IL VANGELO DEL GIORNO SANTISSIMA TRINITA' X DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sia benedetto Dio Padre,
e l'unigenito Figlio di Dio,
e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi.
IL VANGELO DEL GIORNO SANTISSIMA TRINITA' X DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITA' ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,16-18)
Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio, unigenito.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,16-18)
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque
crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma
perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,
perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Spesso ci si immagina un "Dio" lontano, astratto, ridotto
quasi a un sistema di idee.
Soprattutto quando ci si accosta alla dottrina della Trinità.
E invece. E invece, l'essere concretissimo di Dio è comunione che liberamente
si effonde. Anzi, ci chiama a varcare la soglia della sua vita intima e
beatificante.
Non riusciamo a capire perché Dio si sia interessato di noi: più di quanto,
forse, noi ci interessiamo a noi stessi.
Proprio mentre eravamo peccatori, il Padre ha mandato il suo Figlio per
offrirci la vita nuova nello Spirito. Liberamente. Per amore. "Dio ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito".
Cristo non si impone. Non costringe ad accettarlo. Si consegna alla nostra
decisione.
È questa la vertigine della vita umana. Possiamo passare accanto al Signore
Gesù che muore e risorge, senza degnarlo di uno sguardo nemmeno distratto.
E, tuttavia, non possiamo fare in modo che egli non esista come il Dio fatto
uomo che perdona e salva. "Chi non crede è già stato condannato".
Ma se ci apriamo alla sua dilezione...
Allora Cristo si rivela come colui che ha suscitato in noi tutte le attese più
radicali. E colma a dismisura queste attese.
È la redenzione. È la grazia. È lo Spirito che abita in noi e ci conforma al
Signore Gesù.
La vita nuova, che ci viene donata, apparirà in tutta la sua gloria oltre il
tempo. Inizia qui, ed è la "vita eterna".
IL VANGELO DEL GIORNO SANTISSIMA TRINITA' X DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché
grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti
che furono prima di voi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il tema è la consolazione dopo la desolazione. "Beati
gli afflitti perché saranno consolati" è una delle beatitudini; san Paolo
nella lettera ai Corinzi porta l'esempio di se stesso: è appena passato
attraverso una grande tribolazione, tanto che più avanti dirà che disperava
perfino della vita, ma in questa tribolazione ha ricevuto la consolazione di
Dio e ora lo benedice: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra tribolazione". E un messaggio di gioia e di consolazione molto
prezioso.
Però dobbiamo renderci conto che la condizione per essere consolati è proprio
di accettare prima la tribolazione, la desolazione: Dio non può consolare se
non quelli che sono desolati.
Questo è il senso di tutte le beatitudini. È necessaria una situazione
negativa, perché Dio in essa possa compiere la sua opera positiva. "Beati
gli afflitti non coloro che sono nella felicità, nella gioia beati gli afflitti
perché saranno consolati". E san Paolo: "Come abbondano le sofferenze
di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra
consolazione". Bisogna lottare con Dio nella desolazione per ricevere la
vittoria, la consolazione divina, perché non c'è vittoria senza combattimento.
Impariamo dunque a vedere la desolazione come condizione per ricevere la gioia
divina.
Certo, la desolazione pesa ed è insieme una tentazione di non credere più a
Dio, di non aver fiducia, quando invece Dio in quella circostanza vuol consolarci,
e ci consola se lottiamo con lui, rimanendo fermi nella fede e nella speranza.
Lottare come? Lottare nella preghiera, una preghiera difficile, perché nella
vera desolazione non c'è più voglia di pregare, ma una preghiera intensa, vera,
fatta rimanendo vicino alla croce di Gesù. Allora le nostre sofferenze
diventano veramente "le sofferenze di Cristo in noi", preludio della
vittoria e della consolazione, che ci fa cantare: "Gustate e vedete quanto
è buono il Signore!". Soltanto dopo la vittoria si può avere la certezza
gioiosa e beatificante della bontà di Dio.
In san Paolo l'esperienza della tribolazione e della consolazione è una
esperienza apostolica: "Quando siamo tribolati, è per la vostra
consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra
consolazione" perché combattimento e vittoria egli li vive per diffondere
e consolidare la fede. E la consolazione "si dimostra nel sopportare con
forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo". E dunque un
cammino che egli traccia per tutti i fedeli, da vero Apostolo.
