IL VANGELO DEL GIORNO XVI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore;
Fruttifichi in noi la tua parola
IL VANGELO DEL GIORNO XVI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XVI DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-43)
La zizzania
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-43)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma,
mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al
grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la
zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore,
non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed
egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi
che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che,
raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che
l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della
mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci
per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio"».
Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un
granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più
piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre
piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a
fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una
donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se
non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per
dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose:
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo e il
seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il
nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i
mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia
nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi
angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli
che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto
e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del
Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
Forma breve
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre
tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e
se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai
seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli
rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che
andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la
zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro
crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai
mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il
grano invece riponetelo nel mio granaio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Noi vogliamo essere il grano buono che fruttifica per
l'eternità.
Nel Libro della Sapienza, troviamo la ragion d'essere di metterci davanti a Dio
con la consapevolezza dei nostri peccati e della necessità di un'autentica
conversione del nostro cuore e della nostra vita a Colui che è amore e
misericordia infinita.
Il Signore, infatti, comprende le nostre debolezze e dopo il peccato concede il
perdono.
Aver fiducia nella misericordia di Dio non deve costituire un alibi per
continuare a peccare e mai cambiare strada. Anzi, non dobbiamo abusare di tale
misericordia, in quanto il Demonio ci spinge ad agire in modo immorale, perché tanto
il Signore comunque perdona.
Quanti cristiani vivono in tale atteggiamento sbagliato e anche nei confronti
del sacramento della confessione non hanno un rispetto e quindi banalizzano il
momento in cui vanno a confessare la reiterazione dei propri peccati, senza
progredire minimamente nella vita etica.
E' bene ricordare che la misericordia di Dio è infinita, ma ha anche un limite
di fronte a chi non vuole cambiare vita e convertirsi.
Leggiamo, infatti, nel brano citato: ?Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura
di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto.
La tua forza infatti è il principio della giustizia, e il fatto che sei padrone
di tutti, ti rende indulgente con tutti. Mostri la tua forza quando non si
crede nella pienezza del tuo potere, e rigetti l'insolenza di coloro che pur la
conoscono. Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta
indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere?.
Chiaramente si tratta di un potere spirituale e che ha attinenza con la vita
interiore e religiosa di ogni credente.
Chi si lascia toccare da questo potere si trasforma in persona davvero
credente. Il mio potere non è di questo mondo precisava Gesù durante il
processo che lo portò alla condanna a morte, pur essendo l'unico vero innocente
tra tutti gli esseri viventi, essendo il Figlio di Dio.
E nel Salmo 85 vengono ribaditi gli attributi fondamentali di Dio che sono la
bontà, la misericordia, la disponibilità all'ascolto, ricco di amore e fedeltà.
All'opposto di questo Dio, grande e vicino all'uomo, troviamo la sua creatura
che è facile all'ira, non sa perdonare ed ascoltare ed è tutta piena di sé,
presuntuosa ed arrogante in ogni atteggiamento della sua vita.Per superare le
nostre fragilità umane e le nostre debolezze, l'Apostolo Paolo, nel sintetico
brano tratto dalla sua lettera ai Romani, ci incoraggia a guardare avanti nel
segno di un cambiamento radicale e rinnovamento vero della nostra vita: Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare
in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e
colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede
per i santi secondo i disegni di Dio.
Lo Spirito di Dio è su di noi e sa ogni cosa di noi, conosce tutto ciò di cui
abbiamo bisogno a livello interiore, e prima di tutto abbiamo bisogno della
grazia santificante che ci rigeneri continuamente nella vita spirituale, quella
che conta molto di più rispetto ad una vita solo di esteriorità e di apparenze
su cui è strutturato, in particolare, il modo di vivere di molta gente del
nostro tempo, come i farisei del tempo di Gesù. Quante falsità e menzogne nella
vita di tante persone che hanno bisogno di essere purificate dal fuoco di una
vera conversione interiore e non dalla solo risistemazione esteriore.
