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          IL VANGELO DEL GIORNO CRISTO RE XXXIV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A                     IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,31-46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".
Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".
Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Conosciamo questo testo che, ai giorni nostri, è uno dei più citati e discussi. Per alcuni esso riassume quasi tutto il Vangelo. Questa tendenza non dipende da una moda o da una certa ideologia, ma corrisponde a qualcosa di assai più profondo che già esiste in noi. Quando siamo colpiti e sorpresi da un'idea, da un avvenimento o da una persona, sembriamo dimenticare tutto il resto per non vedere più che ciò che ci ha colpiti. Cerchiamo una chiave in grado di aprire tutte le porte, una risposta semplice a domande difficili.
Se leggiamo questo passo del Vangelo con questo spirito, il solo criterio di giudizio, e di conseguenza di salvezza o di condanna, è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo. Poco importa ciò che si crede e come si crede, poco importa la nostra appartenenza o meno a una comunità istituzionale, poco importano le intenzioni e la coscienza, ciò che conta è agire ed essere dalla parte dei poveri e dei marginali.
Eppure, questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero. In Matteo troviamo molti "discorsi" che si riferiscono al giudizio finale. Colui che non si limita a fare la volontà di Dio attraverso le parole non sarà condannato (Mt 7,21-27). Colui che non perdona non sarà perdonato (Mt 6,12-15; 1-35). Il Signore riconoscerà davanti a suo Padre nei cieli colui che si è dichiarato per lui davanti agli uomini (Mt 10,31-33). La via della salvezza è la porta stretta (Mt 7,13). Per seguire Cristo bisogna portare la propria croce e rinnegare se stessi. Colui che vuole salvare la propria vita la perderà (Mt 16,24-26). San Marco ci dice anche: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvato. Colui che non crederà sarà condannato (Mc 16,15-16). Queste parole ci avvertono di non escludere dal resoconto finale la nostra risposta ai doni soprannaturali e alla rivelazione. Guarire le piaghe del mondo, eliminare le miserie e le ingiustizie, tutto questo fa parte integrante della nostra vita cristiana, ma noi non rendiamo un servizio all'umanità che nella misura in cui, seguendo il Cristo, liberiamo noi stessi e liberiamo gli altri dalla schiavitù del peccato. Allora solamente il suo regno comincerà a diventare realtà.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,1-4)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La delicatezza di Gesù che il Vangelo di oggi ci rivela deve riempirci di ammirazione e nello stesso tempo darci un grande incoraggiamento.
Certamente quella povera vedova non era orgogliosa della sua offerta e cercava piuttosto di nascondersi mentre la gettava nel tesoro del tempio: che cos'erano i suoi due spiccioli confrontati con le offerte dei ricchi? Questi sì potevano essere orgogliosi: loro davano molto! E Gesù rovescia la situazione: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti". il Signore non vede quello che appare, vede il cuore e sa dove si trova la vera generosità.
Questo deve incoraggiarci quando siamo nella stessa situazione. Intanto incoraggiarci ad essere umili, se abbiamo la possibilità di dare molto; non dobbiamo insuperbirci, perché tutto ci è stato dato da Dio. In secondo luogo essere umili quando possiamo dare poco, quando ci sentiamo poveri, in tutti i sensi: poveri di forza fisica, poveri di capacità in confronto agli altri. In questi casi è difficile essere generosi, perché ci si scoraggia e si è tentati di non fare neppure quel poco: per quel che vale! Il Signore ci dice che vale, che vale più di quello che fanno gli altri con tanta energia e tante capacità, se con le nostre poche possibilità facciamo tutto quello che possiamo: a lui queste offerte piacciono molto.
Se con umiltà e amore mettiamo al servizio del Signore il poco che abbiamo, facciamo una cosa grande e siamo più vicini al Signore di quando eravamo in grado di fare con gioia cose apparentemente maggiori.
Ringraziamo Gesù della luce che ci dà oggi e chiediamo per noi e per chi ci è caro questa generosità piena di umiltà e di carità divina.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore.

RIFLESSI8NI

Cristo, nato dalla Vergine senza padre terreno, venuto a proclamare e a stabilire il suo regno con la vittoria sul male. il regno di Dio è molto diverso da quelli mortali, si presenta nell'umiltà, si stabilisce nei cuori e li trasforma senza clamore, con una potenza grandissima, ma segreta.
Ci succede spesso di desiderare un regno più visibile, ma è un sogno a cui dobbiamo rinunciare: importante è accogliere il regno in noi, nelle nostre famiglie, in ogni comunità di Chiesa. "Guardate di non lasciarvi ingannare" ci ammonisce Gesù da chi vi propone cose straordinarie e "non vi terrorizzate!". Tutto ciò che avviene è umano, il regno è una realtà eterna.
