IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venite,
figli, ascoltatemi
vi insegnerò il timore del Signore
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal
cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui
darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come
quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in
eterno». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In natura, non ci può essere vita senza nutrimento. Il cibo,
di origine vegetale o animale, di cui ci nutriamo, è stato vivente prima di
essere consumato per mantenere in vita un altro essere, cioè noi.
Oggi, nel brano del Vangelo secondo Giovanni, Gesù affronta questo dato di
fatto essenziale della nostra condizione umana, rovesciandone l'ambito di
applicazione: noi dobbiamo nutrirci di lui stesso, della sua carne e del suo
sangue, se vogliamo cominciare a conoscere la pienezza della vita. Mangiando la
sua carne e bevendo il suo sangue, noi ci nutriamo come non si potrebbe fare
nell'ambito fisico.
Noi viviamo così per sempre: il cibo è diverso, così come diversa è la vita che
esso ci dà. Questo nuovo tipo di cibo ha, sul credente, un effetto immediato
("ha la vita eterna") ed è, nello stesso tempo, una promessa per il futuro ("e
io lo risusciterò nell'ultimo giorno").
Quando ci nutriamo del cibo naturale, siamo integrati nel ciclo biologico; per
mezzo della trasformazione delle leggi biologiche, invece, riceviamo la vita
divina, siamo introdotti nella vita stessa di Dio. Come ciò che mangiamo e
beviamo, assimilato, diventa parte di noi, così, ricevendo nel sacramento la
carne e il sangue di Cristo, veniamo "incorporati" in lui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo
fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su
ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i
comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non
testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come
te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro
mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dopo aver benedetto alcuni bambini Gesù partì dal luogo
dov'era, e mentre era per strada gli si avvicinò un giovane che, gettandosi in
ginocchio, gli domandò: "Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita
eterna?". Una domanda legittima e a prima vista spirituale, poi arrivava anche
da un giovane, quindi c'erano segnali di una conversione.
Apparentemente si può avere una opinione ma noi non dobbiamo
fermarci mai all'apparenza o alle parole dette in scioltezza.
È opportuno avere una maggiore conoscenza di una persona,
senza nutrire pregiudizi o formarsi un'idea troppo ottimistica. La prudenza non
è mai abbastanza nelle relazioni amichevole, nelle conoscenze, nel linguaggio e
nelle azioni. Naturalmente e senza pregiudizi una persona può formarsi
mentalmente una idea della persona che ha davanti, con cui lavora e senza
cadere nel giudizio.
Non c'è la necessità di arrivare al giudizio quando si
ascoltano dai familiari o dai conoscenti parole cattive o si vedono azioni
sbagliate.
È quella persona a fornire i dati della sua spiritualità,
presente o assente, buona o deviata.
Ascoltando le parole del giovane che si inginocchiò davanti
a Gesù, qualsiasi persona lo avrebbe ammirato, apprezzato, considerato quasi
perfetto. L'errore si trova nell'avventatezza del giudizio, infatti ciò che
guida è quanto si ascolta o si vede.
Oltre la naturale imperfezione dell'opinione umana, và
considerato anche in che modo si esprime la persona che parla o opera. È
sincera o falsa? Ha un atteggiamento spontaneo improntato all'inganno e a
mostrare ciò che non è realmente? Ma non possiamo giudicare senza prove, quindi
bisogna attendere i frutti buoni o cattivi, le opere che compie.
Nessuno di voi che legge deve però cadere nel panico se alle
volte maschera qualche cosa o non sempre è sincero/a. Nessun Santo è nato tale,
per tutti c'è un cammino di conversione e di santificazione personale da
compiere. Il cammino è difficoltoso, lo sappiamo, senza la Grazia di Dio
diventa addirittura impossibile proseguire nella Via del Vangelo.
È importante sforzarsi di purificare la mente, c'è una lotta
da compiere contro i pensieri di giudizio e altri che non sono buoni. È una lotta
gioiosa perché compiuta nella preghiera, inoltre Gesù e la Madonna intervengono
sempre quando si invocano.
Il Vangelo ci mette dinanzi una verità indispensabile per
vivere nella Grazia di Dio e ricevere aiuti nei pericoli e nelle malattie: "Osserva
i Comandamenti". Questo disse Gesù al giovane ricco pieno di fervore non
autentico, era come esaltato dall'idea della salvezza eterna, sganciata però
dai mezzi per conseguirla.
Gesù vide subito che la richiesta espressa era buona ma
l'intenzione bisognava purificarla. A lui fece una proposta particolare e che
non riguarda chi vive in famiglia e non è un Consacrato: "Se vuoi essere
perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel
Cielo; e vieni! Seguimi!".
Gesù chiedeva una prova al giovane sulla richiesta fatta, lo
metteva alla prova per mostrargli qual era la sua reale convinzione.
Quindi, non sempre quando si parla o si prega c'è una
autentica convinzione. Spesso non si fa in malafede, c'è un trasporto naturale.
"Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste;
possedeva infatti molte ricchezze".
Il giovane passò dall'euforica esaltazione alla tristezza,
perché non aveva ottenuto quanto era convinto di ottenere.
Gesù non si riferisce solamente alle ricchezze economiche,
ci sono ricchezze che in realtà sono debolezze, frutti scaturiti dai cattivi
comportamenti e dalla ripetizione dei vizi. C'è anche la ricchezza
dell'orgoglio e della superbia. Con l'esame di coscienza ognuno scopre queste
debolezze ed inizia a lottarle, si impegna per eliminare questi sentimenti
negativi che fanno stare molto male.
Non c'è vera gioia quando si pensa o si parla per
danneggiare gli altri. L'anima è triste e c'è molta agitazione.
Gioiscono invece quanti non pensano male e dicono bene di
tutti.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
21 Agosto 2018 Martedì
della XX settimana del Tempo Ordinario Anno B
San Pio X
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
E' impossibile agli uomini,
ma a Dio tutto è possibile.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di
Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può
essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma
a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Mentre Gesù e i suoi camminavano per spostarsi in un'altra
città, disse loro: "Difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Cieli". Una
frase che scombussola la vita soprattutto dei ricchi o di quanti vivono,
comunque nel benessere. E per dare maggiore forza al suo pensiero, aggiunse: "Ve
lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un
ricco entri nel Regno di Dio".
I discepoli rimasero costernati, erano impreparati per replicare, anche se non
riguardava essi era lo stesso un discorso pesante.
Il ragionamento di Gesù, come sempre era di una perfezione unica e chiarissima.
Chi pone il cuore nei beni della terra si rende incapace di incontrare il
Signore. L'uomo, infatti, è posto davanti a un'alternativa.
O mette il suo fine ultimo in Dio, e in tal caso giunge a Lui anche attraverso
le cose materiali, che rappresentano per lui semplici mezzi: oppure considera
scopo della sua vita le ricchezze, nelle molteplici espressioni di desiderio di
lusso, di comodità, di continua brama di possedere.
Il cuore di ognuno di noi si muove secondo questi due possibili orientamenti.
Chi lo ha pieno di beni materiali non può amare Dio, "non potete servire Dio e
Mammona". Ha detto Gesù.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
22 Agosto 2018 Mercoledì
della XX settimana del Tempo Ordinario Anno B
Beata Vergine Maria
Regina
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
Gli ultimi saranno primi
e i primi, ultimi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore nel Vangelo si paragona a un padrone di casa che
esce in varie ore per assumere operai che lavorino nella sua vigna: all'alba,
verso le nove del mattino, verso mezzogiorno, verso le tre...
Con quelli che ha assunto fin dalla prima ora, si accorda per il salario di un
denaro, gli altri vengono ingaggiati con l'accordo che riceveranno quello che è
giusto. Quindi, Dio ci ricompensa per quello che meritiamo, per il lavoro nella
sua Chiesa e gli sforzi nel cammino di Fede.
Per dare maggiore risonanza a questo comportamento, nella parabola Gesù
racconta che quando è ormai vicina la fine della giornata, all'ultima ora,
verso le cinque, il padrone di casa esce di nuovo e incontra altri che se ne
stanno senza lavorare e dice loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno
senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed
egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna".
Gesù intende darci un insegnamento fondamentale: per tutti gli uomini vi è una
chiamata a lavorare nella Chiesa del Signore, quale che sia l'età che ci
troviamo ad avere, collaborare con Lui nella Redenzione del mondo:
diffondendo la sua dottrina in ogni occasione,
avvicinando le persone alla Confessione,
forse insegnando loro come fare l'esame di coscienza,
indicando i beni preziosi che derivano da questo Sacramento.
Chiamando altri a seguire Gesù più da vicino e introducendoli a una vita di preghiera,
partecipando a incontri di catechesi o di formazione,
collaborando con i propri averi a creare nuovi strumenti di apostolato,
convincendo qualcuno ad allontanarsi da una situazione che può rappresentare occasione prossima o remota di peccato, mediante il consiglio opportuno o la correzione fraterna,
prospettando a qualche amico, con la prudenza necessaria e dopo aver chiesto con insistenza lumi nella preghiera, la possibilità di donarsi più pienamente a Dio.
Chi si sente chiamato a lavorare nella Vigna del Signore,
deve, in molti modi diversi, partecipare al Divino disegno della salvezza. Deve
camminare verso la salvezza, ed aiutare gli altri affinché si salvino.
Aiutando gli altri, salva se stesso!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai
farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di
nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle
nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con
quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i
miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite
alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio
campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e
li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli
assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La
festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai
crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle
nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che
trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il
re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito
nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito
nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo
mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di
denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del
Signore
RIFLESSIONI
Molti sono chiamati, ma pochi eletti. L'invito alla festa di nozze per il figlio è un dono di grazia, è anche segno
di grande stima, amore. Il re mi ha preso in considerazione. Avrebbe potuto non
pensarmi e invece mi ha pensato. Mi ha invitato a partecipare alla festa da Lui
preparata per il figlio suo. In verità Dio sempre stima l'uomo. Lo ha fatto a
sua immagine e somiglianza. Nessuna creatura è così grande nel suo universo. In
questa creatura il Figlio suo si è incarnato, divenendo con essa una cosa sola,
una sola vita. Vi è grandezza più alta di questa? Con la sua risurrezione, ha
trasformato la nostra materia in purissima luce, rivestendola di gloria,
immortalità, splendore divino. Dio ama l'uomo. Si è fatto Lui stesso uomo nel
suo Figlio Unigenito. Questo l'onore che Dio nutre per noi.
Quale la nostra risposta? Le cose della terra hanno il sopravvento sul suo
amore, sulla sua stima, sul suo onore. Un campo, dei buoi, affari vari hanno la
prevalenza. Altri fanno ancora peggio: insultano, percuotono, uccidono i servi
mandati dal re. Neanche vogliono sentire parlare di invito. Al disinteresse dei
primi rispondono con animo cattivo, malvagio, crudele. Il re non può non
indignarsi. Interviene e punisce gli assassini dei suoi servi. Essendo questa
una parabola, urge andare oltre ogni senso letterale e fermarsi a quello
spirituale. Il re si indigna. Lui è re di giustizia. Non può permettere che nel
suo regno ognuno agisca a suo piacimento. Ognuno deve sapere che a suo tempo
verrà per lui l'ora del rendimento dei conti per tutto il male operato.
È l'errore, la falsità, la menzogna che sta distruggendo oggi il mondo. Ognuno
pensa di poter fare quello che vuole. Tutti devono però sapere che verrà l'ora
del rendimento dei conti. In quest'ora tremenda e spaventosa, ognuno sarà
trattato secondo le sue opere e la punizione è eterna. Ma anche nel tempo il
Signore viene per operare il suo giusto giudizio. Le modalità sono arcane e
misteriose. Ma lui di certo viene. Nessuno si illuda di poter fare impunemente
il male. Vi è un momento in cui il Signore domanda ragione. Il suo giudizio è
infallibile. Tutti voi che predicate la sola misericordia di Dio, sappiate che
siete falsi profeti. Non amate i vostri fratelli. Li preparate per il giorno
della strage. Della loro morte però siete responsabili a causa della vostra
falsa dottrina su Dio.
La misericordia del Signore è universale e tutti chiama alle nozze del figlio,
nessuno dovrà essere lasciato fuori. Alla misericordia di Dio deve sempre
corrispondere l'onore e la stima del chiamato verso il suo re. Mai ci si presenta
nella sala del convito indecentemente vestiti, come se si andasse al mercato.
Nella sala si deve entrare convenientemente vestiti, con l'abito da nozze.
