Perdono.
Il santo pontefice Pio X ha
elevato la Chiesa di S. Maria degli Angeli alla dignità di Basilica
Patriarcale, con Cappella Papale e le ha confermato il titolo di "Capo e
Madre di tutto l'Ordine dei Frati Minori".
E non poteva essere
diversamente, visto il grande affetto che Francesco nutriva per questo
posto. Il Santo fissò "qui la sua dimora - dice S. Bonaventura nella
"Legenda Major" - per la riverenza che aveva verso gli Angeli e per il
grande amore alla Madre di Cristo", cui la chiesina era dedicata (Leg
Maj III, 1).
Lo stesso Poverello - racconta il suo biografo Tommaso
da Celano - raccomandava ai suoi frati: "Guardatevi dal non abbandonare
mai questo luogo. Se ne foste scacciati da una parte, rientratevi
dall'altra, perché questo è luogo santo e abitazione di Dio. Qui, quando
eravamo pochi, l'Altissimo ci ha moltiplicato; qui ha illuminato con la
sua sapienza i cuori dei suoi poverelli; qui ha acceso il fuoco del suo
amore nelle nostre volontà. Qui, chi pregherà con devozione, otterrà
ciò che ha chiesto, e chi lo profanerà sarà maggiormente punito. Perciò,
figli miei, stimate degno di ogni onore questo luogo, dimora di Dio, e
con tutto il vostro cuore, con voce esultante, qui, inneggiate al
Signore" (1 Cel. 106:503).
In questa umile chiesa, già appartenuta
ai monaci benedettini di Subasio e restaurata dallo stesso Poverello, fu
fondato l'Ordine dei Frati Minori (nel 1209). Qui, nella notte tra il
27 e 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio ricevette dal
Santo l'abito religioso, dando origine all'ordine della Clarisse. Nella
Porziuncola, nell'anno 1221, si riunì il famoso "Capitolo delle stuoie",
al quale presero parte ben cinquemila frati, provenienti da ogni parte
d'Europa, per pregare, ragionare della salute dell'anima e per discutere
la nuova Regola francescana. Sempre qui Francesco piamente spirò, steso
sulla nuda terra, al tramonto del 3 ottobre 1226.
Ancora in tale
santo luogo, il Santo d'Assisi ebbe la divina ispirazione di chiedere al
papa l'indulgenza che fu poi detta, appunto, della Porziuncola o Grande
Perdono, la cui festa si celebra il 2 agosto.
È il Diploma di fr. Teobaldo, vescovo di Assisi, uno dei documenti più diffusi, a riferirlo.
S.
Francesco, in una imprecisata notte del luglio 1216, mentre se ne stava
in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in
preghiera, vide all'improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le
pareti dell'umile chiesa.
Seduti in trono, circondati da uno stuolo
di angeli, apparvero, in una luce sfavillante, Gesù e Maria. Il
Redentore chiese al suo Servo quale grazia desiderasse per il bene degli
uomini.
S. Francesco umilmente rispose: "Poiché è un misero
peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i
suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno
le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro
tormenti, il perdono delle colpe commesse".
"Quello che tu chiedi, o
frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose
sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a
patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa
indulgenza".
Era l'Indulgenza del Perdono.
Alle prime luci
dell'alba, quindi, il Santo d'Assisi, prendendo con sé solo frate Masseo
di Marignano, si diresse verso Perugia, dove allora si trovava il Papa.
Sedeva sul soglio di Pietro, dopo la morte del grande Innocenzo III,
papa Onorio III, uomo anziano ma molto buono e pio, che aveva dato ciò
che aveva ai poveri.
Il Pontefice, ascoltato il racconto della
visione dalla bocca del Poverello di Assisi, chiese per quanti anni
domandasse quest'indulgenza. Francesco rispose che egli chiedeva "non
anni, ma anime" e che voleva "che chiunque verrà a questa chiesa
confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e
da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo infino al dì e
all'ora ch'entrerà nella detta chiesa".