Domandiamo al Signore la luce per capire il valore delle tribolazioni e l'aiuto
a rimanere, nelle prove, fermi nella fede, fermi accanto alla croce di Cristo,
finché giunga la vittoria, nella consolazione divina.
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Martedì della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
CLICCA QUI 13 giugno Sant' Antonio di Padova
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,13-16)
Voi siete il sale della terra.
Voi siete la luce del mondo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo
si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato
dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra
un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul
candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda
la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e
rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
È un grande privilegio per un Apostolo del Signore poter
applicare a sé il magnifico testo di Isaia che Gesù a Nazaret ha applicato a se
stesso: "Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha
consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai
poveri...".
Veramente lo Spirito era su Antonio di Padova, che ha portato il lieto
annuncio, il Vangelo, ai poveri con un successo straordinario. E ha fasciato le
piaghe dei cuori spezzati, ha annunciato la liberazione dei prigionieri, in
modo così luminoso, così straordinario, che è stato canonizzato dopo un solo
anno dalla sua morte. È una cosa che oggi sarebbe impossibile, ma che dice bene
quanto profonda fosse la venerazione del popolo cristiano.
In questo testo di Isaia, in cui vediamo chiaramente l'azione dello Spirito
consolatore che fascia le piaghe del cuore, che consola gli afflitti, vorrei
sottolineare l'annuncio di libertà, che ci fa vedere lo Spirito all'opera come
creatore, così come lo invoca l'inno di Pentecoste.
Tutti siamo prigionieri di tanti condizionamenti, provenienti dal nostro
temperamento, dalle circostanze, dallo stato di salute, dai rapporti
interpersonali che non sempre sono armoniosi... E cerchiamo la liberazione.
Ma la vera liberazione viene in modo inatteso, in modo paradossale dallo
Spirito di Dio, che non risolve i problemi, ma li supera, portandoci a vivere
più in alto.
Nella vita di sant'Antonio possiamo constatare questa liberazione operata dallo
Spirito. Antonio avrebbe potuto essere grandemente deluso, depresso, perché
tutti i suoi progetti sono stati scombussolati. Voleva essere missionario,
voleva perfino morire martire e proprio per questo si era imbarcato per andare
fra i musulmani. Ma il suo viaggio non raggiunse la meta: invece di sbarcare
nei paesi arabi fu sbarcato fra i cristiani, in Sicilia e poi rimase in Italia.
Avrebbe potuto passare il resto della sua vita a compiangere se stesso:
"Non posso realizzare la mia vocazione ! ". E invece fiori dove il
Signore lo aveva inaspettatamente piantato: cominciò subito a predicare, a fare
il bene che poteva, e acquistò una fama straordinaria.
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Mercoledì della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
Non sono venuto ad abolire la Legge,
ma a dare pieno compimento.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad
abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno
compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà
un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli
altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei
cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Paolo esprime tutto il suo entusiasmo per la nuova alleanza,
incomparabile dono della Trinità agli uomini: Dio Padre, Figlio, Spirito Santo
li invitano a entrare nella loro intimità. L'Apostolo nomina le tre persone dicendo
che è per mezzo di Cristo che egli ha fiducia davanti a Dio (il Padre), che lo
ha reso ministro di una alleanza dello Spirito. Cristo, il Padre, lo Spirito. E
questo dono della nuova alleanza si realizza specialmente nell'Eucaristia, in
cui il sacerdote ripete le parole di Gesù: "Questo calice è il sangue
della nuova alleanza".
Anche noi dovremmo essere, come Paolo, pieni di entusiasmo per l'alleanza
nuova, questa splendida realtà che viviamo, l'alleanza data dalla Trinità alla
Chiesa, l'alleanza nuova che rinnova tutte le cose, che ci mette continuamente
in una novità di vita, facendoci partecipare al mistero della morte e della
risurrezione di Cristo. Il sangue della nuova alleanza, che riceviamo
nell'Eucaristia, ci unisce a lui, mediatore della nuova alleanza.
San Paolo fa un confronto tra l'antica e la nuova alleanza. L'alleanza antica
egli dice era incisa in lettere su pietre. È un'allusione trasparente
all'alleanza del Sinai, quando Dio aveva inciso sulla pietra i comandamenti, la
sua legge, che doveva essere osservata per rimanere nell'alleanza con lui.
Paolo oppone questa alleanza l'alleanza "della lettera" all'alleanza
"dello Spirito".
