IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

AVVENTO

Rinfrancate i vostri cuori perché la venuta del Signore è vicina.

Per realizzare un progetto così grande Dio non si presenta come un super-uomo con poteri straordinari ma in un bambino povero, riconosciuto da poveri che si sottopone alla legge. Per riconoscerlo Maria ci indica la strada.

L'AVVENTO è la preparazione all'incontro con Gesù che viene a visitarci, questo è un evento che non ha uguali nella storia. Dalla nostra preparazione interiore si comprende il grado di interesse e di amore che abbiamo verso Lui.

Se si invita una persona importante a casa, si ordina e pulisce tutto, si cerca di dare il meglio. A Natale incontriamo Gesù Bambino, adesso dobbiamo deciderci se accoglierlo con tutti gli onori possibili oppure ignorarlo. Ma non si potrà chiedere nulla a Lui se non si accoglie nella propria vita.

Il Signore che viene a visitarci nei cuori è la notizia più straordinaria, Egli ci porta la pace, ci dona la vita eterna che ci ha promesso.

Deve trovarci come il "servo diligente" che non si addormenta in assenza del padrone di casa, cosicché il padrone, quando torna, lo trova al suo posto, intento al lavoro. Noi come principale lavoro abbiamo quello di fare pulizie interiori, di mettere ordine nella vita spirituale.

Fermiamoci a riflettere sulle cose più importanti che ci riguardano personalmente.

Non possiamo permettere che i nostri cuori si appesantiscano in "dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita".

Il Signore viene a trovarci, questa è la notizia che deve smuoverci dalle posizioni egoistiche per vigilare su ciò che è davvero importante.

I primi cristiani ripetevano con frequenza e con amore: "Vieni, Signore Gesù". E quei fedeli trovavano, nel vivere così la Fede e la carità, la forza interiore e l'ottimismo necessari per adempiere i doveri familiari e sociali, e si distaccavano interiormente dai beni temporali con quel dominio di sé che conferisce la speranza della vita eterna.(Suor Teresina Urgese)

IL CENSIMENTO

TUTTO IL MONDO E' IN FESTA PER LA VENUTA DEL SALVATORE GESU'

(Mt.1,25 e Lc.2,1-7)

(Da quasi dieci anni Per ogni mare o terra Più non risuona truce Alcun grido di guerra;
A Roma l'Ara Pacis E' stata inaugurata E la porta del Tempio Di Giano sta serrata)

Sotto Ottaviano Augusto Si tenne un censimento Atto a fotografare L'impero in quel momento;
Dalla Siria Quirino Era il governatore, Erode il Grande era Della Giudea il signore.

Giuseppe con Maria Felici per l'attesa Deve così per forza Lasciare il suo paese,
E verso la Giudea Si deve incamminare Per giungere a Betlemme A farsi registrare.

La sua famiglia infatti Era di quel casato, Davide di Betlemme Anziano suo antenato.
Viaggiano per tre giorni Per strade polverose, Con soste che si fanno Sempre più numerose.

Ma invano quella sera Bussò ad ogni locanda Perchè ogni volta un NO Ebbe la sua domanda;
Per via del censimento Non si trova un giaciglio, C'è gente in ogni ostello, E' tutto un gran scompiglio.

Scendono giù dai monti Le ombre della sera, Mentre è in cerca lui in mente Ripete una preghiera.
Gli suggerisce un tale: "Vi sono molte grotte Oltre le ultime case, Dove passar la notte".

Ed a lui che temeva Il parto ormai imminente Non dispiacque di stare Lontano dalla gente;
Per la sposa era adatto Un riserbo segreto, Al riparo e al di fuori Da ogni sguardo indiscreto.

Questa notte per sempre Divide in due la Storia, Finchè sarà nell'uomo Un lampo di memoria.
Ora, da qui il tempo Sarà in due spartito: Prima di quella notte... Dopo di quel Vagito. 

(Non v'è nulla di grande Sotto il firmamento Che abbia avuto un fastoso Grande icominciamento
L'evento trasformante Tutta la storia umana Avvenne in una grotta Umida e un pò malsana).  

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 8,5-11)

