IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Benedirò il
Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero:
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là
dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le
parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni
che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi
era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno
può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più
con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli
rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Non è facile credere nel nostro mondo d'oggi.
La verità che ci è rivelata da Dio in Gesù Cristo, agli uomini e alle donne del
nostro tempo appare spesso un "discorso insostenibile", a cui non si può
chiedere a nessuno dei nostri sapienti contemporanei di credere. Così è, per
esempio, per la dottrina della presenza reale del corpo e del sangue del
Signore nella santa Eucaristia. Essa sembra essere una sfida al buon senso,
alla ragione, alla scienza. Noi diciamo: "Vedere per credere", esattamente
quello che disse san Tommaso: "Se non vedo... e non metto la mia mano, non
crederò". Gesù ci ricorda che il corpo di cui parla è il suo corpo risorto e
salito al cielo, liberatosi, nella risurrezione, dai limiti dello spazio e del
tempo, riempito e trasformato dallo Spirito Santo. Questo corpo non è meno
reale del suo corpo in carne ed ossa, anzi lo è di più. Questo corpo risorto
può essere toccato e afferrato personalmente da ogni uomo e donna di ogni tempo
e luogo, perché lo Spirito si estende, potente, da un'estremità all'altra.
In Gesù Cristo e tramite Gesù Cristo, credere significa vedere e toccare: un
modo di vedere più profondo, più vero e più sicuro di quello degli occhi; un
modo di toccare più in profondità e un modo di afferrare con una stretta più
salda di quanto si possa fare con le mani. Credere significa vedere la realtà
al di là del visibile; significa toccare la verità eterna.
In questa fede e grazie ad essa, possiamo dire con Pietro; "Signore, da chi
andremo? Tu hai parole di vita eterna".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti
alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che
vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per
fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna
due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: "Se uno giura per il tempio, non conta
nulla; se invece uno giura per l'oro del tempio, resta obbligato". Stolti e
ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite
ancora: "Se uno giura per l'altare, non conta nulla; se invece uno giura per
l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato". Ciechi! Che cosa è più grande:
l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare,
giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura
per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il
trono di Dio e per Colui che vi è assiso». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dopo averci ricordato che molti nel mondo "dicono e non
fanno", a cominciare dai cristiani che trascurano il Vangelo, oggi Gesù
ammonisce le guide cieche. È un paradosso sostenere la cecità di una guida,
infatti è guida se vede bene, se è in grado di condurre sulla via sicura e
migliore quelli che non vedono.
Nell'aspetto spirituale la guida può essere cieca perché gli occhi fisici non
sono necessari, lo stesso riesce a indicare le vie dello spirito secondo il
Vangelo, per evitare i pericoli e seguire il cammino della santificazione.
Gesù parla di guide cieche, il riferimento diretto riguardava i dottori e i
sacerdoti del Tempio, che ostentavano anche il nulla che avevano.
Il vuoto interiore è così ingombrante da non lasciare spazio a nessuna cosa
buona...
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,23.26)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che
pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le
prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà.
Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche,
che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del
piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco,
pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.
Il richiamo che fa Gesù è sempre attuale, oggi lo è di più
considerando i tempi moderni. Il significato del suo discorso è molto semplice:
ci invita a preoccuparci, quindi a riordinare la vita interiore piuttosto che
curare fintamente l'immagine esteriore.
La dignità della persona si evidenzia dagli atti esteriori, ma questo vale per
quanto vedono o ascoltano gli estranei mentre la persona deve coltivare il suo
decoro partendo da se stessa, dalla vita interiore. Quindi, è importante quanto
si manifesta esteriormente ma è ancora più essenziale ciò che la persona
effettivamente è interiormente.
Se interiormente la persona è retta lo manifesta anche all'esterno, se invece
non cura la vita spirituale evidenzia comportamenti incoerenti. È questo che
condanna Gesù a scribi e farisei: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che
pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di
avidità e d'intemperanza".
L'invito che oggi ci propone Gesù è l'impegno interiore a ripulire l'anima dalle
miserie umane, dalle debolezze che si possono superare con la rinuncia, un
impegno costante nel controllo dei pensieri e delle parole che si pronunciano.
La persona debole, anche se prega ogni giorno ma non controlla i suoi pensieri
se sono onesti e sinceri, non controlla le parole che dice ai familiari e ad
ogni persona con cui si relaziona, cade inevitabilmente nei peccati. Ripeterà
sempre gli stessi errori.
C'è chi si rialza con la Confessione e si propone una vita migliore, e questo è
facile, mentre altri non fanno più caso alla vita dissipata che conducono.
