IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Dal libro del profeta Isaìa. Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XX DOMENICA DEL TEMPO
ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)
Donna, grande è la tua fede!
Avvenga per te come desideri.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare:
«Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un
demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila,
perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non
alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!».
Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai
cagnolini». «È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le
briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come
desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dio viene a noi, ma noi non sempre gli andiamo incontro. Si
manifesta in molti modi diversi, ma non sempre viene riconosciuto e accolto dal
suo popolo. A volte, tuttavia, viene accolto in luoghi e modi sorprendenti. Nel
Vangelo di oggi, vediamo Gesù partire verso un luogo inatteso: la regione fra
Tiro e Sidone, abitata da pagani. Il suo arrivo non passa inosservato: gli va
incontro una donna cananea, qualcuno, dunque, che non apparteneva ad Israele.
La donna è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, non dalla fede. Quali siano i
suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li
esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù,
grida perché egli la aiuti e, soprattutto, non desiste. La donna, tuttavia, non
esprime solo e soprattutto i propri bisogni: riconosce, infatti, Gesù come
Signore, come figlio di Davide. Il suo grido di disperazione si purifica così
diventando preghiera. Del resto, quando a Messa diciamo o cantiamo: "Signore,
abbi pietà", non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della
donna cananea?
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Pio X
Udita questa parola,
il giovane se ne andò, triste.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di
buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che
è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non
testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come
te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro
mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Se vuoi essere perfetto
Vedere la vita dalla bontà di Dio e vederla dai desideri del proprio cuore, non
sono la stessa cosa. Vi è un abisso eterno di bene, verità, santità, giustizia,
misericordia, pietà, compassione, consolazione, speranza, realizzazione di sé.
I Comandamenti della Legge Antica sono il primo stadio per vivere la vita
secondo la bontà del nostro Dio. Essi sono stati donati in un deserto. Leggendo
questo evento in termini spirituali, allegorici, potremmo dire che essi sono l'indispensabile,
ciò di cui mai si potrà fare a meno, per attraversare indenni il deserto della
vita. Essi però non sono il sommo della bontà di Dio, della sua verità, della
sua carità, da cui è anche la bontà, la verità, la carità di ogni uomo. Senza
Comandamenti si muore nel deserto della storia. E oggi l'uomo sta morendo nel
suo deserto a motivo della sua volontà superba e arrogante con la quale ha
deciso che i Comandamenti non gli servono.
Gesù è venuto per insegnare ad ogni uomo a vedere la propria vita non
dall'indispensabile, non da ciò che gli serve soltanto per attraversare indenne
il suo proprio deserto, bensì dalla perfezione divina della carità e della
bontà di Dio. È venuto per proporre se stesso come modello inseparabile di
questa scelta. Chi è infatti Lui? È il dono totale della carità e della verità
che il Padre ha fatto all'umanità per la sua redenzione eterna. Poiché però la
sua sola vita, il suo solo dono non è sufficiente, non basta, oggi Lui fa
questa proposta, rivolge un invito forte, deciso ad una persona perché
anch'essa abbandoni il quasi niente dell'osservanza dei Comandamenti e si
consegni tutto alla carità e verità di Dio per la salvezza dei suoi fratelli.
La consegna dell'uomo alla pienezza della carità e della verità di Dio si compie
già nelle Beatitudini. Anche nelle Beatitudini vi è il minimo e il massimo, vi
è il poco e il molto, vi è l'imperfezione e la perfezione. In essi vi è la
possibilità di accudire alle cose di questo mondo, ma anche l'invito esplicito
per dedicarsi alle cose dello spirito, di Dio, per dare ad ogni uomo la
conoscenza della verità, per invitarlo a lasciarsi immergere nella divina
carità. Oggi Gesù chiede a quest'uomo che trascorre la sua vita alla
coltivazione e all'incremento delle sue ricchezze, di lasciare tutto, vendere
ogni cosa, dare il ricavato ai poveri e poi di ritornare per seguire Lui sulla
via della missione. Quest'uomo è invitato ad immergersi nella perfezione della
carità e della bontà di Dio. È invitato ad essere immagine vivente del Dono del
Padre che è Gesù Signore.
