IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo Spirito
la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola,
che continui a seminare nei solchi dell'umanità
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XV DOMENICA DEL TEMPO
ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-23)
Il seminatore
Chi ha orecchi, ascolti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a
lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì
a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non
c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul
terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha
orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con
parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del
regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e
sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
"Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!".
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò
che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non
lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la
parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato
nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato
seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito
con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una
tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno.
Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione
del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà
frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la
comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per
uno». Parola del Signore.
Forma breve
TESO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9):
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a
lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì
a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non
c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul
terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha
orecchi, ascolti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo ci racconta - se si eccettua l'ultima frase - la
storia di una catastrofe. Tutto comincia nella speranza e, nonostante questo,
non tarda ad essere ridotto ad un nulla: gli uccelli mangiano il seme; il
terreno pietroso gli impedisce di mettere le radici; le piante spinose lo
soffocano... tutto segue il suo corso disperante.
Tuttavia, in mezzo a questa catastrofe, Dio annuncia il suo "ma": in mezzo al
campo di concentramento di Auschwitz, padre Kolbe - morendo di denutrizione -
loda ancora Dio onnipotente.
Nella parabola del seminatore si incontra il "ma" di Dio: ci sono poche
speranze, ma vi è almeno una terra buona per portare cento frutti.
È con gli occhi di Gesù che bisogna leggerle questo genere di storie
catastrofiche. E bisogna leggerle con Gesù fino in fondo.
La prima parte mostra che tutto è vano. Eppure la storia di questa sconfitta
porta ad una conclusione inattesa. Dio, nella sua infinita misericordia, non
lascia che il seminatore soccomba come un personaggio tragico.
Forse abbiamo qui, davanti a noi, una legge che vale per tutte le azioni di Dio
nel mondo. Poiché la causa di Dio nel mondo è spesso povera e poco
appariscente. Quando la si prende a cuore, si può soccombere alla tentazione
della disperazione. Ma le storie di Dio hanno un lieto fine. Anche se
all'inizio nulla lascia presagirlo.
Forse Gesù non racconta solo questa storia alle persone che sono sulle rive del
lago. Forse la racconta a se stesso per consolarsi. Si chiede: cosa sarà di ciò
che intraprendo? Si scontra con la cecità, il rifiuto, la pedanteria e la
violenza. Non è ignaro delle sconfitte. "Ma" la sua parola porta i suoi frutti
nel cuore degli uomini.
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,34-11,1)
Chi ama padre o madre più di me,
non è degno di me.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,34-11,1)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a
portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono
infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la
nuora da sua suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più
di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è
degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la
propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha
mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e
chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi
piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua
ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli,
partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La lettura di questo passo del Vangelo, che presenta da un
lato le forti esigenze e dall'altro le dolci promesse per chi segue Gesù, mi
richiama alla mente una poesia di Paul Claudel, in cui il poeta si domanda come
venga a noi la grazia. E risponde: la grazia viene in modo attraente, idillico,
e viene anche come fuoco che incendia la casa. E una poesia che Claudel scrisse
per i lebbrosi di un ospedale, con l'intenzione di confortarli: il male può
essere grazia, dura, forte, ma penetrante fino in fondo, come una spada.
E Gesù dice: "Vi porto la spada, la separazione, la croce, il
"perdere la vita"": un amore a imitazione del suo amore di
crocifisso. "Non sono venuto a portare pace, ma una spada... Chi ama il
padre o la madre, il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non
prende la sua croce e non mi segue non è degno di me...".
Ma la ricompensa è infinitamente sovrabbondante: chi accoglie i suoi discepoli,
chi accoglie "questi piccoli che credono" e lui, accoglie il Padre.
"Verremo a lui e faremo dimora presso di lui", scrive Giovanni nel
suo Vangelo. E nulla andrà perduto: anche un bicchiere di acqua dato per amor
suo avrà la sua ricompensa.
Sono i due aspetti che dobbiamo accogliere per essere veri discepoli di Gesù:
sofferenza e promessa di gioie che mai entrarono in cuore d'uomo.
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,20-24)
Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma
sarà trattata meno duramente di te.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la
maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero
avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite
di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel
giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi
precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati
in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del
giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo si parla di un intervento di Dio straordinario e palese: Gesù si rivolge infatti alle città "nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli", dove quindi molte gravi difficoltà erano state risolte, molta gioia era stata vissuta per i segni compiuti da Gesù, e che "non si erano convertite". Quando tutto procede bene, in serenità, in pace, senza contrasti, dobbiamo chiederci se facciamo la nostra parte, se rispondiamo al desiderio di Dio, se i doni che egli ci fa producono frutto in noi, se di questo bene ci serviamo per fare bene, a vantaggio degli altri e a gloria di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-27)
Nessuno conosce il Padre se non il Figlio
e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-27)
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il
Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
vorrà rivelarlo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dio rivela se stesso come colui che intesse rapporti
interpersonali, che ha avuto relazioni personali con precise persone, alle
quali si è manifestato e con le quali ha fatto alleanza. il nostro Dio è un Dio
che si interessa delle persone, che si fa vicino, che cerca gli uomini. Questo
non esclude che egli si manifesti attraverso le forze naturali, ma la sua
identità profonda è di essere presente, di farsi vicino, di interessarsi delle
sue creature. Le parole di Gesù nel Vangelo corrispondono pienamente a questa
attenzione divina: "Ti benedico, o Padre,... perché hai rivelato queste
cose ai piccoli". Dio non è impressionato dalla grandezza,
dall'intelligenza, dalla sapienza umana, ma ha una attenzione particolare per i
più piccoli.
Notiamo ancora che Dio qui si rivela come relazione tra il Padre e il Figlio:
"Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se
non il Figlio". "Conoscere" nel linguaggio biblico significa una
conoscenza di amore intima, profonda con qualcuno: Dio si è fatto vicino a noi,
si è rivelato personalmente a noi, a ciascuno di noi; è il Buon Pastore che
conosce le sue pecorelle ad una ad una e chiama ciascuna per nome. E un Dio
ardente, un Dio di fuoco, un Dio di amore, che si rivela e si comunica con
amore a ogni uomo che lo cerca con cuore sincero.
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,28-30)
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e
oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSION
"Io sono"
Questa misteriosa parola, "Io sono" è stata ripresa da Gesù per
rivelare in modo paradossale di essere egli stesso Dio. Ha detto ai suoi
avversari: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete
che Io Sono" (Gv 8,28), e ancora: "Se non credete che Io Sono
morirete nei vostri peccati". L'adesione a questa rivelazione di Dio è
radicalmente indispensabile per uscire dai nostri peccati, per uscire dai
nostri limiti umani. Al momento del suo arresto Gesù ha ripetuto ancora questa
parola. Nel Vangelo di Giovanni la si deve chiaramente comprendere come una
manifestazione della sua divinità. "Gesù si fece innanzi e disse loro:
"Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse
loro Gesù: "Sono io!"". Come succede spesso nel Vangelo
giovanneo, queste parole hanno il significato ordinario: "Gesù di Nazaret
sono io" e nello stesso tempo un significato più profondo: "Io Sono,
in unione con il Padre".
Gesù si è dunque rivelato come il Nome del Padre, e si è rivelato,
paradossalmente, nel momento in cui, in un certo senso, egli si spogliava della
sua divinità per essere soltanto un uomo che soffre. Ma così egli ha realizzato
in un modo più profondo la presenza di Dio al centro dell'esistenza umana.
Così egli ha dato un profondo significato al suo invito: "Venite a me, voi
tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo
su di voi; imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Perché è dolce il giogo del Signore Gesù, perché il suo carico è leggero?
Possiamo rispondere: perché "Io Sono", Gesù, ha portato la presenza
di Dio fino al fondo della nostra miseria, morendo sulla croce per noi e con
noi, prendendo su di sé tutti i nostri dolori. Da allora possiamo davvero
ascoltare la parola di Dio: "Io Sono! " in qualunque circostanza. Per
quanto oppressi siamo, possiamo, dobbiamo sentire Gesù che ci dice: "Io
sono! Sono vicino a te, sono con te in questa difficoltà, in questa angoscia.
Non c'è angoscia umana che mi rimanga estranea, perché Io sono per sempre nel
cuore dell'angoscia umana". Ecco perché il carico del Signore è leggero:
si è sempre in due a portarlo, perché egli lo porta con noi.
"Io Sono". In Gesù il Dio lontano, il Dio diverso, si è fatto vicino,
si è identificato con noi per poterci dire: "Io sono con te, Io, il Dio
che era, che è, che sarà".
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo, (Mt 12,1-8)
Ora io vi dico che qui
vi è uno più grande del tempio.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo, (Mt 12,1-8)
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi
discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo
quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i
suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani
dell'offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli
sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti
nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che
qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi:
"Misericordia io voglio e non sacrifici", non avreste condannato persone senza
colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Si potrebbe vedere un certo contrasto tra le minuziose
prescrizioni dell'Esodo riguardanti l'agnello pasquale e le parole di Gesù nel
Vangelo di oggi: "Misericordia voglio e non sacrificio".
Parlando così Gesù esprime lo spirito dell'Antico Testamento, tutto simboli.
Per esempio, il sangue di un agnello non è capace di salvare, così tutte le
prescrizioni del sacrificio non sono cose essenziali, ma precisano il
significato del simbolo. L'agnello è precisato due volte deve essere mangiato
"non crudo, nè bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco". Qui possiamo
trovare qualcosa che mette in rapporto "sacrificio" e
"misericordia". La morte di Gesù è totale dono di sé, supremo
sacrificio, atto di misericordia. Ora, Gesù nella sua passione è trasformato
dallo Spirito Santo che è il vero fuoco, fuoco di carità e di misericordia. La
carne "arrostita al fuoco" suggerisce questo vero sacrificio.
La vita cristiana non è fatta di sacrifici rituali, ma è unione con Cristo.
Quando partecipiamo alla Messa non siamo presenti a una funzione, ma ci uniamo
a Gesù, offrendo la nostra vita nella sua, per essere consumati nel fuoco
dell'amore.
"Misericordia voglio e non sacrificio". Gesù riporta questa frase
della Scrittura al termine di una controversia con i farisei, scandalizzati
contro i suoi discepoli che in giorno di sabato coglievano spighe per sfamarsi.
I farisei erano certi di essere nel giusto e di fare la volontà di Dio
accanendosi su innumerevoli prescrizioni, dettagli, minuzie. Ma questa non è
saggezza evangelica. Dio si è manifestato come liberatore e vuole che il nostro
slancio verso di lui sia obbedienza di figli liberi, obbedienti perché liberi,
capaci di considerare le situazioni, di giudicare, di decidere per il bene. Dio
vuole che viviamo nella carità e ogni precetto è subordinato ad essa: "Il
sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato". Così la nostra vita
renderà testimonianza a lui, Dio che crea uomini liberi.
IL VANGELO DEL GIORNO XV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santa Maria Maddalena
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,1-2.11-18)
Salgo al Padre mio e Padre vostro,
Dio mio e Dio vostro.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,1-2.11-18)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di
mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal
sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello
che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non
sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si
chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla
parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed
essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio
Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse
Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che
fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu,
dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella
si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù
le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va'
dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio
vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò
che le aveva detto. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Accanto alla Vergine Madre, Maria Maddalena fu tra le donne
che collaborarono all'apostolato di Gesù (Lc 8, 2-3) e lo seguirono fino alla
croce (Gv 19, 25) e al sepolcro (Mt 27, 61). Secondo la testimonianza dei
vangeli, ebbe il privilegio della prima apparizione di Gesù risorto e dallo
stesso Signore ricevette l'incarico dell'annunzio pasquale ai fratelli (Mt 28,
9-10); Gv 20, 11-18).
Il cardinale Carlo Maria Martini al riguardo commentava: «Avremmo potuto
immaginare altri modi di presentarsi. Gesù sceglie il modo più personale e il
più immediato: l'appellazione per nome. Di per sé non dice niente perché
"Maria" può pronunciarlo chiunque e non spiega la risurrezione e nemmeno il
fatto che è il Signore a chiamarla. Tutti però comprendiamo che
quell'appellazione, in quel momento, in quella situazione, con quella voce, con
quel tono, è il modo più personale di rivelazione e che non riguarda solo Gesù,
ma Gesù nel suo rapporto con lei. Egli si rivela come il suo Signore, colui che
lei cerca».
La sua memoria è ricordata il 22 luglio nel martirologio di Beda e dai Siri,
dai Bizantini e dai Copti.