Quando ci sentiamo opprimere da "imperi" vari, esterni o interni a noi, approfondiamo la fede nel re che non potrà mai venir meno, re fortissimo davanti al quale ogni potenza di male è ridotta a nulla.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,12-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Vangelo Gesù annunzia ai suoi discepoli: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni... sarete traditi... sarete odiati da tutti..." (Lc 21, 12.16.17). Invece della felicità esultante, la sorte misera di chi è braccato come i criminali.
Il contrasto violento sa di scandaloso, perché non si accorda affatto con le esigenze della giustizia.
Scandalosa è l'infelicità dei discepoli di Gesù, perché non meritano di essere perseguitati, incarcerati, odiati. L'unico motivo che provoca contro di loro l'ostilità è il loro attaccamento alla persona di Gesù, la loro fede in lui. Gesù lo dice: "Vi perseguiteranno... a causa del mio nome" (Lc 19, 12); "sarete odiati da tutti per causa del mio nome" (Lc 19, 17). Com'è strano! Come mai l'essere attaccati alla persona più buona e generosa che esista può provocare persecuzione e odio? E completamente illogico! Però è così. E una manifestazione del "mistero dell'iniquità" (2 Ts 2, 7).
La Sacra Scrittura non ci lascia sotto l'impressione dello scandalo, ci dimostra che, in realtà, la situazione dei discepoli perseguitati è molto preferibile a quella del re trionfante. U trionfo del re è fragile; i suoi godimenti sono superficiali. Al livello più profondo, egli si trova in una insicurezza completa, perché gli manca il solo appoggio veramente importante, cioè la giusta relazione con Dio
Invece, i discepoli perseguitati a causa della loro fede in Gesù si trovano paradossalmente in perfetta sicurezza. La loro sensibilità può essere sconvolta; nel profondo del cuore, però, sono tranquilli, nella pace. Trascinati davanti ai tribunali, non debbono nemmeno preoccuparsi di preparare la loro difesa. Gesù promette loro: "Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere" (Lc 21,15). Effettivamente, gli avversari di santo Stefano "non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava" (At 6,10). I discepoli di Gesù sanno che, perdendo la loro vita per lui, la salvano (cfr. Mt 16,25; Mc 8,35; Lc 9,24). Niente sarà perso. "Nemmeno un capello del vostro capo perirà" (Lc 21,18). Anche se abbandonato da tutti, come Paolo nel suo ultimo processo (2 Tm 4, 16), il vero discepolo ha il Signore vicino, che gli dà forza (4, 17) e lo libererà da ogni male, salvandolo per il suo regno eterno (4,18).
La sola cosa importante, quindi, è che la nostra relazione personale con Cristo sia autentica. Lo è davvero? Se viviamo veramente per lui, niente ci può nuocere, tutto diventa occasione di progresso e di vittoria. In tutte le prove, "siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,37).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Mentre camminava lungo il mare di Galilea.
Gesù è il re eterno dal regno eterno. La sua missione è eterna. Perché Lui la possa svolgere in sincronia e diacronia universale, possa cioè raggiungere tutti ora, domani e sempre ogni uomo di ogni latitudine il suo solo corpo non basta. Lui, in quanto vero uomo, può essere in un luogo e non in un altro. La missione va svolta nel corpo fisico e non nel corpo spirituale. Potrà anche servirsi domani del corpo spirituale per la missione di salvezza, ma solo in momenti particolari, come sarà per Saulo di Tarso e di tante altre persone da Lui direttamente chiamate e associate alla sua missione di salvezza, redenzione, rinnovamento delle sue strutture umane di salvezza e di redenzione. Ma questi interventi sono nell'ordine straordinario e non ordinario.
L'ordinario della sua missione vuole che altri corpi di carne vengano associati perché la salvezza possa essere data ad ogni uomo. Ma non dovrà essere un'altra missione che si dovrà compiere, ma quella sua. È il suo mistero che si dovrà realizzare nei cuori. Per questo Gesù fin dal primo momento dello svolgimento del suo ministero, chiama gli uomini che domani, quali suoi vicari, suoi eredi della missione, mai però suoi successori - Lui è il Vivente Eterno e non può avere successori, i successori li avranno i suoi apostoli - dovranno mostrare quanto Lui ha compiuto, secondo modalità personali che suggerirà loro lo Spirito Santo. Per questo è necessario che vedano fin dal principio metodi e forme della missione, ascoltino ogni Parola che rivela Dio, Cristo, lo Spirito, l'uomo e le cose secondo verità piena, sappiamo chi è Gesù nella sua Persona, assistano ai suoi miracoli nei quali Lui si manifesta pienamente, siano testimoni della sua morte e della sua risurrezione.