La proposta di Gesù di somma perfezione, somma imitazione della bontà e carità
del Padre che consegna il proprio Figlio Unigenito alla morte per manifestare
al mondo tutto il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia, rattrista
quest'uomo. Se ne va scuro in volto. Possedeva infatti molti beni. Non
possedeva però il vero bene. Era privo della vera ricchezza. È questa la logica
perfetta di Dio: per ricevere si deve abbandonare, per accogliere bisogna
privarsi, per elevarsi urge spogliarsi di ciò che è pura zavorra. Per riempire
una brocca di acqua fresca e dissetante urge che prima venga svuotata del fango
che vi è dentro. A questo è stato chiesto da Gesù di svuotare la sua anfora di
tutte le false ricchezze per mettere in essa la vera, la sola vera. Il falso
bene, il bene effimero lo tenta, lo attrae, gli conquista il cuore. Tra la
scelta di Gesù che avrebbe voluto fare e la rinuncia ai suoi beni, sceglie i
beni e lascia Gesù. La tristezza nasce dall'impossibilità di poter conciliare
le due cose. O l'una o l'altra.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a scegliere il
bene.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Beata Vergine Maria Regina
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
E' impossibile agli uomini,
ma a Dio tutto è possibile.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di
Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può
essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma
a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora, chi può essere salvato?
L'uomo ricco per dei miseri beni effimeri, di un istante, rifiuta il grande
bene eterno. Le parole di Gesù sono ritenute dai discepoli senz'appello: In
verità io vi dico. Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo
ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio. Anzi, essi le estendono ad ogni uomo: Allora, chi può
essere salvato? La risposta di Gesù è ancora più sorprendente: Questo è
impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Il discorso di Gesù è
limpido. Le ricchezze imprigionano il cuore. Se in un primo momento esso è
onesto e santo, a poco a poco inizierà a divenire disonesto e malvagio. Nella
disonestà e malvagità del cuore non c'è salvezza eterna.
Dalla malvagità e disonestà si può tornare indietro? Ci si può convertire? Ci
si può pentire e iniziare una nuova vita? Gesù attesta che si può. Non però con
le forze dell'uomo, ma con la potente grazia di Dio. Il Signore però non sempre
agisce in modo diretto. Normalmente agisce per via indiretta, attraverso i suoi
ministri. Spetta ad essi liberare i cuori dagli affanni della ricchezza, perché
si dedichino al servizio di Dio, nella verità, nella giustizia, nella grande
carità e se è richiesto, anche nella grande rinunzia. Accanto a Gesù troviamo
uomini ricchi e facoltosi. Vi sono donne che assistono il Maestro e i discepoli
con i loro beni. Gesù stesso ha convertito Levi e Zaccheo. Lazzaro e le due
sorelle, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo erano persone non povere.
Il principio teologico che necessariamente va messo in luce esige che si dica
che la salvezza è il frutto della grazia di Cristo e della grazia del Corpo di
Cristo che è la Chiesa. Se la Chiesa, come Cristo Gesù, produce grazia, con
essa il Padre celeste potrà convertire molti cuori. Se invece essa non produce
alcuna grazia, non speri che qualcuno si possa convertire, né ricco e né
povero, perché anche la salvezza del povero è il frutto della grazia del Corpo
di Cristo che è la sua Chiesa. Allora è giusto che ognuno si chieda: Ma io,
parte del Corpo di Cristo, sua Chiesa, cammino di verità in verità, di grazia
in grazia, di sapienza in sapienza, divengo ogni giorno più grande fiume di
salvezza per i miei fratelli? Se non sono fiume di grazia, nessuno per me si
convertirà e l'uomo rimane imprigionato nella sua miseria spirituale,
indipendentemente che sia ricco o povero, dotto o non dotto, potente o debole,
facoltoso o misero.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un
ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste
parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere
salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio
tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Pietro e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cosa riceveranno loro
in cambio? La risposta Gesù l'ha già data nell'invito fatto all'uomo ricco: Avrai
un tesoro nei cieli. Raggiungerai la più alta perfezione. Ora il Maestro vi aggiunge
altre due ricompense: Nei cieli siederanno su dodici troni a giudicare le tribù
di Israele. Saranno messi sopra tutti gli altri. Sulla terra avranno cento
volte quanto hanno lasciato". Nulla mancherà in vita sulla terra e nulla
mancherà in gloria nei cieli. Sulla terra la loro vita sarà sopra ogni altra
vita. Nei cieli la loro gloria sarà sopra ogni altra gloria. Sono messi in
alto, sopra tutti, sulla terra e nei cieli. L'uomo dona il suo niente terreno a
Dio, Dio gli dona il suo tutto eterno. Chi guadagna è l'uomo. Riceve il tutto
sulla terra e nei cieli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono totale a
Cristo Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
Gli ultimi saranno primi
e i primi, ultimi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori
e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli
delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono
i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero
ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo:
"Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che
abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Non posso fare delle mie cose quello che voglio?
Le regole del regno dei cieli non sono stabilite dall'uomo. A nessun uomo è stato
dato questo potere. Esse sono tutte date dal Signore, da Dio e da nessun altro.
