IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
it

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,1-14)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Parola del Signore.

NATALE DEL SIGNORE – DALLA MESSA DELLA NOTTE (Lc 2,1-14) 

RIFLESSIONI

"Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".
Soltanto la contemplazione può semplificare la nostra preghiera per arrivare a constatare la profondità della scena e del segno che ci è dato.
Una mangiatoia, un bambino, Maria in contemplazione, Giuseppe meditabondo: "Veramente tu sei un Dio misterioso!". Il Padre, il solo che conosce il Figlio, ci conceda di riconoscerlo affinché l'amiamo e lo imitiamo.
Nessun apparato esteriore, nessuna considerazione, nel villaggio tutto è indifferente. Solo alcuni pastori, degli emarginati dalla società...
E tutto questo è voluto: "Egli ha scelto la povertà, la nudità.
Ha disprezzato la considerazione degli uomini, quella che proviene dalla ricchezza, dallo splendore, dalla condizione sociale". Nessun apparato, nessuno splendore esteriore.
Eppure egli è il Verbo che si è fatto carne, la luce rivestita di un corpo. Egli si trova nel mondo che egli stesso continuamente crea, ma vi è nascosto. Perché vuole apparirci solo di nascosto?
Egli fino ad allora era, secondo l'espressione di Nicolas Cabasilas, un re in esilio, uno straniero senza città, ed eccolo che fa ritorno alla sua dimora. Perché la terra, prima di essere la terra degli uomini, è la terra di Dio. E, ritornando, ritrova questa terra creata da lui e per lui.
"Dio si è fatto portatore di carne perché l'uomo possa divenire portatore di Spirito",
dice Atanasio di Alessandria.
"Il suo amore per me ha umiliato la sua grandezza.
Si è fatto simile a me perché io lo accolga.
Si è fatto simile a me perché io lo rivesta"
(Cantico di Salomone).
Per capire, io devo ascoltare lui che mi dice:
"Per toccarmi, lasciate i vostri bisturi...
Per vedermi, lasciate i vostri sistemi di televisione...
Per sentire le pulsazioni del divino nel mondo, non
prendete strumenti di precisione...
Per leggere le Scritture, lasciate la critica...
Per gustarmi, lasciate la vostra sensibilità..."
(Pierre Mounier).
Ma credete e adorate.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola del Signore.

SANTO STEFANO

RIFLESSIONI

Stefano, il primo martire cristiano, era uno dei primi sette diaconi, il cui dovere era quello di porsi al servizio della Chiesa e degli apostoli. Come servo di Cristo, Stefano era contento di essere come il suo Signore, e, nel momento della sua morte, fu molto simile a lui. Potrebbe sembrare che il Vangelo di oggi sia stato scritto a proposito di santo Stefano. Quando si trovò di fronte al sinedrio, lo Spirito Santo lo ispirò ed egli parlò con audacia; non solo respinse le accuse che gli erano state mosse, ma accusò a sua volta i suoi accusatori. Il suo sguardo era sempre rivolto al Signore, tanto che il suo volto splendeva come quello di un angelo e rifletteva la gloria di Cristo, che era in lui. La somiglianza tra santo Stefano e il suo Signore non è solo esteriore: nel momento della sua morte, Stefano rivelò le intime disposizioni del suo cuore, pregando perché i suoi assassini fossero perdonati, una preghiera che diede frutti più tardi, con la conversione di san Paolo. Santo Stefano, il cui nome significa "corona", si procurò la corona del martirio dopo esservisi preparato con una vita di fedeltà al servizio di Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,2-8)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Si celebra oggi l'amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini. Gesù, che era diventato l'amico più caro di Giovanni e che aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel Dio che, come diceva l'Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire. Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l'avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita.
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo "che Gesù amava" correre con tutte le forze, spinto proprio da quest'amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell'amore, spuntava l'alba della fede.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,13-18)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

