IL VANGELO DEL GIORNO 31 DICEMBRE 2017 LA SACRA FAMIGLIA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Rendete
grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue meraviglie.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro
purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il
bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge
del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire
in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la
legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava
la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo
gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto
il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il
bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo
accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il
tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e
anche a te una spada trafiggerà l'anima
-, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era
molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo
matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si
allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e
parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno
in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
FORMA BREVE
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22.39-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la
legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per
presentarlo al Signore.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno
in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Incredibile! Gesù, la sorgente di vita, il Redentore, la
luce dei non credenti, l'onore di Israele, è destinato ad essere un segno di
contraddizione; egli che è chiamato a portare la redenzione dovrà, nello stesso
tempo, essere la spina che provocherà la perdita di molti uomini. E colei che
ha dato alla luce il Redentore, che ha unito in sé l'amore di Dio e quello
dell'uomo, è destinata a sopportare il dolore della spada che trapassa il
cuore!
Tutto ciò sembra strano, eppure è stato proprio così: l'incredibile è successo.
La profezia di Simeone si compie nella sua totalità nei secoli.
Il cuore di Maria ha conosciuto il dolore di sette spade che lo trapassavano
quando lei tremava per la vita del Bambino durante la fuga in Egitto; quando lo
vedeva sfinito, non compreso, umiliato nel suo apostolato; quando venne
arrestato, processato, torturato, e quando lo accompagnò nella via della croce,
vedendolo soffrire e morire sulla croce. Ancora oggi Maria continua a soffrire
con noi quando pone il suo sguardo sulle nostre pene e sulle nostre sofferenze,
continua a soffrire con noi che rischiamo, coi nostri peccati, di perderci.
È raro vedere un ritratto o una statua della Madonna sorridente, mentre quasi
in ogni chiesa vediamo rappresentata Maria addolorata.
Gesù è venuto dai suoi, ma i suoi non l'hanno accolto (Gv 1,6); ha portato la
luce, ma il mondo è rimasto nelle tenebre. Gesù cercava la redenzione di tutti,
ma molti l'hanno respinto, hanno lottato contro di lui. Per costoro è divenuto
un segno di condanna. Per questo è segno di divisione: ognuno di noi porta in
cuore delle contraddizioni e si scontra con degli ostacoli per seguire Gesù.
Dobbiamo imparare ad accogliere il suo amore.
Noi tutti abbiamo nostalgia dell'amore. Ma la nostalgia non basta. Occorre che
i raggi dell'amore ci raggiungano e si infiammino per divenire un grande fuoco
che ci scaldi e che ci dia il coraggio di vivere e di sacrificarci in nome di
Cristo, affinché la Madre di Dio possa guardarci non più con le lacrime agli
occhi, ma col sorriso.
IL VANGELO DEL GIORNO 31 DICEMBRE 2017 LA SACRA FAMIGLIA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Salve, Madre santa: tu hai dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno
Lunedì
1 Gennaio 2018 Maria Santissima Madre Di Dio
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
Gli fu messo nome Gesù
Come era stato chiamato dall'angelo.
***
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
Gli fu messo nome Gesù
Come era stato chiamato dall'angelo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
In
quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e
il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che
del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu
messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito
nel grembo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La pienezza del tempo
In questo giorno di capodanno, quando abbiamo buttato via il vecchio calendario
e apriamo un'agenda tutta nuova, ancora un po' frastornati dal chiasso che
questa notte ha salutato l'arrivo del nuovo anno, è facile pensare al tempo.
San Paolo ai Galati parla della pienezza del tempo ma certamente non si
riferiva alla situazione storica di quel periodo che, come per noi adesso, ha
tutte le caratteristiche possibili e immaginabili ma non certo quella della
pienezza; anzi il nostro tempo ci pare piuttosto vuoto di valori e di
significati, in un mondo che tende più alla divisione che alla comprensione della
umanità come una famiglia.
È necessaria, allora, un'altra interpretazione, che comprenda la pienezza a
partire da Dio. Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di
adempiere la promessa fatta, allora per l'umanità si realizza la pienezza del
tempo. Pertanto, non è la storia che decide della nascita di Cristo; è,
piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla
sua pienezza Anche il nostro tempo personale troverà la sua pienezza
nell'incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo. (Papa Francesco 1 gennaio 2016).
