IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XVI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Gesù disse
loro: Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto, e riposatevi un po'.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro:
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano
infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di
mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li
videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li
precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Come mostra il Vangelo, oggi al centro della parola
che la liturgia ci porta c'è il fatto che Dio ha concretizzato le sue promesse
in Gesù di Nazaret: attraverso il suo Salvatore egli veglia sul suo popolo. Il
Vangelo descrive la "piccola" gente di Galilea che si affolla al seguito di
Gesù come una comunità di uomini sfiniti di cui nessuno si occupa. Essi hanno
sentito che Gesù si preoccupa sinceramente di loro, e che ha il potere di
venire loro veramente in aiuto. È ciò che fa, portando l'indispensabile
salvezza a tutti quelli che si rivolgono a lui fiduciosi, nella loro disgrazia
sia fisica che sociale o spirituale.
La Chiesa non cerca oggi di distrarci con delle belle storie che parlano dei
tempi passati. Attira la nostra attenzione sul fatto che Gesù Cristo risuscitato
continua ad agire come il Salvatore di Dio. Egli può e vuole aiutarci nella
nostra disgrazia. Compatisce le nostre preoccupazioni. Nella nostra miseria
possiamo rivolgerci a lui. Egli ci consolerà, ci darà la forza, ci esaudirà. È
lui che ci fa trovare le vie per uscire dalla disgrazia, che ci mette accanto
delle persone che ci aiutino. E soprattutto, Gesù Cristo conosce l'ultima e la
peggiore delle nostre miserie: la nostra ricerca di una salvezza duratura e
felice, che sia per noi o per tutti quelli che amiamo, dei quali ci
preoccupiamo, e che abitano con noi questo mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il
Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia,
e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già
puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso
se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come
il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La condizione per portare frutto spirituale è la comunione
autentica con Gesù. La comunione indica l'unità, una armonia creata dallo
Spirito di Dio e volta a trasmettere la Grazia di Dio ai credenti. La presenza
della Grazia è l'attività dello Spirito Santo nell'anima e opera in essa per
distaccarla dalle cose umane e insignificanti per trasfigurarla.
Quando si cerca con sincerità la comunione perenne con Gesù e si lavora per
vincere le debolezze umane, l'anima diventa sempre più bella agli occhi di Dio.
Dio Padre interviene in coloro che mostrano anche un piccolo desiderio di
salvarsi l'anima e li aiuta a liberarsi dai pesi opprimenti.
In questo senso il Padre pota, taglia ciò che non è buono anche permettendo
piccole prove superabili con un po' di buona volontà, animata da una Fede
autentica. Il Padre non permette mai prove superiori alla capacità di
resistenza dei suoi figli, invece sono questi figli ad appesantire il peso
della prova compiendo scelte sbagliate, vivendo in modo disordinato.
I cristiani sono chiamati costantemente alla preghiera, ai Sacramenti, all'osservanza
dei Comandamenti per poter superare le prove con facilità.
"Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia, e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto".
È una grande opera di amore da parte del Padre, altrimenti moltissimi cristiani
non avanzerebbero mai nel cammino spirituale e rimarrebbero bloccati nelle
posizioni illusorie e inconcludenti in cui si trovano.
Il Padre non mette alla dura prova i cristiani buoni. "Voi siete già puri, a
causa della parola che vi ho annunciato".
Il Padre ci ama davvero, altrimenti non avrebbe deciso la morte del Figlio in
Croce per redimere tutti noi, non avrebbe inviato il Figlio nel mondo per
insegnare la vera dottrina spirituale e non invierebbe la Madre Immacolata di
suo Figlio nel mondo per avvisare l'umanità dei pericoli incombenti e invitarla
a cambiare vita.
Gesù ci ama così come siamo ed è con noi sempre!
"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà fatto".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 12,46-50)
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi
fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano
di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i
miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei
fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è
per me fratello, sorella e madre». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La realtà centrale del cristianesimo è che ciascuno di noi,
riconoscendo la paternità di Dio, diventa fratello e sorella di Cristo.
È un legame di fraternità molto più profondo di quello che nasce semplicemente
dal sangue. San Paolo dice che proprio perché figli diventiamo anche eredi:
riceviamo per grazia gli stessi doni che il Padre ha concesso al Figlio.
Ma in questo episodio del Vangelo ci è rivelato anche che noi diventiamo madre
di Cristo per gli uomini, diventiamo cioè missionari.
Questa è la dignità del cristiano, questo è l'unico scopo della sua vita: fare
la volontà del Padre. Noi sappiamo dal Vangelo di san Giovanni che la volontà
del Padre è una sola: "Che conoscano colui che egli ha mandato".
Comunicandolo agli altri uomini, ciascuno di noi comprende, in una esperienza
personale sempre più profonda, chi sia Cristo per la sua vita.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,20-28)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi
figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo
possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia
destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il
Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li
chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di
esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare
grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà
vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Viene minimizzata la figura di San Giacomo nel brano del
Vangelo proposto, si può notare però che l'iniziativa è stata della madre e non
sua. Un gesto un po' avventato da parte della madre, sicuramente fatto in
buonafede ma a vantaggio della gloria dei figli. Con le sue parole contraddiceva
il messaggio principale che annunciava il Signore.