I Santi Innocenti
Il primo pensiero che sorge nel cuore, nel ricordare la strage di tanti bambini innocenti a Betlemme, è quello di orrore e di sgomento dinanzi a una crudeltà inaudita, segno di un animo imbarbarito. Purtroppo, quando l'uomo è dominato dalla passione del potere, come Erode, tutto crede lecito pur di mantenere sicuro il suo dominio tirannico, annientando, senza pietà, ogni avversario vero o supposto. E' la storia che si ripete in ogni tirannia. E' davvero riprovevole questo tiranno che non risparmiò nemmeno i figli. Sono ancor più riprovevoli tutti coloro che, anche nei tempi presenti, si macchiano di sangue innocente, per assicurarsi la poltrona. Ma noi, la nostra società è forse migliore di Erode? Non si sta perpetrando nel mondo e anche in Italia una guerra spietata contro bambini mai nati? Stando alle statistiche, vengono fatti circa 50 milioni di aborti ogni anno, circa 150 mila in Italia, registrati nelle strutture pubbliche. Dinanzi a questa carneficina la strage di Erode ci appare sfumata. Rimane questa vergogna della nostra società che non risparmia nemmeno i piccoli e si sfoga contro gli inermi. E questo sistema non è soltanto frutto di un momento di smarrimento o di scoraggiamento che potrebbe comprendersi, ma viene sancito dalla legge che anziché proteggere gli inermi, incoraggia a incrudelire contro di essi. Ma la narrazione evangelica ci offre anche un'altra letture: Matteo scrive il suo vangelo per gli ebrei, e nella strage di Erode vede punti d'incontro tra la storia di Mosè e quella di Gesù volendolo presentare ai suoi lettori come il nuovo Mosè promesso da Dio. Alla loro nascita, strage di bambini in Egitto, strage di bambini a Betlemme, ambedue sono in Egitto, entrambi attuano la parola "dall'Egitto ho chiamato mio figlio". Entrambi comunicano la legge che porta a salvezza: Sul monte Sinai, le dieci Parole, sulla montagna, il discorso programmatico di Gesù. In entrambi i messaggi suonano come esigenza fondamentale il progresso della civiltà, il rispetto alla vita, la difesa dei più deboli e indifesi. La nostra preghiera, anche per intercessione dei santi bambini di Betlemme, perché si rispetti la vita in ogni suo stadio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-35)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

Nel vangelo di oggi incontriamo Simeone, "uomo giusto e timorato di Dio". Si riconosce comunque che il suo nome deriva, in ebraico, dal verbo "sentire": un dettaglio rivelatore poiché egli "sentiva" spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non si accontentava di parlare a Simeone: "era su di lui" e ne faceva una persona retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e devozione. Era, a quanto pare, un uomo di età matura, che si definiva servo del Signore. Aveva passato la sua vita ad aspettare il "conforto d'Israele", cioè il Consolatore, il Messia. Non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù, seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore si chiarì e la pace del suo animo fu scossa.
Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio aveva di salvare l'umanità; eppure da alcuni fu respinto.
Le nostre azioni rivelano i nostri pensieri. Simeone prese tra le braccia Gesù, mostrando così che era pronto a condividere e a compiere la volontà divina.
Facciamo anche noi così e compiamo nella nostra vita con fede nella volontà di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,36-40)

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nonostante che Anna, protagonista, con Simeone, di questo brano del Vangelo di Luca, venisse da una tribù insignificante, si faceva notare per le sue grazie spirituali (il suo nome stesso significa "grazia").
Aveva ricevuto il dono della preghiera perseverante e della profezia; il suo stile di vita, fatto di abnegazione, di digiuno e di veglia, aggiungeva importanza alla sua preghiera di intercessione per il suo popolo. Anna e Simeone ci mostrano che gli uomini e le donne sono uguali davanti a Dio e che tutti possono ricevere i doni dello Spirito Santo. Anna aveva consacrato a Dio la sua vedovanza, divenendo un modello per molte vedove cristiane. La sua vita illustra alcune verità importanti: tutti hanno il loro posto nel progetto divino di salvezza; Dio fa spesso appello a persone che non se lo sarebbero certo aspettato perché siano suo strumento scelto; le virtù di distacco e di umiltà ottengono sempre l'approvazione di Dio, perché egli può colmare solo un cuore puro da ogni attaccamento materiale.
Lo spirito ebraico era affascinato dall'etimologia dei nomi; può essere interessante, allora, sapere che Fanuele significa "volto di Dio": Anna, sua figlia, ha davvero visto il volto di Dio in quello di Cristo.