IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXIX DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,15-21)
Rendete a Cesare quello che è di Cesare
e a Dio quello che è di Dio.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come
cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
«Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu
non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque,
di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi
alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un
denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli
risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio
quello che è di Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'ipocrisia dei farisei e dei sadducei proclama la
veridicità di Gesù, che essi cercano di cogliere nella rete di un dilemma
sapientemente calcolato: o egli afferma che il tributo ad uno Stato straniero e
idolatra è lecito, e perde la stima di coloro che non accettano il dominio
romano; oppure dichiara che questo tributo è illecito, e apre la porta al suo
processo con l'accusa di istigare la sedizione. "Rendete dunque a Cesare quello
che è di Cesare". Gesù non è il capo di un movimento di rivolta: il suo
discepolo deve compiere i suoi obblighi civici. È in questo modo che l'ha
capito la prima Chiesa (Rm 13,1-7; 1Pt 2,13-17). Ma ciò che è importante e
decisivo, e che non sembra preoccupare i farisei, è il seguito: "E a Dio quello
che è di Dio". Soltanto a Dio si devono l'adorazione e il culto, e né lo Stato
né alcun'altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto
esclusivamente a Dio. Il martirio è l'espressione suprema della resistenza
cristiana di fronte al tentativo assolutistico del potere temporale di usurpare
il posto di Dio (Ap 20,4).
A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per
questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena,
"quasi che Dio non meriti alcun interesse nell'ambito del disegno operativo ed
associativo dell'uomo" (Reconciliatio et paenitentia , 14). L'uomo può
realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma "questo
mondo finirà per ritorcersi contro l'uomo" (ivi , 18).
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,13-21)
Stolto, questa notte ti sarà richiesta la tua vita.
E quello che hai preparato, di chi sarà?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che
divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché,
anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli
possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove
mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne
costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi
dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni;
ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte
stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi
sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Nella lettera ai Romani Paolo ritorna alla figura di Abramo
che "non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a
Dio". Quale contrasto con l'uomo ricco di cui parla oggi il Vangelo!
Questi cerca il fondamento della vita nei beni terreni: "Dirò a me stesso:
Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni: riposati, mangia,
bevi e datti alla gioia". Abramo fonda la sua vita in una realtà che
sembra inconsistente: una parola, e neppure detta da un uomo, che si vede, si
può conoscere e valutare per decidere poi di fidarsi di lui, ma una parola
sentita da Dio. Eppure proprio nel rapporto con Dio ha raggiunto la massima
sicurezza. Anche Abramo era ricco, aveva la sicurezza materiale e poteva
pensare di trascorrere tranquillo il resto della sua vita nel suo paese di
Carran. Ma egli sapeva che la vera sicurezza si trova nel fare quello che Dio
vuole.
Chi dei due ha avuto ragione? La parabola narrata da Gesù lo dice chiaramente:
"Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua
vita". E Gesù conclude: "Così è di chi accumula tesori per sé e non
arricchisce davanti a Dio". Vano è appoggiarsi ai beni terreni: il vero
tesoro è il rapporto con Dio, nell'ascolto fiducioso e obbediente della sua
parola.
Cerchiamo dunque in Dio il solido fondamento della nostra esistenza, che non
viene mai meno e che ci permette di pensare alla morte con tanta pace, nella
certezza che attraverso di essa giungeremo al possesso dell'unico, sommo bene.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,35-38)
Siate pronti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate
simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo
che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità
io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati
loro!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Di tutti gli uomini che vengono concepiti, moltissimi non
vedono la luce per la triste e delittuosa piaga dell'aborto. Ne uccide più
l'aborto che qualsiasi altra guerra sulla terra. Tutti i delitti visibili non
sono per nulla paragonabili in quantità con i delitti invisibili. Oggi vi è la
fabbrica della morte. Molti ospedali anziché luoghi di vita sono divenuti
camere di morte. Ci si lamenta di quanti hanno ucciso milioni di uomini, chi sei
e chi tredici. Non ci si lamenta per questa strage continua di innocenti che
mai vedranno la luce. Anzi l'infanticidio è dichiarato diritto della donna.
Questo sa fare la nostra società ipocrita, malvagia, empia, idolatra. Difende
un cane. Uccide milioni di uomini.
Di quanti vengono alla luce, tutti conoscono il giorno della loro nascita.
Nessuno però conosce l'ora della propria morte. Questa viene all'improvviso.
Neanche si può immaginare l'ora della sua venuta. Le sue modalità non sono
schematizzabili. Essa viene in forme sempre nuove, diverse. La morte è
quell'ombra oscura che sempre ci segue e ci precede. È accanto a noi. Avanti e
dietro di noi. In ogni istante lei può decidere che il tempo si è compiuto.
Dinanzi a Lei non esistono camere blindate. Non vi sono cliniche specializzate.
Non conosce nessun grande luminare della scienza o della tecnica medica. Lei
prende chi vuole, quando vuole, dove vuole.
Gesù chiede ad ogni uomo di essere sempre pronto. Quando la morte viene deve
trovarci preparati per affrontare il viaggio verso l'eternità. Le vesti strette
ai fianchi sono di quanti stanno per affrontare un lungo viaggio. Le lampade
accese significano che anche di notte si deve partire. La lampada accesa è la
fede piena dell'olio della carità. Dinanzi al Signore bisogna presentarsi con
la lampada accesa, non spenta, cioè con una vita ricca di opere buone, sante,
perfette. Non possiamo andare nell'eternità con una vita spenta di amore,
carità, misericordia, compassione, infruttuosa o peggio consacrata al male. Se
ci presenteremo vuoti o malvagi, non vi sarà posto per noi nel Cielo. Saremo
scaraventati nelle tenebre eterne dove vi sarà pianto e stridore di denti.
Il male del nostro tempo è la non fede nel giudizio eterno del Signore. Ognuno
pensa che la giustizia divina funzioni come la giustizia umana: giustizia
lunga, fatta di appelli e contro appelli, dove spesso non si conosce la verità,
a volte la si nasconde e sovente anche la si minimizza, quando non la si
contorce e addirittura la si disconosce, condannando l'innocente anche per
motivi non strettamente di giustizia. Una giustizia che impiega venti e più
anni per una sentenza definitiva, di certo non è giustizia. Il giusto giudizio
di Dio invece si compie in un attimo. Ci si presenta dinanzi a Lui e l'anima
già sa dove deve dirigersi, se verso il purgatorio, l'inferno, il paradiso.
Non vi è alcuna possibilità che l'anima si possa sbagliare, possa andare in un
luogo anziché in un altro. Alla giustizia degli uomini possiamo tutti sfuggire.
Il suo percorso è così lungo che sempre il rischio dell'inceppamento è
possibile. Quella del Signore è immediata, istantanea ed è la stessa anima che
si giudica in modo infallibile, eterno. Chi nega il giusto giudizio di Dio, sia
nel tempo che nell'eternità, non ha alcuna ragione di dirsi cristiano e neanche
di lasciarsi battezzare nel nome di Gesù. Cristo non gli serve. Cristo ci è
stato dato perché noi ci possiamo salvare e ci si salva in un solo modo:
abbandonando la via del peccato che conduce alla morte eterna ed abbracciando
la via della verità e della carità che porta alla vita eterna. Se tutti siamo
salvati, indipendentemente dalle nostre opere, la Chiesa non serve, la missione
non serve, i sacramenti non servono, papa, vescovi, sacerdoti non servono.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci salvi in Cristo
Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
A chiunque fu dato molto,
molto sarà chiesto.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il
padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non
immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Noi siamo sempre avidi di gioia e di privilegi, ma il
Signore ci mette in guardia affinché non sbagliamo strada. Certo, Gesù ci
promette la gioia, e ci dà molta gioia anche in questa vita, dimostrandoci il
suo amore; ma il suo è un amore vero e perciò esigente. Nel Vangelo la domanda
di Pietro rivela la tentazione, possiamo dire normale, di ogni cuore umano che
si sente privilegiato dal Signore e che, proprio per questo, ritiene che a lui
sia lecito lasciarsi andare un po'. Infatti, dopo aver ascoltato questa
parabola sulla necessità di essere pronti, sempre vigilanti, Pietro domanda al
Signore: "Questa parabola la dici per noi o per tutti?". Noi siamo
privilegiati, possiamo stare tranquilli è questo, in fondo il senso della sua
domanda siamo i tuoi discepoli, ci hai detto che abbiamo autorità sugli altri,
il nostro posto è migliore di quello di chiunque! E questo è vero, ma nel senso
che il posto di Pietro e degli Apostoli è un posto che esige di più, perché la
loro è un'autorità di servizio e non un privilegio da cui far derivare vantaggi
personali, a soddisfazione del proprio egoismo.
Sempre l'egoismo tenta di infiltrarsi nei nostri pensieri e sempre è necessaria
la lotta per respingerlo, sempre dobbiamo, come scrive san Paolo, liberarci
dalla schiavitù del peccato per metterci al servizio di Dio, diventare
"servi della giustizia". E un servizio libero, ma esigente,
dell'esigenza del vero amore.
L'evangelista descrive la festa dell'egoismo. Il padrone tarda a venire e il
capo dei servi comincia "a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a
bere e a ubriacarsi": è il festino sognato dall'egoista. La festa della
carità è tutto il contrario e riempie il cuore di una pura gioia, perché ognuno
non pensa a gioire ma a dare gioia agli altri, a darsi da fare in ogni modo per
rendere più facile la gioia di tutti. Così chi è posto in autorità adempie la
volontà del Signore.
"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto,
sarà richiesto molto di più". Sono parole che fanno capire il desiderio di
Dio: egli ci dà molto per ricevere molto. Questo non vuol certamente dire che
Dio cerca il proprio interesse, ma che vuole che portiamo frutto e che il
nostro frutto rimanga.
Ringraziamo il Signore e siamogli riconoscenti per i suoi doni e chiediamogli
che approfondisca in noi il senso del servizio, nella reciproca carità.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,49-53)
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra,
e quanto vorrei che fosse già acceso!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora
e nuora contro suocera». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
I nostri difetti sono bravissimi nel trovare occasioni di
crescita: anche le parole della Scrittura sono state usate nel corso dei secoli
in modo da favorirli o giustificarli. San Paolo nella lettera ai Romani cerca
di togliere qualche illusione nociva. Ha affermato che la salvezza ci è data
per grazia e non per le nostre opere; ora però esorta i cristiani: come nella
schiavitù della carne si producevano iniquità e impurità, così ora, liberati
dal peccato e servi di Dio, bisogna produrre frutti di santità, per la vita
eterna. E l'assoluta novità delle opere della fede, che trovano la loro
sorgente in Gesù Cristo. Così è evitato, da Paolo, il pericolo che la verità
della salvezza per grazia venga deformata per giustificare una condotta
cattiva.
Purtroppo questa verità non è sempre stata ricevuta rettamente, così ad esempio
qualcuno ha affermato che, rivestiti dalla grazia di Cristo come da un manto,
possiamo ancora essere in peccato, perché i meriti di Cristo coprono i nostri
peccati davanti al Padre. Non è vero. I cristiani non possono essere in peccato
e avere la grazia: c'è una scelta da fare.
Nel Vangelo odierno anche Gesù toglie qualche illusione ai suoi discepoli. Egli
è venuto a portare la pace, anzi "è lui la nostra pace", come scrive
Paolo agli Efesini, ma la pace che egli porta non è come quella del mondo. Il
suo messaggio di pace è contro una certa pigra tranquillità che sfugge gli
sforzi, che evita da vile ogni conflitto. Ecco perché dice: "Pensate che
io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la
divisione". Davanti a lui non si può rimanere neutrali: bisogna prendere
posizione e allora si creano conflitti in noi e attorno a noi, ci si trova di
fronte a degli avversari: "Si divideranno tre contro due e due contro tre...".
Un cristiano deve saper guardare le cose in faccia, e combattere
coraggiosamente per la verità, per il regno dell'amore, contro i vizi che lo
ostacolano. Quello del Vangelo oggi è un messaggio di coraggio.
Chiediamo al Signore la chiarezza di vedute che ci faccia distinguere la vera
dalla falsa pace, che ci dia il coraggio di servire la verità, a qualunque
prezzo. Nella lettera agli Ebrei l'autore invita i cristiani a correre con
perseveranza "tenendo fisso lo sguardo su Gesù e li esorta: "Pensate attentamente
a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei
peccatori, perché non vi stanchiate... Non avete ancora resistito fino al
sangue nella lotta contro il peccato!". Gesù ci mette nella verità, perché
resistiamo fino al sangue.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,54-59)
perché non giudicate voi stessi
ciò che è giusto.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,54-59)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia",
e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade.
Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo
tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca
di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e
il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La presenza del male nel cuore dell'uomo è una cosa
terribile, che san Paolo ci descrive e che il Signore ci mostra chiamandoci
ipocriti. L'uomo da solo è incapace di fare il bene, anche se lo ama e lo
desidera: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di
attuarlo". Da solo, l'uomo tende al male. Molto spesso le buone intenzioni
conducono soltanto ad azioni malvage. L'uomo ha il desiderio dell'amore, che è
la cosa migliore del mondo, ma in nome dell'amore noi vediamo ogni giorno
famiglie distrutte, bambini abbandonati... Il desiderio di giustizia è cosa
splendida nel cuore dell'uomo, ma in nome della giustizia quante volte si
commettono violenze che conducono ad ingiustizie peggiori di quella a cui si
voleva riparare! Anche il desiderio di perfezione è una cosa bella nel cuore
dell'uomo, ma se egli pretende di realizzarlo da solo, commette il peccato del
fariseo: "Io sono buono, io non sono come...". Tutto questo desiderio
di bene che riempie il cuore dell'uomo è reso vano dall'orgoglio,
dall'ambizione, dall'egoismo; ogni buona azione finisce per nutrire la
compiacenza di sé.
L'uomo non può da solo compiere il bene che desidera. Abbiamo bisogno di un
salvatore, di qualcuno che ci salvi non una volta, ma che sia sempre con noi,
che sia sempre presente in noi, per salvarci in ogni nostra azione. Nessuna
azione possiamo compiere da soli, perché sarebbe inevitabilmente viziata dal
male. Se invece la facciamo con il nostro salvatore, aiutati da lui, con la sua
ispirazione, diventa veramente una buona azione, che non ci rende orgogliosi ma
ci stabilisce nell'umiltà, perché sappiamo di non poterla attribuire a noi
stessi, ma solamente alla sua grazia.
Domandiamo a Gesù che ci faccia il grande dono di essere contenti della nostra
incapacità a compiere il bene, perché questa consapevolezza ci spinge ad unirci
sempre più a lui, nostro salvatore e nostra forza.
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santi
Simone e Giuda
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
Tutta la folla cercava di toccarlo,
perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte
pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse
dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche
il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo,
Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota;
Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal
litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti
dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una
forza che guariva tutti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La festa degli Apostoli ci dà l'occasione di acquistare
maggiore consapevolezza delle due imprescindibili dimensioni della Chiesa, che
è corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e non può essere l'uno senza
l'altro. E un'illusione credere di poter ricevere lo Spirito Santo senza far
parte del corpo di Cristo, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si
riceve nel corpo di Cristo. La Chiesa come corpo di Cristo ha anche un aspetto
visibile: per questo Gesù scelse i Dodici e sceglie nel tempo i loro
successori, a formare la struttura visibile del suo corpo, quasi continuazione
dell'incarnazione. Appartenendo al suo corpo, possiamo ricevere il suo Spirito
ed essere intimamente uniti a lui in un solo corpo e in un solo Spirito.
La lettera agli Efesini, esprime bene queste due dimensioni. "Siete
edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra
angolare lo stesso Cristo Gesù": è l'aspetto visibile del corpo di Cristo,
che è un organismo con la propria struttura. E in Cristo "la costruzione
cresce ben ordinata":
ogni membro ha la propria funzione e il proprio posto. Scrive Paolo più avanti
nella stessa lettera: "E lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come
Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come
pastori...". Ognuno ha ricevuto la grazia "secondo la misura del dono
di Cristo". Ed ecco la seconda dimensione, invisibile: "In lui anche
voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per
mezzo dello Spirito".
Anche nella prima lettera ai Corinzi Paolo mette in evidenza lo stesso
concetto: "I vostri corpi sono membra di Cristo... Il vostro corpo è
tempio dello Spirito Santo" (6,15.19).