IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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I SANTI LUGLIO

I saggi
rifulgeranno come lo splendore del firmamento;
coloro che insegneranno a molti la giustizia
brilleranno come stelle per sempre.

Tommaso, chiamato Didimo che significa gemello, era giudeo: ebbe la fortuna di seguire Gesù che lo chiamò all'apostolato fin dai primi tempi della sua vita pubblica. Supplì al difetto d'istruzione col candore, la semplicità della sua anima e coll'Amore al suo Maestro.Udito che Lazzaro si trovava infermo, « Gesù disse ai suoi discepoli: Torniamo in Giudea. Maestro, gli fecero osservare, or ora i Giudei cercavano di lapidarti, e tu ritorni fra loro? E Gesù rispose: Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte inciampa, perchè non ha lume ».Alcuni discepoli cercarono ancora il modo di dissuaderlo. Tommaso, vistolo irremovibile disse: « Andiamo anche noi a morire con lui ».Un'altra prova d'amore di questo Apostolo l'abbiamo quando Gesù nell'ultima cena, volendo confortare i discepoli, uscì in queste parole: « Non si turbi il vostro cuore. Credete in Dio ed anche in me. Nella casa del padre mio ci son molte mansioni. Vado a prepararvi un posto; e quando l'avrò preparato verrò di nuovo a prendervi, affinchè dove sono io siate anche voi ».Tommaso, che bramava ardentemente seguirlo, disse: « Signore, non sappiamo dove vai e come posiamo conoscere la strada? ».Gesù gli rispose : « Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me ».Risorto Gesù dai morti, apparve agli Apostoli ma Tommaso era assente. Gli dissero gli altri discepoli: «Abbiamo veduto il Signore. Ma egli a loro: Se non vedo nelle sue mani i fori dei chiodi, e non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo».Ma Gesù ricomparve nuovamente in mezzo a loro, e volgendosi all'incredulo discepolo disse: « Guidami e toccami, e non essere incredulo, ma fedele ». Tommaso allora cadde ginocchioni né potè rispondere altro se non: « Signor mio e Dio mio ».E Gesù: « Perché hai veduto, o Tommaso, hai ceduto; beati coloro che non han veduto e crederanno ». Salito Gesù al Cielo e mandato lo Spirito Sano, gli Apostoli si sparsero per il mondo a predicare la buna novella. A Tommaso toccò in sorte di portare il Vagelo tra i Persi e i Medi; evangelizzò pure i Parti, Ircani, i Battriani, gli Etiopici e gli Indiani.A Calamina, avendo operato molte conversioni, incontrò le ire di quel re idolatra il quale lo perseguitò crudelmente ed in molti modi: alfine comandò che fosse trafitto con la lancia. E Tommaso mori ripetendo : « Signor mio e Dio mio ».Le sue reliquie per ordine di Giovanni III, re di Portogallo, furono riposte in una chiesa eretta a Melapore in onore del grande Apostolo.

PRATICA Facciamo un profondo atto di fede nella divinità di Gesù Cristo.
PREGHIERA Deh! Signore, accordaci di celebrare con gioia la solennità del tuo beato apostolo Tommaso, affinchè siamo sempre assistiti dal tuo patrocinio e possiamo veder accrescere la nostra fede.