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito
Questo brano presenta la fede di un pagano in Cristo Gesù come modello della fede di ogni altro uomo, credente e non. La stessa fede viene posta dalla Chiesa in ogni celebrazione della Santa Messa immediatamente prima di accostarci a ricevere l'Eucaristia: Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Il centurione ha la fede del soldato. Tutta la gerarchia militare si fonda sulla parola data che è vero ordine. Il superiore dice una parola, qualsiasi parola, e l'inferiore la esegue, obbedisce con immediato ascolto. Gesù è il Superiore Onnipotente di tutta la creazione. Non c'è elemento creato che non sia stato sottoposto a Lui. Lui comanda e anche gli atomi della materia si mettono in ascolto e con immediata obbedienza eseguono l'ordine ricevuto. Nell'esercito non è il superiore che corre da un luogo ad un altro. Chi corre invece è la sua Parola. Questa raggiunge ogni orecchio, la volontà la fa sua, e subito viene fatto quanto comandato. A Gesù non serve spostarsi. A Lui basta la Parola.
Il centurione ci riporta alla prima pagina della Genesi. Al Signore sono state sufficienti solo dieci parole e tutto l'universo visibile e invisibile, materiale e spirituale è stato creato. Non ha usato le mani il Signore per creare. Gli è stata sufficiente una sola Parola. Sia la luce e la luce fu. Ci conduce anche a quanto è avvenuto con Mosè in Egitto per la liberazione del popolo del Signore. Per mezzo di Mosè il Signore dava un ordine agli elementi della sua creazione ed essi subito si presentavano all'appello, eseguendo quanto ad essi veniva ordinato. Cristo Gesù partecipa della stessa onnipotenza di Dio. Nessuna differenza tra Lui e Dio. Lui è il Dio onnipotente. Lui è infinitamente più di Mosè e di tutti i profeti che lo hanno ricevuto. Tutti costoro parlavano nel nome del Signore. Gesù parla in suo nome, con la sua autorità di Dio, con ogni potere che il Padre ha messo nelle sue mani. La Parola di Gesù è creatrice, sanatrice, salvatrice, guaritrice. Con la Parola Gesù libera dalla lebbra, chiama in vita i morti, moltiplica il pane. A Gesù è sufficiente una Parola per dare vita in ogni morte.
Noi camminiamo verso il Natale del Signore. Attendiamo la nascita del Salvatore e del Redentore dell'uomo. Dobbiamo andare incontro a Lui con una fede sempre nuova, pura, santa, viva. Dobbiamo credere che chi nasce è il Signore Onnipotente, il Figlio eterno del Padre, il Verbo attraverso la cui Parola tutto l'universo è stato creato. Lui viene per dare ad ogni servo del Padre gravemente ammalato la guarigione dal peccato e dalla morte. Il centurione, cioè ogni potenza umana scientifica, militare, economica, politica, sociale, spirituale, amministrativa, finanziaria, non può sanare l'uomo. Il centurione diviene così immagine, figura di ogni potenza che esiste nella creazione. Nessuna di esse può sanare, guarire il servo del Padre gravemente sofferente a causa del suo peccato. Urge allora che ogni potenza della terra e del cielo si pieghi dinanzi a Cristo Gesù e gli chieda di proferire la Parola della salvezza e della redenzione. Non c'è vera celebrazione dell'Avvento se ci avviciniamo al Santo Natale con un pensiero perverso nel cuore: che Gesù è una potenza come un centurione dinanzi ad un altro centurione. Gesù è la sola sorgente della Parola che può sanare i servi del Padre. Questa fede urge che venga messa in ogni cuore. Gesù è il solo che ha Parole di vita eterna. Tutti gli altri sono centurioni che nulla possono. Mai.
Madre di Dio, Angeli, Santi, dateci una fede pura, santa, viva in Cristo Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,21-24)

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quando coloro che credono di poter risolvere tutti i problemi e rispondere a tutti i "perché" dell'uomo con la sola forza della ragione, facendo un atto di suprema intelligenza, piegano la mente di fronte alla Mente Suprema che è il Logos, il Verbo di Dio, essi penetrano in una dimensione spirituale in cui si partecipa della luce divina che arricchisce la stessa mente umana.
Non è possibile conoscere il Padre, andare al Padre, se non si passa per Gesù. Ora, fra le sue parole ce n'è una in cui si coglie il cuore del suo insegnamento e si ha in mano la chiave della salvezza, perché è su quella che saremo giudicati: "Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l'avete fatta a me" (Mt 25,40).
Egli si nasconde sotto le spoglie di ogni nostro prossimo, che diviene così - come Gesù - via per andare al Padre, per conoscere il Padre. È così semplice da essere quasi incredibile: per arrivare a Dio, passare per l'uomo con tutte le implicazioni che la vita personale e sociale comporta.
È così semplice che Gesù ha voluto avvertirci. È una verità, egli ci dice, che solo i semplici afferrano, i piccoli.
E con ciò la strada è aperta veramente per tutti, anche per gli adulti, gli anziani, i sapienti, i furbi, se sanno farsi piccoli, accantonando per un momento tutta la loro scienza ed esperienza di vita, per mettersi all'ascolto del Signore, e vivere la sua parola.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,29-37)

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d'Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Prese i sette pani e i pesci, rese grazie.
Moltiplicando i pani, Gesù non solo si rivela superiore a Mosè, ma anche ad Elia e ad Eliseo. Mosè ed Elia nel Vangelo sono la Legge e i Profeti. Gesù è infinitamente oltre. Questa verità va gridata prima di tutto alla Chiesa perché la Chiesa la faccia risuonare all'orecchio di ogni figlio di Adamo. Ogni carne deve sapere chi è Cristo Signore: Colui che viene per dare compimento, pienezza di verità e di grazia a tutto l'Antico Testamento. Ogni gesto e parola di Gesù sono rivelatori di questa sua grandezza.
Al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda» (Es 16,13-16). Elia le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia (1Re 17,13-16). Da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all'uomo di Dio: venti pani d'orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne faranno avanzare». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore (2Re 4,42-44).
Il pane che domani i discepoli di Gesù dovranno moltiplicare è eternamente e divinamente oltre la focaccia che l'angelo dona da mangiare a Elia. I discepoli daranno ad ogni uomo lo stesso Cristo Gesù, nel suo corpo e nel suo sangue, come nutrimento per compiere il cammino che dovrà portarli fino al monte santo che è il Paradiso.
Egli s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb (1Re 19,4-8).
L'umanità è sfinita, esausta, consumata dal suo peccato, divorata e lacerata nella sua stessa natura. Chi deve dare ad essa il nutrimento di vita eterna sono i discepoli. Sono loro che devono distribuire Cristo Gesù. Egli va dato come Parola, Verità, Via, Pane di vita e di salvezza, di risurrezione e di luce eterna. Tutto è da Cristo e in Cristo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci datori del vero Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,21.24-27)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Poiché ci ama, il Salvatore ci mette in guardia contro l'illusione; per entrare nel regno dei cieli non basta dire: "Signore, Signore". Non si tratta qui di una condanna della preghiera. Noi dobbiamo dire: "Signore, Signore", essendo però consapevoli che non basta sussurrarlo a bassa voce, mentre ogni nostra decisione testimonia che Gesù non è per noi il Signore. La preghiera, separata da un amore obbediente, è un illusione, se non una menzogna.
Gesù sarà davvero il nostro Signore solo se il nostro cuore si fa simile al suo, reso appassionato dall'amore per il Padre, capace di dire, senza esitazione alcuna, che suo nutrimento è fare la volontà del Padre... fare sempre ciò che gli è gradito.
Sarebbe rischioso affidare la nostra volontà ad un altro, se l'"altro" non fosse Dio, il Dio di dolcezza e misericordia. Volere ciò che egli vuole significa scegliere la felicità. Volere altro significa accettare il rischio di una costruzione fragile ed effimera: si tratterà di una soluzione illusoria, essa potrà resistere per un po', ma crollerà agli assalti delle varie prove cui sarà sottoposta.
Proprio del buon cristiano è l'ascoltare Gesù, parola d'amore del Padre. E noi dobbiamo allora lasciare che questa parola ci trasformi, che ci renda conformi all'amorosa volontà del Padre, ascoltarla e farla vivere in noi!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 9,27-31)

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Due ciechi lo seguivano urlando. È un urlo che viene dal profondo come accade per chi non può vedere la forma delle cose, quindi la loro bellezza e la verità che in esse si cela. Solo un cieco può urlare per riavere la vista. È, la sua, una domanda singolare di pietà, quasi violenta, tanto acuto ha il sentimento della perdita che il non vedere implica.
I due non si peritano neppure di dire cosa vogliono: quell'urlo parla per loro quando si sono accostati a Gesù. Ma avrebbero urlato se non fossero stati assolutamente certi che ciò che chiedevano quell'uomo poteva compierlo?
Si può urlare per ricevere pietà, se si è mossi da un bisogno incontenibile, da un desiderio insaziabile, solo quando ci si imbatte in uno che può compiere il miracolo.
E Gesù esaudisce la domanda di fede. Apre gli occhi ai due. Perché normalmente la nostra fede non ha la forza di questo urlo? Perché si stempera nella dimenticanza annoiata? Perché si affievolisce nella prova come un lucignolo fumigante? Forse perché il nostro cuore si ottunde e non anela più a quella bellezza che commuove e a quella affezione che edifica.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 9,35-10,1.6-8)

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù chiama a sé e manda. Chiama i discepoli, che hanno imparato ( discere) a conoscerlo a diventare "apostoli", inviati ai fratelli. Lo stare con Gesù, l'imparare a pensare, sentire vedere come Lui, è sempre per "un essere inviati ai fratelli":
Vocazione e missione sono sempre congiunte. L'essere discepolo si realizza nella missione, nell'essere apostolo. Possiamo anche dire che l'essere figli nel Figlio ci rende fratelli e ci invia ai fratelli. Solo la comunione con Gesù e tra noi, la fraternità, il bene che nasce dal volerci bene, è in grado a curare le infermità, ha il potere di vincere e liberare dal male. La missione vissuta in Gesù è essenzialmente un esorcismo: la Parola e l'Amore vincono la menzogna e l'egoismo.

Signore Gesù GRAZIE perché ci hai donato il tuo Spirito che ci hai resi Figli di Dio, ci hai liberato dal potere delle tenebre, ci hai chiamato a te per poter diventare tuoi testimoni. Per tua grazia siamo stati creati dall'Amore, per amore e con amore, e siamo fatti per amare: solo l'amore vince il male, questa è la nostra speranza!