L'alleanza della lettera è incisa su pietre ed è fatta di leggi esteriori,
l'alleanza dello Spirito è interiore ed è scritta nei cuori, come dice il
profeta Geremia.
Si tratta, più precisamente, di una trasformazione del cuore: Dio ci dà un
cuore nuovo per infondervi uno Spirito nuovo, il suo Spirito. La nuova alleanza
è dunque l'alleanza dello Spirito, dello Spirito di Dio. È lui la nuova
alleanza, è lui la nuova legge interiore. Non più una legge fatta di
comandamenti esteriori, ma una legge consistente in un impulso interiore, nel
gusto di fare la volontà di Dio, nel desiderio di corrispondere in tutto
all'amore che viene da Dio e ci guida a Dio, all'amore che rende partecipi
della vita della Trinità.
La lettera uccide dice san Paolo lo Spirito dà vita". La lettera uccide
proprio perché si tratta di precetti che, se inosservati, provocano la
condanna. Lo Spirito invece dà vita perché rende capaci di fare la volontà di
Dio e la volontà divina è sempre vivificante, lo Spirito è una vita, un
dinamismo interiore. Per questo la gloria della nuova alleanza è molto
superiore a quella dell'antica.
A proposito dell'alleanza antica Paolo parla di ministero della morte pensando
alle pene comminate in essa per impedire ai figli di Israele di errare: poiché
la forza interiore non c'era, l'unico risultato era di procurare la morte. E
tuttavia questo ministero della morte fu circondato di gloria: gli Israeliti
non potevano fissare lo sguardo sul volto di Mosè quando discese dal Sinai, né
quando tornava dalla tenda del convegno, tanto esso risplendeva. San Paolo argomenta
allora: "Quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito!". Non
si tratta di ministero della morte, ma della vita: se il ministero della
condanna era glorioso, quanto più lo sarà quello che giustifica! Da un lato la
morte, dall'altro la vita, da un lato la condanna, dall'altro la
giustificazione; da un lato una gloria effimera, dall'altro una gloria
duratura, perché la nuova alleanza ci stabilisce per sempre nell'amore.
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Giovedì della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,20-26)
Avete inteso che fu detto agli antichi:
Ma io vi dico:
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel
regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; chi avrà ucciso dovrà
essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello:
"Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo
fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti
all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire
il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui,
perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu
venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non
avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
San Paolo si ispira al racconto della creazione per
esprimere lo splendore della vocazione cristiana nella magnifica pagina della
lettera ai Corinzi: "E Dio che disse: "Rifulga la luce dalle
tenebre", rifulse nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della
gloria divina che rifulge sul volto di Cristo".
Chi è in Cristo è una nuova creatura: è infatti immagine di Dio, nella
rassomiglianza con Cristo. L'uomo è stato creato a immagine di Dio:
"Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", ma soltanto Cristo
è l'immagine perfetta; noi siamo chiamati a riflettere, come in uno specchio,
la gloria del Signore per venire trasformati in quella medesima immagine
"di gloria in gloria".
Ci sono due elementi per attuare questa nostra vocazione. U primo è la
contemplazione del Signore. Per rispecchiare la sua gloria è necessario
contemplarlo, stare davanti a lui. "Venite a lui e sarete raggianti"
dice un salmo. La preghiera, la meditazione della sua parola sono i mezzi
normali per essere così trasformati a somiglianza del Signore Gesù e a immagine
di Dio. Un secondo elemento è l'azione dello Spirito del Signore. Non siamo noi
che possiamo operare questa trasformazione; se volessimo con le nostre sole
forze imitare il Signore, la nostra rimarrebbe una imitazione superficiale, non
autentica. Se invece siamo docili all'azione dello Spirito, veramente veniamo
trasformati nell'intimo.
Il Vangelo richiama un punto essenziale di questa trasformazione. Gesù ci
invita ad aprire il nostro cuore alla carità del suo, a superare la giustizia
degli scribi e dei farisei, non orientata alla perfezione dell'amore.
"Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non uccidere"... Ma io
vi dico: "Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a
giudizio"". E si spiega anche l'accenno all'offerta: "Se
presenti la tua offerta all'altare e li ti ricordi che tuo fratello ha qualche
cosa contro di te, lascia li il tuo dono davanti all'altare e va' prima a
riconciliarti con il tuo fratello...". Ciò è ancor più necessario dopo
l'istituzione dell'Eucaristia: venire all'altare è venire alla sorgente
dell'amore, è venire per accogliere tutto il corpo di Cristo, è comunione con
lui e con i fratelli. "Dio in Cristo ha riconciliato a sé il mondo"
scrive ancora san Paolo. Per riflettere come in uno specchio la gloria del
Signore dobbiamo lasciare che la sua mitezza permei il nostro cuore.
