IL VANGELO DEL GIORNO IV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO DI QUARESIMA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
"Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?" (Sal 28,1)
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi
discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori,
ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo
le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando
nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango
sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che
significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante,
dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni
dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli
diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti
gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo
ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato,
mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?».
Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in
cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei
dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse
loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora
alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva
il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di
questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco:
«Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli
rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato
cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di
colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro
figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di
lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come
ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo
sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi
genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già
stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso
dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a
lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da'
gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se
sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora
gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose
loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?
Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero:
«Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha
parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo:
«Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto
gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e
fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito
dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da
Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei
peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi
nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in
lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse:
«Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un
giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono,
vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con
lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù
rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:
"Noi vediamo", il vostro peccato rimane». Parola del Signore.
Forma breve:
Dal Vangelo secondo Giovanni. Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra,
fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli
disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli
andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano
visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava
seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No,
ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in
cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei
dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse
loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora
alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva
il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di
questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco:
«Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli
rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e
insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi
nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in
lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse:
«Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
La "luce" è uno dei simboli originali delle Sacre Scritture.
Essa annuncia la salvezza di Dio. Non è senza motivo che la luce è stata la
prima ad essere creata per mettere un termine alle tenebre del caos (Gen
1,3-5). Ecco la professione di fede dell'autore dei Salmi: "Il Signore è mia
luce e mia salvezza, di chi avrò paura?" (Sal 28,1). E il profeta dice:
"Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria
del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1). Non bisogna quindi stupirsi se il
Vangelo di san Giovanni riferisce a Gesù il simbolo della luce. Già il suo
prologo dice della Parola divina, del Logos: "In lui era la vita, e la vita era
la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno
accolta" (Gv 1,4-5). La luce è ciò che rischiara l'oscurità, ciò che libera
dalla paura che ispirano le tenebre, ciò che dà un orientamento e permette di
riconoscere la meta e la via. Senza luce, non c'è vita.
Il racconto della guarigione del cieco è una "storia di segni" caratteristica
di san Giovanni. Essa mette in evidenza che Gesù è "la luce del mondo" (v. 5,
cf. 8, 12), che egli è la rivelazione in persona e la salvezza di Dio - offerte
a tutti.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano
andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi
era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito
che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di
scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo
figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre
riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e
credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo di oggi ci viene detto chiaramente che nessun
profeta è rispettato né onorato nel proprio paese. Da un punto di vista
letterario, il "paese natale" di Gesù è Nazaret, un villaggio della Galilea
poco conosciuto. Per questo motivo Giovanni insiste su questa osservazione, per
sottolineare la testimonianza missionaria di Gesù. Gesù è stato inviato al
popolo di Giudea, il cui centro religioso era Gerusalemme, tuttavia non vi fu
ricevuto (Gv 1,11).
La salvezza, la redenzione per mezzo della fede va molto al di là dei privilegi
legati alla razza e ad ogni altro particolarismo. Gesù, dunque, ha svolto la
sua attività non soltanto in Galilea ma anche nelle regioni pagane. E, in
questo brano di Vangelo, il mondo pagano è rappresentato dal funzionario di
Cafarnao, che non è ebreo. Egli, pagano, ha creduto alla parola di Gesù, dando
prova di una fede pura e sincera che deve servirci di esempio.
In questo brano del Vangelo di san Giovanni ci viene mostrata l'importanza del
dialogo tra Gesù e il funzionario e, nello stesso tempo, l'oggetto di questa
conversazione: la fede. La vera fede è quella che rende possibile l'accoglienza
di Gesù, quella che ci conduce al Salvatore (a Gesù). Per mezzo della fede,
andiamo incontro a Dio e scopriamo il Padre e il suo amore nella nostra vita.
Quando constata la nostra fede, la nostra fiducia in lui, Gesù, per mezzo della
potenza vivificante della sua parola, compie miracoli nella nostra vita. In
questo brano di Vangelo, troviamo l'effetto della parola divina e la fiducia
assoluta nella potenza di Gesù. Così, Gesù ha ricompensato la fede del
funzionario come ricompensa la fede di ogni uomo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso
la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con
cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi,
zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere
e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose
il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua
si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù
gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo
guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato
guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose
loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"».
Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?». Ma
colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era
allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare
più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì
ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano
Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella visione di Ezechiele, l'acqua che dà la salute e la
vita simboleggia la grazia che Dio dispensa in abbondanza nel tempo messianico.
Questo tempo è giunto con la venuta di Gesù Cristo. È il motivo per cui Gesù
non conduce il malato alla piscina di Siloe, la sorgente della grazia
dell'Antico Testamento, ma lo guarisce per mezzo della propria potenza.