Significa sperperare i doni di Dio, non curarsi dell'anima e delle conseguenze
tutte negative che scaturiscono da essa.
L'anima dissipata è un danno enorme, ricerca sempre i piaceri del mondo, non
riflette sulle conseguenze disastrose.
Poi i genitori scoprono i figli drogati o i figli si accorgono di non avere
avuto genitori religiosi, dediti alle cose di Dio.
All'interno di una famiglia dovrebbe circolare l'Amore di Dio, che porta la
vera gioia e la pace tra i familiari, mentre oggi assistiamo a contrasti e
lotte familiari per cose di poco conto, fino ad arrivare sempre più spesso, ad
omicidi assurdi. È l'orgoglio che acceca la mente e confonde, eliminando il
rispetto tra i coniugi e tra genitori e figli e viceversa.
Se i genitori non danno il buon esempio, i giovani che scoprono la delusione
della vita futile, si sentono autorizzati a ripetere: "Guide cieche, che
filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!". Questo monito vale soprattutto
per i Sacerdoti, è valido per ogni formatore di ogni ambiente sociale, anche
nel mondo ateo. Perché i professori atei invece di ripetere come litanie le
accuse contro Dio e la Chiesa, dovrebbero mostrare agli studenti come deve
vivere una persona perbene. Essi dovrebbero mostrare esempi edificanti di
verità, onestà, amicizia, giustizia, bontà.
Le parole del Vangelo ci dicono che dobbiamo essere sempre giusti, vivere la
giustizia verso il prossimo è ben di più che il semplice non recargli danno, e
non è sufficiente, per adempierla, lamentarsi di fronte a situazioni di
ingiustizia.
I lamenti sarebbero sterili se non si traducessero in preghiere e opere per
porre rimedio all'indifferenza verso i nuovi poveri.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
29 Agosto 2018 Mercoledì
della XXI settimana del Tempo Ordinario Anno B
Martirio di San Giovanni Battista
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,17-29)
Erode temeva Giovanni,
sapendolo uomo giusto e santo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,17-29)
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo
in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva
sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la
moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere,
ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e
vigilava su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo
ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un
banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali
dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa
Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla
fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte:
«Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La
testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la
richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di
Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e
dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di
Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un
vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I
discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo
posero in un sepolcro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Oggi la Chiesa celebra il martirio di Giovanni il Battista,
il più grande uomo mai vissuto, secondo Gesù. Ancora oggi la sua coerenza e la
sua testimonianza ci incoraggiano sulle strade della fede.
Così muore ucciso Giovanni. Schiacciato dalla debolezza di un re burattino che
non vuole sfigurare davanti ai suoi commensali. Un gigante che viene ucciso da
una formica, Erode Antipa, pavido lussurioso che, pur ascoltando volentieri il
Battista, non sa convertirsi, non sa difendersi davanti al subdolo strapotere
della sua amante, infastidita dalla franchezza delle parole del profeta scomodo.
Così viene ucciso un grande, per opera di un fantoccio di cui non resterebbe
traccia nella storia, se non avesse fatto fuori il più grande fra i profeti.
Giovanni aveva un compito: preparare la strada al Messia. E lo aveva svolto con
ardore e passione, con coerenza e convinzione. Fino quasi a perdere la fede,
scosso com'era stato dalla logica di Dio che manda sulla terra un Messia umile
e compassionevole. Grande Giovanni, che sa mettersi in discussione fino in
fondo, ancora dal carcere, cercando una risposta al suo inquieto vagare.
Immenso profeta che ha saputo attrarre a sé nel deserto, folle in attesa di
un'indicazione. Grande amico che intercede per noi e per tutti coloro che
subiscono ingiustizia e violenza!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 24,42-51)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate
di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene
il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi
tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei
suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il
padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a
capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda", e
cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli
ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta
e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che
meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo
"Domani..."; "Più tardi...", dice il cristiano. "Più tardi
ti pregherò meglio"; "Domani mi sforzerò, ma prima bisognerebbe che...". Ma il
Signore ci chiede: "Oggi..."; "Subito". Per fortuna non conosciamo la data del
suo ritorno! Altrimenti, che calcoli non faremmo pur di scendere a compromessi
con le sue esigenze!
Impariamo invece a fare solo quanto sia conforme alla volontà di Dio! Non
lanciamoci in una brutta azione col pretesto che essa sarà fonte di un'azione
migliore in seguito. E se egli ritornasse, prima che questa buona azione venga
compiuta? Noi non potremmo certo presentargli le percosse date ai compagni o le
nostre bevute... Vegliare non significa solo privarsi del sonno, ma anche fare
ciò che Cristo si aspetta da noi: lavoro, vita di famiglia, sana distrazione o
preghiera.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e
uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le
stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece,
insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo
sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora
tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte
dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si
spengono". Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi;
andate piuttosto dai venditori e compratevene".
Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che
erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi
arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore,
aprici!". Ma egli rispose: "In verità io vi dico: non vi conosco".
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini
stolte che attendono lo sposo con le lampade, alcune sprovviste d'olio per
accenderle, mentre altre l'hanno comprato per tempo, sembra una parabola
ordinaria, con un messaggio molto pratico, prima che risuoni l'ultima frase:
"Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora". Questa frase
rivela l'importanza ed il senso ultimo che Gesù dà a questa parabola
indirizzata ai suoi discepoli, e quindi a noi.
È evidente, a questo punto, che lo sposo è egli stesso, le vergini sagge o
stolte rappresentano tutti gli uomini che aspettano il suo ritorno per il
giudizio, che deciderà della loro felicità eterna con lui, e che il problema
dell'olio è quello della nostra vita interiore, della nostra fede e della
nostra disponibilità ad essere testimoni della luce. Si tratta semplicemente
della saggezza, e non di una qualunque, ma della saggezza eterna, della quale
la Bibbia parla spesso.
San Giovanni descrive nel "Prologo" al suo Vangelo il modo migliore di
intendere questa parabola. Si tratta del Verbo eterno nel quale era la vita...
e la vita era la luce degli uomini, e la luce splende nelle tenebre, ma le
tenebre non l'hanno accolta. È possibile quindi che le antiche spiegazioni
della parabola delle vergini sagge e stolte fossero più rigorose di quelle
della nostra epoca, fossero più vicine alla verità. In ogni caso, è rendendosi
conto di quale luce, di quale olio si tratti, che noi capiremo infine la
minaccia insita in quella che sembrerebbe una parabola assolutamente ordinaria.
Inoltre, coscienti del fatto che qui è questione di vita o di morte, di
salvezza o di dannazione eterna, siamo colpiti dalla sventatezza delle vergini
stolte e dalle conseguenze catastrofiche della loro incredibile pigrizia.
Nonostante tutto, perché esse vanno incontro ad una tale punizione? La sola
spiegazione della severità della punizione è la mancanza d'amore più che la
mancanza di ragione. Le vergini stolte non hanno amato lo sposo al punto di
badare a tutto ciò che è necessario per la sua venuta. Esse non hanno sentito
il grande desiderio di ritrovarsi con lui al banchetto di nozze.
Amiamo dunque il Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un
altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò
altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri
due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel
terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con
loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque,
dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati
altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei
stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo
padrone".
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai
consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e
fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere
su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse:
"Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli
dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento
sotto terra: ecco ciò che è tuo".
Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non
ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio
denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a
chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto
anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà
pianto e stridore di denti"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dio mi ha concesso la vita, e con la vita, che è un dono, mi
ha assegnato un compito: il bene mi è semplicemente affidato, bene di cui sono
personalmente responsabile.
Il primo dei beni che ho davanti a me, sono io stesso. Non sono io il padrone
della mia vita, essa mi è stata concessa da Dio, ed egli me ne farà rendere
conto, come il padrone del Vangelo che, al ritorno dal suo viaggio, chiamò i
suoi servitori affinché rendessero conto dei beni ricevuti da lui.
Vi sono delle persone che non credono alla vita, che non credono al compito che
Dio ha loro assegnato, e sotterrano così il loro talento, la loro vita nella
sabbia di un egoismo prudente. Per loro vivere è aspettare la vita. Dio li
condanna.
Altri, più audaci, fanno saggiamente prosperare il dono divino, e lo
moltiplicano. Dio mi ha dato la vita, affinché io moltiplichi i beni sulla
terra, affinché io trovi, per mezzo di questo lavoro, un senso alla mia vita, e
scopra la mia vocazione, cioè il bene che Dio mi dà da compiere. Se non
sotterro la mia vita nella sabbia e ho l'audacia di accogliere i doni di Dio,
posso nutrire la speranza che egli mi approverà.
Molte persone non credono in se stesse, perché hanno sotterrato i loro talenti.
Soltanto la fede nel Dio vivente ridà all'uomo la fede nella vita, poiché
questa fede non è nient'altro che la fede nel bene che Dio mi ha dato da
compiere, e che spesso si dimentica.