Fa'
risplendere su di noi la luce del tuo volto,
e salvaci Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,21-30)
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma
egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura
te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella
tua patria!"». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene
accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in
Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e
ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato
Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in
Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli,
passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
A Nazaret rifiutano Gesù, perché chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all'ammonimento del profeta.
Il mondo ha bisogno di profeti del vangelo. Oggi più di ieri. Anch'io sono invitato a essere profeta, cioè a testimoniare il vangelo con la vita e la parola, in tutte le situazioni di ogni giorno: famiglia, lavoro, scuola, letture, conversazioni, impegno di carità, attenzione all'uomo, ecc. Debbo chiedermi: chissà se la gente che mi avvicina riceve da me uno stimolo al bene?
Ma prima ancora mi pongo questa domanda: come accolgo Gesù, che ogni giorno m'invita alla conversione? I miei criteri di giudizio, di scelta, non entrano in crisi quando leggo il Vangelo? È una verifica che dovrei fare con serietà, nella preghiera. Altrimenti, a cosa serve dirsi cristiano, se poi rifiuto tante volte ogni giorno l'invito di Gesù alla conversione?
IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO C. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì Della IV Settimana
Del Tempo Ordinario Anno C
San Giovanni Bosco
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo?
Gli diceva infatti: Esci, spirito impuro, da quest'uomo!
31 Gennaio 2022
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nel
paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro
un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato,
neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma
aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo.
Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si
percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce,
disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome
di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da
quest'uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione -
gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché
non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo
scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo
permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la
mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono
nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle
campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù,
videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto
dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che
cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a
pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di
poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa,
dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha
avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello
che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore.
C'è un uomo in uno stato spaventoso: "Posseduto da uno spirito immondo... nessuno riusciva a domarlo; continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre". E poi lo vediamo liberato, tranquillo, sano di mente. E c'è un branco di porci, numeroso (circa duemila, dice Marco) che affogano uno dopo l'altro nel mare. La gente vede l'una e l'altra cosa e, in conclusione, "si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio". Sono accecati dall'egoismo, non vedono che la liberazione di un uomo è molto più importante di un danno materiale, non capiscono che la guarigione di questo indemoniato è anche per loro promessa della liberazione, della salvezza portata da Gesù. Senza la fede è veramente impossibile capire qualcosa nella vita.
Anche nella lettera agli Ebrei ci parla ancora della fede, in due quadri opposti, che potremmo intitolare: vittorie e sconfitte della fede. Per la fede i Giudici, i Profeti, hanno fatto grandi cose: "Conquistarono regni, esercitarono la giustizia, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco...". Poi viene l'altro quadro: "Torturati, lapidati, segati, uccisi di spada", sempre per la fede. E queste "sconfitte" sono più meravigliose ancora, perché sono prova di una fede più forte, che non si lascia sconcertare dagli avvenimenti, né accetta l'apostasia per la liberazione. Anche in Gesù vediamo i due quadri: Gesù che compie miracoli e suscita l'ammirazione delle folle; Gesù nella sua passione; condannato, deriso, crocifisso, morto.
Seguendolo nella fede, dobbiamo vivere realmente di fede. Anche nella nostra vita ci sono successi e insuccessi, cose che ci consolano e altre che ci desolano ed è solo la fede che ci fa approfittare delle une e delle altre. Le cose positive ci fanno vedere la fecondità della fede, ma sappiamo che sono terrestri e che dobbiamo oltrepassarle; le cose negative ci aiutano a rivolgerci alle cose del cielo, a cercare i veri valori spirituali. Così saremo uniti al mistero di morte e di risurrezione di Gesù e con lui riporteremo vittoria sul mondo: "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si
radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi
della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e
lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le
mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si
stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun
vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la
folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo
a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue
e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò
alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli
dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha
toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E
la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si
gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua
fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a
dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito
quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi
fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e
Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che
piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La
bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori,
prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed
entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità
kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si
alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle
da mangiare. Parola del Signore.
Giairo e la donna pagana sanno farlo. Essi si rivolgono a Gesù, lo cercano e, ognuno a suo modo, compiono un gesto pieno d'umiltà. Il capo della sinagoga cade ai piedi del Maestro; la donna si accontenta di toccare leggermente il suo vestito. In entrambi i casi, il Signore commosso dalla loro fiducia vuole confermare questa fede. "Chi mi ha toccato?", chiede Gesù. E la donna, che avrebbe ben preferito restare nell'anonimato della folla, si presenta, si getta ai suoi piedi: "La tua fede ti ha salvata". A Giairo, che apprende all'improvviso che sua figlia è appena morta, egli dice: "La bambina non è morta, ma dorme". Il Signore non si accontenta di essere gentile con due persone disperate; egli vuole molto di più. Egli vuole la loro fede in lui, salvatore del mondo.
Entrambi devono credere, avere la fede, nel bel mezzo dell'indifferenza e della incredulità. Essi devono credere controcorrente. Poiché gli stessi discepoli non comprendono perché Gesù possa essere "toccato" in modo diverso. E la folla si burla del Signore quando egli dice che la bambina dorme.
I momenti di sofferenza e di dolore possono diventare momenti di grazia. Essi ci allontanano dalle nostre false certezze, dalla fiducia troppo grande in noi stessi e nei nostri mezzi umani. Ci ricordano la nostra condizione di creature, di figli di Dio, di redenti. Possono risvegliare la nostra fede e la nostra fiducia. Ci aiutano non solo a cercare di strappare una guarigione al Signore, ma soprattutto a rimetterci alla sua volontà, nelle mani del Padre.
In questo senso l'"alzati" di Cristo alla piccola figlia di Giairo è un invito a superare il semplice fatto del miracolo che si compie in lei. Questo "alzati" si indirizza a noi: "Offrite voi stessi a Dio come vivi, tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio" (Rm 6,13).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la
legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per
presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio
primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di
tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che
aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino
Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse
tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e
anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di
molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era
molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo
matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si
allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e
parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno
in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell'adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.
Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all'amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella "Redemptoris Mater" ci ricorda che "quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell'incomprensione e nel dolore" (n. 16).
Con la festa della
Presentazione al Tempio di Gesù si chiudono idealmente le ricorrenze legate al
Natale. Il brano di Vangelo da cui trae fondamento la festa di oggi fa parte
dei vangeli dell'infanzia redatti da Luca.
Giuseppe e Maria vengono presentati come degli israeliti pienamente osservanti
che portano il bambino al tempio quaranta giorni dopo la sua nascita, per
essere riscattato come ogni primogenito. Questa pratica non era più diffusa tra
i giudei ai tempi di Gesù, e non era più necessario portare il bambino nel
tempio.
Questa presentazione al tempio assume un significato teologico: il Signore
entra nel suo tempio, riprende il suo posto per eccellenza.
Riguardo alla famiglia di Gesù, Luca la presenta in piena consonanza con le
usanze ebraiche. Gesù è venuto a portare qualcosa di nuovo, ma non di
totalmente separato, inaudito, piuttosto la sua novità si inserisce all'interno
delle usanze e delle aspettative del suo popolo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava
loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio
nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di
calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate
in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo
non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere
sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti,
proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano
con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore.
Forse pochi cristiani riflettono sul loro essere seguaci di Gesù Cristo e determinano la loro vita di conseguenza. Il cuore riesce ad amare Gesù se è veramente libero da tanti lacci e catene inutili e pesanti.
Le parole di Gesù dovrebbero scuotere i cristiani e farli ricominciare da dove si erano fermati. La sosta è comprensibile, anche un periodo di aridità che "spegne" il fervore e ci si dimentica del Signore che è morto in Croce per amore nostro.
Considerando che siamo come "pecore in mezzo ai lupi", non deve mai mancare la quotidiana verifica interiore per riflettere sulle azioni compiute. Ci troviamo in una società senza valori ed è facilissimo comprenderlo per la mentalità diffusa priva di morale.
Oggi viene considerato un po' stupido chi non vive come un animale, irrazionale e fortemente impulsivo. Molti buoni cristiani si ritrovano per varie ragioni a contatto con persone che appaiono possedute dai diavoli, per il linguaggio che utilizzano e le scelte immorali che compiono.
Questi cristiani che vogliono conservare la loro Fede sono chiamati a lottare ogni giorno contro le tentazioni e le istigazioni dei conoscenti.
Non si riconosce più Gesù nella vita quando non si osserva la sua Parola, quindi, si può essere cardinali, vescovi e sacerdoti, ma se non si vivono gli insegnamenti del Signore, si mostra di non riconoscerlo. Infatti, è simile al Maestro chi osserva quanto viene detto da Lui.
Gli avvisi che ci dà Gesù sono incantevoli per la loro precisione e per il nostro bene.
Quale buona stella ci ha fatto incontrare e adorare il vero Dio dei cristiani? Noi sappiamo cosa giova nella vita di ogni essere umano da cosa non giova e fa vivere in una disperazione spesso celata ma attiva interiormente.
Gesù è la vera salvezza di tutti quelli che vogliamo percorrere la Via sicura per non finire schiacciati dalle pesanti montagne di tentazioni e oppressioni che ci colpiscono, preghiamo e osserviamo il Vangelo.
Non preoccupiamoci mai delle sofferenze e di ogni altra prova causata da chi non crede. Noi soffriamo per poco tempo, forse anche per un tempo più lungo, ma saremo vittoriosi con Gesù e sempre protetti dalla Madre di Dio. Nessun potente del mondo ha questi privilegi, inoltre la sua potenza inevitabilmente si sgonfierà e neanche le ricchezze potranno dargli la vera felicità.
Gesù rassicura sempre i suoi seguaci, ai Dodici dice: "Non li temete", riferendosi ai farisei. Tutto sarà svelato, anche le trame e le calunnie progettate e mormorate in segreto, ma infine, e queste parole dovettero far trasalire i discepoli, non sono da temere quelli che possono giungere a "uccidere il corpo", a togliere la vita terrena. Bisogna temere colui che può "far perire e l'anima e il corpo nella Geenna".
È dunque solo Dio che bisogna temere!
Bisogna avere timore di non offenderlo, di far cosa contraria alla sua Volontà! E niente è più contrario alla sua Volontà che il peccato. Il peccato scelto, attuato con piena avvertenza, in odio alla giustizia e all'amore, fa perdere l'anima.
La Geenna è l'inferno, è la perdizione, è il regno delle tenebre. Gesù ne parla come di un luogo dove possono essere mandati l'anima e il corpo. Si giunge alla perdizione eterna continuando in questa vita a non riconoscere e rinnegare Gesù.
Gesù è verità, giustizia, amore, santità. Se uno dei tuoi congiunti ti volesse complice nell'ingiustizia, nella menzogna, nell'odio, ebbene, tu dovresti acconsentirgli solo perché ti è consanguineo? Andresti in perdizione per non disgustarlo?
E così, "se il trovare la propria vita" significa avere ricchezze, onori e piacere, ebbene, tutto ciò può essere causa di perdizione.
Si perderà la propria vita, quella che dura in eterno e che deve essere conquistata con la rinuncia a tutto ciò che porta lontano da Dio!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,14-29)
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era
diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per
questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri
ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne
parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in
prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva
sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la
moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere,
ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava
su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava
volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un
banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali
dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa
Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla
fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte:
«Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La
testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la
richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di
Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e
dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di
Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un
vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I
discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo
posero in un sepolcro. Parola del Signore.
A motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
Cosa non si arriverebbe a fare per fare bella figura con gli amici?
Quante persone sono disponibili ad andare contro i propri principi per compiacere coloro che hanno gli occhi puntati su di lui, per non farsi prendere in giro, per apparire belli.
Quanti ragazzi con l'animo buono hanno rovinato la loro vita per essere accettati da un gruppo, drogandosi perché tutti lo facevano, stuprando perché il gruppo così faceva, rubando per non essere da meno degli altri.
Non solo i ragazzi, ma tutti noi barattiamo spesso i nostri principi in cambio di un apprezzamento che ci venga rivolto da chi ci sta intorno, vendiamo la nostra anima per conquistarci un pezzetto di notorietà.
Le persone che ci chiedono di ricusare i nostri valori non possono dirsi amici, sono parte di un mostro con le grandi fauci ma con le sembianze di una dolce ragazza, suadente, sorridente, un mostro pronto a divorarci da dentro non appena ci concediamo a lui, un mostro che ci svuota della nostra essenza più preziosa.
Ai ragazzi dico sempre di camminare a testa alta, di non andare mai contro le cose in cui credono perché nella vita non è importante avere tanta gente intorno, è invece meraviglioso avere vicino gli amici, pochi o tanti poco importa, purché siano Amici veri, coloro che non ti chiederanno mai di andare contro un tuo principio, coloro che ti accetteranno anche se la pensassero diversamente da te, quelli che ti criticheranno con amore se metterai un piede in fallo.
A volte è difficile discernere, ma il mostro, prima o poi, toglierà la veste della dolce fanciulla e si mostrerà per quello che è, ed allora allontanati da lui prima che ti divori, esci da quel gruppo che si comporta male.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto
quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro:
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano
infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di
mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li
videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li
precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.
Una volta convinti di questo, la riconoscenza ci spinge a compiere con gioia gli altri sacrifici che l'autore della lettera ci consiglia. Eccoli: "Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace". È il sacrificio della carità fraterna, nella continua apertura agli altri per fare del bene, aiutare, per dividere con loro quello che abbiamo. In questo modo noi continuiamo l'offerta di Cristo nella realtà della nostra vita, anzi è lui che continua in noi la sua offerta.
"Obbedite ai vostri capi, perché essi vegliano su di voi come chi ha da renderne conto". Qualche volta è difficile obbedire, essere sottomessi, ma la strada della vera carità e dell'unità è questa, non ce ne sono altre. L'attitudine di fondo in questa obbedienza è la sottomissione a Dio, attraverso i capi che egli ha scelto.
Se viviamo così, il Dio della pace potrà renderci perfetti in ogni bene per mezzo di Gesù, nostro Signore, operando in noi la sua volontà. Come lui ha compiuto in sé la volontà del Padre, noi possiamo compierla per mezzo di lui trovando la pace, la gioia, la carità piena.
In tutto ciò Maria è la nostra guida, lei che ha sempre offerto a Dio un sacrificio di lode, che ama maternamente tutti gli uomini, che è sempre l'umile serva del Signore, completamente sottomessa alla sua volontà.