Egli lo fa di sabato, ed ordina al miracolato di portare il suo giaciglio nel
giorno di sabato, poiché è giunto il tempo in cui è arrivata una grazia più
grande della legge, e Gesù è il padrone del sabato. Nel sacramento del
battesimo, tutti siamo stati integrati nel tempo messianico e, guariti dalla
paralisi, abbiamo ricevuto l'ordine di partire e di portare i frutti della vita
nello Spirito. Oggi Gesù ci dà un monito come ha fatto con il paralitico:
dobbiamo avere paura di ricadere ancora nella schiavitù del peccato, affinché
la nostra paralisi spirituale di cristiani non sia più grave della paralisi del
paganesimo di cui Cristo ci ha liberati. Il tempo di Quaresima è il tempo
dell'esame di coscienza. I nostri paesi, il mondo cristiano e post-cristiano
non sono forse caduti di nuovo nel paganesimo, nell'idolatria del denaro, del
successo e del potere? Non siamo forse di nuovo paralizzati tanto da non saper
più vincere il male sociale, politico, familiare e personale? Le strutture del
male sociale non costituiscono forse il letto della nostra malattia? O lo
costituiscono le opinioni e i costumi del nostro ambiente? Gesù chiama ognuno
di noi a convertirsi. Ci offre la riconciliazione con il Padre e la guarigione.
Ci dice oggi: alzati, porta con te il tuo giaciglio di malato, va', vivi e fa'
il bene. Ognuno di noi, all'ascolto del Vangelo di oggi, deve trovare il suo
compito nell'ordine di Gesù: "Alzati, cammina e non peccare più".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il
Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre;
quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti
ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora
più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a
chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio
al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora
il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è
questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che
l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio
di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è
Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio
giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che
mi ha mandato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le letture di oggi ci dicono chi è Gesù di Nazaret. Gesù sa
e vede come agisce Dio, e per questo agisce come Dio, e lo fa sempre bene, anche
il giorno di sabato. Gesù ha in sé la forza della vita e della risurrezione.
Egli è il figlio prediletto di Dio, e Dio chiede che gli siano resi gli onori
dovuti a Dio. Gesù è allo stesso tempo pienamente uomo, e proprio perché è un
uomo Dio ha fatto di lui il giudice di tutti gli uomini. L'ora del giudizio di
Dio su di noi, del giudizio attraverso Gesù Cristo, non è solo annunciata per
la fine del mondo. È oggi, adesso, che noi siamo sottomessi al tribunale di
Gesù Cristo, poiché il tempo messianico è incominciato a partire dalla sua
morte e dalla sua risurrezione. Oggi noi ci troviamo contemporaneamente davanti
al giudizio e alla misericordia di Dio, che ci sono dati in Gesù Cristo. Il
giudizio concerne il male che abbiamo fatto e lo scopre ai nostri occhi. Ma
Gesù Cristo ci porta la remissione dei peccati, la guarigione del male e il
ritorno alla vita, alla vita che abbiamo ucciso o affievolito in noi.
Per questo è sufficiente accogliere il dono divino del perdono. Se crediamo che
Gesù Cristo è veramente entrato nella storia dell'umanità quando il Verbo di
Dio si è fatto uomo e il Padre ci ha mostrato il suo amore dandoci suo Figlio,
se ci rimettiamo nelle mani di Gesù Cristo, usciremo allora dalla morte ed
entreremo nella vita, ed invece di essere giudicati, troveremo la misericordia
e diverremo figli di Dio. D'altra parte, noi possiamo rifiutare questo dono,
possiamo preferire il male che è in noi e non volere la guarigione. In questo
caso ci sottomettiamo volontariamente al giudizio di Gesù Cristo. Bisogna
pregare con fervore perché nessun uomo faccia mai questa scelta. Noi
apparteniamo a Gesù per salvare con lui il mondo intero.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe
vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che
egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla
verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché
siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un
momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il
Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo,
testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono
proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per
avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di
Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene
dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa:
Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La lettura dell'Antico Testamento ci mette in guardia dalla
tentazione di cercare il vitello d'oro, la divinità visibile e palpabile fatta
su misura per noi. La lettura del Vangelo secondo Giovanni esige che noi
crediamo in Gesù Cristo. Il fondamento della nostra fede è la testimonianza
dell'Antico e del Nuovo Testamento. Testimonianza della verità che non si può
apprendere né provare scientificamente, e neppure codificare in una legge. Gli
Ebrei del tempo di Gesù avevano l'Antico Testamento, ma non capivano le parole
di Mosè su Gesù. Avevano davanti ai loro occhi i miracoli compiuti dal profeta di
Nazaret, ma i miracoli possono essere interpretati in molti modi. Bisogna
credere per capire il loro contenuto. Gesù desiderava convincerli per dar loro
la vita.
Molti credettero in lui, ma gli eruditi e gli anziani lo rifiutarono. E noi,
come interpretiamo il Vangelo? Crediamo veramente alla testimonianza di Dio
Padre in Gesù di Nazaret? Crediamo che egli è il Verbo di Dio, il Messia
atteso? Non abbiamo mai visto Dio, ma abbiamo le parole di Gesù Cristo. Esiste
il Verbo di Dio in noi? E noi, esistiamo in Gesù Cristo? Forse ci si può
rimproverare di non aver ricevuto Gesù e i suoi messaggeri, mentre riceviamo
qualunque passante che arriva con la sua teoria (teoria a volte strana) perché
è interessante, alla moda, esotica, o perché lo scetticismo che essa comporta
si presta all'edificazione della nostra gloria...? A volte semplicemente ci
vergogniamo di credere e di cercare di incontrare Dio nell'antico
cristianesimo. Preghiamo per il dono della fede, della speranza e della carità,
per vedere in Gesù il Figlio di Dio e per essere a nostra volta trasformati in
figli di Dio, divinizzati nell'unione con il Figlio Unigenito.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere
la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi
fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di
nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di
uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi
hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di
dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e
sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato
è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli
mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui,
perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato
dai capi della sua nazione. Gesù deve nascondersi, e il popolo non sa cosa
pensare di lui, perché i capi religiosi della nazione non credono nella sua
dignità di Messia. I farisei non credono in Gesù, perché lo giudicano secondo i
principi formali del sabato e delle abluzioni rituali, e non penetrano in
profondità nel suo insegnamento. I sacerdoti rifiutano Gesù per motivi
politici. Che cosa ne è di lui oggi, fra di noi? Le parole di Gesù che
attestano la sua identità ed invitano a credere, non si scontrano oggi nel nostro
mondo con simili difficoltà di credibilità?
Quali sono le cause della debolezza della nostra fede? Sicuramente le forme
attuali di pensiero sembrano diverse da quelle del tempo di Gesù, e non si
tratta sempre di formalismo religioso. È a volte scientifico, a volte legato ai
costumi. Anche le considerazioni politiche si formano in modo diverso pur
essendo comunque essenziali. I marxisti non sono i soli ad aver rifiutato la
fede nel nome di una teoria politica. Le società del consumo, nella corsa al benessere
materiale, fanno in pratica la stessa cosa, anche se non la teorizzano. E noi,
siamo capaci di credere in modo da assumere la responsabilità del dramma di
Gesù e, con lui, di esporci al rifiuto, al giudizio degli altri, o ancora di
lasciarci implicare in qualche conflitto con chi ci sta intorno? Si può
trattare semplicemente di un conflitto all'interno della Chiesa a motivo del
formalismo morale, o un conflitto all'interno di una società laica nella difesa
del bene, del prossimo e dei suoi diritti alla vita e a una giustizia equa. Che
cosa abbiamo fatto per introdurre nella vita sociale e politica dei nostri
paesi, che conoscono il Vangelo da secoli, i principi dell'amore del prossimo?
Non meritiamo forse il rimprovero di Gesù, perché non osserviamo la legge
divina, perché uccidiamo e nuociamo agli altri?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano:
«Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri
invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura:
"Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il
Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le
guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero
loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo
ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare
anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa
gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro,
disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di
sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia,
e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù prese su di sé le sorti del profeta rifiutato e quelle
di tutti gli esclusi e gli abbandonati. Egli ha preso su di sé le sorti delle
nazioni perseguitate per aver combattuto per la libertà, le sorti dei militanti
condannati per la loro fede, sia che essi siano perseguitati da un potere laico
ateo, sia dai seguaci di un'altra confessione. Il Vangelo di oggi ci mostra le
poche persone che hanno tentato di difendere Gesù. Le guardie del tempio non
hanno voluto arrestarlo, e Nicodemo l'ha timidamente sostenuto, argomentando
che non si può condannare qualcuno senza aver prima ascoltato il suo difensore.
Nel mondo di oggi, anche noi cerchiamo timidamente di prendere le difese di
quelli che sono ingiustamente perseguitati. A volte è l'esercito che rifiuta di
sparare sui civili, come è successo di recente nei paesi baltici. A volte è
nell'arena internazionale che viene negato - assai timidamente - ad una grande
potenza il diritto di opprimere un popolo. Il dramma del giudizio subito da
Cristo, seguito dal suo arresto e dalla sua crocifissione, come riporta il
Vangelo di oggi, perdura ancora nella storia umana. Ogni uomo ha, in questo
dramma, un certo ruolo, analogo ai ruoli evocati nel Vangelo. Gesù è venuto da
Dio per vincere il male per mezzo dell'amore. La sua vittoria si è compiuta
sulla croce.
La sua vittoria non cessa di compiersi in noi, passando per la croce. Dobbiamo
osservare la scena del mondo attuale alla luce del processo a Gesù e del dibattito
suscitato dalla sua persona, quando viveva e compiva la sua missione in
Palestina. Siamo capaci di percepire Gesù e il suo insegnamento nella Chiesa?
Non rifiutiamo davvero nessuno, e non giudichiamo nessuno ingiustamente? Siamo
capaci di vedere Gesù nei poveri e nelle vittime della terra? Chi è ognuno di
noi oggi nel dramma dei profeti contemporanei rifiutati, e nel dramma odierno
di Gesù Cristo e del suo Vangelo? Gesù? Nicodemo? Le guardie del tempio?