La parabola della zizzania che ci viene presentata oggi, nel brano del Vangelo
di Matteo, ci aiuta a fare vera pulizia spirituale personale, ma anche
ecclesiale, nei rapporti con le persone.
Penso che nella vita, ognuno di noi si è trovato di fronte a persone sagge,
sante e buone e di fronte a persone che seminano odio, rancore, divisione nelle
famiglie, nelle comunità di credenti, nella società, in qualsiasi posto dove
c'è da affermare la propria persona a danno degli altri, calunniando,
diffamando, approfittando della bontà e generosità altrui, facendo passare per
vere, autentiche menzogne e bufale di ogni genere.
Oggi soprattutto, che siamo esposti ad un mondo in perenne comunicazione
globale, si rischia di entrare in quel vortice dei buoni e cattivi, secondo il
modello di una cultura del pensiero debole, che non premia i santi e i buoni,
ma protegge i delinquenti e i cattivi.
Grano buono e zizzania stanno insieme in ogni parte della terra, di questa
terra, di questo tempo, ma alla fine arriverà il giudizio di Dio e si farà vera
e definitiva pulizia. Consideriamo quello che Gesù stesso dice, spiegando ai
discepoli, dopo aver congedato la gente, nella parabola del grano e della
zizzania: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il
mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del
Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del
mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la
si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo
manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali
e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro.
Gesù semina il grano buono, il Diavolo, che esiste ed agisce nella vita delle
persone che fanno il male e dividono i figli dai genitori, i fratelli dai
fratelli, i cristiani da altri cristiani, gli esseri umani da altri esseri
umani, ecc... sono dipendenti dal Demonio ed agiscono per il suo conto e sono
il male assoluto per tutti.
Guardiamoci intorno e vediamo chi sono i seminatori di odio! Forse stanno in
mezzo a noi, nelle nostre famiglie divise, nelle nostre case, nelle nostre
chiese, nei luoghi di carrierismi vari, nelle comunità di credenti dove non c'è
l'amore di Dio al centro dei loro interessi, ma gli interessi di ogni genere di
chi vi fa parte e vi entra non per costruire, ma per divedere e distruggere. Il
Diavolo è tutto questo.
Gesù è amore, unione, pace e serenità in tutti gli ambienti e i luoghi di
questa terra. Chi sta dalla parte di Cristo vive felice. Chi sta dalla parte
del Maligno è un'anima persa, difficilmente recuperabile, se si è venduta
l'anima al Diavolo, cioè al male.
Sia questa la nostra preghiera oggi: Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la
pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della
Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che il
Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno. Amen.
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Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 12,38-42)
Maestro, da Te vogliamo vedere un segno.
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno.
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 12,38-42)
Maestro, da Te vogliamo vedere un segno.
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 12,38-42)
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da Te vogliamo
vedere un segno». Ed Egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera
pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il
profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce,
così il Figlio dell'Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del Giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del
Giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà,
perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza
di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno.
E' la richiesta, che sembra legittima, rivolta a Gesù. Il segno che domandano
significa la richiesta di dimostrare visibilmente che Gesù sia il messia che il
popolo d'Israele si aspettava per il suo riscatto politico. Siamo ancora
lontani dalla comprensione di Gesù come Figlio di Dio venuto per redimere il
peccato del mondo con la sua morte e resurrezione. Questa richiesta è la stessa
che è poi rivolta al Gesù morente sulla Croce. Si può credere a Gesù solo se lo
si vede scendere dalla Croce per restaurare il regno davidico. In questa
richiesta, nel modo in cui è posta, si nasconde una sfiducia nell'operato
stesso di Gesù. La condanna di Gesù si riferisce proprio alla chiusura dei
cuori dei suoi ascoltatori. Egli per essere accolto dovrebbe dimostrare la sua
potenza con eventi spettacolari ed incredibili. Noi siamo capaci di leggere nei
segni dei tempi l'operare di Gesù anche nelle piccole cosa che ci sembrano poco
importanti?