Il 16 ottobre 1890 a Corinaldo la terzogenita Maria veniva a rallegrare con i suoi vagiti la povera e laboriosa famiglia dei coniugi Goretti. Ebbe una buona e cristiana educazione dai genitori esemplari. Divenuta orfana di padre ancora in tenera età, aiutò la mamma, fu custode vigile dei fratellini, contribuì alla loro educazione cristiana, si applicò a sbrigare la maggior parte delle faccende domestiche, affinché la mamma potesse dedicarsi al lavoro per guadagnare il pane.Prendeva tutto con rassegnazione e con filiale abbandono nel Signore.Il 16 giugno 1901 Mar:letta, con una gioia indescrivibile, si accostò per la prima volta alla Mensa dell'Agnello Immacolato. A soli dodici anni, per il precoce sviluppo, era divenuta una giovanetta che si distingueva per la sua semplicità e per una purezza angelica. Coi Goretti coabitava un giovane, Alessandro Serenelli. Costui, divenuto orfano di madre quando ne aveva maggiormente bisogno, era di carattere chiuso, solitario. Il vizio dell'impurità, fomentato dalla lettura di stampe pornografiche, aveva guastato il suo cuore. Per due volte ebbe l'ardire di tentare Marietta. La fanciulla si rifiutò energicamente, anzi racchiudendosi in un'amara angoscia, pregò sempre di più Gesù affinché le desse la forza di combattere e di vincere. Ma, mentre la giovanetta confidava nell'aiuto divino, Alessandro macchinava un orrendo delitto, se, non fosse riuscito nel suo intento.Il 5 luglio 1902 nell'aia adiacente al caseggiato, il lavoro agricolo ferveva come sempre. Alessandro montò su un carro; era serio e preoccupato: ad un certo punto con un pretesto qualsiasi lasciò la guida del carro a mamma Assunta, salì in fretta le scale ed entrò in casa; sul pianerottolo Marietta stava rammendando una camicia; passati alcuni istanti, riapparve sull'uscio e fissatala con occhio infuocato le intimò: « Maria, vieni dentro ».Marietta non si mosse; il suo cuore innocente presagiva e tremava. Alessandro allora, invaso da satanico furore, la prese per un braccio e trascinatala brutalmente dentro, chiuse la porta con un calcio. La giovanetta si trasformò in lottatrice coraggiosa e intrepida. Al seduttore gridò: « No! No! Dio non vuole!... Che fai Alessandro?... Non mi toccare, è peccato; tu vai all'inferno! ». A nulla valsero queste sante parole, anzi la passione si tramutò in odio, e impugnato un coltello la trapassò quattordici volte, lasciando a terra la martire tramortita. L'ultimo grido della martire fece accorrere i vicini. Quale lo strazio di mamma Assunta nel vedere la sua Marietta così ridotta! Vane furono le cure dei medici: ormai le rimanevano poche ore di vita.Non un lamento uscì dalle labbra della santa martire nelle lunghe venti ore di agonia, ma solo preghiere, e negli ultimi istanti di vita anche parole di perdono per il suo uccisore: « Sì, lo perdono; lo Perdono di cuore e spero che anche Dio lo perdoni, perché lo voglio con me in Paradiso ».
PRATICA.
Chi ama veramente la purezza rinuncia a tutto, anche alla vita.
PREGHIERA.
Ascoltaci, o Dio nostro Salvatore, e fa' che impariamo ad imitare S. Maria Goretti, tua vergine e martire, nelle molte tentazioni di questa misera vita, per poi conseguire l'eterna beatitudine in Cielo.

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IL VANGELO NEL 21° SECOLO

31 Luglio Sant' Ignazio di Loyola Sacerdote
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Nacque nel castello di Lojola, da una nobile famiglia di Spagna, l'anno 1491.
Dopo aver dimorato per qualche tempo alla corte dei re cattolici, passò nella milizia, ove si distinse per il suo valore.
Prescelto alla difesa di Pamplona, da prode sostenne l'assedio con un pugno di uomini, ma nel furore della mischia ebbe una gamba spezzata. Mentre era costretto a letto, chiese qualcuno di quei romanzi cavallereschi che allora erano in voga, ma non avendone a portata di mano gli furono dati la vita di Gesù Cristo e un libro di vita di santi. Portato più dalla necessità che dalla devozione, Ignazio incominciò a leggerli. Quei digiuni, quelle veglie, quelle mortificazioni di quegli uomini grandi davanti a Dio e davanti agli uomini, lo colpirono fino nell'intimo dell'anima. Era la grazia divina che entrata nel suo cuore cominciava ad operare. Tremenda fu la battaglia della natura colla grazia, ma finalmente questa prevalse e la sua vita mutò. 
Non appena ebbe forze bastevoli per reggersi in piedi cominciò ad attuare i disegni che, illuminato dalla luce divina, aveva progettato nella malattia. 
Si recò al santuario di Monserrat: quivi, ai piedi di Maria, depose spada e corazza, e, donato il ricco vestito cavalleresco ad un povero, si ritirò nella grotta di Manresa. 
Il rigore e l'austerità della vita quivi trascorsa furono grandi. Duramente provato resistette; fedele a Dio nella mortificazione, nella preghiera e nel raccoglimento, Dio lo premiò, riversando su di lui un torrente di benedizioni, di dolcezze, di grazie e di gioie, di rivelazioni, di illustrazioni straordinarie e meravigliose. Qui compose l'aureo libro degli Esercizi Spirituali, che fu ed è una perenne scuola di perfezione cristiana. 
Ignazio, fermo nel proposito di voler unicamente servire Dio, visitò la Terra Santa. Di ritorno si stabilì a Barcellona ed intraprese lo studio del latino. Passò quindi a Parigi ove trovò Saverio, Rodriguez ed altri coi quali stabilì di fondare una milizia di Cristo che chiamò « Compagnia di Gesù »; nella cappella di Montmartre emetteva i voti religiosi coi compagni. A Roma, esposta ogni cosa al S. Padre, tutto veniva approvato. Così nasceva la Compagnia di Gesù che, nel corso dei secoli, contrassegnata dalla caratteristica della persecuzione e del martirio, fiorì ovunque apportando bene immenso a tutta l'umanità. 
Con la nuova Compagnia, Ignazio mandava missionari fra gl'infedeli, difendeva la verità cattolica contro l'eresia protestante e promuoveva il rinnovamento della pietà tra i fedeli. 
Fondò anche il Collegio Germanico, e tante altre pie istituzioni che ci attestano il suo grande zelo. Più volte lo si sentì esclamare che se gli fosse stato dato di scegliere avrebbe preferito vivere incerto della beatitudine e intanto lavorare per il Signore e la salvezza del prossimo, piuttosto che morire subito colla sicurezza della gloria eterna. Esausto di forze, consumato dalla carità e pieno di meriti, il 31 luglio del 1556 passava nella patria beata a ricevere il premio dei giusti.
PRATICA.
La lettura della vita di Gesù fu per Ignazio il principio della sua conversione: leggiamola anche noi. 

PREGHIERA.
Dio, che a propagare maggiormente la gloria del tuo nome, per mezzo del beato Ignazio provvedesti la Chiesa militante di nuovo sussidio, concedi che col suo aiuto e a sua imitazione noi combattendo in terra meritiamo di essere coronati con lui in cielo. 

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IL VANGELO NEL 21° SECOLO

29 Luglio Santa Marta di Betania
Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita.

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Marta era sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza. 

A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, e S. Luca narra che una volta, vedendo che la sorella Maria non l'aiutava nelle sue faccende, si lamentò dolcemente col Maestro Divino dicendo:
«Signore, non t'importa che la mia sorella mi lasci sola a servire?». Ma Gesù, pur non biasimando la sua sollecitudine, le disse: «Marta, Marta, tu ti affanni e t'inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria».
Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c'era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. «Marta, narra l'evangelista S. Giovanni, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo».
Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch'egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: « Togliete la pietra ». E a Marta che gli osservava: «Signore, già puzza, perchè da quattro giorni è lì». Gesù rispose: «Non ti ho detto che se credi. Vedrai la gloria di Dio?». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e «molti Giudei, conclude l'Evangelista, venuti da Maria e da Marta, avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui». Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine.
Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell'84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul

Rodano.PRATICA.
Il rimprovero del Maestro fatto a Marta ci porti ad attendere con maggior cura alle cose spirituali.

PREGHIERA.
Esaudiscici, Dio nostro Salvatore, affinchè, come ci rallegriamo della festa della tua beata vergine Marta, così veniamo ammaestrati nella vera devozione. 

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IL VANGELO NEL 21° SECOLO

26 Luglio San Gioacchino e Anna

Genitori di Maria

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"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità, e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere".
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.

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25 Luglio San Giacomo il Maggiore Apostolo

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S. Giacomo il Maggiore fu uno dei dodici Apostoli.