La madre di Giacomo e Giovanni non aveva atteggiamenti strani, non perseguiva
disegni personali, cercava solo di sistemare i suoi figli. Qui sta l'errore,
l'avventatezza che non permette di riflettere prolungatamente e di agire
seguendo la volontà di Dio.
Se ella avesse pregato prima di prendere la decisione di fare quella richiesta,
non sarebbe inciampata in questa pretesa fuori luogo.
C'è un altro aspetto ed è l'ambizione che colpiva anche lei, era l'effetto del
pensiero della santa collocazione dei figli.
Mi fa venire in mente le raccomandazioni che sono di moda in questa società. La
raccomandazione, volendo, si differenzia dalla segnalazione, quindi sa meno di
corruzione segnalare una persona onesta e brava nella sua professione, ma se la
segnalazione viene fatta da qualcuno che conta, diventa quasi un dovere
assecondarlo.
Allora la segnalazione da indicazione e consiglio si trasforma subito in
raccomandazione, che comporta la spintarella e la sollecitazione.
Cosa voleva fare la madre di Giacomo e Giovanni? Dalle sue parole tutte e due,
segnala e raccomanda a Gesù i suoi figli, anche se non cercava denaro o gloria
umana per i due giovani. Ella cercava di assicurare ai figli i migliori posti
nel Regno di Dio, ma non si rendeva conto della portata della sua richiesta.
Non c'era malizia in lei, ha agito come una madre in apprensione che non
conosceva ancora il Vangelo di Gesù.
"Dì che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra nel tuo Regno".
Anche quando si chiede qualcosa di spirituale si può nascondere un interesse
umano, il più delle volte emerge l'interesse materiale. Questo succede ai
nostri giorni mentre la madre degli Apostoli non puntava ai beni materiali. Si
trattava sempre di una richiesta non opportuna.
Bisogna saper chiedere le Grazie a Gesù, Lui vuole concedere tutte le Grazie
utili per la nostra salvezza eterna, ma si sbaglia quando si richiede il suo
aiuto per situazioni che nascondono odio, rivalsa, invidia verso altri. Già la preghiera
è fallita sul nascere, non potrà avere alcun effetto.
La vera preghiera deve essere umile, fiduciosa, perseverante. La preghiera
umile include la bontà, l'amore, la verità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a
loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei
cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per
questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
"Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!".
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò
che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non
lo ascoltarono!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il
Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si
verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha
applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che
certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno
preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere
stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è
buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che
resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura
cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità,
e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro
che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti
hanno desiderato vedere".
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo
contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la
parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non
la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul
terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma
non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o
una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato
tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la
seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello
seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi
dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Nel darci personalmente la spiegazione della sua prima
parabola Gesù ci invita a un esame personale di coscienza sulla risposta della
nostra libertà e disponibilità alla "parola del regno", oggi seminata come non
mai dal divin seminatore, attraverso la missione evangelizzatrice della Chiesa.
Quale risposta? Quella dell'indifferenza e del rifiuto di chi ascolta la parola
distratto e annoiato, per cui cede facilmente ai pregiudizi del secolarismo,
del materialismo e del laicismo?
O è forse quella della superficialità e dell'incostanza di chi non sa cogliere
le sfide della vita e della storia, che diventano per lui motivo di scandalo e
lo portano gradualmente all'abbandono della fede?
Oppure quella del calcolo umano di chi alle esigenze del regno antepone le
seduzioni subdole e fallaci del consumismo, dell'edonismo, del permissivismo
libertario che soffocano la parola e le impediscono di dare frutto?
Se così fosse sarebbe ben triste il cammino della vita, arido e senza speranza.
Sia invece la nostra risposta quella della "terra buona", di chi ha scoperto il
valore insostituibile della parola di Dio nella vita, la ricerca con interesse,
l'ascolta e l'accoglie come un dono, la medita assiduamente, si confronta
quotidianamente con essa e la mette in pratica.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra
parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del
buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico,
seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo
crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal
padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo
campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto
questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No,
rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate
anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla
mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la
zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio
granaio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Anche oggi una parabola del seme. Anzitutto del "buon seme"
seminato da Gesù nel campo della Chiesa e del mondo.
Un rilievo importante che fa giustizia di ogni visione pessimistica della
realtà umana. Il bene è sempre presente e opera dappertutto, anche se non
sempre e non dovunque fa notizia. Al contrario del male che ha sempre l'onore delle
prime pagine dei giornali.
E al male fa anche riferimento la parabola: alla "zizzania" seminata dal
"nemico", ossia a tutto ciò che è in contrasto col regno, l'unico progetto di
vita degno dell'uomo.
Sconcerta il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, "mentre tutti
dormono": per mancanza cioè di vigilanza da parte dei servi e dei collaboratori
del padrone. Interpella perciò la responsabilità delle nostre omissioni: non è
male soltanto il farlo ma anche non impedirlo per quanto e come lo dobbiamo e
lo possiamo.
Conforta, tuttavia, la tolleranza e la misericordia del Signore, il quale,
nell'attesa del giudizio e della condanna definitiva, lascia che il bene e il
male crescano insieme: non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e in ciascuno
di noi.
Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il cuore di Dio.