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Martedì della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
SAN GIACOMO
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,20-28)
Voi non sapete
quello che chiedete.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,20-28)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi
figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo
possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia
destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il
Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li
chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di
esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare
grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà
vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
La domanda della madre dei figli di Zebedeo che si prostra
davanti a Gesù con i suoi due figli, Giacomo e Giovanni, riflette l'ambiguità
con la quale il popolo e i discepoli, anche quelli che sono stati scelti, i
Dodici, capiscono Gesù, la sua persona e il suo messaggio, e cosa significa
seguirlo. Essi chiedono un posto influente in politica, un potere nel mondo. La
risposta di Gesù li forza ad un cambiamento radicale di prospettiva in rapporto
con lui. Essi si dichiarano disposti a bere dal calice da cui lui stesso deve
bere. Si tratta di un regno, quello che annuncia Gesù, che si trova
completamente nelle mani del Padre e che si raggiunge con un cammino di dolore
e di passione, non una qualsiasi passione o dolore, ma del dolore e della
passione del Figlio, di Gesù. Per entrare in questo regno, nel regno del Padre,
non è sufficiente bere dal calice ma bisogna bere dal calice di Cristo.
Gli altri dieci non hanno un'opinione di Cristo diversa da quella della madre e
dei figli di Zebedeo. Reagiscono con indignazione e gelosia. Tutti pretendono
il primo posto al fianco di colui che sperano sia il futuro Re di Israele. La
lezione che dà Gesù, riunendoli, approfondisce fino all'estremo il contenuto
paradossale della sua azione liberatrice - incomprensibile per gli uomini,
ineffabilmente luminosa vista secondo l'amore di Dio: "Il Figlio dell'uomo non
è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per
molti". Di qui nasce l'esigenza fondamentale per chi vuole essere suo
discepolo: l'esigenza del servizio che va fino al dono della vita per il
Maestro e per i fratelli.
Giacomo, il figlio di Zebedeo, ha assimilato la lezione, rapidamente e in modo
eroico. Fu il primo degli apostoli a bere dal calice del Signore. Il suo primo
martire.
Una venerabile tradizione della Chiesa di San Giacomo di Compostella e delle
altre diocesi della Spagna lo riconosce come il suo primo evangelizzatore.
Attraverso l'esperienza di un apostolato intrepido - rendere testimonianza del
Vangelo fisicamente fino al "Finis terrae" allora conosciuto - egli seppe che
cosa significa servire nel senso di Cristo. Per la Chiesa, e per i suoi membri
più giovani, rimangono e rimarranno sempre il suo esempio affascinante e la sua
intercessione.
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Mercoledì della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santi Gioacchino e Anna
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9)
Parte del seme cadde sul terreno buono
e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a
lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì
a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non
c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul
terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha
orecchi, ascolti». Parola del Signore.
RIFLESSIUNI
"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il
Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si
verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha
applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente
Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno preparato
l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere stati
genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è buono e
nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che resta
alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura
cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità,
e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro
che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti hanno
desiderato vedere".
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo
contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.
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Giovedì della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,10-17)
A voi è dato conoscere
i misteri del regno dei cieli.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro
parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei
cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per
questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
"Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!".
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò
che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non
lo ascoltarono!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte
volte e in diversi modi ai padri,... ultimamente ha parlato a noi per mezzo del
Figlio". Sul Sinai parla attraverso lo sconvolgimento della natura:
"Ci furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di
tromba... il monte Sinai era tutto tremante... il suono della tromba diventava
sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono".
Nel Vangelo invece Gesù parla con semplicità, in modo umano, a volte
esplicitamente, a volte con parabole, secondo le categorie dei suoi
ascoltatori.
In qualunque forma la voce di Dio si faccia udire, è fondamentale essere
attenti, con cuore docile. Gesù esprime chiaramente la condanna per chi si
chiude alla sua parola: "A loro non è dato conoscere i misteri del regno
dei cieli", perché "il loro cuore si è indurito, son diventati duri
d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere e non sentire". E tanto
facile essere duri d'orecchio verso il Signore, quando altre voci ci lusingano
e altri rumori ci piacciono di più. E non ci accorgiamo che sono proprio solo
"rumori", aria in movimento, senza contenuto.
Chiediamogli la grazia di saper sempre udire e seguire la sua voce, per avere
la beatitudine che egli ha promesso: "Beati i vostri occhi perché vedono e
i vostri orecchi perché sentono! In verità vi dico: molti profeti e giusti
hanno desiderato ascoltare quello che voi ascoltate".
Non capiremo mai abbastanza quanto sia grande il dono che Dio ci ha fatto con
la sua parola scritta e con la sua parola vivente, Gesù, verbo del Padre.
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Venerdì della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,18-23)
Quello seminato sul terreno buono
è colui che ascolta la Parola e la comprende.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola
del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la
comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul
terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma
non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o
una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato
tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la
seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello
seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi
dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Mercoledì abbiamo letto la parabola del seminatore, oggi
ascoltiamo la sua spiegazione, data da Gesù stesso. E un testo conosciutissimo
e i testi conosciutissimi possono generare una sensazione di fastidio, ma è una
tentazione contro la parola di Dio e dobbiamo stare attenti a non caderci. C'è
un modo di considerare la parola di Dio come oggetto della nostra curiosità
invece che come essa è, parola di vita. E un seme, ha detto Gesù. E c'è il
rischio di fare come un naturalista che prende in mano un seme, lo osserva, lo
seziona, lo esamina al microscopio e, soddisfatta la sua curiosità di studioso,
lo butta via. il seme e così la parola di Dio non è fatto per questo, ma per
suscitare la vita.
Questa parabola è sempre utile per chiunque, perché il nostro atteggiamento
verso la parola di Dio facilmente tende a svicolare davanti alle sue esigenze e
così a non accogliere le grazie che in essa Dio ci comunica. Molti la studiano,
ma senza comprenderla come parola di vita, che può salvare la nostra vita.
Dice Gesù che c'è "1'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con
gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante". E qui troviamo un altro
motivo che rende molto utile riflettere ripetutamente su questa parabola. Noi
cerchiamo la gioia della parola, ed è cosa ottima, ma sovente tutto sembra
finire li, perché non abbiamo costanza. Bisogna cercare la vita che è nella
parola, con uno sforzo penoso, duro, perché essa possa mettere radici nella
terra sassosa del nostro cuore, radici profonde, che resistano a tutte le
stagioni.
Nella preghiera bisogna essere perseveranti nella parola di Dio, superando la
stanchezza, lo scoraggiamento, per trovarvi la sorgente profonda; allora
soltanto darà frutti in noi e non sarà solo motivo di una gioia superficiale.
Accogliere la parola di Dio è vivere uniti a lui, è prendere sul serio la vita,
offrendo con semplicità la nostra vita perché sia feconda per tutto il mondo.
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Sabato della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santa Marta
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 11,19-27)
Io sono
la risurrezione e la vita.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 11,19-27)
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il
fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria
invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe
morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la
concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà
nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi
questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio
di Dio, colui che viene nel mondo». Parola del Signore.
Oppure Luca: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose:
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi
abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le
rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa
sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola
del Signore
RIFLESSIONI
Marta, sorella di Maria, corse incontro a Gesù quando venne
per risuscitare il fratello Lazzaro e professò la sua fede nel Cristo Signore:
«Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv
11, 27). Accolse con premura nella sua casa di Betania il divino Maestro, che
la esortò a unire al servizio di ospitalità l'ascolto della sua parola (Lc 10,
38-42; Gv 12, 1).
Commenta Sant'Agostino: "Marta, tu non hai scelto il male; Maria ha però
scelto meglio di te". Ciononostante Maria, considerata il modello
evangelico delle anime contemplative già da S. Basilio e S. Gregorio Magno, non
sembra che figuri nel calendario liturgico: la santità di questa dolce figura
di donna è fuori discussione, poiché le è stata confermata dalle stesse parole
di Cristo; ma è Marta soltanto, e non Maria né Lazzaro, a comparire nel
calendario universale, quasi a ripagarla delle sollecite attenzioni verso la
persona del Salvatore e per proporla alle donne cristiane come modello di
operosità.