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Venerdì della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,27-32)
Avete inteso che fu detto:
Ma io vi dico:
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,27-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: "Non
commetterai adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti
conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo
venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo,
tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra,
piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". Ma
io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione
illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette
adulterio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo,
cavalo e gettalo via da te... Se la tua mano destra ti è occasione di scandalo,
tagliala e gettala via da te...". Queste parole così dure, così spietate
sono state dette da colui che si definisce "mite e umile di cuore",
da Gesù che ci assicura che il suo giogo è dolce e il suo carico leggero. La
misericordia non è debolezza. Cristo, infinita misericordia, è morto sulla
croce per liberarci dal peccato, e non ammette complicità con esso.
Questo mistero di morte per la risurrezione è espresso da san Paolo in un'altra
forma: gli Apostoli devono proclamare la vittoria di Cristo in un clima di
persecuzione. "Siamo tribolati da ogni parte, siamo sconvolti,
perseguitati, colpiti...". Sembra illogico, ed è sconcertante.
Sconcertante se non si mette in rapporto con il mistero di Cristo. E Paolo
aggiunge: "Sempre e dovunque portando nel nostro corpo la morte di Gesù,
perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo". Nei vasi di
creta della nostra povera umanità per il mistero di Cristo è stato posto il
tesoro della sua risurrezione, "perché appaia che la potenza viene da Dio
e non da noi".
E assurdo per un cristiano volere una vita tranquilla, senza difficoltà, senza
prove, senza turbamenti: non è stata la strada del Signore e non può essere la
nostra.
Il Signore ci aiuti a vedere in ogni sofferenza la sua croce, cioè un varco
verso la vita.
Le parole dure del Vangelo sono messe nelle nostre mani come un coltello per
salvarci da atteggiamenti di accondiscendenza e di cedimento verso la nostra
società permissiva, che vuole solo la soddisfazione immediata, la felicità
apparente che sembra venire dalla droga, dal divorzio, dall'aborto. Sono
proclamate di liberazioni" e non si vede che, di delitto in delitto, si va
verso la completa degradazione della dignità umana.
Nell'umiltà della nostra vita quotidiana chiediamo al Signore di essere sempre
illuminati dalla luce del suo mistero, per poter essere "luce del
mondo".
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Sabato della X
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,33-37)
Non giurare neppure per la tua testa, perché
non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto
agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi
giuramenti". Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il
trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per
Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua
testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia
invece il vostro parlare: "Sì, sì"; "No, no"; il di più viene dal Maligno». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Scrive san Paolo: "Egli è morto per tutti, perché
quelli che vivono non vivano più per se stessi ma per colui che è morto e
risuscitato per loro". La IV preghiera eucaristica riprende questo
concetto: "E perché non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto
e risorto per noi, ha mandato lo Spirito Santo...".
C'è una specie di scambio: Cristo è morto per noi affinché noi possiamo vivere
per lui. San Paolo prende molto sul serio questa morte di Cristo per tutti.
Dice: "Uno è morto per tutti, quindi tutti sono morti". Cristo prende
la nostra morte, ma per trasformarla.
Siamo morti in un'offerta, e questo fa della morte un passaggio verso Dio. È la
grande grazia che riceviamo in Cristo.
Il secondo passo utilizzato dalla liturgia è quello sulla riconciliazione:
"E stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo". Nella
formula della assoluzione sacramentale ritroviamo proprio questa espressione:
"Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte
e risurrezione di Cristo...".
La redenzione ha la sua origine in Dio Padre. "Tutto questo viene da
Dio", dice san Paolo: la grazia, l'amore, la novità di vita, tutto ha la
sorgente in Dio. Cristo è fedele al Padre e adempie la sua volontà, ci salva con
il Padre. "Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé
mediante Cristo". Dio è veramente per gli uomini un padre che vuole il
loro bene, e che ha sacrificato il proprio unico figlio per la loro
salvezza."Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo scrive san
Giovanni nella sua prima lettera come vittima di espiazione per i nostri
peccati, perché noi avessimo la vita per lui".
Ringraziamo insieme il Signore e riflettiamo su questa profonda verità, per la
nostra consolazione.