IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Si
schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto
Isaia
35,4-7
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne,
venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in
disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva
gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli
disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si
sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo
proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire
i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel
peccato.
Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose.
Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che
desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha
bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo,
chiusi nel nostro egoismo.
Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge... Può essere la Chiesa che battezza
o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l'"apriti"
possono essere l'acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: "Io ti
battezzo"; "Io ti assolvo".
Allora avviene nuovamente il "miracolo".
Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli
imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la
vita.
E il prossimo è colui che dev'essere ascoltato e confortato. Nasce la
fraternità.
Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,6-11)
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che
aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per
vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano
paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del
bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti
intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu
guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello
che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri". A Dio non
piace chi sillogizza perché egli non è un arido ragionatore. La sola cosa che
gli importi è che l'uomo viva. "Alzati...". Egli è Amore e l'amore non vuole
raziocinare troppo. È una questione seria quella che ci viene posta qui. I
nostri rapporti con Dio non sono forse fatti di ragionamenti per saper fino a
che punto possiamo donare noi stessi? Dio non sarà troppo esigente? Non ci
chiede forse troppo? E poi la nostra vita privata. Che diritto avrebbe Dio di
intervenire nella nostra vita?
La nostra fede è un luogo in cui ragioniamo con Dio oppure è il luogo della
nostra più grande libertà, il luogo più intimo, il cuore in cui ci abbandoniamo
a colui che vuole far vivere? La nostra fede è un abbandono, un dono di noi
stessi nell'amore? La nostra fede è un credito fatto a Dio: "È permesso?". Sì,
è permesso d'amare.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
11 Settembre 2018 Martedì
della XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno B
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
Tutti cercavano di toccarlo,
perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali
diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di
Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo,
Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di
Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal
litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti
dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una
forza che guariva tutti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Gesù se ne andò
sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione". Che cosa aveva da
chiedere a Dio, lui che era il Figlio di Dio, il Figlio dell'uomo, signore del
sabato e che poteva perdonare il peccato? Temeva forse di sbagliarsi nella
scelta degli apostoli, prevista per l'indomani? Doveva chiedere consiglio al
Padre suo? In queste domande proiettiamo la debolezza della nostra preghiera.
In questo momento, capitale nella realizzazione della sua missione (scegliere i
Dodici significa infatti posare le fondamenta della Chiesa), la preghiera di
Gesù è preghiera di comunione e di contemplazione del Padre. Gesù si ritira:
Luca situa spesso quest'atteggiamento prima di un avvenimento importante. Tale
atteggiamento è testimonianza della comunione di Gesù col Padre. La preghiera
di Gesù è gratuita: è contemplazione, ammirazione del Padre. È espressione del
suo slancio d'amore in quanto Figlio.
Seguiamo allora i suoi passi e, nonostante la nostra debolezza, impariamo a
"ritirarci", per ascoltarci, per voler essere figli, con Gesù, in uno slancio
d'amore per il Padre. "Padre...": ecco la preghiera di Gesù e la nostra
preghiera.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)
Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi
insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio
dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra
ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri
con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti
agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le Beatitudini? Il culmine dell'insegnamento di Gesù,
l'annuncio della Nuova Legge... Certo, ma ancor di più la proclamazione, oserei
dire, la "descrizione" del nostro Dio. Il nostro Dio è un Dio beato perché è la
pienezza, l'Amore, la Trinità, cioè la famiglia. Ancora di più: egli è povero
d'amore, ha fame e sete d'amore: ecco perché in Gesù, suo Figlio, egli
piangerà, sarà odiato, insultato e cacciato. Eppure anche in ciò egli esulta di
gioia, si rallegra perché c'era bisogno della croce, delle lacrime e delle
sofferenze di un Dio per invitare l'uomo alla beatitudine divina.
Il nostro Dio è pienezza della beatitudine e della gioia. La nostra vocazione è
di partecipare a tale beatitudine, a tale gioia: se davanti a lui noi siamo
poveri e affamati, allora la nostra gioia sarà perfetta.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
13 Settembre 2018 Giovedì
della XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno B
San Giovanni Crisostomo
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)
A chi ti strappa il mantello,
non rifiutare neanche la tunica.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli
che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi
trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti
strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede,
e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se
amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a
voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se
prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche
i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate
invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la
vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è
benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata,
colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la
quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Crisostomo (Antiochia c. 349 - Comana sul Mar Nero 14 settembre 407) fu annunziatore fedele della parola di Dio, come presbitero ad Antiochia (386-397) e come vescovo a Costantinopoli (397-404). Qui si dedicò all'evangelizzazione e alla catechesi, all'opera liturgica, caritativa e missionaria. L'anafora eucaristica da lui rielaborata in forma definitiva sull'antico schema antiocheno è ancor oggi la più diffusa in tutto l'Oriente. La sua predicazione nel campo morale e sociale gli procurò dure opposizioni e infine l'esilio (404-407), dove morì. Nella sua opera di maestro e dottore ha rilievo il commento alle Scritture, specialmente alle lettere paoline, e il suo contributo alla dottrina eucaristica.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,13,17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se
non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma
perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui.
Gesù discende dal cielo con la sua Incarnazione. Lui è nell'eternità dal Padre,
presso il Padre, davanti al Padre, come persona distinta dal Padre, Mediatore
unico nella sua creazione. È il suo Figlio Eterno, è il suo Verbo. Come Verbo
Eterno, rimanendo Verbo Eterno si fa carne. Si fa vero uomo, per portare sulla
nostra terra la grazia e la verità. Sale al cielo con la sua gloriosa
risurrezione. È disceso come vero Dio, si è fatto vero uomo, come vero uomo,
trasformato in luce, in spirito, sale al cielo, portando con sé nel cielo, nel
suo corpo l'intera creazione del Padre. Questo il prodigio che si è compiuto in
Lui. In Lui oggi e per l'eternità tutta la creazione è in Dio, è anche sua
essenza, essendo vera essenza di Cristo, perché suo corpo, corpo reale e
mistico.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli
era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di
lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la
luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno
vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come
testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo
di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel
mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è
stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra
i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato
potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali,
non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati
generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene
dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e
proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me,
perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia
su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio
unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Gv
1,1-18).
La salvezza del popolo non è nel serpente. È nella Parola di Dio. Chi crede
nella Parola, guarda il serpente, ottiene di rimanere in vita, altrimenti si è
nella morte.
Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il
territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse
contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall'Egitto per farci
morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di
questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti
brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti morì. Il
popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro
il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi
serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un
serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà,
resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra
l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente
di bronzo, restava in vita (Num 21,4-9).
Con Gesù tutto è differente. La salvezza è in Lui, con Lui, per Lui, perché è
Lui la grazia e la verità ed è in Lui che ogni vita va attinta. Si attinge vita
divenendo parte di Lui, per mezzo della fede nella Parola e dello Spirito Santo
che nel battesimo ci fa suo corpo, sua vita. Ma tutto questo avviene con la
fede nella sua Parola, nel suo Vangelo.
Essendo solo Cristo costituito da Dio vita dell'intera umanità, chi crede in
Lui, diviene una cosa sola con Lui, entra nella vita. Chi rimane fuori di Lui,
resta nella sua morte.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con
Cristo.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
15 Settembre 2018 Sabato
della XXIII settimana del Tempo Ordinario Anno B
Beata Vergine Maria Addolorata
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 19,25-27)
Gesù disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio!
Poi disse al discepolo: Ecco tua madre!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 19,25-27)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua
madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava,
disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua
madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Gesù disse al discepolo (Giovanni): ?Ecco tua Madre'.
E da quell'ora, il discepolo l'accolse con sé" Gv. 19,27
Ai piedi della croce, presso Gesù morente, sono rimasti Maria Santissima e
Giovanni, il discepolo che, nell'Ultima Cena, aveva posato il capo sul Cuore di
Cristo Dio.
Quel "convenire" insieme, lì accanto a Gesù, quando tutti se ne sono
andati, li ha certamente uniti in quelle profondità spirituali a cui si giunge,
purificati da tanto amore e altrettanto dolore.
Ecco, Gesù ha colto nel segno e, coinvolgendoli entrambi, nel "dono
supremo" dell' "ora suprema" li ha resi essi stessi dono l'uno
per l'altro: Maria è diventata Madre di Giovanni e l'apostolo prediletto è divenuto
figlio di tale Madre.
Radicato in queste profondità, il dono si è amplificato quasi all'infinito.
Generazioni e generazioni di cristiani, come Giovanni hanno ricevuto in dono
Maria: Madre della loro appartenenza a Gesù. Uno sterminato numero di credenti,
lungo i secoli, ha potuto, come Giovanni, introdurre nella casa del proprio
cuore Maria Santissima: madre e maestra di cristianesimo vissuto.
Signore Gesù, ti ringrazio perché donando anche a me Maria per Madre proprio
nell'ora più alta della Tua Passione, mi rendi consapevole che nell'ora del
dolore non sarò solo. Tienimi desta in cuore la memoria di Maria tua Madre. Mi
sia AIUTO prezioso a vivere con te anche quello che, a volte piangente di
dolore, mi fa maturare e crescere in amore
"Confidate per ogni cosa in Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice, e
vedrete cosa sono i miracoli"