L'ammaestramento degli Apostoli non viene per lettura di un testo o di molti testi. Avviene invece per respiro di vita. Gli Apostoli respirano la vita di Cristo, si nutrono della sua storia, si alimentano di una visione e di un ascolto ininterrotto. È come se si alimentassero di Lui. Questa regola vale anche per ogni vescovo, ogni presbitero. Tutti i presbiteri devono respirare la vita del loro vescovo per essere sua vita, che è vita di Cristo, in mezzo al loro popolo. Se questa respirazione non si compie, l'altro ammaestramento, quello attraverso libri, lettere o altro, a nulla serve. È come se ad un uomo che sta morendo per asfissia si leggesse un libro sulla bontà dell'aria. A nulla serve. Quello muore. Mentre se lo si porta in un fresco bosco, l'aria lo rimette subito in vita. Gli Apostoli respiravano la verità, si nutrivano della visione del loro Maestro. Ogni miracolo li lasciava pieni di stupore e senza parole. Mai Gesù lesse loro la Scrittura. Mai citò loro un solo profeta. Lui mostro Dio, fece respirare Dio, li nutrì di Dio.
Oggi l'Apostolo Matteo ci narra come furono chiamati i primi quattro Apostoli. Gesù esce dal deserto, dopo la vittoria sulle tentazioni del diavolo, inizia la sua predicazione, passa lungo il Mare di Galilea. Vede due uomini, Andrea e Simone, fratelli, che gettavano la rete in mare. Sono state sufficienti pochissime parole: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". Essi subito, lasciano tutto e seguono Gesù. Poco dopo Gesù vede altri due fratelli e anch'essi vengono chiamati, lasciano reti e padre e seguono Gesù. Autore di questa sequela immediata è lo Spirito Santo. È Lui che suscita nel cuore di quattro chiamati una risposta immediata, istantanea. È infatti lo Spirito del Signore che mette in comunione il cuore dei chiamati con il cuore di Cristo Gesù. Questa verità deve rivelare alla Chiesa che se il chiamante non chiama nello Spirito Santo, la risposta mai ci sarà, perché manca la comunione tra i due cuori.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di Spirito Santo. 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,29-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La profezia di Daniele anticipa la grande rivelazione del Nuovo Testamento, dove è ricordata in momenti decisivi. Il Figlio dell'uomo al quale Dio dà gloria, potenza e regno è evocato da Cristo nella risposta al Sommo Sacerdote: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?". "Si, e vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo...". E i cristiani hanno esultato nel rileggere la profezia, e contemplano Cristo alla destra di Dio. Nell'ultimo incontro di Gesù con i suoi, egli proclama che questa profezia è attuata: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra".
Questa visione deve dunque essere per noi motivo di fiducia incrollabile e di esultanza: Cristo ha ottenuto il regno eterno, è il nostro re mite e umile, che ci ha fatto sacerdoti del Padre suo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Oggi, ultimo giorno dell'anno liturgico: speranza e vigilanza: "Siate vigilanti, fissate la speranza in quella grazia che vi sarà data al ritorno del Signore Gesù Cristo". Possiamo sperare perché, come leggiamo nel libro di Daniele, "il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni saranno dati al popolo dei Santi dell'Altissimo". Allora il Figlio dell'uomo di cui abbiamo letto ieri corrisponde al popolo? È un punto oscuro. L'espressione qui ha senso collettivo e sempre messianico, ma il senso personale non è eliminato, perché il Figlio dell'uomo è nello stesso tempo il capo, il rappresentante e il modello del popolo dei santi: Gesù ha più volte indicato se stesso come il Figlio dell'uomo. I santi, dice Daniele, saranno per un certo tempo dati nelle mani dei nemici, poi Dio li sottrarrà al loro potere ed essi riceveranno il regno. Ecco la nostra speranza. "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo". Gesù ha vinto e noi partecipiamo alla sua vittoria se rimaniamo uniti a lui, pregando e vigilando.
L'ultimo giorno dell'anno liturgico ci mette in questa atmosfera di fiducia e di pace e possiamo con gioia benedire il Signore con le parole del salmo: "Benedite, figli dell'uomo, il Signore. Benedica Israele il Signore. / Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore. / Benedite, o servi del Signore, il Signore. I Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore. I Benedite, pii e umili di cuore, il Signore".