Non solo vengono dal cielo, ma sono anche immodificabili in eterno. Anche le
modalità della loro applicazione nel tempo, lungo il corso dei secoli, deve
venire dallo Spirito Santo. Nelle Spirito le regole si conoscono, nello Spirito
si insegnano, nello Spirito si applicano. Chi è senza lo Spirito del Signore,
nel quale è obbligato a crescere di giorno in giorno, sempre sostituirà la
volontà di Dio con la propria e le regole divine con precetti umani. È questo
il rimprovero che il Signore rivolge al suo popolo per mezzo di Isaia. Ripreso
tutto da Cristo Gesù e rivolto agli scribi e ai farisei che sempre lo
contrastavano.
Dice il Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e
mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la
venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani, perciò,
eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la
sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l'intelligenza dei suoi
intelligenti». Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per
dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: «Chi ci
vede? Chi ci conosce?». Che perversità! Forse che il vasaio è stimato pari alla
creta? Un oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha fatto lui»? E un vaso può
dire del vasaio: «Non capisce»? Certo, ancora un po' e il Libano si cambierà in
un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i
sordi le parole del libro; liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi
dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più
poveri gioiranno nel Santo d'Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà
l'arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola
rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e
rovinano il giusto per un nulla (Is 29,13-21).
La prima regola del regno dei cieli vuole che in esso si entri per chiamata.
Tutta la storia della salvezza da Noè fino a Cristo Gesù è per chiamata. Tutta
la vita di Gesù fu una missione per chiamare. Tutta la storia della Chiesa deve
trasformarsi in un andare per il mondo a chiamare perché si entri nel regno di
Dio. Se la Chiesa non chiama, il regno muore ed essa stessa muore. Essa esiste
per chiamare sempre. Chiama, è Chiesa di Cristo Gesù. Non chiama, non è Chiesa
di Gesù Signore. La missione è essenza della vita di Cristo, deve essere
essenza della vita della Chiesa.
La seconda regola del regno annunzia l'insindacabile azione del Signore nel
retribuire coloro che hanno accolto l'invito e sono andati a lavorare nella sua
vigna. La volontà di Dio nel dare ministeri, carismi, responsabilità, missioni
particolari, retribuzione finale è solo dalla sua eterna sapienza. La mente
umana mai potrà entrare in questo mistero.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci le regole del
regno.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Bartolomeo
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto
Mosè, nella Legge, e i Profeti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del
quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di
Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di
buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco
davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi
conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto
quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto
che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Filippo e Natanaele sono due nuovi discepoli di Gesù. Il
primo riceve direttamente la chiamata; il secondo la riceve tramite un suo amico.
I due si ritrovano in Gesù. Questo incontro ha rappresentato per loro
un'esperienza di fede, un cambiamento nel loro comportamento, una nuova
dimensione nel modo di vedere le cose, che li apre ad altre possibilità.
Esso ha rappresentato per loro una rottura con il passato, il penetrare in un
nuovo mondo, in un nuovo tragitto di vita, poiché cercare Gesù vuol dire
cercare la verità - cercare la luce, cercare Dio -.
"Vieni e vedi"... Entrare nell'intimità di Gesù significa scoprire il suo modo
di vivere, vivendo con lui... cioè con gli uomini nostri fratelli. È soltanto
nell'esperienza comunitaria, nell'interesse per il modo di vivere degli altri,
nel fatto di rimanere e di solidarizzare con gli altri, che noi acquistiamo a
poco a poco l'esperienza della nostra fede. "Vedrete il cielo aperto"... Dio si
presenta e prende contatto con gli uomini, attraverso Cristo; egli vuole
sentirsi vicino agli uomini, ed è tra di loro che ha fissato la sua tenda,
nella comunità. Il cielo, in questa prospettiva del Vangelo, viene a noi
tramite Cristo. Attraverso la nostra partecipazione, nella misura in cui lo
possiamo, alla vita di Dio. Quante cose potremmo vedere e provare se noi
seguissimo Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo
interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande
comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Quanto illuminante è la risposta di Gesù al dottore della
legge che l'interrogava su quale fosse il più grande comandamento! Quanto è
entusiasmante questa risposta! Il più grande comandamento infatti è quello
dell'amore: "Amerai il Signore Dio tuo; amerai il prossimo tuo". In
proposito possiamo notare alcune cose sorprendenti.
La prima è che Gesù non ha scelto un comandamento del Decalogo, uno dei dieci
comandamenti. Eppure sarebbe sembrato più normale: secondo la Bibbia i dieci
comandamenti sono stati rivelati da Dio stesso, anzi incisi da lui sulle due
tavole di pietra; non sono forse i più importanti? Eppure Gesù non ha citato
nessuno di essi, ma ha scelto un brano del Deuteronomio e un altro del
Levitico. Perché?