Si trattava di una
richiesta inusitata, visto che una tale indulgenza si era soliti
concederla soltanto per coloro che prendevano la Croce per la
liberazione del Santo Sepolcro, divenendo crociati.
Il papa,
infatti, fece notare al Poverello che "Non è usanza della corte romana
accordare un'indulgenza simile". Francesco ribatté: "Quello che io
domando, non è da parte mia, ma da parte di Colui che mi ha mandato,
cioè il Signore nostro Gesù Cristo".
Nonostante, quindi, l'opposizione della Curia, il pontefice gli accordò quanto richiedeva ("Piace a Noi che tu l'abbia").
Sul
punto di accomiatarsi, il pontefice chiese a Francesco - felice per la
concessione ottenuta - dove andasse "senza un documento" che attestasse
quanto ottenuto. "Santo Padre, - rispose il Santo - a me basta la vostra
parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare
l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve
essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i
testimoni".
L'indulgenza fu ottenuta, quindi, "vivae vocis oraculo".
Il
2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza
dei vescovi dell'Umbria (Assisi, Perugina, Todi, Spoleto, Nocera, Gubbio
e Foligno), con l'animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per
ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse
varcato le soglie del tempietto francescano.
Tale indulgenza è
lucrabile, per sé o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli
quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l'anno in quel
santo luogo e, per una volta sola, dal mezzogiorno del 1° agosto alla
mezzanotte del giorno seguente, oppure, con il consenso dell'Ordinario
del luogo, nella domenica precedente o successiva (a decorrere dal
mezzogiorno del sabato sino alla mezzanotte della domenica), visitando
una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa
cattedrale o parrocchiale.
Nel 1279, il frate Pietro di Giovanni
Olivi scriveva che "essa indulgenza è di grande utilità al popolo che è
spinto così alla confessione, contrizione ed emendazione dei peccati,
proprio nel luogo dove, attraverso san Francesco e Santa Chiara, fu
rivelato lo stato di vita evangelica adatto a questi tempi".
Nel
1303, Perugia, città che aveva avuto l'onore di ospitare in più
occasioni la curia papale, ricevette dal pontefice Benedetto XI
(1302-1304), ancora solo "vivae vocis oracolo", un'indulgenza "ad instar
Portiuncule", cioè plenaria come quella della Porziuncola.
La
diffusione del movimento francescano contribuì anche all'espansione
dell'indulgenza legata al Perdono di Assisi, tanto che divenne una
pratica consolidata in tutta la cristianità.
Paolo VI, nel
riordinare le indulgenze, nella Costituzione Apostolica "Indulgentiarum
doctrina" del 1° gennaio 1967, chiariva che "l'indulgenza è la
remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi
quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate
condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come
ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il
tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi" (Norme n. 1).
Prescriveva, ancora, che "l'indulgenza plenaria può essere acquistata
una sola volta al giorno ... Per acquistare l'indulgenza plenaria è
necessario eseguire l'opera indulgenziata ed adempiere tre condizioni:
confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le
intenzioni del sommo pontefice (almeno un Padre nostro, un Ave ed un
Gloria al Padre, ndr). Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi
affetto al peccato anche veniale" (Norme nn. 6 e 7).
Ed, infine,
stabiliva che "nelle chiese parrocchiali si può lucrare inoltre
l'indulgenza plenaria due volte all'anno, cioè nella festa del santo
titolare e il 2 agosto, in cui ricorre l'indulgenza della Porziuncola,
oppure in altro giorno opportunamente stabilito dall'ordinario. Le
predette indulgenze si possono acquistare o nei giorni sopra stabiliti,
oppure, col consenso dell'ordinario, la domenica antecedente o
successiva" (Norme n. 15) e che "l'opera prescritta per lucrare
l'indulgenza plenaria annessa a una chiesa o a un oratorio consiste
nella devota visita di questi luoghi sacri, recitando in essi un Pater e
un Credo" (Norme n. 16).
