IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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        IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A           IL VANGELO NEL 21° SECOLO

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Parola del Signore.

RIFLESSINI

Il Dio che viene ad incontrarci nella Bibbia non regna, indifferente alla sofferenza umana, in una lontananza beata. E' un Dio che, al contrario, si prende a cuore tutta questa sofferenza. Lui la conosce (Es 3,7). La notizia di Dio che si fa uomo in Gesù non ci lascia di sasso: Dio viene nel cuore della nostra vita, si lascia toccare dalla nostra sofferenza umana, si pone con noi le nostre domande, si compenetra della nostra disperazione: "Mio Dio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34). Giovanni Battista dice di Gesù: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo". Ecco questo Dio che si lascia ferire dalla cattiveria dell'uomo, che si lascia commuovere dalla sofferenza di questa terra.
Egli ha voluto avvicinarsi il più possibile a noi, è nel seno della nostra vita, con i suoi dolori e le sue contraddizioni, le sue falle e i suoi abissi.
È in questo che la nostra fede cristiana si distingue da qualsiasi altra religione. Gesù sulla croce - Dio nel mezzo della sofferenza umana: questa notizia è per noi un'incredibile consolazione. È vicino al mio dolore, egli mi capisce, sa come mi sento. Questa notizia implica allo stesso tempo un'esistenza scomoda: impegnati per coloro che, nel nostro mondo, stanno affondando, che naufragano nell'anonimato, che sono torturati, che vengono assassinati, che muoiono di fame o deperiscono... Sono tutti tuoi fratelli e tue sorelle!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 2,18-22)

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

Il Vangelo di oggi proclama la novità cristiana, la novità di una vita unita a Cristo. E il Signore stesso inaugura questa novità, offrendo a Dio non più cose convenzionali, ma la sua stessa esistenza, come leggiamo nella lettera agli Ebrei.
"I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno": essi si preoccupano di cose aggiunte alla vita, come penitenze scelte per onorare Dio e pensano che siano le più importanti. Nella vita di Gesù invece la cosa più importante è la sua esistenza stessa, non ciò che vi si sovrappone come cerimonia o penitenza supplementare. Cristo è sacerdote e non offre sacrifici convenzionali ("doni e sacrifici"), ma la sua vita: "Nei giorni della sua vita terrena offri preghiere e suppliche con forti grida e lacrime". E il dramma della sua vita trasformato in offerta a Dio.
Questa trasformazione richiede intense preghiere, non si compie con una semplice intenzione dello spirito, ma nella lotta, come è descritto nella lettera agli Ebrei, che ricorda la lotta dell'agonia. Gesù ha lottato contro le difficoltà della vita, contro la necessità della passione, ha lottato nella preghiera perché tutto questo fosse trasformato in un'offerta degna di Dio, piena dello Spirito di Dio.
È ciò che Gesù aspetta da noi: la trasformazione della nostra vita in sacrificio, non le cose che si sovrappongono alla vita. Certo, bisogna fare anche queste cose, come esercizi di preghiera e di mortificazione, che aiutano a trasformare la vita, ma la cosa importante e questa trasformazione, è fare della nostra esistenza una offerta a Dio, come dice Paolo nella lettera ai Romani (cfr. Rin 12).
Quando partecipiamo alla Messa dobbiamo ricordarci questa necessità e offrire la nostra vita in unione al sacrificio e alla vittoria di Cristo. Parlo della nostra vita concreta, con tutte le sue gioie, difficoltà, con le sue tentazioni, i suoi desideri e speranze. Questa è l'offerta che vuole il Signore: il sacrificio della trasformazione della nostra vita, che lo stesso Spirito di Gesù compie in noi se siamo docili alla sua azione.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

Se leggiamo la Scrittura con gli occhi dello Spirito, saremo sempre esigenti con noi stessi, misericordiosi, pietosi, compassionevoli con i nostri fratelli.
Gesù è il Signore anche del Sabato perché solo Lui è in grado di dargli la giusta verità, quella verità che il Padre suo gli aveva conferito, ma che il cuore impuro degli scribi aveva ridotto a menzogna, a falsità, a inganno. Lui è il solo Signore della verità del Padre, perché Lui è la verità. Lo è per natura, per santità, per partecipazione, per dono dello Spirito Santo. Essendo Lui la verità divina ed umana eterna e storica, Lui solo può dirci ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Amare di sabato non è mai ingiusto. Essere compassionevole di sabato sempre si può. Manifestare tutta la divina carità a chi è nella sofferenza è consentito. Come Dio ama sempre e non c'è riposo dall'amore, così è anche per l'uomo. Mai questi si deve riposare dall'amare. Se si riposa è già caduto dall'amore. Si è posto fuori della verità del suo Dio che è purissimo amore eterno senza riposo. Dio si riposa dal lavoro, ma mai dall'amare l'uomo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnate ad amare sempre. 

