IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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                    IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIII DOMENICA                     E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore

RIFLESSIONI
In questa pagina del Vangelo di Matteo vengono riferiti alcuni "loghia", ossia alcune parole o sentenze, così come furono autenticamente pronunciate da Gesù. Esse sono poste all'interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso deve essere collegato alla frase conclusiva della sezione precedente, in cui si afferma: "Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda".
È un monito a chi dirige la comunità, di non escludere nessuno, senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato. Niente, infatti, è più delicato della correzione fraterna. La regola data da Cristo per la vita e la conduzione della comunità è quella di tenere presente la gradualità del procedere. Ognuno deve lasciarsi guidare dalla preoccupazione di salvaguardare, con ogni cura, la dignità della persona del fratello.
Il primato è dato, perciò, alla comunione. Deve essere salvata ad ogni costo, perché la comunione è tale solo se mette in opera ogni tentativo atto a convertire il peccatore.
Se il fratello persiste nell'errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall'assemblea dei credenti. Così avviene nella scomunica pronunciata dalla Chiesa; essa non fa altro che constatare una separazione già avvenuta nel cuore e nel comportamento di un cristiano.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,6-11)
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La disputa sul sabato giunge al suo apice di incomprensione e di violenza. I farisei e gli scribi sbroccano, sono fuori di sé, danno di matto quando Gesù li mette al muro. Non è certo venuto per trasgredire le norme, anche se sa ben distinguere cosa viene da Dio e cosa viene dagli uomini, i famosi numerosi precetti orali che il pio israelita era tenuto ad osservare. E certamente non vuole mettere in discussione una delle intuizioni più originali del popolo di Israele, quella del sabato come momento di memoria della libertà e della dignità dell'essere umano! Ma il messaggio che Gesù porta avanti è potente: Dio non ha gravato i credenti con norme assurde fatte per manifestare la propria divina autorità ma per renderli liberi! Sia chiaro: all'epoca molti rabbini, esattamente come fa Gesù, anteponevano il bene della persona al rispetto del sabato! Gesù plasticamente rimette in ordine la corretta interpretazione della norma ponendo nel mezzo l'uomo dalla mano inaridita. È l'uomo ad essere al centro, non l'osservanza di una pur giusta regola! Dio ha donato agli uomini le regole perché essi siano più liberi!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.

Forma breve

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,18-23)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.


RIFLESSIONI
La liturgia ci fa chiedere a Dio che la festa della natività della Madonna ci faccia crescere nella pace. Ed è effettivamente una festa che deve aumentare la pace in noi, perché ci parla dell'amore di Dio verso di noi.
La nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza: per questo ha preparato il corpo e l'anima della madre di Gesù, che è anche madre nostra.
San Paolo nella lettera ai Romani scrive: "Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo" (8,29). Questo è particolarmente vero per la Vergine santa, predestinata ad essere conforme all'immagine del Figlio di Dio e figlio suo. E Dio ha predisposto tutte le cose secondo questa intenzione: "Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio", troviamo poco prima nella stessa lettera.
Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.
E nel Vangelo di oggi si può dire che appaiono sia la parte naturale che quella soprannaturale, l'una e l'altra necessarie per la nascita di Maria.
Questa lunga serie di generazioni, così monotone alla lettura, è in realtà come la sintesi di una storia vivente, spesso anche di peccatori, che è stata condotta da Dio verso la nascita di Maria e di Gesù.
Alla fine però il disegno di Dio si è realizzato con mezzi straordinari, sconcertanti: Giuseppe non capisce ciò che succede, perché avviene per opera dello Spirito Santo. Non bastano dunque le generazioni umane che si succedono nel tempo per il compimento del progetto di Dio: è necessario l'intervento dello Spirito Santo.
Tutto dunque ci parla dell'amore di Dio: amore di Dio creatore, amore di Dio salvatore.
Oggi dobbiamo, più di sempre, dire a Dio la nostra riconoscenza, la nostra gioia perché egli ha amato Maria e ci ha amati.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)
Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Luca, nel suo vangelo, pone le beatitudini appena dopo la scelta dei Dodici: è questa la carta costituzionale del Regno, da qui dovranno partire gli apostoli per vivere l'immensità e la tenerezza di Dio, a questa pagina loro e noi dovremmo per sempre confrontarci per essere testimoni. E Gesù non parla di organizzazione, di potere, di compromessi, di forza, di ostentazione. Parla di povertà, di desiderio, di sofferenza vissuta con evangelica serenità, i valori portanti che rendono trasparente l'annuncio. Luca, diversamente da Matteo, aggiunge alle beatitudini quattro "guai" che completano le precedenti affermazioni, mettendoci al riparo da inutili rischi. Stiamo attenti a non crogiuolarci nella sazietà, a non porre la nostra consolazione nella ricchezza, a non vivere con superficialità, a non cercare l'applauso delle folle. È una pagina ostica, urticante, dura, che mette in radicale crisi il modello di successo che ci viene proposto dal nostro inquieto mondo. Modello mondano che rischia di avvelenare i discepoli, che spesso ripropongono nella Chiesa le stesse dinamiche distruttive di fuori. Converti i nostri cuori alla semplicità del Regno, Signore, aiutaci a leggere la nostra vita e ad orientare le nostre scelte a partire da questa pagina, a verificare, rigo per rigo, che ogni piano pastorale e ogni scelta ecclesiale da questa pagina parta e a questa pagina porti.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Che audacia quella di Gesù! Ma conosce il mondo in cui viviamo? Chi non si difende viene ben presto schiacciato. E, inoltre, molto presto non lo si terrà più in considerazione. Sono i forti, quelli che sanno lottare, che vengono rispettati.

"Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano". È posta qui la questione della potenza dell'amore. È l'odio più forte dell'amore? Sì, eccetto che nel mondo dei figli dell'Altissimo, poiché essi hanno in se stessi l'amore di Dio per poterne vivere e per poterne essere testimoni; è un dono che ci è stato fatto, che ci viene da Dio, ed è la presenza stessa dell'amore di Dio nel cuore dell'uomo, amore che dobbiamo lasciare crescere.
Amare con il cuore di Dio: ecco quanto possono realizzare coloro che, tramite il battesimo, sono figli dell'Altissimo. Dio ama ogni uomo, Gesù ha amato anche coloro che lo condussero a morte. Tramite il battesimo, all'uomo "giustificato" viene dato l'amore stesso di Dio in tutta la sua potenza, la sua forza, la sua bontà. Ciò che Cristo domanda a noi, figli dell'Altissimo, non è al di sopra delle nostre forze: lasciare che il suo amore traspaia nella nostra vita. Allora il nostro mondo sarà il mondo dell'amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
"Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". La misericordia: il troppo amore che si riversa dal cuore di Dio sul mondo. L'amore di Dio è sovrabbondante, Dio non può contenere il proprio amore. Così l'ha riversato nei nostri cuori. Il mondo non crede spontaneamente all'amore. Ma, solo l'amore può trasformare il mondo. Esso può fondere il metallo più resistente e spezzare i materiali più forti. La misericordia è il culmine dell'amore, la perfezione dell'amore. È Dio che ama al di là dell'amore, se ciò è possibile. Dio ci invita ad amare fino al punto in cui l'amore diventa misericordia. Solo la misericordia può fare sì che noi non giudichiamo e non condanniamo. Il nostro mondo ha bisogno di cristiani misericordiosi, proprio come Dio è misericordioso. Saremo testimoni della misericordia, della sovrabbondanza d'amore che c'è in Dio, nei confronti di ogni uomo? Sì, se lasceremo che cresca in noi il dono della carità, che è l'amore di Dio nel cuore dell'uomo. È al cuore di Dio che dobbiamo attingere l'amore misericordioso a cui siamo invitati da Cristo. Esso è un dono che, se lo chiediamo, Dio non può rifiutarci.
Togli prima la trave dal tuo occhio
Gesù non vuole una comunità di ciechi spirituali, di persone che non conoscono Dio e non sanno nulla della sua verità e della sua Parola. La cecità spirituale è frutto della superbia e della concupiscenza che governano il cuore e producono il frutto maligno dell'ipocrisia, frutto velenoso che uccide chiunque ne dovesse assaggiare.
La religione che si viveva al suo tempo mostra il triste spettacolo della cecità spirituale e dell'ipocrisia che aveva corrotto tutta la Parola del Signore: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geenna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: "Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l'oro del tempio, resta obbligato". Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: "Se uno giura per l'altare, non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato". Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità" (Cfr Mt 23,13-28). Questa religione Gesù proprio non la vuole. È una religione senza vera fede, perché senza vera Parola del Padre suo. I danni di essa sono oltremodo incalcolabili. Con essa la moralità è bassissima.
Gesù invece vuole i suoi discepoli umili, piccoli, saggi, prudenti, accorti, intelligenti. Li vuole garbati in ogni cosa. Vuole che essi pongano ogni attenzione alla propria elevazione spirituale, morale, dottrinale, conoscitiva. Vuole che essi crescano di virtù in virtù e di grazia in grazia, fino al raggiungimento della perfezione morale, spirituale, culturale. Una volta che loro vivono in grazia di Dio e progrediscono nella sapienza, intelligenza della fede e della morale, da forti e da viventi nel Signore e per il Signore possono aiutare i fratelli.
È questa la vera umiltà: sapere che ognuno di noi è in cammino. Da viandante non può fare subito da maestro agli altri. Deve pensare che anche lui ha bisogno di un grandissimo tempo di apprendimento, crescita, maturazione, elevazione e per questo deve rivestirsi di infinita pazienza verso i suoi fratelli di fede. Dall'umiltà poi deve passare alla grande carità. Ogni correzione deve essere il frutto di una immensa ed infinita carità che governa anima e spirito, mente e cuore. Si vuole che l'altro si elevi fino alla perfezione di Cristo Gesù e per questo lo si aiuta in quest'opera di conformazione al suo Maestro e Signore sempre con infinita prudenza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, dateci la vista del vero bene.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,43-49)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda
Oggi Gesù ci rivela una grande verità. Ogni nostra parola è il frutto del nostro albero. Se l'albero del nostro cuore è buono, esso produce parole buone. Se invece è cattivo, sempre produrrà parole cattive. Vedendo il frutto, all'istante si riconosce l'albero. Nessuno pensi di raccogliere frutti buoni dall'albero cattivo del suo cuore. Ognuno rassicuri se stesso: se il suo cuore è buono, anche le sue parole saranno buone. Questa verità è mirabilmente illuminata da San Giacomo.
Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: tutti infatti pecchiamo in molte cose. Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall'uomo, ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? Può forse, miei fratelli, un albero di fichi produrre olive o una vite produrre fichi? Così una sorgente salata non può produrre acqua dolce (Gc 3,1-12).
Nessuno potrà mai governare la lingua se non governa il cuore. Il cuore in un solo modo lo si governa: togliendo dal nostro petto con la potenza dello Spirito Santo quello di pietra per metterne al suo posto uno di carne, tutto spirituale, formato ogni giorno alla verità e alla carità di Cristo Gesù. È questo un lavoro ininterrotto. Mai finisce. Sempre all'inizio. Ce ne accorgiamo quando il cuore non è tutto spirituale dalle parole poco sante che escono dalla nostra bocca. Sono esse a rivelarci lo stato della nostra anima e del nostro spirito. Una parola santa rivela un cuore santo. Una parola di peccato, menzogna, egoismo, idolatria rivela un cuore di peccato.
Il cuore va quotidianamente costruito, edificato, forgiato sulla parola di Gesù. È la Parola del Vangelo il sano e sostanzioso nutrimento del nostro cuore. Chi nutre il cuore con il Vangelo, lo rende stabile per sempre. Possono esserci anche le tempeste spirituali più brutte e violente, ma il cuore resiste. È fondato sulla Parola di Gesù. Se invece è fondato sulla sabbia delle parole umane, delle filosofie umane, dei pensieri umani, allora al primo leggero soffio di vento, il cuore crolla, diviene una canna sbattuta dal vento, si abbandona ad ogni teoria, segue ogni moda. Molti sono i cuori che ogni giorno crollano sotto le tempeste della tentazione, perché non saldamente radicati in Cristo e nel suo Vangelo. È la Parola della Buona Novella la roccia di vera stabilità della nostra vita spirituale. Chi si edifica e si innalza sopra di essa rimarrà stabile in eterno. Non ci saranno tentazioni per lui. La sua casa sarà sempre salda.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, costruiteci sulla Parola.