IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Alleluia, alleluia.
Vi annuncio una grande gioia:
oggi è nato per noi un Salvatore, Cristo Signore.
Alleluia.
IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
DOMENICA NATALE
DEL SIGNORE - DALLA MESSA DELLA VIGILIA ANNO A
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo.
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-25)
Maria darà alla luce un figlio.
E tu lo chiamerai Gesù.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-25)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi
fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò
Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon,
Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse
generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone
generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat,
Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò
Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos
generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della
deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò
Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò
Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò
Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò
Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da
Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in
Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede
alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù. Parola del Signore.
TESTO:-
Forma breve
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,18-25):
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede
alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Uomo di Dio, tale è
il salvatore di cui avevamo bisogno. Soltanto Dio è la salvezza dell'uomo,
ma Dio non vuole salvare l'uomo dall'esterno; ecco perché si fa uomo.
È questo il duplice messaggio che ci affida lo splendido testo di san Matteo.
Uomo discendente da una lunga stirpe di persone, oggetto della promessa, tale è
il salvatore dell'uomo. Dal giorno in cui Dio riprende contatto con l'umanità
nella persona di Abramo, fino a questa giovane fanciulla di Nazaret chiamata
Maria, Dio si dedica con pazienza a quest'opera, prepara la venuta nella nostra
carne del suo Figlio unigenito. La genealogia riportata da san Matteo è la
genealogia della fedeltà di Dio. Tutte queste persone tracciano la storia di
Israele. Sono portatrici della promessa. Le infedeltà di molti di loro mettono
in luce la fedeltà di Dio. È da un popolo di peccatori che sorgerà il
salvatore. Perché egli viene a salvare proprio il peccatore. Facendosi uomo,
egli appartiene alla loro stirpe e, dall'interno della loro stirpe, li vuole
salvare, assumendosi il loro peccato senza esserne macchiato: "Egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati".
Ma: "Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo".
Il ritmo della genealogia si spezza. Se occorreva che l'uomo fosse salvato
dall'interno dell'umanità, non poteva esserlo che grazie a Dio. E, brevemente,
Matteo sottolinea qui l'origine divina del Salvatore degli uomini: "Egli è
generato dallo Spirito Santo". Dio è molto più fedele di quanto l'uomo potesse
immaginare. Lasciamo allora la parola a Ireneo di Lione: "Il Signore ci ha dato
un segno" dal profondo degli inferi e "lassù in alto" (Is 7,11) senza che
l'uomo osasse sperarlo. Come avrebbe potuto aspettarsi di vedere una vergine
partorire un figlio, di vedere in questo figlio un "Dio-con-noi", che sarebbe
sceso nel profondo, sulla terra, per cercare la pecorella smarrita, cioè la
creatura che egli aveva plasmato, e sarebbe poi risalito per presentare al Padre
suo questo uomo ritrovato?"
IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
DOMENICA NATALE DEL SIGNORE - DALLA
MESSA DELLA NOTTE ANNO A
Gloria a Dio nel più alto dei cieli.
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,1-14)
pace interra agli uomini.
Che egli ama.
***
Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in
una mangiatoia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento
di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era
governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria
città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città
di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia
di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una
mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto,
vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del
Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi
furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto
il popolo: oggi, nella città di Davide,
è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce,
adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l'angelo una
moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Parola del Signore.
RIFLESIONI
Soltanto
la contemplazione può semplificare la nostra preghiera per arrivare a
constatare la profondità della scena e del segno che ci è dato.
Una mangiatoia, un bambino, Maria in contemplazione, Giuseppe meditabondo:
"Veramente tu sei un Dio misterioso!". Il Padre, il solo che conosce il Figlio,
ci conceda di riconoscerlo affinché l'amiamo e lo imitiamo.
Nessun apparato esteriore, nessuna considerazione, nel villaggio tutto è
indifferente. Solo alcuni pastori, degli emarginati dalla società...
E tutto questo è voluto: "Egli ha scelto
la povertà, la nudità.
Ha disprezzato la considerazione degli uomini, quella che proviene dalla
ricchezza, dallo splendore, dalla condizione sociale". Nessun apparato, nessuno
splendore esteriore.
Eppure egli è il Verbo che si è
fatto carne, la luce rivestita di un corpo. Egli si trova nel mondo che egli
stesso continuamente crea, ma vi è nascosto. Perché vuole apparirci solo di
nascosto?
Egli fino ad allora era, secondo l'espressione di Nicolas Cabasilas, un re in
esilio, uno straniero senza città, ed eccolo che fa ritorno alla sua dimora.
Perché la terra, prima di essere la terra degli uomini, è la terra di Dio. E,
ritornando, ritrova questa terra creata da lui e per lui.
"Dio si è fatto portatore di carne perché l'uomo possa divenire portatore di
Spirito",
dice Atanasio di Alessandria.
"Il suo amore per me ha umiliato la sua
grandezza.
Si è fatto simile a me perché io lo accolga.
Si è fatto simile a me perché io lo rivesta"
(Cantico di Salomone).
Per capire, io devo ascoltare lui che mi
dice:
"Per toccarmi, lasciate i vostri bisturi...
Per vedermi, lasciate i vostri sistemi di televisione...
Per sentire le pulsazioni del divino nel
mondo, non
prendete strumenti di precisione...
Per leggere le Scritture, lasciate la critica...
Per gustarmi, lasciate la vostra sensibilità..."
(Pierre Mounier).
Ma credete e adorate.
IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
DOMENICA NATALE DEL SIGNORE - DALLA
MESSA DELL'AURORA ANNO A
I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino.
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,15-20)
Maria custodiva tutte queste cose.
Meditandole nel suo cuore.
***
Mentre un profondo silenzio avvolgeva l'universo e la notte nella sua rapida
corsa era giunta nel mezzo del suo cammino, il Verbo onnipotente, dagli
altissimi cieli, balzò dal suo trono regale
TESTO-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,15-20)
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori
dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Solo il silenzio
rivela gli abissi della vita" (Zundel). Le più grandi opere di Dio sono
frutto del silenzio. Solo Dio ne è testimone e, con lui, coloro che vedono
interiormente, che fanno silenzio e vivono della presenza del "Verbo
silenzioso", come Maria che sapeva e meditava questi avvenimenti nel suo cuore.
La parola eterna è il Verbo silenzioso. E Maria, sua madre, si fa discepola del
Verbo. "Maria ascolta, condivide, si dà, si perde nei suoi abissi... Ogni fibra
del suo essere reagisce a questo richiamo: "Fammi sentire la tua voce" (Ct
2,14). Maria dà ascolto al Verbo silenzioso, l'unica verità. La sua carne può
divenire allora culla della parola eterna. Maria non dice nulla di sé, non
aggiunge nulla di sé... Offre la sua trasparenza come un puro vetro ai raggi
del sole e il mistero di Gesù vi risplende per intero" (Zundel).
Maria è la realizzazione della profezia di Isaia: "Nessuno ti chiamerà più
Abbandonata, ...ma tu sarai chiamata Mio Compiacimento". Per mezzo del silenzio
in cui avvolge l'avvenimento del quale è stata protagonista, Maria è la dimora
della presenza di Dio.
Il Verbo cerca in lei dimora.
In lei ogni uomo si vede chiamato allo stesso destino: divenire dimora di Dio,
del Verbo silenzioso. Perché, se è vero che Dio ha creato la natura umana
solamente per ricevere da essa la madre di cui egli aveva bisogno per nascere
(Nicolas Cabasilas), ogni uomo è chiamato, attraverso l'accoglienza silenziosa
del Verbo, a diventare tempio del Verbo, "Basilica del silenzio" così come
Maurizio Zundel immaginava la Madonna.
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DOMENICA NATALE DEL SIGNORE DALLA
MESSA DEL GIORNO ANNO A
Il prologo
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)
Il Verbo si fece carne.
E venne ad abitare in mezzo a noi.
***
Il Verbo, la seconda persona della Trinità, si fa carne nel grembo della
Vergine Maria per dare all'uomo, che
crede in lui, il "potere di diventare figlio di Dio".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.
Forma breve.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-5.9-14):
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
C'è forse comunione
più completa, più perfetta del lasciare all'uomo la possibilità di dividere la
vita stessa di Dio? Nel Verbo che si è fatto carne, questo bambino di
Betlemme, l'uomo trova l'adozione come figlio. Dio non è più un essere lontano,
egli diventa suo padre. Dio non è più un essere lontano, egli diventa suo
fratello.
"Come l'uomo potrebbe andare a Dio, se Dio non fosse venuto all'uomo? Come
l'uomo si libererebbe della sua nascita mortale, se non fosse ricreato, secondo
la fede, da una nuova nascita donata generosamente da Dio, grazie a quella che
avvenne nel grembo della Vergine?" (Ireneo di Lione).
È per la deificazione dell'uomo che il Verbo si è fatto carne, affinché l'uomo,
essendo "adottato", diventasse figlio di Dio: "Affinché l'essere mortale fosse
assorbito e noi fossimo così adottati e diventassimo figli di Dio" (Ireneo di
Lione).
L'uomo assume allora la sua vera dimensione, perché non è veramente uomo se non
in Dio. E c'è forse una presenza in Dio più forte della figliazione divina?
Proprio ora, il re in esilio rimette piede sulla terra preparata per lui e,
nello stesso tempo, l'uomo ritrova il suo "posto", la sua vera casa, la sua
vera terra: Dio.
"Anch'io proclamerò le grandezze di questa presenza: il Verbo si fa carne... È
Gesù Cristo, sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli che verranno...
Miracolo, non della creazione, ma della ri-creazione... Perché questa festa è
il mio compimento, il mio ritorno allo stato originario... Venera questa
grotta: grazie ad essa, tu, privo di sensi, sei nutrito dal senso divino, il
Verbo divino stesso" (Gregorio di Nazianzo).
IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA E SETTIMANA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì
Della Settimana Di Natale Anno A Santo Stefano
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)
Non preoccupatevi di come o di che cosa direte.
Perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire
***
ESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi
flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e
re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte,
perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a
parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si
alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a
causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola
del Signore.
Il cristianesimo non è morale nobile, non è osservanza di una legge altissima, non è difesa di principi non negoziabili, non è obbedienza a dei comandamenti scritti su delle tavole di pietra per attestare la loro immutabilità. Il cristianesimo è in queste cose, ma non è queste cose. Cosa è allora il cristianesimo? O meglio: chi è il cristiano? Cristiano è colui che è chiamato a condividere una vita, anzi più che a condividerla, a renderla presente, a manifestarla possibile in ogni ambito e luogo, in ogni momento storico, in qualsiasi condizione l'uomo si trovi, operi, agisca, si relazioni, abiti, dimori, viva. Questa vita così viene presentata a noi dall'Apostolo Paolo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora. Se dunque c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è qualche conforto, frutto della carità, se c'è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo il suo disegno d'amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me (Fil 1,27-2,18).
La vita che siamo chiamati a condividere è quella di Gesù Crocifisso. È una vita offerta in olocausto al Padre celeste perché Lui possa farne un sacrificio di redenzione per il mondo. I chiodi e la croce sono come il coltello e la legna che servivano per i sacrifici dell'antica legge. I chiodi del martirio ci fissano al legno così il nostro olocausto è perfetto. È questa la perseveranza: rimanere inchiodati sul legno del sacrificio perché tutto il nostro corpo non sarà consumato. Gesù si lasciò inchiodare sul legno del suo olocausto e solo dopo aver detto: "consummatum est", si lasciò schiodare.
La condivisione della vita di Gesù deve essere in ogni cosa: nell'obbedienza, nella santità, nella missione, nella verità, nella giustizia, nella pace, nella misericordia, nell'amore, nella croce. Sarà dopo morte condivisione nella gloriosa risurrezione. Una sola vita: sulla terra e nel cielo, la sola vita e la sola morte di Cristo in noi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una sola vita con Cristo.
IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA E SETTIMANA NATALE DEL SIGNORE ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì Della
Settimana Di Natale Anno A
San Giovanni Evangelista
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv20,2-8)
Correvano insieme tutti e due.
Ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro
e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via
il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro
e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e
osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non
posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e
vide e credette. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Si celebra oggi l'amore di Cristo in uno dei suoi discepoli
a lui più vicini. Gesù, che era diventato l'amico più caro di Giovanni e che
aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel
Dio che, come diceva l'Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire.
Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui
un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la
sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole
provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al
suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che
l'avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in
ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita.
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo "che Gesù amava"
correre con tutte le forze, spinto proprio da quest'amore, verso il luogo in
cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e
il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le
potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di
Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell'amore, spuntava
l'alba della fede.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a
Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in
Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e
mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo
territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso
con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Da Betlemme si scorge, su una collina, una fortezza in
rovina: si tratta della tomba del re Erode. Il luogo di nascita di Cristo,
invece, era un'umile grotta. Questi due diversi luoghi ben caratterizzano i due
diversi re; dobbiamo scegliere tra loro: l'uno era superbo e crudele, l'altro
mite e umile. Erode cercava di eliminare ogni rivale, tanto che nemmeno la sua
stessa famiglia era al riparo. Di conseguenza, il suo cuore, indurito da lunghi
anni trascorsi nel peccato, non provò pietà alcuna per la sofferenza di bambini
innocenti, che oggi commemoriamo.
La loro morte ci pone di fronte a un paradosso: essi sono morti al posto di
Cristo, venuto a morire per loro!
Cristo, Principe della Pace, era venuto a riconciliare il mondo con Dio, a
portare il perdono ai peccatori e a farci partecipare alla sua vita divina.
Possiamo dunque essere sicuri che, nonostante non avessero bisogno di perdono,
i santi Innocenti, che hanno perso la loro giovane vita per Cristo e per il suo
vangelo, sono stati fra i primi a entrare nella gioia della vita eterna.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-35)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo
la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme
per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni
maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una
coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che
aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio
e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge
prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse
Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e
anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di
molti cuori». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel vangelo di oggi
incontriamo Simeone, "uomo giusto e timorato di Dio". Si riconosce comunque
che il suo nome deriva, in ebraico, dal verbo "sentire": un dettaglio
rivelatore poiché egli "sentiva" spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non
si accontentava di parlare a Simeone: "era su di lui" e ne faceva una persona
retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e
devozione. Era, a quanto pare, un uomo di età matura, che si definiva servo del
Signore. Aveva passato la sua vita ad aspettare il "conforto d'Israele", cioè
il Consolatore, il Messia. Non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù,
seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore
si chiarì e la pace del suo animo fu scossa.
Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio
aveva di salvare l'umanità; eppure da alcuni fu respinto.
Le nostre azioni rivelano i nostri pensieri. Simeone prese tra le braccia Gesù,
mostrando così che era pronto a condividere e a compiere la volontà divina.
Facciamo anche noi così e compiamo nella nostra vita con fede la volontà di
Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,13-15.19-23)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in
Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto
e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra
d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma,
quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre
Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione
della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si
compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato
Nazareno». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Contempliamo la Santa Famiglia e, nelle parole del vangelo
di questa festività, consideriamo Gesù, Maria e Giuseppe.
Subito dopo l'adorazione dei Magi, Matteo narra nel suo Vangelo la fuga in
Egitto, la strage degli innocenti e il ritorno dall'Egitto: tre episodi
collegati alla storia della Santa Famiglia e presentati nel Vangelo come altrettanti
compimenti di profezie dell'Antico Testamento.
L'angelo del Signore è apparso in sogno a Giuseppe e gli ha detto: "Alzati,
prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non
ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".
Dio, colui che è il Salvatore, agisce in diversi modi.
Un tempo aveva salvato un altro Giuseppe, sempre in Egitto, facendo sì che
sfuggisse ai suoi fratelli, uscisse dalla prigione e avesse, infine, autorità e
potere per aiutare i suoi fratelli e l'intera famiglia di Giacobbe, suo padre.
Davvero Dio salva in diversi modi. Questa volta salva la Santa Famiglia grazie
all'aiuto di un altro "giusto": san Giuseppe, spinto ad obbedire alle parole
dell'angelo proprio dalla sua fiducia nel disegno divino e nel compimento della
volontà celeste.
"Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì
in Egitto", proprio mentre Betlemme e i dintorni stavano per risuonare di
pianti e lamenti, provocati dalla strage degli innocenti. Dopo la morte di
Erode, sempre obbedendo alle parole dell'angelo, Giuseppe ritorna dall'Egitto,
portando con sé Gesù e Maria, per stabilirsi a Nazaret.
La fede in Dio e l'obbedienza alla sua parola possono cambiare il cammino della
nostra vita. Così, è per la nostra salvezza che Dio ha salvato la Santa
Famiglia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In principio, prima della
creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con
queste tre brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità.
Ci è stato concesso di vedere che il Verbo divino ha origine nell'eternità di
Dio, vive in un'unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale
al Padre e non subordinato o inferiore. E questo Verbo, personale e
trascendente, è sceso dalla sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in
carne ed ossa, sulla terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre,
che lui solo aveva visto. Perché il Verbo è da sempre e per sempre il Figlio
Unigenito e prediletto di Dio. In Cristo si trovano unite la divinità e
l'umanità. In Cristo vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la sua
umanità. Ma l'identità del Figlio col Padre è espressa nella dipendenza,
nell'obbedienza completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. Si
intravede qui l'umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne
mortale di Cristo.
Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di
noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve
riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio stesso,
se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza.