IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
II DOMENICA DI PASQUA
O DELLA DIVINA MISERICORDIA ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,19-31)
Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte
del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù,
stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani
e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse
loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito
nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua
mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli
rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto,
tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati
scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù
è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo
nome. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dopo la morte di Cristo, gli apostoli rimasero soli. Ebbero
paura al punto di rinchiudersi per il timore delle persone malevoli. Avevano
vissuto tre lunghi anni con il Maestro, ma non l'avevano capito, al punto che
Cristo dovette rimproverarli seriamente (Lc 24,25). Non l'avevano capito perché
il loro modo di pensare restava troppo terra terra. Vedendo Cristo impotente e
senza coscienza sulla sua croce, essi avevano gettato tutt'intorno sguardi
impauriti, dimenticando ciò che era stato detto loro: "Vi vedrò di nuovo, e il
vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (Gv
16,22). Ed ancora: "Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io
ho vinto il mondo!" (Gv 16,33).
I discepoli si rallegrarono al vedere Cristo, furono rassicurati dalle sue
parole: "Pace a voi! Ricevete lo Spirito Santo!". Ma essi dovettero attendere
la Pentecoste perché lo Spirito Santo venisse a purificare i loro spiriti e i
loro cuori, a dare loro il coraggio di proclamare la gloria di Dio, di portare
la buona novella agli stranieri e di infondere coraggio ai loro seguaci. Dio si
è riavvicinato agli uomini ed essi si sono rimessi nelle sue mani, per mezzo di
Cristo e dello Spirito Santo.
Concedendo agli apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha detto
loro: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e
a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23). Come Cristo ha
fatto con gli apostoli, così il vescovo, imponendo le mani ai sacerdoti che
vengono ordinati, trasmette oggi il potere dello Spirito Santo, che permette
loro di dispensare i sacramenti e, attraverso di essi, di assolvere i peccati.
Ogni sacramento, non solo evoca il ricordo di Cristo, ma è Cristo in persona,
che agisce immediatamente per salvare l'uomo. Nel dispensare i sacramenti, la
Chiesa si mette in un certo senso ai piedi della croce per portare la salvezza
ai credenti. Come potrebbe quindi dimenticare la fonte dalla quale scaturiscono
le grazie di salvezza che sgorgano dalle sue mani?
Dio realizzerà il suo più grande desiderio, renderà l'uomo felice se egli lo
vorrà, se risponderà "sì" al Padre che gli offre la gioia, a Cristo che gli
porta la salvezza, allo Spirito Santo che gli serve da guida.
Dio non impone il suo amore agli uomini. Egli attende che l'uomo stesso faccia
un passo in avanti. Dio salva chi si apre a lui per mezzo della fede, della
speranza e dell'amore. Dio si avvicina, e anche l'uomo deve avvicinarsi a lui.
Allora Dio e l'uomo si incontrano sullo stesso cammino, in Cristo, nella sua
Chiesa.
Cristo non è solo uomo, né solo Dio. È Dio e uomo allo stesso tempo; grazie a
questa duplice natura, egli è come un ponte teso tra l'umanità e Dio. Questo
ponte sarebbe rimasto deserto - né gli uomini né Dio vi avrebbero messo piede -
se la causa della discordia e della separazione - il peccato - non fosse stata
soppressa. Il sacrificio offerto a Dio da Cristo ha cancellato le colpe
passate, presenti e future. "Egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo
se stesso" (Eb 7,27). Da allora gli uomini possono "per mezzo di lui accostarsi
a Dio" fiduciosi del fatto che "egli resta sempre" (Eb 7,25).
Così, per la sua natura prodigiosa e il suo sacrificio completo, Cristo è il
solo Intercessore e Sacerdote Supremo. In Cristo, gli uomini ritornano al
Padre. In Cristo il Padre rivela agli uomini l'amore che egli porta loro.
È sempre più facile avvicinarsi a Dio prendendo la mano caritatevole che il
Padre tende all'uomo per aiutarlo a seguire Cristo, nostro Redentore. Tale è il
senso del salmo che evoca l'uomo miserabile il cui grido giunse fino agli
orecchi del Signore, e che fu liberato dai suoi mali.
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della II
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,1-8)
Se uno non nasce dall'alto,
non può vedere il regno di Dio.
***
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,1-8)
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui
andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio
come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio
non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non
nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù:
«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può
entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è
nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere
dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove
viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nicodemo, uno dei notabili ebrei, si reca una notte da Gesù;
vuole parlare con lui della salvezza. Bisogna quindi supporre che Gesù abbia
anche dei simpatizzanti tra i farisei. In fondo, qualsiasi uomo è toccato dalla
questione della salvezza; tutti si pongono delle domande sul senso ultimo della
vita. Gesù va oltre la domanda fatta; l'offerta di Dio è posta a tutt'altro
livello della sola aspirazione umana, che resta in definitiva nel campo
dell'effimero e del terrestre. La salvezza dell'uomo riguarda la sua
partecipazione alla vita del mondo che verrà. Bisogna per questo nascere "di
nuovo".
Chiaramente, il notabile ebreo conosce anche religioni non ebree, dove si può
spesso riscontrare un'idea di rinascita. In altri scritti del Nuovo Testamento,
si qualifica chiaramente come rinascita il battesimo cristiano (per esempio
nella lettera a Tito o nella prima lettera di Pietro). Gesù mette in rilievo
che questa nascita non è più nell'ambito delle possibilità umane: nascere "di
nuovo", è nascere "dall'acqua e dallo Spirito". Lo Spirito è il dono che il
Signore resuscitato fa alla sua comunità.
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della II
settimana di Pasqua Anno A
San Marco
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 16,15-20)
Andate in tutto il mondo
e proclamate il Vangelo a ogni creatura.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno
lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla
destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva
insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Il passo di Marco appartiene a quello che si chiama "il
luogo finale di Marco" che contiene il racconto delle apparizioni e l'ordine
missionario dato ai Dodici (Mc 16,14) e con loro alla Chiesa intera (Mt
28,18-20). Il nostro testo comincia con il testamento del Signore. Le prime
parole sono un comandamento ed un invio: "Andate in tutto il mondo e predicate
il vangelo ad ogni creatura". La Chiesa deve predicare, cioè la sua missione
evangelizzatrice è un comandamento del Signore risorto. I destinatari sono
tutti gli uomini che esistono al mondo: "ogni creatura". Ciò indica che tutti
gli uomini hanno il bisogno e il compito di ascoltare il vangelo della
salvezza. Il contenuto, l'oggetto della predica, è il Vangelo, il lieto
messaggio della salvezza attraverso Gesù Cristo, la sua persona e la sua opera.
Questo annuncio è chiamato predica, cioè essa è solenne e pubblica, fatta con
coraggio e fiducia nel nome di Dio salvatore. Il testo continua insistendo
sulla trascendenza dell'annuncio e della sua accoglienza: "Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16). Ci
troviamo così davanti alle parole più importanti nella vita dell'uomo: salvezza
e condanna. La fede e il battesimo sono le parole della vita; l'incredulità è
la porta della condanna (cf. Gv 3,14-21).
Vengono poi enumerati una serie di segni miracolosi che daranno credito agli
inviati: scacciare gli spiriti maligni, dono delle lingue, immunità contro i
morsi dei serpenti e contro i veleni, e infine il dono della guarigione. Tutti
questi sono fenomeni carismatici che accompagnano il cammino della Chiesa lungo
la storia.
Il testo termina con la proclamazione dell'Ascensione di Gesù e il suo
stabilirsi alla destra di Dio (Mc 16,19) e con una breve indicazione sulla
realizzazione del comando della missione degli apostoli, che portano il vangelo
dappertutto con l'aiuto del Signore (cf. Mt 28,20). Molti segni li accompagnano
(Mc 16,20). La Chiesa missionaria è in cammino, il comandamento è indirizzato a
tutti.
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della II
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,16-21)
Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è
condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel
nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato
più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque
infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non
vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia
chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Dio di cui parla il nostro testo di oggi non ha niente di comune con gli antichi dei. Dio ha effettivamente amato il mondo. E non solamente il mondo ebraico, ma tutto il mondo. In san Giovanni, il concetto di "mondo" ingloba l'insieme delle creature. L'amore di Dio si è quindi giustamente rivolto verso coloro che non appaiono in nulla come membri della sua comunità. Tra di loro, ci sono anche quegli uomini che resistono al bene. È il mondo nella sua completa secolarizzazione, tale quale lo si può osservare oggi. Ed è certo anche il mondo del tempo di Gesù, con le sue implicazioni morali, politiche e religiose, un mondo che allontana Gesù dalla sua sfera di influenza, perché non sopporta che Dio si impicci dei suoi affari. San Giovanni dice che Dio ha amato molto tutti coloro che facevano il male. Dio non si limita quindi a rendere migliori coloro che sono già buoni. Dio non prende le distanze nei confronti del male. Non osserva dall'alto tutte le cose così poco appetitose che sono nel mondo. Dio si identifica assolutamente con il mondo cattivo!
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della II
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,31-36)
Chi crede nel Figlio
ha la vita eterna.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,31-36)
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra,
appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di
sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta
la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è
veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura
egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha
la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio
rimane su di lui. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
San Giovanni vede le relazioni tra il cielo e la terra in
modo più chiaro rispetto agli altri evangelisti che hanno scritto prima di lui.
Per rappresentarle, egli utilizza nuovi modelli di linguaggio. Questi parlano
di un mondo in alto: l'aldilà, dove abita Dio. E di un mondo in basso: quaggiù,
dove vivono gli uomini. San Giovanni lo sa: Gesù è il Figlio di Dio. È sempre
stato vicino a suo Padre, e sarà in eterno vicino a lui.
È sceso sulla terra in un momento della storia. La sua morte sulla croce
rappresenta una nuova elevazione. Da un punto di vista puramente umano, la
croce è la sconfitta definitiva di Gesù; la sua morte è il fallimento di tutti
i suoi progetti terreni. Dal punto di vista di Dio, la croce di Gesù
rappresenta la vittoria di Dio sul mondo e significa la nostra salvezza. Se noi
crediamo in Gesù, Figlio di Dio, abbiamo già la vita eterna. Gesù è il germe
della speranza attraverso il quale Dio agisce nel mondo. Dio è diventato un
altro, si è fatto uomo. Quindi anch'io posso diventare un altro: ho la fortuna
di diventare un uomo, un essere umano in un mondo inumano.
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della II
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,1-15)
Gesù prese i pani rese grazie
e li diede loro.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di
Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva
sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse
a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per
compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti
neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è
qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per
tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.
Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano
seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono
saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla
vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei
cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è
davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano
a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Non possiamo ascoltare il Vangelo che racconta il miracolo della moltiplicazione dei pani, e non possiamo riunirci per spezzare il pane, se ci dimentichiamo della fame che opprime molte persone della terra. Avere fame è una sorta di impotenza; essere saziato, una sorta di potenza. È la fame che distingue coloro che non hanno niente da coloro che posseggono. Questa disuguaglianza è ingiusta. Né i poveri, né i ricchi che fanno parte della Chiesa devono tollerare questa ingiustizia. Non esiste una risposta materiale alla fame, perché si tratta di un problema umano più generale. La povertà e l'oppressione colpiscono coloro che hanno fame nella loro dignità umana. Non si può quindi rimediare a questa mancanza con dei doni che l'addolciscano. Gesù rifiuta la fame: quella dell'alienazione fisica, politica, quella della perdita della dignità umana. Ed è per questo che egli non rimanda gli uomini nel loro mondo di miseria, ma invita i discepoli a mettere a loro disposizione i propri viveri. È l'obbedienza dei discepoli che apre la via all'azione di Dio. Gesù non vuole agire senza i Dodici. Ma, per finire, è Gesù stesso che effettua la condivisione. Solo lui può distribuire i suoi doni.
IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato
della II settimana di Pasqua anno A
Santa Caterina da Siena
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt11,25-30)
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt11,25-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli. Mt 11, 25
Le cose nascoste ai dotti sono da Dio rivelate ai piccoli. "Piccoli"
che nella storia della Chiesa abbiamo più volte visto trasformarsi ed ergersi
come giganti, ricostruendo l'opportunità di tornare a Dio, di comprendere,
interpretare più profondamente il Vangelo nel loro oggi.
Santa Caterina, patrona d'Italia. Una santa lontana nel tempo e nella nostra
sensibilità, vissuta in un medioevo pieno di luce e di ombre che ancora molto
può dirci. Caterina: donna di religione, cioè consacrata alla preghiera e
all'azione nel neonato ordine domenicano, scelta ritenuta sconveniente per una
così giovane donna. Donna interventista, cosa del tutto inusuale per un'epoca
dominata da imperante maschilismo, ha agito nella vita politica del tempo con
inattesa efficacia, richiamando tutti (anche il papa!) all'essenzialità. Contro
il rischio di una Chiesa troppo compromessa e timorosa nell'agire politico
Caterina richiama il papa al suo dovere di restare nella propria Diocesi - Roma
- abbandonando la provvisoria anche se più sicura Avignone. Abbiamo bisogno di
donne del genere, la Chiesa ha bisogno di lasciare più spazio (e molto!) al
carisma femminile della Parola di Dio, di profetesse che richiamino la Chiesa e
la nazione italiana alle proprie origini, dicendo ancora e ancora che solo la
fede e la preghiera e il silenzio possono plasmare caratteri e situazioni.
Affidiamo la nostra nazione, un tempo terra di santi poeti e navigatori, oggi
sempre più omologata ad un pensiero globale dominante gretto ed egoista. Santa
Caterina, col suo piglio deciso di donna toscana, ci richiami all'essenziale!
Caterina da Siena offre nei suoi scritti uno dei più fulgidi modelli di quei
carismi di esortazione, di parola di sapienza e di parola di scienza, che san
Paolo mostrò operanti in alcuni fedeli presso le primitive comunità cristiane. Ed
invero, quanti raggi di sovrumana sapienza, quanti urgenti richiami
all'imitazione di Cristo in tutti i misteri della sua vita e della sua
Passione, quanti efficaci ammaestramenti per la pratica delle virtù, proprie
dei vari stati di vita, sono sparsi nelle opere della Santa! Le sue Lettere
sono come altrettante scintille di un fuoco misterioso, acceso nel suo cuore
ardente dall'Amore Infinito, ch'è lo Spirito Santo.