Nacque in Galilea circa dodici anni prima di Gesù. Era fratello di S. Giovanni, figlio di Zebedeo pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade e di Salome, discepola di Gesù. L'appellativo « maggiore » gli venne dal fatto che la sua chiamata fu antecedente a quella dell'altro S. Giacomo, figlio di Alfeo, che fu detto perciò « minore ».Chiamato all'apostolato da Gesù stesso, lo segui generosamente, abbandonando le reti e la barca del padre. Questa generosità gli fruttò una speciale benevolenza da parte del Divin Maestro sì da aver parte alle più intime confidenze di Lui: assistette con S. Pietro e S. Giovanni alla risurrezione della figlia di Giàiro, alla tua Trasfigurazione, partecipando pure molto da vicino all'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani.Essendo anch'egli uomo soggetto alle miserie, con S. Giovanni, come narra il Vangelo, consigliò sua madre Salome di domandare a Gesù che essi potessero entrare nel suo regno, e sedere alla destra e alla sinistra di Lui. Ed il Divin Maestro volto a loro disse: « Potete voi bere il calice che sto per bere, ed essere battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato? ». « Si, lo possiamo », risposero in fretta i due Apostoli. Ma Gesù replicò che in effetto essi avrebbero bevuto il suo calice, ma quanto all'essere collocati nei primi posti nel regno dei cieli era cosa spettante al Padre suo. Disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, S. Giacomo fu uno dei più zelanti predicatori del Vangelo. Tanto da spingersi fino in Spagna. Quivi lasciò un'impronta tale che molti secoli dopo, quando i Mori invasero quella terra mettendola a ferro e a fuoco, S. Giacomo era universalmente invocato.Dalla Spagna tornato in Gerusalemme verso il 43, per ordine del re Erode Agrippa che voleva rendersi grato ai Giudei, fu fatto incarcerare e poi decapitare.L'eroica confessione della sua fede convertì il soldato che l'aveva condotto ai giudici, il quale perciò ebbe anch'egli la grazia di morire martire. Il suo corpo, mèta di continui pellegrinaggi, riposa nella basilica di Compostela in Spagna.
PRATICA.
In ogni sventura vediamo noi pure la mano di Dio che ci porge il calice, e diciamo prontamente: «O Signore, sia fatta sempre la tua santa volontà».
PREGHIERA.
O Signore, santifica e custodisci il tuo popolo, affinchè, muniti dell'assistenza del tuo apostolo Giacomo, possiamo servirTi con tranquillità di spirito. 

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23 Luglio Santa Brigida di Svezia
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Santa Brigida nacque in Svezia nel 1303. Sposata in giovane età, ebbe otto figli che educò con cura esemplare. Associata al Terz'Ordine di san Francesco, dopo la morte del marito, si diede a una vita più ascetica, pur rimanendo nel mondo. Fondò allora un ordine religioso e, messasi in cammino verso Roma, fu per tutti esempio di grande virtù. Intraprese pellegrinaggi a scopo di penitenza e scrisse molte opere in cui narrò le esperienze mistiche da lei stessa vissute. Morì a Roma nel 1373.

Oggi la Chiesa celebra la memoria di Santa Brigida da Svezia, una delle protettrici della nostra Europa. A lei affidiamo il difficile periodo che stiamo vivendo, ritornando all'essenziale che è la fede.
Ieri Maria maddalena e oggi santa Brigida: la Chiesa ha bisogno di riscoprire il carisma femminile che tanto ha caratterizzato certi momenti luminosi della sua storia. Brigida ha una storia straordinaria: sposa a 14 anni, dopo avere avuto otto figli ed essere rimasta vedova, vive un periodo di solitudine e preghiera durante il quale riceve della rivelazioni personali. Cristo le chiede di fondare un nuovo ordine monastico misto: due comunità, una maschile e una femminile, con un unico luogo di preghiera e, scandalo nello scandalo, con un unico abate. Donna. Ovviamente la regola incontrerà innumerevoli resistenze e non potrà mai essere vissuta così come Brigida l'aveva concepita. Trasferitasi a Roma, passerà diversi anni ad evangelizzare: di lei ancora hanno un ottimo ricordo a Napoli, dove convincerà la regina e la corte ad assumere atteggiamenti più consoni alla vita cristiana. Pellegrina a Gerusalemme, Brigida vivrà l'ultimo periodo di vita annunciando la riforma della Chiesa. Chiediamole, davvero, di aiutare la Chiesa contemporanea ad essere un po' meno maschilista e a lasciare emergere lo specifico del mondo femminile nella nostra pastorale. 

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22 Luglio Santa Maria Maddalena

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-2.11-18)

Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-2.11-18)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Accanto alla Vergine Madre, Maria Maddalena fu tra le donne che collaborarono all'apostolato di Gesù (Lc 8, 2-3) e lo seguirono fino alla croce (Gv 19, 25) e al sepolcro (Mt 27, 61). Secondo la testimonianza dei vangeli, ebbe il privilegio della prima apparizione di Gesù risorto e dallo stesso Signore ricevette l'incarico dell'annunzio pasquale ai fratelli (Mt 28, 9-10); Gv 20, 11-18). La sua memoria è ricordata il 22 luglio nel martirologio di Beda e dai Siri, dai Bizantini e dai Copti.
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino
Il cristiano non è un adoratore di verità assolute, immutabili, eterne. Sarebbe questa la peggiore delle idolatrie. Adorerebbe una verità senza il suo Autore, il suo Creatore, il suo Dio. Lui è il cercatore inquieto nel cuore e nello spirito di Cristo Gesù, fonte unica del suo amore, della sua verità, della sua giustizia, della sua speranza. Non si può credere in una verità. Né la verità la si può adorare. Si deve credere in una persona. La persona nella quale si crede va cercata, bramata, desiderata. Verso essa sempre tendere, finché non sia divenuta vita della nostra vita, spirito del nostro spirito, anima della nostra anima. La vita si compie in questa fede e in questa ricerca.
Maria di Màgdala non cerca la verità di Cristo, se è risorto, non è risorto. Lei cerca Lui. È Lui il suo amore, la sua vita, la sua speranza, la sua gioia. A Lei non serve una verità in più su Cristo. A Lei serve Cristo in persona. È Lui che vuole trovare, incontrare, con Lui parlare, a Lui manifestare il suo cuore, a Lui svelare la sua anima. Quando avrà incontrato Cristo, sarà Lui a dirle ogni verità sulla sua persona. Questa ricerca di Cristo è stata, è alquanto trascurata. Ci accontentiamo di una qualche verità aggiornata. Siamo soddisfatti quando diciamo frasi ad effetto sulla sua religione. Senza la costante, inquieta, sempre agli inizi ricerca di Cristo, la nostra religione sarà un vuoto cosmico.
Sempre Gesù si lascia trovare da chi lo cerca con cuore inquieto, senza pace, senza mai darsi per vinto. Maria di Màgdala vede il Signore. Giovanni nel suo Vangelo la pone come modello della vera ricerca di Gesù. È questa infatti la vera religione: una costante, ininterrotta, perseverante ricerca dell'amato della.

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IL VANGELO NEL 21° SECOLO 

14 Luglio San Camillo de Lellis Sacerdote
Protettore di: malati, ospedali, personale ospedaliero
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Era il secondo figlio, atteso per molto tempo, dei nobili Giovanni de Lellis e Camilla de Compellis: Camillo, un gigante di forza, di coraggio, di carità, di dolcezza.
In effetti tutta la vita di Camillo fu straordinaria. Egli nacque il 25 maggio 1550 a Bucchianico di Chieti nell'Abruzzo; nel mese dì marzo di quello stesso anno moriva a Granada Giovanni di Dio, un altro grande santo della sanità. Fu battezzato col nome di Camillo in ossequio alla madre, nome che significa "ministro del sacrificio".

Camillo fu un fanciullo vivace e irrequieto, imparò a leggere ed a scrivere e poi via, allorché a tredici anni gli morì la madre, nei tumulti di una vita vagabonda. Al seguito del padre, militare di carriera negli eserciti spagnoli, cominciò a frequentare le compagnie dei soldati, imparandone linguaggio e passatempi, fra i quali il gioco delle carte e dei dadi. Preparatosi anche nel mestiere, mentre si stava arruolando nell'esercito della "Lega santa", improvvisamente gli morì il padre Giovanni, col quale doveva imbarcarsi. All'evento luttuoso seguì la comparsa di una dolorosa ulcera purulenta, forse da osteomielite, alla caviglia destra. Ciò costrinse Camillo a recarsi a Roma per il suo trattamento all'ospedale San Giacomo degli Incurabili.

Parzialmente guarito, Camillo pensò che gli conveniva proprio fare il militare mercenario e con la seconda Lega fu mandato, al soldo della Spagna, prima in Dalmazia e poi a Tunisi. Fu congedato nel 1574, perse ogni suo avere al gioco e fu accolto dai Cappuccini di San Giovanni Rotondo non lontano da Manfredonia a fare il manovale, dopo avere girato qua e là in cerca di elemosina. Le buone parole di un frate di quel convento e la grazia del Signore trasformavano il cuore e la vita di quello sbandato ormai quasi venticinquenne e nel febbraio 1575 avvenne la conversione. La piaga, che intanto si andava estendendo alla gamba, lo riportò al San Giacomo di Roma, dove, con ben altro spirito rispetto al primo ricovero, cominciò, più che a pensare a se stesso, a rendersi conto dello stato di abbandono e di miseria in cui si trovavano i malati, alla mercé di un personale indifferente ed insufficiente. Si mise a servire i suoi compagni sofferenti e lo faceva in maniera così delicata e diligente che gli amministratori lo promossero responsabile del personale e dei servizi dell'ospedale.

Ma non riuscendo a cambiare la situazione generale, Camillo ebbe l'ispirazione, una volta dimesso, di convocare un gruppo di amici che, consacratisi a Cristo Crocifisso, si dedicassero totalmente alle prestazioni verso gli ammalati. Essi formeranno più avanti la Compagnia dei Ministri degli Infermi che Sisto V, papa dal 1585 al 1590, approvava nel 1586, con il permesso ad ognuno di portare l'abito nero come i Chierici Regolari, ma con il privilegio di una croce di panno rosso sul petto, come espressione della Redenzione operata dal dono del Preziosissimo Sangue di Cristo.

Intanto Camillo trovava il tempo per studiare e nel 1584 veniva ordinato sacerdote a S. Giovanni in Laterano.

In quel tempo esisteva a Roma il grande ospedale o arcispedale di Santo Spirito, che Innocenzo III, papa dal 1198 al 1216, aveva fondato nel 1204 come Hospitium Apostolorum e che proprio Sisto V aveva provveduto a rinnovare ed a ingrandire. Qui prese ben presto servizio Camillo coi suoi compagni e per ventotto anni egli ebbe ogni attenzione per quei malati, nei quali spesso contemplava misticamente Gesù Cristo stesso. Egli riuscì anche ad esigere che le corsie fossero ben arieggiate, che ordine e pulizia fossero costanti, che i pazienti ricevessero pasti salutari e che i malati affetti da malattie contagiose fossero posti in quarantena.

Nel frattempo papa Gregorio XIV elevava la Compagnia ad Ordine religioso e l'8 dicembre 1591 il sacerdote, con venticinque compagni, fece la prima professione dei voti, aggiungendo ai tre abituali di povertà, castità e obbedienza, il quarto voto, vale a dire quello di "perpetua assistenza corporale e spirituale ai malati, ancorché appestati". Nella pratica della carità i Ministri degli Infermi, che diventeranno poi i Camilliani, stabilirono il seguente paradigma: il corpo prima dell'anima, il corpo per l'anima, l'uno e l'altra per Iddio.

Per un certo tempo il sacerdote Camillo governò personalmente l'Ordine, fondando Case in parecchie città d'Italia, ma nel 1607 vi rinunciò per qualche dissenso sorto tra i confratelli e riprese a tempo pieno l'assistenza ai malati, ai poveri, ai diseredati. L'ulcera della caviglia non l'abbandonò mai e, dopo la comparsa di patologia renale e gastrica, egli moriva il 14 luglio 1614. I suoi resti mortali restano sepolti nella piccola chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma.

Don Camillo de Lellis da Bucchianico venne beatificato nel 1742 e proclamato santo quattro anni dopo da Papa Benedetto XIV. Leone XIII lo dichiarò, nel 1886, patrono degli infermi e degli ospedali, Pio XI lo proclamò patrono degli infermieri nel 1930 e Paolo VI, qualche decennio più tardi, protettore particolare della sanità militare italiana. La sua festa liturgica ricorre il 14 luglio.