La Sacra Penitenzieria Apostolica il 29
giugno 1968 pubblicava l'"Enchiridion indulgentiarum" o "Manuale delle
indulgenze" il cui par. 65, intitolato "Visitatio ecclesiae
paroecialis", statuiva che l'indulgenza plenaria al fedele che piamente
visita la chiesa parrocchiale nella festa del Titolare od il giorno 2
agosto, in cui ricorre l'indulgenza della "Porziuncola", può essere
acquistata "o nel giorno sopra indicato, oppure in un altro giorno da
stabilirsi dall'Ordinario secondo l'utilità dei fedeli. La chiesa
cattedrale e, eventualmente, la chiesa concattedrale, anche se non sono
parrocchiali, ed inoltre le chiese quasi-parrocchiali, godono delle
medesime indulgenze. Nella pia visita, in conformità alla Norma 16 della
Costituzione Apostolica (Indulgentiarum doctrina, ndr), il fedele deve
recitare un Padre Nostro e un Credo".
Tale disposizione è stata
sostanzialmente mantenuta inalterata anche nell'attuale edizione (la
quarta) dell'"Enchiridion indulgentiarum - Normae et concessiones"
pubblicato il 16 luglio 1999 dalla Paenitentiaria Apostolica (conc. 33,
par. 1, nn. 2°, 3°, 5°).
Nel santuario della Porziuncola, ad Assisi,
invece, grazie anche ad uno speciale decreto della Penitenzeria
Apostolica datato 15 luglio 1988 (Portiuncolae sacrae aedes) si può
lucrare, alle medesime condizioni, durante tutto l'anno, una sola volta
al giorno.La maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola,
costruita su interessamento di S. Pio V a partire dal 1569 e che sorge a
circa 4 chilometri da Assisi, racchiude tra le sue mura l'antica
cappella della Porziuncola, legata alla memoria di S. Francesco
d'Assisi, essendo la stessa culla degli ordini francescani.
Il santo pontefice Pio X ha elevato la Chiesa di S. Maria degli Angeli alla dignità di Basilica Patriarcale, con Cappella Papale e le ha confermato il titolo di "Capo e Madre di tutto l'Ordine dei Frati Minori".
E non poteva essere diversamente, visto il grande affetto che Francesco nutriva per questo posto. Il Santo fissò "qui la sua dimora - dice S. Bonaventura nella "Legenda Major" - per la riverenza che aveva verso gli Angeli e per il grande amore alla Madre di Cristo", cui la chiesina era dedicata (Leg Maj III, 1).
Lo stesso Poverello - racconta il suo biografo Tommaso da Celano - raccomandava ai suoi frati: "Guardatevi dal non abbandonare mai questo luogo. Se ne foste scacciati da una parte, rientratevi dall'altra, perché questo è luogo santo e abitazione di Dio. Qui, quando eravamo pochi, l'Altissimo ci ha moltiplicato; qui ha illuminato con la sua sapienza i cuori dei suoi poverelli; qui ha acceso il fuoco del suo amore nelle nostre volontà. Qui, chi pregherà con devozione, otterrà ciò che ha chiesto, e chi lo profanerà sarà maggiormente punito. Perciò, figli miei, stimate degno di ogni onore questo luogo, dimora di Dio, e con tutto il vostro cuore, con voce esultante, qui, inneggiate al Signore" (1 Cel. 106:503).
In questa umile chiesa, già appartenuta ai monaci benedettini di Subasio e restaurata dallo stesso Poverello, fu fondato l'Ordine dei Frati Minori (nel 1209). Qui, nella notte tra il 27 e 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio ricevette dal Santo l'abito religioso, dando origine all'ordine della Clarisse. Nella Porziuncola, nell'anno 1221, si riunì il famoso "Capitolo delle stuoie", al quale presero parte ben cinquemila frati, provenienti da ogni parte d'Europa, per pregare, ragionare della salute dell'anima e per discutere la nuova Regola francescana. Sempre qui Francesco piamente spirò, steso sulla nuda terra, al tramonto del 3 ottobre 1226.
Ancora in tale santo luogo, il Santo d'Assisi ebbe la divina ispirazione di chiedere al papa l'indulgenza che fu poi detta, appunto, della Porziuncola o Grande Perdono, la cui festa si celebra il 2 agosto.
È il Diploma di fr. Teobaldo, vescovo di Assisi, uno dei documenti più diffusi, a riferirlo.
S. Francesco, in una imprecisata notte del luglio 1216, mentre se ne stava in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in preghiera, vide all'improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le pareti dell'umile chiesa.
Seduti in trono, circondati da uno stuolo di angeli, apparvero, in una luce sfavillante, Gesù e Maria. Il Redentore chiese al suo Servo quale grazia desiderasse per il bene degli uomini.
S. Francesco umilmente rispose: "Poiché è un misero peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse".
"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".
Era l'Indulgenza del Perdono.
Alle prime luci dell'alba, quindi, il Santo d'Assisi, prendendo con sé solo frate Masseo di Marignano, si diresse verso Perugia, dove allora si trovava il Papa. Sedeva sul soglio di Pietro, dopo la morte del grande Innocenzo III, papa Onorio III, uomo anziano ma molto buono e pio, che aveva dato ciò che aveva ai poveri.
Il Pontefice, ascoltato il racconto della visione dalla bocca del Poverello di Assisi, chiese per quanti anni domandasse quest'indulgenza. Francesco rispose che egli chiedeva "non anni, ma anime" e che voleva "che chiunque verrà a questa chiesa confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo infino al dì e all'ora ch'entrerà nella detta chiesa".
Si trattava di una richiesta inusitata, visto che una tale indulgenza si era soliti concederla soltanto per coloro che prendevano la Croce per la liberazione del Santo Sepolcro, divenendo crociati.
Il papa, infatti, fece notare al Poverello che "Non è usanza della corte romana accordare un'indulgenza simile". Francesco ribatté: "Quello che io domando, non è da parte mia, ma da parte di Colui che mi ha mandato, cioè il Signore nostro Gesù Cristo".
Nonostante, quindi, l'opposizione della Curia, il pontefice gli accordò quanto richiedeva ("Piace a Noi che tu l'abbia").
Sul punto di accomiatarsi, il pontefice chiese a Francesco - felice per la concessione ottenuta - dove andasse "senza un documento" che attestasse quanto ottenuto. "Santo Padre, - rispose il Santo - a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni".
L'indulgenza fu ottenuta, quindi, "vivae vocis oraculo".
Il 2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza dei vescovi dell'Umbria (Assisi, Perugina, Todi, Spoleto, Nocera, Gubbio e Foligno), con l'animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie del tempietto francescano.
Tale indulgenza è lucrabile, per sé o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l'anno in quel santo luogo e, per una volta sola, dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del giorno seguente, oppure, con il consenso dell'Ordinario del luogo, nella domenica precedente o successiva (a decorrere dal mezzogiorno del sabato sino alla mezzanotte della domenica), visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.
Nel 1279, il frate Pietro di Giovanni Olivi scriveva che "essa indulgenza è di grande utilità al popolo che è spinto così alla confessione, contrizione ed emendazione dei peccati, proprio nel luogo dove, attraverso san Francesco e Santa Chiara, fu rivelato lo stato di vita evangelica adatto a questi tempi".
Nel 1303, Perugia, città che aveva avuto l'onore di ospitare in più occasioni la curia papale, ricevette dal pontefice Benedetto XI (1302-1304), ancora solo "vivae vocis oracolo", un'indulgenza "ad instar Portiuncule", cioè plenaria come quella della Porziuncola.
La diffusione del movimento francescano contribuì anche all'espansione dell'indulgenza legata al Perdono di Assisi, tanto che divenne una pratica consolidata in tutta la cristianità.
Paolo VI, nel riordinare le indulgenze, nella Costituzione Apostolica "Indulgentiarum doctrina" del 1° gennaio 1967, chiariva che "l'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi" (Norme n. 1). Prescriveva, ancora, che "l'indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno ... Per acquistare l'indulgenza plenaria è necessario eseguire l'opera indulgenziata ed adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice (almeno un Padre nostro, un Ave ed un Gloria al Padre, ndr). Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale" (Norme nn. 6 e 7).
Ed, infine, stabiliva che "nelle chiese parrocchiali si può lucrare inoltre l'indulgenza plenaria due volte all'anno, cioè nella festa del santo titolare e il 2 agosto, in cui ricorre l'indulgenza della Porziuncola, oppure in altro giorno opportunamente stabilito dall'ordinario. Le predette indulgenze si possono acquistare o nei giorni sopra stabiliti, oppure, col consenso dell'ordinario, la domenica antecedente o successiva" (Norme n. 15) e che "l'opera prescritta per lucrare l'indulgenza plenaria annessa a una chiesa o a un oratorio consiste nella devota visita di questi luoghi sacri, recitando in essi un Pater e un Credo" (Norme n. 16).
La Sacra Penitenzieria Apostolica il 29 giugno 1968 pubblicava l'"Enchiridion indulgentiarum" o "Manuale delle indulgenze" il cui par. 65, intitolato "Visitatio ecclesiae paroecialis", statuiva che l'indulgenza plenaria al fedele che piamente visita la chiesa parrocchiale nella festa del Titolare od il giorno 2 agosto, in cui ricorre l'indulgenza della "Porziuncola", può essere acquistata "o nel giorno sopra indicato, oppure in un altro giorno da stabilirsi dall'Ordinario secondo l'utilità dei fedeli. La chiesa cattedrale e, eventualmente, la chiesa concattedrale, anche se non sono parrocchiali, ed inoltre le chiese quasi-parrocchiali, godono delle medesime indulgenze. Nella pia visita, in conformità alla Norma 16 della Costituzione Apostolica (Indulgentiarum doctrina, ndr), il fedele deve recitare un Padre Nostro e un Credo".
Tale disposizione è stata sostanzialmente mantenuta inalterata anche nell'attuale edizione (la quarta) dell'"Enchiridion indulgentiarum - Normae et concessiones" pubblicato il 16 luglio 1999 dalla Paenitentiaria Apostolica (conc. 33, par. 1, nn. 2°, 3°, 5°).
Nel santuario della Porziuncola, ad Assisi, invece, grazie anche ad uno speciale decreto della Penitenzeria Apostolica datato 15 luglio 1988 (Portiuncolae sacrae aedes) si può lucrare, alle medesime condizioni, durante tutto l'anno, una sola volta al giorno.
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Questa di oggi è una solennità vissuta con particolare intensità nel mondo francescano ma non è una festa francescana. È una ricorrenza meravigliosa rivolta all'umanità, riguarda tutti, soprattutto i peccatori ostinati e quanti, pur pregando, non riescono a rimanere sempre fedeli al Vangelo.
Gesù anche in questa circostanza non si è dimenticato dei peccatori, di tutti i lontani da Lui, dei cristiani che trovano molta difficoltà nell'osservare i Comandamenti. Il Signore mostra il suo Volto mite e amabile, dice a tutti di non temerlo ma di amarlo, perché Egli è buono.
Dice a tutti di cercarlo come se fosse il più importante tesoro, una perla unica e speciale. D'altronde, cosa non si fa per ottenere quello che piace? Il punto iniziale è questo: Gesù fa parte dei nostri pensieri? È presente nella giornata che trascorriamo tra impegni e preoccupazioni? È davvero il Signore della nostra vita e la Persona più prestigiosa?
Dio ha creato l'uomo e la donna e non vuole perderli eternamente, non vuole lasciarli in balia del male e della corruzione dilagante, così ha concesso a San Francesco d'Assisi una indulgenza che dimostra il suo infinito Amore anche per i più ribelli peccatori.
Per tutti c'è speranza, questo è il messaggio del «Perdono d'Assisi».
Innanzitutto, vediamo cos'è l'indulgenza.
«I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere.
In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei Santi giova anche a lui. Dio gli comunica le Grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
Nella Chiesa progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei Santi, in modo da ottenere la Grazia di una fervente carità.
I Pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza» (Catechismo degli adulti, 710).
La storia del «Perdono d'Assisi» è commovente e la sintetizzo.
Nella piccola Chiesa che si trova all'interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi, Frate Francesco in una notte del luglio 1216, mentre se ne stava in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in preghiera, vide all'improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le pareti dell'umile Chiesa.
Gli apparvero Gesù e Maria Santissima seduti in trono, circondati da uno stuolo di Angeli. Il Signore conosceva già i pensieri di Frate Francesco ma lo stesso chiese al suo Servo quale Grazia desiderasse per il bene degli uomini. Il Santo manifestò il suo grande interesse per la salvezza eterna di tutti i peccatori e fece una richiesta davvero insolita.
«Poiché è un misero peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da Te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse».
Chiedeva una speciale indulgenza per tutti i peccatori che si fossero recati in quella Chiesa, chiedeva un perdono straordinario.
«Quello che tu chiedi, o Frate Francesco, è grande -gli disse il Signore-, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza».
Si trattava dell'indulgenza del Perdono. Una richiesta audace di Frate Francesco e una risposta misericordiosa di Gesù buono.
Dalle parole di Frate Francesco si comprende che pregava giorno e notte per la conversione dei peccatori e questa sete di salvare le anime è un dono dello Spirito Santo. Come lo hanno ricevuto altri Santi, uno dei più grandi che conosciamo bene è stato Padre Pio.
Gesù chiese a Frate Francesco la Grazia speciale che desiderava, ma conosceva il cuore del Poverello e accolse la potentissima richiesta per l'intercessione della Madonna, con la condizione di rivolgersi al Papa Onorio III come Vicario di Cristo in terra, per richiedere l'istituzione di tale indulgenza.
Anche se diversi cardinali trovarono eccessiva la richiesta di Frate Francesco, il vero uomo di Dio Papa Onorio III si commosse e per obbedire a Gesù e per la salvezza delle anime, concesse l'indulgenza perché essa liberasse «dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del Battesimo al giorno e all'ora dell'entrata in questa Chiesa».
Nelle parole di Gesù troviamo il suo infinito Amore per ognuno di noi, per tutti i peccatori, perché ricordiamolo: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12).
Con la concessione di questa meravigliosa indulgenza, il Signore dice a tutti i peccatori di non temerlo, di recarsi ad Assisi in qualsiasi periodo dell'anno oppure da mezzogiorno dell'1 agosto fino alla mezzanotte del 2 agosto in una Chiesa e, pentiti, chiedere perdono nella Confessione, compiendo alcuni atti.
Secondo il Manuale delle indulgenze della Chiesa, per ottenere l'indulgenza plenaria un fedele, completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve:
- confessarsi, per ottenere il perdono dei peccati;
- fare la Comunione eucaristica, per essere spiritualmente unito a Cristo;
- pregare secondo le intenzioni del Papa, per rafforzare il legame con la Chiesa, recitando un Padre nostro, Ave Maria e Gloria al Padre;
- recitare il Credo e il Padre nostro;
- visitare una Chiesa o oratorio francescano o, in alternativa, una qualsiasi Chiesa parrocchiale.
La Confessione e la Comunione possono essere fatte anche alcuni giorni prima o dopo le date previste (nell'arco di una settimana). La visita e la preghiera vanno fatte lo stesso giorno, il 2 agosto. L'indulgenza plenaria può essere richiesta, una volta al giorno, per sé o per i defunti.
Oggi è la più grande occasione per preoccuparsi della propria anima, liberarla dalle cose che opprimono e iniziare un vero cammino spirituale!
Così dice il Signore:
<<Venite a Me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e Io vi darò
ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e
umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è
dolce e il Mio peso leggero>>.
(Matteo 11- 28)
Se il bruciore della febbre ti asseta, Egli è la fonte.
Se le colpe ti rimordono, Egli è il perdono.
Se hai bisogno di aiuto possente, Egli è la forza.
Se la morte ti fa paura, Egli è la vita.
Se aneli alla patria celeste, Egli è la via.
Se le tenebre ti sgomentano, Egli è la luce.
Se hai fame di certezza, Egli è la verità.
Se ti occorre il cibo che sazia, Egli è il pane che nutre in eterno".
IL SACRO CUORE DI GESU'
I SACRI CUORI DI GESU' E MARIA
IL VANGELO NEL 21° SECOLO
RICORRENZE
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Non vi lascerò orfani, sarò sempre con voi
Là dal tabernacolo Gesù ci invita
***
Così Dio amò il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito. Queste mirabili parole le vediamo brillare sulla capanna dell'Infante di Betlemme ove Cristo nacque su di un giaciglio di foglie.Le vediamo impresse sulla povera casetta di Nazaret ove Gesù lavorò per amor nostro.Le vediamo là nel pretorio di Caifa, di Erode, di Pilato, ove l'innocente Gesù soffrì per amor nostro.Senza dubbio se Nostro Signore ci avesse amato soltanto fino alla croce, fino a dare la vita per noi, sarebbe già stata una prova di immenso amore, ma il Signore volle far più. Il Cuore di Gesù è Cuore divino, e Dio è eterno ed anche il suo amore non può morire: « Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli ».Ma in che modo, o Gesù, resterai con noi? Se tu stesso hai predetto la tua morte, la tua partenza da questa terra?Nella notte stessa nella quale uno dei suoi amici più intimi, un suo apostolo, Giuda, lo tradiva, nella notte in cui i suoi nemici aizzavano la plebe, radunavano falsi accusatori, armavano soldati per la sua cattura, mentre i Giudei gridavano : « Non deve regnare sopra di noi, è degno di morte... dobbiamo toglierlo dal mondo... », Gesù, là, nel Cenacolo, circondato dai suoi Apostoli dà una prova solenne di tutto il suo amore per gli uomini.« Non vi lascerò orfani, esclama, ma sarò sempre con voi ». Ancora una volta quel Cuore adorabile, pieno d'amore, si commuove, pensa alle anime che avranno bisogno di nutrimento spirituale; che avranno bisogno di Lui e della sua forza ed allora decide di darsi come cibo.Verso la metà della cena, prese il pane, alzò gli occhi al cielo, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: « Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo ». Similmente fece del vino che distribuì dicendo: « Prendete e bevete, questo è il mio Sangue; ogni qualvolta farete questo, fatelo in mia memoria ».Ecco compiuta l'istituzione del Sacramento dell'amore, l'Eucarestia, il Sacramento che fa vivere in mezzo a noi Gesù, anche dopo la sua ascesa al cielo.I nemici uccisero Gesù, suscitarono persecuzioni di ogni genere, cercarono ogni mezzo per toglierlo di mezzo agli uomini, ma tutto fu inutile.Cristiani, quante volte là da quel tabernacolo Gesù ci invita al banchetto divino! accostiamoci a lui. Rallegriamoci di essere nel numero dei fedeli convitati che il Padrone ha introdotto nella sua casa. Là dimenticheremo le nostre tristezze ed ascolteremo dal Cuore di Cristo i suoi divini consigli, là riceveremo la forza, il vigore per vincere i nostri nemici e camminare più speditamente per la via della virtù.Gesù Eucaristico, sole splendente ed ardente d'amore, brilla nella nostra mente, nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nel mondo intero, e facci amare Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come noi medesimi!
PRATICA. Accostiamoci sovente al banchetto divino.
PREGHIERA. O Signore, che sotto questo mirabile Sacramento ci hai lasciato un ricordo della tua passione, deh, concedici di venerare così i sacri misteri del Corpo e del Sangue tuo, da sentire continuamente in noi il frutto della tua redenzione.
IL VANGELO NEL 21° SECOLO
RICORRENZE
FESTA DELLA MAMMA
DUE COSE AL MONDO NON TI ABBANDONANO MAI
L'OCCHIO DI DIO CHE SEMPRE TI VEDE
E IL CUORE DELLA MAMMA
CHE SEMPRE TI SEGUE