IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA DI PENTECOSTE E SETTIMANA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Spirito di
verità, che ci sveli i segreti dell'amore divino,
plasmaci, perché
impariamo a lasciarci guidare docilmente.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,26-27;16,12-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della
verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne
il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la
verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi
annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è
mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.
Sequenza
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
RIFLESSIONI
«Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo
Spirito» (Gl 5,25). Il nostro vivere è un camminare. Non c'è camminare senza prendere
iniziativa. Prendere iniziativa è lo stesso che dire: «voglio essere libero di
scegliere cosa fare e verso dove andare». La festa della Pentecoste è la festa
della libertà. Ma quale libertà?
Il nostro vivere quotidiano è determinato dalla due tipi di azioni: attività o
passività.
Per vivere la festa della Pentecoste come festa della libertà siamo chiamati a
privilegiare la passività sull'attività.
Il nostro vivere quotidiano è una relazione continua del nostro corpo vivente,
cosciente e incosciente, con le cose e le persone che ci circondano, con il mondo
della nostra vita.
Se privilegiamo l'attività, il nostro sguardo verso le persone e cose, con cui
veniamo a con-tatto ogni giorno, rischia di essere consumato e usato per
soddisfare «le nostre passioni e desideri», perché in gioco ci sono la difesa
del nostro io, («la carne»), e la vittoria della nostra sopravvivenza in questo
mondo, di fronte alle invadenze degli altri e alle sfide dei nostri obiettivi,
piccoli e grandi, da conquistare e dominare. Così viviamo di attivismo,
condizionati fortemente dalla nostra società che esalta la nostra autonomia
incondizionata e ci costringe a correre da mattina a sera senza mai fermarci,
prendendo e dominando cose, selezionando e classificando gli altri conforme il
nostro esclusivo punto di vista. E quando le situazioni di separazione e
sofferenza ci vengono addosso come problemi difficili da gestire, ci sentiamo
oppressi, soffocati, impotenti, ribellati contro Dio e il mondo. Quante volte
abbiamo la sensazione di non farcela da soli, pur avendo dato fiducia esclusivamente
alla nostra capacità di prendere iniziativa.
Ma se privilegiamo la passività, il nostro sguardo verso le stesse persone e
cose, con cui veniamo a con-tatto ogni giorno, diventa uno sguardo di accoglienza,
uno sguardo soprattutto di ascolto e meno di tatto. Dall'ascolto della realtà,
i nostri occhi si aprono ad uno sguardo nuovo perché ogni cosa, ogni persona si
possono rivelare senza essere aggredite dal nostro giudizio selettivo e
discriminante. L'azione più bella della passività è la preghiera fatta nel
silenzio, nell'ascolto della parola di Dio, nell'attesa che la vita, la nostra
storia ci parli.
Non dimentichiamo che l'evento di Pentecoste, raccontato nel libro degli Atti
degli Apostoli, avvenne in un contesto di preghiera, di ascolto, di passività
di Maria e dei discepoli di Gesù.
Incredibilmente si potrebbe dire che, nella passività dell'ascolto e
dell'accoglienza, tutte le cose e le persone, tutte le situazioni, belle e
brutte, sostenibili e insostenibili, possono rivelare la bellezza del tutto è
dono.
Tutto è misteriosamente Cristificato, se crediamo nella risurrezione del Figlio
di Dio. La Trinità Santa, in Cristo, è segnata per sempre dalla storia dell'umanità,
nel bene e nel male.
Nel male delle situazioni assurde di ingiustizia, di morte, separazione,
perdita e lutto provocate dall'egoismo umano e dalla fragilità della nostra
condizione fisica, c'è la presenza dello Spirito Santo in passività, in attesa
pazientissima di essere scoperto dall'uomo chiuso in se stesso, o inconsolato
per non accettare il limite radicale della sua condizione umana, perché Dio
rispetta profondamente la nostra libertà.