Questo vale per ogni uomo. Nella casa di Dio si deve entrare vestiti con
l'abito della conversione, del pentimento, nello stato di grazia. Anche quando
andremo nell'eternità, o vi entreremo vestiti con l'abito della grazia e saremo
accolti nel Cielo di Dio, o altrimenti con l'abito del peccato saremo
scaraventati fuori, nel buio eterno, dove sarà pianto e stridore di denti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rivestiteci dell'abito
nuziale.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui
del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di
Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di
buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco
davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi
conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto
quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto
che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio
Natanaele è uomo dal cuore puro, senza inganno. È un cercatore di Dio. È
infatti dei cuori puri cercare e vedere il Signore. Natanaele cerca e vede il
Signore nella Scrittura, è il Libro nel quale lui cerca, perché sa che è in
esso che Dio si è manifestato ed è per esso che Lui oggi e sempre si rivela
nella sua più pura verità. Avendogli riferito Filippo di aver trovato ?Colui
del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i profeti: Gesù, il Figlio di
Giuseppe, di Nazaret?, lui giustamente risponde che la Scrittura non annunzia
che il Messia sarebbe venuto da Nazaret. Il Figlio di Davide necessariamente
dovrà essere di Betlemme. Poiché però è puro di cuore e di mente, essendo lui
vero cercatore di Dio, non mette in dubbio le parole di Filippo e va con lui,
volendo conoscere Gesù. Ecco lo spirito del vero cercatore di Dio: anche se la
storia ascoltata gli attesta una qualche contraddizione con la Scrittura, è
giusto verificare di persona la storia. Come ascoltare la Scrittura a nulla
serve, senza la verifica personale di essa, così anche ascoltare la storia
spesso non è sufficiente, occorre la verifica personale. Questa procedura
sempre deve essere operata quando la nostra scienza e coscienza ci avvisa di
una qualche divergenza, contrapposizione, differenza tra ciò che noi conosciamo
con certezza e quanto ci viene annunziato come purissima verità. Infatti nelle
parole di Filippo c'è certezza di una verità incontrata. Nelle sue parole vi è
però una verità e una apparenza. Può l'apparenza annullare la verità? Urge la
verifica.
Natanaele ancora non ha neanche parlato con Gesù, quando giungono al suo
orecchio parole che lo colpiscono nel cuore e nell'anima: ?Ecco davvero un
Israelita in ci non c'è falsità?. Da vero conoscitore della Scrittura, lui sa
che solo un profeta del Signore può parlare così. Esse non sono parole che
nascono da un cuore di uomo. Quando Gesù aggiunge che Lui lo aveva già visto
ancor prima che Filippo gli parlasse, allora la sua professione di fede si fa
perfetta: ?Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele?. Dinanzi
alla storia cadono tutte le apparenti contraddizioni con la Scrittura. Il
Messia è dinanzi ai suoi occhi. Questo gli basta. Domani scoprirà che Gesù non
è nato a Nazaret, bensì a Betlemme. La sua origine da Nazaret era solo un
?falso storico?. La fede sempre cammina tra Scrittura e storia. L'autore e
l'interprete dell'una e dell'altra è solo lo Spirito Santo. Mai dovrà essere la
mente dell'uomo. Natanaele ci insegna così che dinanzi alla verità storica,
necessariamente ci si deve aprire alla sua accoglienza. Si accoglie, poi si
comprenderà. Gesù è perfetto uomo che è da Dio. Questa è purissima verità
storica. Poi si troverà anche il modo di collocarlo nella Scrittura.
Gesù rassicura Natanaele, dicendogli che Lui è infinitamente oltre la stessa
Scrittura. L'antica Rivelazione lo contiene in modo velato, quasi nascosto.
Quando Lui si manifesterà in tutta la sua verità, solo allora sarà possibile sapere
chi è veramente, realmente è il Cristo di Dio. Loro vedranno il cielo aperto e
gli Angeli di Dio salire e scende sopra il Figlio dell'uomo. Già sono unite due
profezie: quella sul Messia e l'altro sul Figlio dell'uomo. Il Figlio dell'uomo
è il Messia. Il Messia è il Figlio dell'uomo. Il Messia è anche il Mediatore
unico tra Dio e l'intera umanità, tra Cielo e terra. Per Lui Dio discende sul
mondo. Per Lui il mondo va a Dio. Purissima verità di Gesù Signore!
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la verità di
Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Questo brano del Vangelo introduce una serie di rimproveri
rivolti agli scribi e ai farisei. E proprio san Paolo, un fariseo, opporrà alla
lettera della legge che uccide lo Spirito che invece dà la vita.
Il principale rimprovero riguarda il cattivo uso del potere, la vanità e
l'ipocrisia di coloro che siedono per giudicare, reclamando per sé un'autorità
che deriverebbe loro da Mosè (At 23,3). C'era infatti il rischio che la nuova
comunità cristiana dimenticasse che i suoi membri erano servitori gli uni degli
altri e che cedesse alla sete di onori (Mt 20,24-28).
"Molti sono coloro che servono Dio a parole, ma che si allontanano da lui nella
vita", dice san Gregorio. Del resto, Matteo ha già ricordato : "Se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel
regno dei cieli" (Mt 5,20).
Ma è proprio perché noi serviamo il nostro Maestro e Signore (Gv 13,13) che
vogliamo rispettare per intero la Legge, per mezzo dell'amore per colui che è
venuto a portarla a compimento e che continua ad insegnarla attraverso i
successori di Pietro e degli apostoli.