Non comincia un'era nuova, ma il tempo raggiunge «oggi, ora, adesso» la sua
pienezza, il tempo si è fatto maturo per accogliere Dio, anche se l'umanità non
ha ancora la pienezza della capacità di riconoscerlo e accoglierlo. Non sempre
l'uomo è capace di cogliere la manifestazione di Dio nel momento in cui la
vive, i tempi dell'uomo e quelli di Dio sembrano non coincidere ma Dio ci
lascia la sua Benedizione perché nella finitezza della storia arriviamo a
toccare l'infinito della eternità.
Nato da donna
È dell'Apostolo il primo testo del Nuovo Testamento dove si parla di Cristo
come nato da donna rivelandoci il mistero della incarnazione. È chiaro che
Paolo si riferisca a "quella" donna di Nazareth che ha dato alla luce
il Messia però nella genericità di quella espressione va molto più lontano
perché sganciandosi dall'immagine di Maria comprende la fecondità che è
affidata alla donna nel genere umano. Tutta l'umanità è generata nel Figlio.
Non è solo Maria che inserisce il Figlio di Dio nella storia degli uomini
piuttosto è l'opera di Dio che in Gesù raccoglie tutta l'umanità. In Gesù si
manifesta tutta la grandezza della dignità umana: quella bellezza-bontà frutto
della creazione.
L'adozione a figli
Paolo ci rivela il mistero grande della nostra adozione a figli che riusciamo a
intuire grazie alla presenza dello Spirito Santo che Dio ha mandato nei nostri
cuori per gridare Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito,
attesta che siamo figli di Dio (Rm 8,16).
Mentre nell'annuncio a Maria l'angelo disse «Lo Spirito Santo scenderà su di te
e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35), lo Spirito Santo ha
adombrato tutta l'umanità perché in Cristo possa scoprire il dono della
adozione a Figli.
Un dono grande e molteplice, che restituisce a l'uomo la dignità, la
consapevolezza, la libertà, la comunione. Quindi non sei più schiavo, ma figlio
e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Così Paolo ci lancia lontanissimi, ci lascia intravedere l'eredità che per
grazia di Dio è davanti a noi, ci libera dalla contingenza della nostra storia,
dalla pochezza delle nostre beghe, dalle meschinerie del tempo, anche quelle
che avremo da affrontare nei prossimi trecentosessantacinque giorni e ci
proietta nell'infinito della eternità che ci attende.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni,
quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo:
«Tu, chi sei?». Egli confessò e non
negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».
Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse.
«Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci
hanno mandato. Che cosa dici di te
stesso?». Rispose: «Io sono voce di
uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il
profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono
e gli dissero: «Perché dunque tu
battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose
loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo
a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io
non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava
battezzando. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete
A Giovanni è chiesto di rivelare la sua identità. Sacerdoti e leviti vogliono
sapere se in lui si sta compiendo qualcuna delle grandi profezie su cui si
fonda la speranza d'Israele. Giovanni è forse Elia? È forse il profeta? È forse
il Messia del Signore?
Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull'Oreb precetti
e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il
giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso
i figli e il cuore dei figli verso i padri.
Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un
profeta pari a me. A lui darete ascolto. Io susciterò loro un profeta in mezzo
ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io
gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome,
io gliene domanderò conto.
E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da
te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini
sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere
altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi
fratelli ritornerà ai figli d'Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza
del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri,
perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli
stesso sarà la pace! (Mi 5,1-4).
La risposta di Giovanni è ferma, risoluta, senza possibilità che si possa
dubitare o semplicemente interpretare non secondo purissima verità. Lui non è
Elia, non è il Profeta, non è il Messia. In lui non si compie nessuna di questa
profezie.
Giovanni si annunzia come voce di uno che grida al popolo perché prepari la via
al Signore. Applica a sé la profezia di Isaia. In essa viene indicato un
futuro, ma colui che grida non è lo stesso di colui che deve venire. Il Messia
è già in mezzo a loro, ma non è lui. Lui è mandato per preparare i cuori perché
lo accolgano quando si manifesterà. Nessun uomo è il Messia. Molti però si
annunziano come Messia dell'umanità.
«Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio. Parlate al cuore di
Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è
scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi
peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate
nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte
e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e
quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti
gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato» (Is
40,1-5).
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci onesti di cuore e
mente.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie
il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un
uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono
venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una
colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui
che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai
discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi
è il Figlio di Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
È lui che battezza nello Spirito SantoGesù è il mistero per eccellenza. È il mistero tutto divino e tutto umano. Non
è solamente tutto divino, o tutto umano. È insieme tutto divino e tutto umano.
Nessuno per via umana lo potrà conoscere. Esso si potrà conoscere solo per
rivelazione. Le parole di Gesù sono esplicite e valgono per ogni uomo, di ogni
tempo, sempre.
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò
ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e
umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è
dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,25-30).
Paolo conferma questa verità. Tutto nella sua vita è avvenuto per rivelazione.
Dal primo giorno della sua folgorazione sulla via di Damasco fino all'ultimo
istante di vita.
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello
umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per
rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia
condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e
la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e
connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando
Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si
compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle
genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme
da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a
Damasco (Gal 1,11-16).
Per questo io, Paolo, il prigioniero di Cristo per voi pagani... penso che
abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a
vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi
ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto
della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato
manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato
ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono
chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso
corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del
quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è
stata concessa secondo l'efficacia della sua potenza. A me, che sono l'ultimo
fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le
impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero
nascosto da secoli in Dio, creatore dell'universo, affinché, per mezzo della
Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la
multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in
Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in
piena fiducia mediante la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d'animo
a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra (Ef 3,1-13)
Giovanni il Battista non sfugge a questa legge universale. Anche lui conosce la
verità di Gesù per rivelazione dall'alto. Lui ascolta e vede. La sua
testimonianza è vera.
Questa legge vale sempre. Nessuno è esentato da essa. Teologi, professori,
maestri, evangelisti, dottori, presbiteri, vescovi, ogni fedele in Cristo,
tutti sappiano che nessuno potrà dire chi è Gesù secondo verità se non per
rivelazione o ispirazione dello Spirito Santo di Dio. Tutto avviene nella
comunione dello Spirito Santo. Nessuno però è nella comunione dello Spirito di
Dio, se vive nella comunione del peccato e del vizio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni
peccato.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro -, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era
Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e
gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse
da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio
di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che cosa cerchiamo quando cerchiamo Dio? Sicurezza? Protezione? Pace interiore? Fortuna? La prima parola pronunciata da Gesù, nel vangelo di Giovanni, è una domanda. Siamo convinti che la fede sia un blocco di certezze inamovibili, che il dubbio di fede vada allontanato e rimosso, segno di poca forza interiore. Gesù, invece, inizia il suo ministero seminando dubbi. Che cercate? Chiede inaspettatamente ai discepoli di Giovanni che lo seguono. No, non cerca discepoli a tutti i costi il Signore, non blandisce, non seduce. Vuole che i discepoli si interroghino sulle ragioni della loro scelta. Dio non vuole mezzi uomini e mezze donne al suo seguito, non sa che farsene di cristiani che fanno della loro fede un rifugio, una cuccia, una via di fuga dal mondo. Andrea e Giovanni certo non si aspettavano una domanda del genere. Sono spiazzati e rispondono ponendo una nuova domanda, come a guadagnar tempo, come a chiedere una pausa. Gesù li incoraggia, ora: venite e vedrete. La fede non è credere in qualcosa, ma seguire qualcuno, andare a vedere. Vanno, questa volta, e vedono, e restano. Quel giorno è l'inizio della loro vita vera.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,43-51)
In
quel tempo, Gesù volle partire per la
Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la
città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse:
«Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti:
Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret
può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è
falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù:
«Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di
fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì,
tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù:
«Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi?
Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io
vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il
Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Seguimi...»!
Un imperativo che cambia radicalmente la vita di un uomo esce
dalla bocca di Cristo. Il fortunato interlocutore è Filippo, che ha solo il
merito di aver incontrato il Signore nella sua strada. Solo lui ha questo
potere di comandare o meglio di donare così perché è il Figlio di Dio; Lui
chiama perché ama di un amore di predilezione.
Poi la risposta alla chiamata diventa testimonianza per altri: l'amore divino è
sempre coinvolgente. Filippo racconta a Natanaèle della sua scoperta: «Abbiamo
trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio
di Giuseppe di Nàzaret». Alla fede ancora parziale di Filippo fa riscontro
quella ancora più negativa di Natanaèle: «Da Nàzaret può mai venire qualcosa di
buono?».
È una visione ancora molto umana, ma i dubbi, anche quelli che potrebbero
apparire legittimi, si sciolgono solo facendo esperienza di Dio. È ciò che
sostiene Filippo quando dice: «Vieni e vedi». È l'invito che spesso possiamo
rivolgere ai nostri interlocutori, magari ancora dubbiosi nella fede o con una
visione solo razionale delle verità di Dio. "Vieni e vedi" significa: incontra
anche tu il Signore, accostati a Lui con naturale onestà e sarai inondato della
sua grazia e illuminato dal suo Spirito.
Anche Natanaèle verrà illuminato da Cristo e passerà dal dubbio alla fede piena
e dichiarata: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Oggi
il nostro pensiero si rivolge ai giovani chiamati da Cristo ad una speciale
sequela: quanti dubbi, quanti tentennamenti, e ahimè, quanti rifiuti.
È Gesù che ripete loro: «Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi».
Dal
Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a
Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui
che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo
venuti ad adorarlo». All'udire questo, il
re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi
dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui
doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è
scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero
l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà
il pastore del mio popolo, Israele"».
Allora Erode, chiamati segretamente i
Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella
e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e
informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo
sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li
precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa,
videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi
aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode,
per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.
Sequenza
ANNUNZIO DEL GIORNO DELLA PASQUA
Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono o il sacerdote o un altro
ministro idoneo può dare l'annunzio del giorno della Pasqua.
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si
manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della
salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e
risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 1° aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo
grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 14 febbraio.
L'Ascensione del Signore, il 13 maggio.
La Pentecoste, il 20 maggio.
La prima domenica di Avvento, il 2 dicembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella
commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la
Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode
perenne nei secoli dei secoli.
Amen.
RIFLESSIONI
Siamo in cammino custodi della rivelazione del mistero di
Dio
Andiamo al di là del ricordo e la tradizione
La solennità dell'Epifania rischia di essere vissuta da noi come il ricordo
della scenetta dei re Magi che arrivano a Betlemme, guidati dalla stella
cometa, e fecero un grande viaggio per adorare il bambino Gesù. Nei nostri
presepi i bambini mettono le statuette dei Magi, viviamo una dolce emozione e
poi tutto finisce li.
Come per il Natale con Babbo Natale, così la Befana viene a imporsi come un
parallelo festivo alla solennità religiosa, con la gioia di tutti i bambini,
che in Italia, ricevono la calza delle caramelle. Finita l'epifania, sono
finite le feste natalizie, si consumeranno gli ultimi pandori e panettoni e si
ritornerà al duro ritmo di vita di ogni giorno.
Andiamo oltre il ricordo e la tradizione! La parola "Epifania" significa "rivelazione",
"manifestazione". Siamo qui per celebrare una misteriosa manifestazione,
puntando il nostro sguardo al bambino Gesù.
Siamo in cammino e custodiamo i misteri più profondi della rivelazione di Dio
nella nostra storia.
I magi rappresentano tutti i popoli stranieri, che non appartengono al popolo
di Israele. Il popolo di Israele invece è rappresentato attraverso l'immagine
della città di Gerusalemme. Gerusalemme è avvolta di luce e per questa luce
tutti i popoli, immersi nelle tenebre, fanno una processione verso di essa.
Nel Vangelo Gerusalemme appare avvolta nelle tenebre di un turbamento: «Il re
Erode, all'annuncio dei magi che cercavano il re dei Giudei che è nato, rimase
turbato e con lui tutta Gerusalemme» I magi non appartengono al popolo di
Israele, vengono da oriente. Noi ci identifichiamo in loro, perché non siamo
del popolo di Israele. Rappresentano tutti i popoli e quindi anche noi.
L'apostolo Paolo ci aiuta ad andare più in profondità. Paolo parla di una
misteriosa rivelazione (Epifania), non manifestata agli uomini delle precedenti
generazioni, ma rivelata a tutti i cristiani (i santi) nel presente per mezzo
dello Spirito Santo. In cosa consiste questa misteriosa rivelazione? «I pagani
(gentili) sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a
formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del
vangelo?.
Guardando allora alla figura dei magi, ci domandiamo: chi siamo noi cristiani?
Siamo persone in cammino, in costante atteggiamento di ricerca e di
conversione. Sentiamoci camminanti, pellegrini, ricercatori della verità come
lo furono i magi! Non rinunciamo al nostro camminare, non accontentiamoci di
quattro nozioni di catechismo, di una partecipazione tradizionale ai
sacramenti, di un senso di appartenenza liquido nei confronti della nostra
comunità, di una preghiera superficiale.
Siamo in cammino come i magi, custodi di due grandiosi misteri che sono
simbolizzati nei tre doni: la mirra, l'incenso e l'oro. Li abbiamo ricevuti per
tradizione, ma sono preziosissimi e li vogliamo offrire a Gesù in adorazione
tutte le volte che veniamo in chiesa per celebrare l'Eucarestia. Si perché
Maria, senza la figura di Giuseppe, nel Vangelo, rappresenta la Chiesa che genera
oggi il Figlio al mondo.
Siamo custodi del mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù e del
mistero della cristificazione di tutte le situazioni del mondo.
La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù, perché quello era
l'unguento usato per imbalsamare i morti e dare degna sepoltura ai corpi. Nel
dono della mirra rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della morte di
Gesù.
L'incenso ci ricorda il profumo della risurrezione, il profumo del giardino
dove sta la tomba vuota. Nel dono dell'incenso profumato rendiamoci conto che
siamo custodi del mistero della risurrezione di Gesù.
L'oro ci ricorda la regalità del Cristo risorto, ci ricorda che tutto si
ricapitola in Cristo, tutto è cristificato, tutto è stato creato per mezzo di
Lui e in vista di Lui. La risurrezione di Gesù non è un ricordo, non è un far
rinascere nel nostro cuore gli insegnamenti di Gesù per poi tentare di
applicarli nella vita. La risurrezione di Gesù è reale. Gesù vive, è il signore
della nostra storia e della storia dell'umanità, e noi viviamo per lui, con
lui, in lui.
Siamo custodi del mistero della Santa Trinità che si rivela al mondo.
Attraverso la morte e risurrezione di Gesù, si svela tutta la grandezza del
mistero della Santa Trinità. La mirra ci ricorda il mistero della morte di
Gesù..
L'incenso ci ricorda anche la nube dello Spirito Santo che copre con la sua
ombra la Vergine Maria e genera il Verbo di Dio nel suo grembo con tutta la sua
potenza. La stessa potenza dello Spirito dà la vita eterna al corpo
martirizzato di Gesù, che era stato messo nel sepolcro.
L'oro ci ricorda la gloria del Padre, che si rivela tutta nel mistero della
venuta del Verbo di Dio fatto carne, morto e risorto per noi, e si riversa, con
il dono dello Spirito Santo, nella vita di ciascuno di noi, perché la gloria di
Dio sia anche l'uomo vivente, l'uomo riscattato e rispettato nella sua dignità
di figlio amato del Padre.
Siamo coscienti di questa custodia?
Se il mistero della morte e risurrezione di Gesù non incide affatto nella
nostra vita quotidiana, non siamo come i magi, non siamo più in ricerca, in
cammino e non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad
adorarlo.
Facciamo ancora fatica a comprendere che tutto è cristificato, che Gesù risorto
è vivo e presente anche nelle situazioni di dolore, di sofferenza, di guerra,
nelle disgrazie. Ma continuiamo a camminare e sperare che la luce risplenda
all'orizzonte, quando siamo nelle tenebre e nei turbamenti della vita.
Se il mistero della Santa Trinità non ci attrae e non facciamo nulla per
contemplarlo con la preghiera orante della Parola di Dio, non abbiamo nulla da
offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo. Facciamo ancora tanta
fatica a comprendere che ogni essere umano è figlio amato del Padre, che la
gloria di Dio è l'uomo vivente. Ma da questa comunione con il mistero della
Trinità Santa che si rivela a noi per mezzo di Cristo, fondiamo tutte le nostre
azioni di carità, di condivisione, di accoglienza, di rispetto dei poveri di
questo mondo.