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IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO

IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Sabato Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)

Un uomo partendo per un viaggio, consegnò i suoi beni ai suoi servi.
Servo buono e fedele entra nella gioia del tuo signore.
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)

Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".
Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Sei stato fedele: prendi parte alla gioia
La parabola dei talenti ci impegna seriamente nella nostra vita cristiana.
Siamo, infatti, tenuti a riconoscere i doni che Egli compie nella nostra vita. Quanto vittimismo sentiamo! Quante lamentale! Può essere, ed è vero, che nella nostra vita sembra che manchi qualcosa, sia materiale che spirituale. Una domanda, però, possiamo farla a noi stessi. Non è che cerchiamo sempre la strada più facile, la strada più semplice e comoda e che richiede poco impegno? Non nascondiamo, prima di tutto a noi stessi, i talenti che Dio ci dona. Un esempio concreto può chiarire questo aspetto. Davanti al male, anche quello che la società non considera tale, siamo capaci di dare una vera testimonianza cristiana? O preferiamo nasconderci dietro un semplicistico "non so parlare, non so che dire", per evitare di esporci? Affidiamoci a Dio e scopriremo di poter anche testimoniare in modo inaspettato le verità della fede. L'importante è riconoscere che tutto il bene non proviene da noi ma da Dio ed affidarci a Lui. I talenti non sono nostri ma doni di Dio da far fruttificare. L'invito allora è nella fede e nella fiducia che i talenti, i doni, le grazie di Dio sono sufficienti per la nostra vita. Chiediamo al Signore di fare in modo che la sua grazia possa essere feconda anche per noi e i nostri cuori, chiamati alla vera conversione.

IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Venerdì Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13)
Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
No, perché non venga a mancare a noi e a voi.
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13)
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene".
Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità io vi dico: non vi conosco".
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Alimentare la fede
Alimentare la nostra fede con l'olio della speranza...
Questa e' la carita': l'amore che ci rende presenti a lui.

Le ragazze stolte non hanno bisogno di alimentare la loro fede, perché la ritengono già a sufficienza, pensano di dover bastare a se stesse con le loro forze.
Le ragazze sagge sono il simbolo di chi si fida, ma anche nella prudenza e nella saggezza della preparazione della venuta dello sposo.
Nella nostra attesa dI ogni giorno della venuta dello Sposo non è possibile contare solo sulle nostre forze per prepararci a questo evento.
Abbiamo bisogno di questa attesa attiva e preveniente di fronte a ogni imprevisto: già nell'attesa di Lui la presenza spirituale è viva e concreta.
Anche per noi, la fede si può spegnere nel tempo: quante volte succede di vedere la fede che spenta nel tempo non ha più valore dell'incontro e non sa più riconoscere e essere in grado di farsi riconoscere da Lui!
Alimentare la fede, e la speranza e la carità: l'olio santo che lubrifica, santifica e fa scorrere fiumi di grazia, senza i quali tutto si arrugginisce.
La fede ha bisogno dell' olio per muoversi come vita.

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Giovedì Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,42-51)

Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

Tenetevi pronti.

*** 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,42-51)
Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda", e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Signore chiede ad ogni suo discepolo di essere vigilante, attento, saggio, prudente, sempre al posto di lavoro. Ma qual è il posto del lavoro del cristiano? Esso è uno solo: essere sempre cristiano perfetto, da cristiano perfetto pensare, volere, decidere, agire, operare. Lasciarsi sempre muovere e condurre dallo Spirito Santo quotidianamente a tutta la verità. Presentarsi al mondo come vero Corpo di Cristo, Casa del Vangelo, Tempio vivo di Dio. Essere ogni giorno persona di grande comunione In Cristo, con Cristo, per Cristo. Questo è il suo posto e questo il suo lavoro.
Nessuno sa quando il Signore verrà. L'ora del giudizio di Dio sulla nostra vita è sempre ignoto. In ogni momento il nostro Dio potrebbe venire e quando Lui verrà dovrà trovarci al nostro posto di cristiani. San Paolo indica ai Romani una traccia da seguire, se vogliano essere trovati al loro posto. Vale anche per noi, anzi specialmente per noi.
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,1-21).
Chi segue questa traccia di certo sarà sempre trovato al suo posto. Chi si discosta da essa, sarà trovato in altri luoghi e per lui il giudizio non sarà favorevole. Verrà giudicato in base alle sue opere e condannato perché non ha vissuto secondo il Vangelo.
L'eresia, negando questa verità, insegna che la vita eterna è per tutti, nessuno escluso. Io credo solo nella Parola di Gesù Signore. Lui solo è la Parola di verità per me.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di purissima fede in Gesù.

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Mercoledì Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo
secondo Giovanni (Gv 1,45-51)
Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto.
Natanaèle: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio.

***

TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Filippo incontra Natanaele e comunica all'amico di avere trovato il Messia nella persona di Gesù. L'annuncio di Filippo è una professione di fede che si fonda sulla Scrittura. Egli riconosce in Gesù l'Atteso di Israele (cfr Dt 18,18-19).
La reazione di Natanaele esprime il suo scetticismo: il Messia non può avere la sua patria in un villaggio insignificante come Nazaret.
Filippo non tenta di chiarire o risolvere il dubbio dell'amico, ma cerca di invitarlo ad un'esperienza personale con il Maestro, la stessa da lui vissuta in precedenza e che ha cambiato la sua vita.
Solo la fede è capace di far superare i motivi di scandalo e di autosufficienza umana. E Gesù la suscita in ogni uomo che si mette in ascolto della sua parola, come ha fatto Natanaele, che acconsentì ad accogliere il mistero che Filippo gli proponeva con il semplice invito: "Vieni e vedi" (v. 46).
Gesù, che legge nel cuore dell'uomo, riconosce la prontezza, la ricerca sincera e il desiderio di Natanaele di incontrarsi con lui. E Gesù, vedendolo arrivare così aperto e disponibile, lo previene e lo saluta come un autentico rappresentante d'Israele in cui non c'è falsità. Secondo la spiegazione di qualcuno, Natanaele sarebbe chiamato da Gesù "israelita", cioè degno del nome di Israele, perché questo nome significa "colui che vede Dio" e a Natanaele viene promessa la visione degli angeli che scendono e salgono sul figlio dell'uomo (v. 51).
Gesù conosce bene Natanaele, anche se lo incontra per la prima volta, perché egli conosce tutti (2,24) e sa cosa c'è nell'uomo (2,25). E Gesù dà a Natanaele una prova di conoscerlo bene: egli l'ha visto quando era sotto il fico. Sedere sotto il fico significa meditare e insegnare la Scrittura. Natanaele, dunque, è un uomo applicato allo studio della Scrittura che cerca e attende la venuta del Messia. Anche mentre ascoltava la spiegazione delle Scritture, era accompagnato e sostenuto dallo sguardo amoroso di Dio.
Natanaele, toccato nell'intimo del suo cuore per la conoscenza che Gesù ha di lui (nota solo a Dio), riconosce in Gesù il Messia ed esclama: "Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele" (v. 49).
Con la sua fede nel Messia, Natanaele è già disposto ad un'ulteriore rivelazione di Gesù, che gli dice: "Vedrai cose maggiori di queste!" (v. 50). Gesù parla di una rivelazione continua del Padre, di un movimento di salita e discesa degli angeli, richiamando la scena di Giacobbe, nella quale il patriarca "fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa" ( Gen 28,12). Il salire e scendere è un richiamo alla realtà umana e divina di Gesù.
Egli, pur essendo tra gli uomini, è in comunione col Padre, è il "luogo" dove si manifesta il Padre, è la "casa di Dio", è la "porta del cielo"(cfr Gen 28,17).
Gesù è la rivelazione del Padre, è il punto di unione tra cielo e terra, è il mediatore tra Dio e gli uomini, è la nuova scala di Giacobbe di cui Dio si serve per dialogare con l'uomo. In Gesù l'uomo trova il luogo ideale per fare esperienza di Dio che salva. La piena e definitiva rivelazione di Dio si avrà solo in Gesù risorto e seduto
alla destra del Padre nei cieli, dove salgono e scendono gli angeli di Dio.
Natanaele è stato trasformato dall'incontro con Gesù perché in lui non c'è falsità; si è accostato a Gesù con cuore sincero e semplice.

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Martedì Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,23.26)
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,23.26)

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

È una questione di proporzione, di equilibrio, di priorità. I farisei ormai mettevano tutto sullo stesso piano: non nella teoria, ricordiamoci che il più grande rabbino dell'epoca, Hillel, proponeva una graduatoria nell'importanza dei comandamenti, come Gesù; ma nella pratica. Per una religiosità basata essenzialmente sul "fare", sull'osservanza scrupolosa dei precetti era fondamentale praticare con precisione ogni più piccola indicazione. Ma il risultato era che non si riusciva più a distinguere cosa era davvero importante... Così accade anche a noi oggi, purtroppo. Esiste una priorità di verità nella nostra fede, come ci ha ben ricordato il Concilio, e dobbiamo renderla evidente in ogni momento! Non tutto è uguale allo stesso modo e molte verità sono consequenziali ad altre. Troppo spesso, nelle nostre comunità, si attribuisce la stessa importanza ai grandi misteri della fede e alle consuetudini del parroco! Diamoci una scossa, ristabiliamo una priorità nelle nostre comunità per essere credibili!

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Lunedì Della XXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C 

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,13-22)
Gesù parlò dicendo:

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente;
di fatto non entrate voi, e non 

lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
***

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: "Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l'oro del tempio, resta obbligato". Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: "Se uno giura per l'altare, non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato". Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Chiudete il regno dei cieli davanti alla gente

Oggi si grida da ogni parte che le porte della misericordia di Dio sono aperte per tutti. Per questo anche la Chiesa deve aprire le sue porte, le porte della sua Eucaristia, del Sacramento del Perdono o della riconciliazione ad ogni persona. Ogni porta della grazia dovrà essere aperta. Nessuna dovrà essere o rimanere chiusa. Urge uscire, andare, essere moderni, anzi ultra moderni. La Chiesa necessita di svecchiarsi, ringiovanirsi, camminare al passo dell'uomo, dei tempi. Non possiamo più arroccarci su un passato che oggi nessuno più comprende.
Questo grido è giusto, santo, sacrosanto. Tuttavia una questione va sollevata, anzi è necessario che venga affrontata, con somma chiarezza di libertà evangelica. Diciamo subito che è la Parola di Dio che chiude le porte al male e le apre ad ogni bene. Se per aprire le porte si intende lasciare che il male entri e dimori nella Chiesa, allora il Vangelo ti dice che questo non è possibile. Se per aprire le porte significa dare a tutti l'assoluzione sacramentale e di conseguenza l'Eucarestia, il Vangelo ti dice che neanche questo è possibile. Per accedere al Sacramento del Perdono il Vangelo chiede il pentimento, la conversione, la volontà di non peccare più. Chiede che l'uomo sia fermamente deciso a tagliare ogni ponte con il male.
Se poi per svecchiare la Chiesa, svecchiare la verità, non si intende andare oltre il Vangelo, ma semplicemente liberarsi dalle modalità e dalle forme storiche di vivere e di incarnare il Vangelo, allora lo stesso Vangelo ti dice che questo è compito dello Spirito Santo. È Lui che deve suggerire forme, vie, modalità sempre nuove per incarnare la Parola di Gesù Signore. È il suo compito condurre alla verità tutta intera. Lo Spirito suggerisce a chi lo invoca, a quanti glielo chiedono, sempre le forme più appropriate perché Lui possa parlare ai cuori. Ma è Lui che deve parlare, agire, dialogare, convertire attraverso di noi e per questo l'unica e sola porta da aprire è quella del nostro cuore allo Spirito Santo. Quando lo Spirito è nel cuore, tutto si rinnova, perché Lui è il solo autentico divino creatore di vie e modalità nuove per l'incarnazione del Vangelo nella contemporaneità di ogni uomo.
Ma sempre quando si è senza lo Spirito del Signore si chiudono le porte alla salvezza, non attraverso le restrizioni, bensì per mezzo di quella licenza che ognuno si prende di dichiarare nullo il Vangelo, aprendo le porte del male. Accogliere oggi non significa cercare la pecora smarrita per portarla nell'ovile del Vangelo. Per il mondo accogliere ha un significato ben diverso. Vuole dichiarare corpo di Cristo e quindi con il diritto di accostarsi all'Eucaristia e agli altri Sacramenti ogni uomo così come esso è, senza chiedere che lasci la via del male e percorra la via del bene. Questa apertura di porte in verità è chiusura alla salvezza. I farisei chiudevano le porte per sostituzione della Legge del Signore con le loro molteplici norme, a volte pesanti da portare. Noi la chiudiamo con l'abolizione di ogni regola evangelica da vivere. Abolendo le regole evangeliche si apre la porta al male, mentre la Chiesa deve chiudere queste porte e aprire solo quelle del bene, della verità, della giustizia, secondo Cristo Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aggiornateci nella Parola.

IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,22-30
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano»?
Gesù disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta».
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo brano contiene alcune affermazioni di Gesù che causano sempre grande sofferenza, pensando alla condizione spirituale di molti cristiani, anche Consacrati e Prelati, senza dimenticare quanti sono lontani o contrari al cristianesimo.
Gesù Cristo parla di amore, misericordia, umiltà, rispetto del prossimo, amicizia, perdono e comprensione.
Noi cristiani abbiamo come dovere il rispetto verso ogni prossimo, ogni persona che conosciamo e incontriamo.
Non è assolutamente scritto nel Vangelo la parola odio o la reazione contro i nemici, al contrario Gesù ci ha insegnato a perdonare e ad amare anche i nostri nemici.
È evidente, Dio è Amore, un Padre che ha mandato il Figlio come atto di misericordia e di perdono.
Noi desideriamo la pace in tutti i cuori e la gioia nella vita di tutte le persone del mondo! In noi non può essere presente l'odio.
A molti Gesù dirà nel Giudizio: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!".
Non lo dirà solo ai non credenti o ai peccatori ostinati, lo dirà anche a quanti si illudono di vivere da cristiani ma non lo sono.
Le parole di Gesù sono rivolte, infatti, a quelli che presumono di seguirlo senza però convertirsi: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". L'agire nel Nome di Gesù non comporta necessariamente il compimento della sua volontà.
L'agire deve essere conforme a quanto chiede il Signore nel Vangelo.
Oggi Gesù risponde a una domanda che suscita una riflessione molto importante. "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". La curiosità o il desiderio di capire la destinazione finale di molti, fa porre questo interrogativo che Gesù risolve con poche e impegnative parole.
Non risponde dando una precisa quantità dei salvati, ma invita a fare quello che permette di ottenere la salvezza eterna. "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno".
Gesù afferma che sono molti quelli che non riescono ad entrare in Paradiso, certamente di più sono gli atei e i grandi peccatori, ma bisogna ammettere che anche quanti conoscono Gesù e scelgono di vivere in maniera opposta al Vangelo, non possono considerarsi tranquilli.
Ciò che colpisce è l'ostinazione di quanti tradiscono il Signore e pretendono la salvezza: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Queste loro pretese devono fare riflettere tutti, soprattutto quanti hanno responsabilità nella Chiesa e per rispetto umano, per convenienze personali, preferiscono accontentare gli uomini e non Dio.

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