TESTO-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,1-6)

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Rattristato per la durezza dei loro cuori.
Gesù è il Giusto. Anzi è la somma, la perfetta, la divina giustizia del Padre. Lui è luce purissima di eterna verità. Secondo Ezechiele sono i falsi profeti che rattristano il cuore del giusto. Lo rattristano perché il danno che essi arrecano è distruttore della verità di Dio, del suo amore, della sua luce, della sua misericordia, della sua infinita pietà.
Gesù vive in mezzo ad un popolo guidato da un esercito di falsi profeti. Essi governano in nome della falsità, della menzogna, dell'inganno. La falsa profezia che nasce dalla trasformazione della Parola del Signore è più deleteria di ogni altra profezia. Mille falsi profeti che appartengono al mondo non sono per nulla paragonabili ad un solo teologo falso. I danni che produce quest'ultimo distruggono dall'interno il corpo di Cristo.
I falsi profeti del popolo di Dio sono inconvertibili. Satana ha preso possesso del loro cuore e da esso governa i figli di Dio nella falsità e nell'inganno. Tutti i mali del mondo oggi sono il frutto di un esercito di falsi profeti che dall'interno del corpo di Cristo stanno avvelenando la morale, la teologia, la Scrittura, la verità di Cristo, l'intera Chiesa. Sempre la Chiesa è stata dilaniata dai falsi profeti che operano nel suo seno. Creano il male quelli che restano nel seno della Chiesa. Di questi Satana si serve.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri profeti di Cristo Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,7-12)
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall'Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo Vangelo ci fa vedere fino a che punto Gesù sia centro di unità. E molto importante prendere coscienza della potenza di Cristo di fare unità attirando tutti gli uomini a sé, perché solo con fede viva in questa sua capacità possiamo essere anche noi apostoli e artefici di unità nell'ambiente dove viviamo, non solo, ma per la Chiesa e il mondo.
San Marco ci descrive l'affollarsi della gente, così precipitoso che Gesù deve salire su una barca "perché non lo schiacciassero". Egli attira la folla con la sua bontà, con la sua potenza, e non solo dalla Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme ma scrive l'evangelista "dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone" quindi da paesi pagani. Accorrevano a lui con i loro malati per averne la guarigione, ma anche con tutte le aspirazioni del loro cuore, per trovare la pace di Dio.
La lettera agli Ebrei scrive di lui: "Tale era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato ormai dai peccatori ed elevato sopra i cieli". Un sommo sacerdote è centro dell'unità o, meglio, ne è il mediatore, come è detto alla fine del brano che abbiamo letto. Cristo è Mediatore proprio perché è perfettamente unito a Dio in una santità irreprensibile, in una purezza unica, ma è anche il sacerdote che ci occorreva: noi abbiamo bisogno di un sacerdote così perfetto per poter trovare l'unità in Dio stesso.
Nel Vangelo vediamo però che Gesù si oppone con severità a che la sua grandezza venga rivelata. Perché? Perché egli sa che la sua opera domanda il sacrificio di se stesso e che la sua dignità di Figlio di Dio può essere veramente rivelata solo attraverso la croce. E ciò che dice anche la prima lettura: "Egli non ha bisogno di offrire sacrifici ogni giorno, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso". Cristo ha realizzato il culto perfetto, che non è soltanto un simbolo come il culto antico, quello dei sacerdoti ebrei, che era "una copia e un'ombra delle realtà celesti"; egli ha ricevuto un ministero più elevato, che realizza veramente il divino disegno di comunione con il sacrificio di se stesso.
Nella preghiera sacerdotale (Gv 17) Gesù si rivela molto cosciente dell'opera di unità che egli deve compiere "santificando se stesso" cioè sacrificando la sua vita. Il Figlio di Dio non ha preso la natura umana semplicemente per guarire le nostre malattie con la potenza divina, ma principalmente per trasformare la nostra natura e ristabilire il rapporto tra Dio e noi, senza il quale ogni unità è impossibile. Cristo ha dunque ricevuto, come si esprime l'autore della lettera agli Ebrei, "un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse".
In ogni Messa noi ci avviciniamo a Cristo e dovremmo avvicinarci con la stessa premura impaziente della gente di Palestina e dei paesi vicini, che si precipitava da Gesù per essere guarita e trasformata e con lo stesso ardore di contemplazione che si rivela nella lettera agli Ebrei, nella certezza che egli può trasformarci e fare anche di noi strumenti di unità. Cristo ha offerto un solo sacrificio una volta per tutte, ma lo mette continuamente a nostra disposizione: è il nostro Mediatore, sempre vivo per intercedere a nostro favore e viene in mezzo a noi proprio per essere nostro intercessore, per darci tutte le grazie necessarie affinché anche la nostra vita, con lui, in lui e per lui, diventi offerta viva, gradita a Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono"; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gli Ebrei veneravano la legge, ma pochi la osservavano veramente; anzi il profeta Geremia riferisce questa promessa divina in un tempo in cui, per le gravi violazioni della legge, Dio ha castigato duramente il suo popolo: il tempio è distrutto, il popolo esiliato.
Ma quando tutto sembra venuto meno, Dio crea cose nuove, più belle delle antiche. Così fa anche ora:
"Porrò le mie leggi nelle loro menti e le imprimerò nei loro cuori". Vale a dire che gli uomini saranno intimamente d'accordo con Dio, ameranno la sua volontà, avranno desiderio di compierla, avranno anzi la stessa volontà e gli stessi desideri di Dio. "Nessuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno": sarà una conoscenza personale, intima, non imposta da un insegnamento, ma detta nel cuore. È l'alleanza istituita da Gesù con il suo sacrificio, è lui stesso che diventa nostra legge nella carità universale. Lo diciamo ad ogni Eucaristia: "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza". C'è in più la parola "eterna", che non si trova nel Vangelo ma si trova nei profeti ed è esatta, perché questa alleanza è definitiva, perfetta; ci unisce definitivamente con Dio e ci unisce tra noi. Questa è la base e la sorgente dell'unità.
Nel Vangelo odierno troviamo l'altra condizione dell'unità: l'elezione dei Dodici, l'istituzione che esprime la pluralità nell'unità, alla quale si deve aderire per essere uniti a Dio. Tutte le divisioni nella Chiesa sono dovute alla mancanza di fede e di adesione all'autorità; ma se vogliamo vivere davvero nell'unità dobbiamo avere un amore speciale per chi nella Chiesa è posto in autorità. Sono uomini deboli, imperfetti, ma costituiti da Cristo per conservare l'unità e per questo dobbiamo circondarli di affetto, di comprensione: Cristo Gesù è con loro! Chiediamo al Signore, per noi e per tutti gli uomini, la grazia di vivere uniti a lui, nel suo amore, osservando la legge che egli ci ha messo nel cuore e aderendo con fede all'autorità da lui costituita, affinché formiamo tutti un unico corpo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,20-21)

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Di nuovo una grande folla segue Gesù fino in casa. Sono talmente pigiati che non riescono neppure a disporsi per "prendere cibo". In questa pagina evangelica, la casa non è ritenuta il posto degli affetti familiari, il luogo sicuro dove uno può stare tranquillo e protetto. E' invasa da tanta gente e pure da confusione e disagio. Ecco che allora entrano in campo i "suoi", cioè i più intimi, i parenti del Maestro, che escono dalla loro casa per andare a prenderlo perché lo ritengono pazzo, fuori di sé.
"Secondo i suoi Gesù dovrebbe avere un po' più di buon senso. Dovrebbe investire bene le sue qualità. Gesù invece simpatizza coi cattivi e trascura i propri interessi; si può prevedere che con la sua bontà e sprovvedutezza andrà a finir male".
Quante volte anche noi se qualcuno nel nostro ambiente lancia un'idea originale o propone un'azione buona abbiamo reazioni ostili. Sono i pregiudizi che ci spingono a demolire, comunque a criticare. E' la storia di sempre che per il Figlio di Dio ha significato la Passione e la morte.
Ricordiamo a questo proposito il monito di Papa Francesco: "Si può uccidere con le parole". E Chiediamo al Signore di donarci parole e pensieri puliti.