L'Ordine dei Camilliani ha avuto un progressivo sviluppo lungo gli abbondanti quattro secoli che costituiscono la sua storia, fatti salvi alcuni momenti difficili nel Settecento e nell'Ottocento. Nel tempo si sono formate comunità di religiose e poi le Ministre degli Infermi ed ancora sono sorti in varie parti del mondo gruppi di laici, uomini e donne, che hanno fatto proprio il carisma e la missione di San Camillo: tutti insieme, Ordine in testa, costituiscono "La Famiglia Camilliana".

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IL VANGELO NEL 21° SECOLO 

11 Luglio San Benedetto da Norcia 
Abate, patrono d'Europa
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S. Benedetto, padre del monachismo d'Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell'Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi nelle discipline liberali, tosto si ritirò dal mondo. Prese dimora nello speco di Subiaco ove rimase per tre anni nascosto e ignoto a tutti, conducendo vita penitente e angelica. Essendosi sparsa la fama della sua santità, alcuni monaci si posero sotto la sua guida sapiente ed illuminata. Ma la sua condotta era un continuo rimprovero e uno stridente contrasto con la loro vita rilassata. Non volendo essi sottomettersi ai suoi richiami, tentarono di avvelenarlo: però, fatto egli, come era suo costume, il segno della croce, il bicchiere che gli veniva presentato si spezzò.Allora il nostro Santo si ritirò nuovamente nella solitudine, e accorrendo a lui gran numero di discepoli, dovette costruire dodici monasteri. Si trasferì poi a Montecassino, ove fondò quel celebre monastero, meraviglia di bellezza e di arte, da cui partirono i primi apostoli benedettini. Qui creò la sua nota regola nella quale si organizzava nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale", questa filosofia dava nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I concetti principali erano due stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero) e la conversatio(la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate), il "padre amoroso" (il nome deriva proprio dal siriaco abba, "padre") mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora ("prega e lavora").S. Benedetto fu dotato da Dio del dono della profezia: predisse. Tra l'altro le gesta e il tempo della morte a Totila, re del Goti. Pochi mesi prima predisse la propria morte: sei giorni innanzi si fece aprire il sepolcro; il sesto giorno, portatosi in chiesa a ricevervi l'eucarestia, spirò tra le braccia dei suoi monaci. La sua anima fu vista salire al cielo su un fulgore di luci mentre un uomo diceva: «Questa è la via per cui Benedetto ascende al cielo». Aveva oltre sessanta anni.« S. Benedetto, scrive D. Guéranger, è il padre dell'Europa perché egli per mezzo dei suoi figli numerosi come le stelle del cielo e l'arena del mare, ha rialzato gli avanzi della società romana, schiacciata sotto l'invasione dei barbari; ha presieduto allo stabilimento del diritto pubblico e privato delle nazioni, ha portato il Vangelo e la civiltà nell'Inghilterra, nella Germania, tra i popoli del Nord e perfino tra gli Slavi; ha distrutto la schiavitù, insegnata l'agricoltura e salvato infine il deposito delle lettere e delle arti dal naufragio che sembrava inghiottirle senza speranza di salvezza ».Tanto fu grande il suo spirito di mortificazione ed estrema e delicata la sua purezza, che non esitò a ravvolgersi tra le spine per vincere una violenta tentazione.Grandissima fu la sua prudenza di legislatore e di direttore di anime: egli è uno dei quattro grandi patriarchi d'Occidente e le sue regole sono tutt'ora adottate e seguite da molte famiglie religiose.L'ordine religioso fondato da S. Benedetto si estese in tutto il mondo, e diede un numero grandissimo di santi, papi, vescovi e personaggi illustri. Tra i santi benedettini più celebri si annoverano S. Mauro Abate e S. Placido Martire, S. Willibrodo, S. Vifrido, S. Ruberto, S. Bonifazio, S. Gregorio Magno, S. Agostino di Canterbury, per non dire di tanti altri.
PRATICA.
Da questo Santo impariamo la prontezza e l'estrema decisione nello scacciare le tentazioni. PREGHIERA.
Deh! Signore, ci renda accetti l'intercessione del San Benedetto, affinché quello che non possiamo con i nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio.