IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
O Dio, creatore e Padre di tutti, donaci la luce del tuo Spirito
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXXI DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
Uno solo è la vostra Guida,
il Cristo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che cosa significa essere cristiano?
Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua,
rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei
servendosi dell'esempio dei sacerdoti dell'Antico Testamento: "Quanto vi
dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono
e non fanno".
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare,
bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre
negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare
nell'insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via
di Damasco, san Paolo scoprì, per un'improvvisa folgorazione, tutto il mistero
di Cristo e capì che l'essere cristiano consiste nello spirito di apostolato.
Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle
formule o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita
cristiana onesta, perché, grazie all'apostolato della preghiera, della
sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del
Vangelo di Cristo.
Questo è l'insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere
cristiano.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì
della XXXI settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,12-14)
Non invitare i tuoi amici,
ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l'aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli
né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino
anch'essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Possiamo apprezzare quanto è spontaneo Gesù in questo
Vangelo; lo è in modo paradossale, per farci intravedere quanto la sua
mentalità sia diversa dalla nostra. il consiglio che ci dà è a dir poco
inaspettato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici,
né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non
ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio". Strano! E naturale
invitare a pranzo parenti e amici, dai quali si avrà il contraccambio. E
altrettanto strana è la seconda parte: "Al contrario invita poveri,
storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti". Di
solito la beatitudine viene dal ricevere, ma Gesù dice il contrario, mettendoci
sulla via della gratuità, dell'amore disinteressato: la vera gioia sta proprio
in questo. Se la cerchiamo nel contraccambio siamo sulla strada sbagliata; se
invece diamo a chi è nell'incapacità di ricambiare siamo nella logica divina
dell'amore che non si compra né si vende.
La prima lettura ci fa riflettere sulla gratuità della misericordia divina.
Nessuno "ha dato qualcosa per primo a Dio, si che abbia a riceverne il
contraccambio". Tutti, Ebrei e non Ebrei, siamo stati disobbedienti, ma
"Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia".
Siamo totalmente nella logica dell'amore misericordioso, disinteressato,
gratuito. È la logica in cui dobbiamo metterci tutti e, poiché ci è tutt'altro
che spontanea, dobbiamo anche oggi chiedere al Signore che trasformi la nostra
mente e il nostro cuore, perché possiamo avere i suoi pensieri e il suo amore.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XXXI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,15-24)
"Venite, è pronto".
Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,15-24)
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato
chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della
cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, è pronto". Ma tutti,
uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: "Ho comprato un
campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi". Un altro disse: "Ho
comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi". Un altro
disse: "Mi sono appena sposato e perciò non posso venire".
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone
di casa, adirato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della
città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi".
Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora
posto". Il padrone allora disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi
e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico:
nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena"». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ci fa capire la nostra insipienza, la strettezza del
nostro cuore che non è disponibile ai suoi doni. Quella del padrone nel Vangelo
odierno non è esigenza vera e propria, ma generosità: egli vuol colmarci dei
doni della sua munificenza e noi preferiamo le nostre meschine cose.
La "grande cena" è la cena della carità divina per chi ha il cuore
largo, non per chi lo abbarbica ai beni della Terra con un amore possessivo,
soffocante.
"Ho comprato un campo... Ho comprato cinque paia di buoi... Ho preso
moglie...". Sono i nostri affetti limitati, vissuti in modo possessivo,
con tutte le preoccupazioni che ne derivano.
Dio invece ci invita al banchetto della carità universale. È il banchetto che
viviamo ad ogni Eucaristia, se vi partecipiamo con cuore aperto, preoccupato
solo delle preoccupazioni divine e pronto a ricevere con gioia e riconoscenza i
suoi doni.
Allora sentiremo non come un dovere pesante, ma come una necessità di amore
mettere al servizio degli altri le grazie diverse che abbiamo ricevuto, secondo
l'esortazione di san Paolo: "Chi ha il dono della profezia la eserciti
secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi
l'insegnamento, all'insegnamento, chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà,
lo faccia con semplicità, chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere
di misericordia, le compia con gioia".
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XXXI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,25-33)
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me,
non può essere mio discepolo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc,14,25-33)
Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e
a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le
fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono
comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato
capace di finire il lavoro".
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a
esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con
ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per
chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio
discepolo». Parola del signore.
Ma "Gesù si voltò e disse: "Se uno viene a me... Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo". E una esigenza fortissima, e Gesù la fa seguire da due esempi di persone che devono ben riflettere prima di impegnarsi. Se uno vuol costruire qualcosa, deve prima fare i conti e vedere se il capitale che possiede basta per arrivare a finire la costruzione; se si vuol fare guerra, bisogna avere truppe ed armamenti sufficienti per combattere fino alla vittoria.
E qual è il capitale necessario per costruire la torre, qual è l'equipaggiamento sufficiente per vincere la guerra? Gesù dice: la condizione è questa: rinunciare a tutto quello che si ha. "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i sudi averi, non può essere mio discepolo".
Eccoci dunque presi in una specie di contraddizione fra l'amore e il distacco. Se ci pensiamo bene, Gesù non fa altro che indicarci le condizioni del vero amore. Non dobbiamo illuderci: da soli non saremo mai capaci di amare, perché l'amore è disciplina, l'amore esige un profondo distacco, un distacco completo. Spesso, quando noi crediamo di amare, amiamo il nostro interesse, non amiamo veramente né gli altri né Dio. Cerchiamo la nostra soddisfazione, la nostra gioia, invece di cercare la felicità degli altri nell'adesione alla volontà divina.
San Luca è l'evangelista della misericordia, e tuttavia è proprio lui che dice: "Se qualcuno viene a me senza odiare, non può essere mio discepolo". Perché? Perché Luca è anche l'evangelista che insiste di più sull'impegno del discepolo nei confronti del Maestro.
San Matteo ha espresso diversamente questa parola di Gesù. Egli dice: "Se qualcuno viene a me e ama suo padre o sua madre più di me, non è degno di me". Da un lato si capisce che è la stessa cosa che vuoi dire san Luca, però la formulazione lucana ha il vantaggio di presentare la questione molto nettamente.
Non si tratta di rinunciare ad ogni amore, è chiaro; si tratta di rinunciare all'amore possessivo. Gesù infatti non domanda solo di odiare il padre, la madre, i figli, ma anche di odiare la propria vita. Ora, questa aggiunta ci fa capire in che direzione vada la sua esigenza: egli impone il distacco da ogni possesso.
"Chi non rinunzia a tutti i Suoi averi, non può essere mio discepolo".
C'è un modo di amare che in realtà è una ricerca di comfort nella vita: il comfort affettivo, l'appoggio, la soddisfazione del cuore. E a questo modo di amare che Gesù chiede di rinunciare.
Egli stesso ha rinunciato, egli stesso, si può dire, "ha odiato", nel significato evangelico, sua madre, i suoi fratelli. Ci colpisce vedere che nel Vangelo, tutte le volte che si parla di sua madre o dei suoi fratelli, è sempre per sfociare ad una parola che sembra dura, di rifiuto. "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e chiedono di te...". "Mia madre e i miei fratelli sono quelli che fanno la volontà di Dio". "Felice la donna che ti ha portato!". "Molto più felice chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica".
Gesù è andato davvero molto lontano in questo atteggiamento. Guardando le cose umanamente si può dire che ha "disonorato" sua madre. Si disonora la madre, quando non le si dimostra amore; si disonora la madre, quando si accetta di morire come un criminale... Gesù è veramente giunto al totale distacco dall'amore possessivo, insegnandoci così la strada del vero amore, dell'amore generoso, l'amore capace di tutti i sacrifici, l'amore che dona la vita e che accetta l'umiliazione quando è il mezzo per compiere il piano di Dio. Questo è l'amore vero. Non è più un'illusione di amore, è l'amore al quale possiamo spalancare il cuore e che riempie di gioia, perché è amore che viene da Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XXXI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dedicazione della basilica lateranense
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Lo zelo per la tua casa
mi divorerà.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i
cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le
pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i
banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non
fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi
divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva
detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Quando l'imperatore romano Costantino si convertì alla
religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del
Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso
il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e
per dignità, di tutte le chiese d'Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le
chiese dell'Urbe e dell'Orbe.
Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo
Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente
consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più
antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente
denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli,
i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si
tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli
incendi, dalle guerre e dall'abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato
di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.
Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il
primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul
paganesimo occidentale. Durante l'era delle persecuzioni, che si estende ai
primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si
rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio
apertamente. Per tutti i cristiani reduci dalle "catacombe", la basilica del
Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente
Cristo Salvatore. Quell'edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore
del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della
testimonianza dei numerosi martiri. Segno tangibile del tempio spirituale che è
il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e
che, morto e risorto, vive nell'eternità.
L'anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si
commemora da tutte le comunità di rito romano.
Questa festa deve far sì che si rinnovi in noi l'amore e l'attaccamento a
Cristo e alla sua Chiesa. Il mistero di Cristo, venuto "non per condannare il
mondo, ma per salvare il mondo" (Gv 12,47), deve infiammare i nostri cuori, e
la testimonianza delle nostre vite dedicate completamente al servizio del
Signore e dei nostri fratelli potrà ricordare al mondo la forza dell'amore di
Dio, meglio di quanto lo possa fare un edificio in pietra.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì
della XXXI settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Leone Magno
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,1-8)
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari
sono più scaltri dei figli della luce.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di
sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi
al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la
tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu
quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua
ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli
della luce». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La domanda che Gesù ha posto ai suoi discepoli, la pone
continuamente anche a noi, per impegnarci a contemplarlo più profondamente, ad
approfondire il suo mistero: "Voi chi dite che io sia?".
San Leone Magno, divenuto papa nel V secolo, affermò con fede luminosa la
divinità di Cristo e la sua umanità: Cristo, Figlio del Dio vivente e figlio di
Maria, uomo come noi. Non ha accettato, per esprimerci così, che si abbreviasse
il mistero, né in una direzione né nell'altra, e il Concilio di Calcedonia ha
cercato una formula che preserva tutta la rivelazione. Dio si è rivelato a noi
nel Figlio, e il Figlio è un uomo che è vissuto in mezzo a noi, ha sofferto, è
morto, è risorto.
"Dio dice la lettera agli Ebrei aveva già parlato nei tempi antichi molte
volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti". E parlando per
mezzo dei profeti Dio aveva fatto desiderare la sua presenza: "Se tu
squarciassi i cieli e scendessi!" esclamava Isaia. E Dio è disceso, si è
reso presente nel Figlio: "A noi Dio ha parlato per mezzo del
Figlio".
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato
della XXXI settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Martino di Tours
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,9-15)
Dio conosce
i vostri cuori.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la
ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano
nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?
Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e
disprezzerà l'altro. Non potete servire
Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si
facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono
giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli
uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Martino (Pannonia c. 316 - Candes, Francia, 397),
rivelò, ancora soldato e catecumeno, la sua carità evangelica dando metà del
mantello a un povero assiderato dal freddo. Dopo il Battesimo si mise sotto la
guida di sant'Ilario (339) e fondò a Ligugè, presso Poitiers, un monastero
(360), il primo in Occidente. Ordinato sacerdote e vescovo di Tours (372), si
fece apostolo delle popolazioni rurali con l'aiuto dei monaci del grande
monastero di Marmoutiers (Tours). Unì alla comunicazione del Vangelo
un'incessante opera di elevazione sociale dei contadini e dei pastori. La sua
figura ha fondamentale rilievo nella storia della Chiesa in Gallia, sotto
l'aspetto pastorale, liturgico e monastico. Santo molto popolare, è il primo
confessore non martire ad essere venerato con rito liturgico. La sua
«deposizione» l'11 novembre è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI).