IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
«Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come
cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
«Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu
non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque,
di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi
alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un
denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli
risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio
quello che è di Dio». Parola del Signore.
A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena, "quasi che Dio non meriti alcun interesse nell'ambito del disegno operativo ed associativo dell'uomo" (Reconciliatio et paenitentia , 14). L'uomo può realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma "questo mondo finirà per ritorcersi contro l'uomo" (ivi , 18).
TEESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che
divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché,
anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli
possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove
mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne
costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi
dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni;
riposati, mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte
stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi
sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola
del Signore.
Chi dei due ha avuto ragione? La parabola narrata da Gesù lo dice chiaramente: "Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita". E Gesù conclude: "Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio". Vano è appoggiarsi ai beni terreni: il vero tesoro è il rapporto con Dio, nell'ascolto fiducioso e obbediente della sua parola.
Cerchiamo dunque in Dio il solido fondamento della nostra esistenza, che non viene mai meno e che ci permette di pensare alla morte con tanta pace, nella certezza che attraverso di essa giungeremo al possesso dell'unico, sommo bene.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate
simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo
che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità
io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati
loro!». Parola del Signore.
Di quanti vengono alla luce, tutti conoscono il giorno della loro nascita. Nessuno però conosce l'ora della propria morte. Questa viene all'improvviso. Neanche si può immaginare l'ora della sua venuta. Le sue modalità non sono schematizzabili. Essa viene in forme sempre nuove, diverse. La morte è quell'ombra oscura che sempre ci segue e ci precede. È accanto a noi. Avanti e dietro di noi. In ogni istante lei può decidere che il tempo si è compiuto. Dinanzi a Lei non esistono camere blindate. Non vi sono cliniche specializzate. Non conosce nessun grande luminare della scienza o della tecnica medica. Lei prende chi vuole, quando vuole, dove vuole.
Gesù chiede ad ogni uomo di essere sempre pronto. Quando la morte viene deve trovarci preparati per affrontare il viaggio verso l'eternità. Le vesti strette ai fianchi sono di quanti stanno per affrontare un lungo viaggio. Le lampade accese significano che anche di notte si deve partire. La lampada accesa è la fede piena dell'olio della carità. Dinanzi al Signore bisogna presentarsi con la lampada accesa, non spenta, cioè con una vita ricca di opere buone, sante, perfette. Non possiamo andare nell'eternità con una vita spenta di amore, carità, misericordia, compassione, infruttuosa o peggio consacrata al male. Se ci presenteremo vuoti o malvagi, non vi sarà posto per noi nel Cielo. Saremo scaraventati nelle tenebre eterne dove vi sarà pianto e stridore di denti.
Il male del nostro tempo è la non fede nel giudizio eterno del Signore. Ognuno pensa che la giustizia divina funzioni come la giustizia umana: giustizia lunga, fatta di appelli e contro appelli, dove spesso non si conosce la verità, a volte la si nasconde e sovente anche la si minimizza, quando non la si contorce e addirittura la si disconosce, condannando l'innocente anche per motivi non strettamente di giustizia. Una giustizia che impiega venti e più anni per una sentenza definitiva, di certo non è giustizia. Il giusto giudizio di Dio invece si compie in un attimo. Ci si presenta dinanzi a Lui e l'anima già sa dove deve dirigersi, se verso il purgatorio, l'inferno, il paradiso.
Non vi è alcuna possibilità che l'anima si possa sbagliare, possa andare in un luogo anziché in un altro. Alla giustizia degli uomini possiamo tutti sfuggire. Il suo percorso è così lungo che sempre il rischio dell'inceppamento è possibile. Quella del Signore è immediata, istantanea ed è la stessa anima che si giudica in modo infallibile, eterno. Chi nega il giusto giudizio di Dio, sia nel tempo che nell'eternità, non ha alcuna ragione di dirsi cristiano e neanche di lasciarsi battezzare nel nome di Gesù. Cristo non gli serve. Cristo ci è stato dato perché noi ci possiamo salvare e ci si salva in un solo modo: abbandonando la via del peccato che conduce alla morte eterna ed abbracciando la via della verità e della carità che porta alla vita eterna. Se tutti siamo salvati, indipendentemente dalle nostre opere, la Chiesa non serve, la missione non serve, i sacramenti non servono, papa, vescovi, sacerdoti non servono.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci salvi in Cristo Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il
padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non
immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più». Parola del Signore.
Sempre l'egoismo tenta di infiltrarsi nei nostri pensieri e sempre è necessaria la lotta per respingerlo, sempre dobbiamo, come scrive san Paolo, liberarci dalla schiavitù del peccato per metterci al servizio di Dio, diventare "servi della giustizia". E un servizio libero, ma esigente, dell'esigenza del vero amore.
L'evangelista descrive la festa dell'egoismo. Il padrone tarda a venire e il capo dei servi comincia "a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi": è il festino sognato dall'egoista. La festa della carità è tutto il contrario e riempie il cuore di una pura gioia, perché ognuno non pensa a gioire ma a dare gioia agli altri, a darsi da fare in ogni modo per rendere più facile la gioia di tutti. Così chi è posto in autorità adempie la volontà del Signore.
"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Sono parole che fanno capire il desiderio di Dio: egli ci dà molto per ricevere molto. Questo non vuol certamente dire che Dio cerca il proprio interesse, ma che vuole che portiamo frutto e che il nostro frutto rimanga.
Ringraziamo il Signore e siamogli riconoscenti per i suoi doni e chiediamogli che approfondisca in noi il senso del servizio, nella reciproca carità.
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.
Purtroppo questa verità non è sempre stata ricevuta rettamente, così ad esempio qualcuno ha affermato che, rivestiti dalla grazia di Cristo come da un manto, possiamo ancora essere in peccato, perché i meriti di Cristo coprono i nostri peccati davanti al Padre. Non è vero. I cristiani non possono essere in peccato e avere la grazia: c'è una scelta da fare.
Nel Vangelo odierno anche Gesù toglie qualche illusione ai suoi discepoli. Egli è venuto a portare la pace, anzi "è lui la nostra pace", come scrive Paolo agli Efesini, ma la pace che egli porta non è come quella del mondo. Il suo messaggio di pace è contro una certa pigra tranquillità che sfugge gli sforzi, che evita da vile ogni conflitto. Ecco perché dice: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione". Davanti a lui non si può rimanere neutrali: bisogna prendere posizione e allora si creano conflitti in noi e attorno a noi, ci si trova di fronte a degli avversari: "Si divideranno tre contro due e due contro tre...".
Un cristiano deve saper guardare le cose in faccia, e combattere coraggiosamente per la verità, per il regno dell'amore, contro i vizi che lo ostacolano. Quello del Vangelo oggi è un messaggio di coraggio.
Chiediamo al Signore la chiarezza di vedute che ci faccia distinguere la vera dalla falsa pace, che ci dia il coraggio di servire la verità, a qualunque prezzo. Nella lettera agli Ebrei l'autore invita i cristiani a correre con perseveranza "tenendo fisso lo sguardo su Gesù e li esorta: "Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate... Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato!". Gesù ci mette nella verità, perché resistiamo fino al sangue.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,54-59)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia",
e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade.
Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo
tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca
di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e
il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo
spicciolo». Parola del Signore.
L'uomo non può da solo compiere il bene che desidera. Abbiamo bisogno di un salvatore, di qualcuno che ci salvi non una volta, ma che sia sempre con noi, che sia sempre presente in noi, per salvarci in ogni nostra azione. Nessuna azione possiamo compiere da soli, perché sarebbe inevitabilmente viziata dal male. Se invece la facciamo con il nostro salvatore, aiutati da lui, con la sua ispirazione, diventa veramente una buona azione, che non ci rende orgogliosi ma ci stabilisce nell'umiltà, perché sappiamo di non poterla attribuire a noi stessi, ma solamente alla sua grazia.
Domandiamo a Gesù che ci faccia il grande dono di essere contenti della nostra incapacità a compiere il bene, perché questa consapevolezza ci spinge ad unirci sempre più a lui, nostro salvatore e nostra forza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei
Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro
sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle
diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma
se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella
sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al
vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma
non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello
gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno
e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo
taglierai"». Parola del Signore.
Queste persone rischiano di rinchiudersi nelle loro idee troppo umane su Dio, mentre Gesù è venuto per aprire loro la via ad una vera comunione con Dio, in una nuova vita. È vero che essi non troveranno una nuova spiegazione semplicistica alla sofferenza, ma attraverseranno gli avvenimenti, anche i più crudeli, in modo diverso, con un'altra prospettiva.
Gesù soffre a non essere capito. Eppure è come quel vignaiolo, che fa l'impossibile per salvare il fico sterile. Sa che attraverso di lui deve essere salvato ciò che è perduto.