Lo possiamo indovinare se riflettiamo sulla natura dei dieci comandamenti. Sono
per lo più una serie di divieti: Non rubare; non uccidere; non testimoniare il
falso; non avere cupidigia...; o anche precetti, ma ristretti: Osserva il
sabato; onora i genitori... Esprimono le condizioni necessarie per non uscire
dalla relazione con Dio.
Invece Gesù ha scelto precetti positivi, dinamici, che ci lanciano avanti:
"Amerai con tutto il cuore". Chi avrà mai finito di progredire in
questa direzione, chi raggiungerà questa meta? "Amerai con tutto il cuore,
con tutte le forze, con tutta la mente". Amare il prossimo senza limiti...
La parabola del buon Samaritano ci mostra in che modo Gesù intendeva il
prossimo: ciascuno deve farsi prossimo a tutti i bisognosi che incontra.
Un'altra cosa sorprendente è che la domanda concerneva un solo comandamento:
"il più grande" e nella sua risposta invece Gesù ne ha aggiunto un
secondo:
"Amerai il tuo prossimo". E, cosa più sorprendente ancora, Gesù
dichiara che "il secondo è simile al primo". Chi avrebbe mai pensato
questo? Noi li vediamo molto diversi, questi due comandamenti. "Amerai il
Signore Dio tuo": Dio, la perfezione stessa, Dio pieno di amore, Dio che
non ha nessun difetto si deve amare, è chiaro. Invece: "Amerai il prossimo
tuo": uomini difettosi, miserabili, talvolta tanto sgradevoli e ostili...
Come dire che il secondo comandamento è simile al primo? Eppure Gesù ha
dichiarato questo. E tutto il Vangelo, tutto il Nuovo Testamento va in questo
senso: l'amore del prossimo è inseparabile dall'amore che diamo a Dio; amando
il prossimo, amiamo veramente Dio; non amando il prossimo, non possiamo
pretendere di amare Dio. La corrente di amore che viene da Dio la dobbiamo
accogliere in noi non passivamente, fermandola a noi stessi. Se facciamo così
non riceviamo veramente l'amore di Dio. La dobbiamo invece ricevere in modo
attivo, cioè non possiamo amare veramente Dio, se non accettiamo di amare con
Dio, e quindi di amare tutti gli esseri, tutte le persone che Dio ama. Soltanto
così siamo nell'amore di Dio, e l'amore di Dio in noi diventa perfetto, come
dice san Giovanni.
Questa rivelazione evangelica definisce lo scopo di tutta la nostra vita. Non
abbiamo altro programma, se siamo veramente cristiani: progredire nell'amore.
Ciascuno deve trovare la forma di amore che corrisponde alla propria vocazione,
non ci sono due forme identiche di progresso nell'amore; però siamo tutti uniti
in questo stesso orientamento: amare. Non c'è altro comandamento. "Amerai
il Signore... Amerai il tuo prossimo" Essere uniti nell'amore è l'ideale
cristiano.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato
della XX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
Uno solo è il vostro Maestro
e voi siete tutti fratelli.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù, tanto misericordioso per i peccatori, si è mostrato
severo per una sola specie di colpa: la superbia di chi si crede giusto.
Perché? Perché gli altri peccati di per sé non chiudono l'anima all'amore
misericordioso di Dio, anzi possono essere occasione di una più sincera apertura
alla misericordia divina. I peccatori sanno di meritare i castighi di Dio e di
aver bisogno di perdono; invece la superbia farisaica chiude l'anima e non
consente alla grazia di penetrare. L'amore misericordioso di Dio si trova
impotente di fronte all'uomo orgoglioso, che ritiene di non aver bisogno di
perdono né di compassione e pretende di meritare solo ammirazione e onore.
Perciò Gesù critica quelli che fanno tutto "per essere ammirati dagli
uomini", che amano posti d'onore, primi seggi, saluti... "Dio resiste
ai superbi" dice il Libro dei Proverbi. E Dio deve resistere ai superbi,
perché quando i doni di Dio vengono pervertiti dalla superbia, nel senso che
invece di servire alla vita di carità servono soltanto a nutrire la vana compiacenza
della persona in se stessa, non c'è altro rimedio se non la resistenza di Dio,
per costringere la persona a rinunciare alla superbia. Per questa ragione Gesù
insisteva tanto sull'umiltà, dicendo e ribadendo: "Chi si innalzerà sarà
abbassato e chi abbasserà sarà innalzato". Lui stesso ha preso
risolutamente la via dell'umiliazione, per insegnarci quale sia la strada per
raggiungere autenticamente l'amore di Dio. Lui, che era di condizione divina,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Chiediamo per intercessione di Maria, umile serva del
Signore, la grazia dell'umiltà. E, per essere coerenti, dobbiamo anche cercare
di rallegrarci quando ci arriva qualche umiliazione, che ci consente di essere
più conformi a Cristo mite e umile di cuore.