Nel bene delle situazioni c'è la presenza dello Spirito Santo in attività, che
agisce con tutta la sua forza di liberazione e di vita eterna. Questa presenza
misteriosa di Cristo in tutte le cose e persone è lo Spirito Santo vento e fuoco.
Il forte vento scombussola, mette tutto in disordine. Nella passività della
preghiera di silenzio e ascolto, possiamo contemplare la presenza di Cristo
anche nelle situazioni di crisi che attraversiamo nella vita, in quelle
situazioni che scombussolano la vita, c'è il vento forte dello Spirito di
Cristo. Anche una crisi profonda della vita può diventare rivelatrice di un
senso, che magari non riusciamo a comprendere fino in fondo mentre siamo nella
tempesta, mentre il vento soffia forte e mette tutto in disordine, ma possiamo
sentire una presenza, senza comprenderla, senza dominarla, come il vento che
soffia dove vuole ed è imprendibile, ma c'è!.
Il fuoco riscalda, illumina, consola, nella fase di serenità della vita, ma al
tempo stesso brucia, purifica, nell'ora della prova, ma in ogni situazione c'è,
perché il Cristo risorto è sempre con noi, in ogni fase del nostro esistere,
nel dolore e nella gioia, nell'unità e nel conflitto, nel bene e nel male. È il
signore della vita e della morte.
Nella passività dell'ascolto e dell'accoglienza scopriamo allora che non esiste
solo la nostra libertà, non esiste solo ed esclusivamente il nostro prendere
iniziativa, non c'è solo la nostra autonomia incondizionata. Esiste anche il
prendere iniziativa di Dio Padre, per mezzo del Figlio, presente nel mondo come
Spirito Santo, Spirito di Amore.
Tra le due iniziative, quella umana e quella divina, tra le due libertà in
azione, (nel silenzio della preghiera e nell'ascolto della parola di Dio) ci
rendiamo conto che prevale sempre quella divina perché ci ha preceduto e ci
precede sempre: siamo già amati e salvati, così come siamo, qui ed ora, nella
nostra condizione di fragilità e di peccatori. È già stata fatta la scelta di
Dio Padre, per mezzo del Figlio Gesù Cristo, morto e risuscitato, di venire
incontro alla nostra fragilità umana di egoismo e di limite, per la nostra
salvezza e la nostra liberazione, con il dono dello Spirito Santo, già presente
in ciascuno di noi.
Senza la scoperta di questa presenza divina in noi, che attende in passiva
pazienza, tendiamo a far prevalere l'attivismo. Quando siamo presi
dall'attivismo frenetico delle nostre azioni, senza soste di silenzio e
contemplazione, siamo esposti al grande rischio di diventare potenziali
promotori di fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie,
inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze,
orge e cose del genere» (Gl 5,19-21).
Che libertà è questa, se ci può schiavizzare e schiavizza gli altri?
Che libertà è questa se usiamo e gettiamo le cose della creazione, che non ci
appartengono, senza rispetto?
Nella passività dell'ascolto e dell'accoglienza, nel prenderci cura della
preghiera del silenzio, scopriamo allora che la festa della vera libertà
consiste nella scelta libera di ciascuno di noi di far coincidere il più
possibile il nostro prendere iniziativa con l'iniziativa divina, che attende di
essere accolta.
Il solo passo di lasciarci consegnare allo Spirito Santo, di lasciare che
riempia i vuoti dei nostri sbagli e del vaso di terracotta della nostra fragile
esistenza, fatta di relazioni unitive e separative, ci può fare sentire, senza
merito nostro, la bellezza di: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé» (Gl 5, 22-23a).
Certo, dobbiamo fare le nostre attività, dobbiamo agire tra mille impegni
quotidiani di casa, lavoro, scuola, sport.
Ma la nostra attività, segnata dalla passività del silenzio, potrà diventare
«testimonianza» della verità della signoria di Cristo risorto nella nostra vita
e nel mondo.
Ciascuno di noi potrà dire con San Paolo: «Vivo, ma non più io, ma vive in me Cristo»
(Gl 2,20a)
Si, perché il nostro agire di sempre sarà accompagnato dall'agire divino in
noi, dallo «Spirito di verità» che ci permetterà di testimoniare in modo
creativo la maniera di incarnare la verità del Vangelo di Cristo nelle
situazioni della nostra vita e della nostra storia, belle e drammatiche.
Non sarà facile far prevalere la passività sull'attività, non sarà sempre
scontata la nostra consegna all'iniziativa divina, la vita è una lotta in cui
spesso «non facciamo quello che vogliamo» (Gl 5, 17b).
Ma la fedeltà dell'Amore di Dio, di fronte ai nostri dietro front è garanzia
che lo Spirito Santo in noi è «Paraclito» cioè avvocato, difensore, consolatore.
Non siamo mai soli, ma siamo felicemente e fedelmente accompagnati nelle sfide
della vita e nella fatica di ricominciare dopo ogni nostra caduta.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua
madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava,
disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua
madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò
una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima». La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell'Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l'invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980). Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non
voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva
loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno;
ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste
parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate
discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano
discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro:
«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore.
Gesù parla loro di avvenimenti decisivi che riguardano la storia della salvezza e l'avvenire del mondo, ed essi non pensano che alla loro gloria! Come è prosaico il loro discorso! Cercano di essere apprezzati, lodati, gratificati in vita. Ma era davvero questo a cui miravano seguendo Gesù? Egli parlava di risurrezione, di vita eterna, ed essi pensavano ad essere elogiati sulla terra. Secondo un detto libanese, direi che lui era in una valle ed essi in un'altra.
Ma Gesù non dispera: li accetta come sono; crede nella loro trasformazione. Sa che bisogna andarci piano e insegna loro con pazienza come a dei bambini, partendo da immagini, da parabole, da esempi a loro familiari. E, del tutto spontaneamente, prende in braccio un bambino: "Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino...". Tutti sanno che un bambino ama senza riserve, senza calcolo, che è spontaneo e fiducioso, che si affida completamente alle braccia dei genitori e che non li cambierebbe per niente al mondo, che è attratto dal bello, che ciò che è meraviglioso gli sembra naturale.
I discepoli capiranno così che la vera grandezza consiste nel ridiventare piccoli, nel donare tutto agli altri, nel soffrire per gli altri, nel dimenticare se stessi per gli altri e nel morire per gli altri. Non solo Cristo l'ha fatto per noi, ma, con lui, migliaia di cristiani hanno dato tutto fino alla loro vita. È questo che fa la santità della Chiesa.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,58-40)
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava
demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un
miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di
noi è per noi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Quello che mi sorprende maggiormente in questo dialogo è che
sia Giovanni a formulare l'obiezione contro questo "qualcuno" che
scaccerebbe i demoni nel nome di Gesù, senza essere dei discepoli di Gesù. Se
si tratta dello stesso Giovanni autore del quarto Vangelo e delle lettere,
capisco l'enorme cammino percorso da lui da quest'episodio al Calvario e poi fino
alla redazione degli scritti giovannei, così impregnati di Spirito Santo e così
vicini non all'obiezione di Giovanni, ma alla risposta di Gesù.
Non bisogna disperarsi: se si ha un peso sul cuore, diciamolo a Gesù, e
diciamolo con la semplicità di Giovanni. Gesù risponderà con la stessa dolcezza
e con la stessa prontezza con cui ha risposto a Giovanni e insegnerà che "non
c'è nessuno che faccia un miracolo nel suo nome e subito dopo possa parlare
male di lui".
Invece di perseverare nella nostra collera e nella nostra contrarietà, andiamo
a parlare a Gesù, al Santo Sacramento. Cristo ci risponderà creando in noi un
nuovo modo di accogliere e ci farà progredire poco alla volta, fino a farci
raggiungere le altezze della mistica e della santità dell'apostolo Giovanni.
TRSTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di
Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel
mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella
vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco
inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio
per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere
gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via:
è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due
occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non
si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale
diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e
siate in pace gli uni con gli altri». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Salvatore non solo ci fa varcare la soglia dalla morte
alla vita, investendoci del suo Spirito nel battesimo, ma continua ad essere
presente in noi per mezzo della santa Eucaristia e, se per sventura ci
allontaniamo da lui, egli, proprio come il padre del figliol prodigo, rimane ad
aspettarci, per dirci che ci perdona, per dirci che ci ama, per festeggiare il
nostro ritorno e il nostro sincero pentimento.
Dare un bicchiere d'acqua... dare un po' di calore, un po' d'amore, un po' di
gioia, un po' di pace, un po' di presenza che evochino in chi li riceve la
presenza dello Spirito di Gesù. Che magnifica ricompensa per ogni ministro
volontario di un sacramentale informale, di questo bicchiere d'acqua dato ai
battezzati in Cristo. E ancora, se i battezzati o i non battezzati, consapevoli
dell'identità di ministri di Cristo, ordinati o no, danno aiuto e assistenza al
prossimo, Cristo li ripagherà, poiché essi saranno associati a lui nel suo
ministero dell'amore. Ricordiamo che sant'Agostino vedeva Cristo nel buon
samaritano.
Il sale dell'amore, finché tiene in vita il bel fiore dell'amore, non perisce e
dà sapore a tutto quanto assumiamo. Ma se il sale dell'amore perde sapore, se
perde cioè l'amore, non c'è al mondo nessun amore che possa ridargli sapore, in
quanto ha rifiutato l'unico amore che poteva dargli sapore.
Battezzati, voi avete ricevuto lo Spirito d'amore. Che cosa ne avete fatto? Che
cosa ne fate?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al
di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli
insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù
se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che
cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di
ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque
l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse
loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù, Verbo di Dio fatto carne, non ci insegna forse che
egli è nel Padre e il Padre è in lui, e che pregherà il Padre di inviarci lo
Spirito di verità? Non ha forse pregato nel Getsemani perché noi fossimo una
cosa sola, come lui e il Padre sono una cosa sola? Gesù ci ricorda l'originaria
analogia voluta da Dio: Dio che è comunione (uno e trino) crea l'uomo a sua
immagine, a immagine di Dio lo ha creato (uno benché due... ed anche tre poiché
il Signore è la loro comunione).
La dottrina di Gesù riguardante il matrimonio è quella delle origini: non c'è
matrimonio senza comunione, comunione dei corpi, comunione degli spiriti e dei
cuori; ma corpo più spirito più cuore è in ebraico "Bachar", che significa
carne. Quando si dice che il Verbo si è fatto carne, non significa soltanto che
il Verbo si è rivestito del corpo di un uomo. No, significa anche che il Verbo
ha assunto tutta la condizione del "Bachar", corpo, spirito e cuore. Ma tale
"Bachar" non può vivere se non grazie allo spirito di Dio. Se se ne separa,
come Adamo ed Eva, sceglie la morte.
Comunione della carne, certo, ma essa è possibile solo dove sia presente lo
Spirito di Dio. In questo senso Gesù dice: "È lo Spirito che dà la vita, la
carne non giova a nulla" (Gv 6,63). L'adulterio consiste nel ripudiare lo
spirito per la carne. Ecco perché san Paolo scriverà ai cristiani di Corinto:
"Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra
di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che
chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è
detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo
spirito" (1Cor 6,15-17).
Ecco posti i principi. Per viverli abbiamo bisogno dello Spirito di Dio. Gesù
allora ci dice: "Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai
vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro
che glielo chiedono" (Lc 11,13).
Chiedete allora lo Spirito al Padre prima della scelta dello sposo o della
sposa, durante la decisione e dopo lo scambio delle promesse. In questo modo
Cristo si farà carne in voi per sempre, in una comunione, ad immagine di Dio
uno e trino.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,13-16)
In
quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli
li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è
come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Filippo (Firenze 1515 - Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l'Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all'esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.