IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
it

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gesù si rifiuta di rispondere alla domanda riguardo al numero di coloro che si salveranno: la questione della salvezza non si pone infatti in termini generali, non si pone innanzitutto per gli altri, ma si pone "per me".
Dipende dalla mia accettazione o dal mio rifiuto della salvezza che Gesù mi offre.
Il cammino verso la salvezza consiste nel seguire Gesù: egli è la via. Lo sforzo di entrare per "la porta stretta" è lo sforzo di seguire il cammino intrapreso da Gesù, cioè il cammino verso Gerusalemme, il cammino verso il Calvario. Il Calvario fu solo una tappa nel cammino verso la destinazione finale, una tappa di grande sofferenza, di tenebre e di solitudine, ma che sboccò direttamente su un mondo di luce e di gioia, illuminato dal sole nascente di Pasqua, vivente della gioia della risurrezione.
L'ingresso al sepolcro di Gesù, nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, è basso e stretto, all'interno l'ambiente è angusto e buio: eppure, proprio da qui la risurrezione, in tutta la sua potenza irresistibile, levò il masso e aprì le tombe riempiendo il mondo di luce e di vita.
Il punto in cui si incontrano i due bracci della croce è stretto e basso, ma i bracci indicano i quattro punti cardinali, i quattro venti del mondo. Là Gesù "stese le braccia fra il cielo e la terra, in segno di perenne alleanza" ed estese la sua offerta dell'amore e della salvezza di Dio a tutti gli uomini, ad oriente e ad occidente, a settentrione e a mezzogiorno, invitando ogni uomo e ogni donna, di ogni età e di ogni razza, di ogni colore e di ogni lingua, a partecipare al banchetto del regno di Dio.
La porta stretta è il mezzo per uscire dalle angustie di un mondo senza amore; essa è l'apertura verso l'amore senza confini, verso il perdono e la misericordia.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: "Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l'oro del tempio, resta obbligato". Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? E dite ancora: "Se uno giura per l'altare, non conta nulla; se invece uno giura per l'offerta che vi sta sopra, resta obbligato". Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Dopo averci ricordato che molti nel mondo "dicono e non fanno", a cominciare dai cristiani che trascurano il Vangelo, oggi Gesù ammonisce le guide cieche. È un paradosso sostenere la cecità di una guida, infatti è guida se vede bene, se è in grado di condurre sulla via sicura e migliore quelli che non vedono.
Nell'aspetto spirituale la guida può essere cieca perché gli occhi fisici non sono necessari, lo stesso riesce a indicare le vie dello spirito secondo il Vangelo, per evitare i pericoli e seguire il cammino della santificazione.
Gesù parla di guide cieche, il riferimento diretto riguardava i dottori e i sacerdoti del Tempio, che ostentavano anche il nulla che avevano.
Il vuoto interiore è così ingombrante da non lasciare spazio a nessuna cosa buona...

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,23.26)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull'anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi pulito!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.
Il richiamo che fa Gesù è sempre attuale, oggi lo è di più considerando i tempi moderni. Il significato del suo discorso è molto semplice: ci invita a preoccuparci, quindi a riordinare la vita interiore piuttosto che curare fintamente l'immagine esteriore.
La dignità della persona si evidenzia dagli atti esteriori, ma questo vale per quanto vedono o ascoltano gli estranei mentre la persona deve coltivare il suo decoro partendo da se stessa, dalla vita interiore. Quindi, è importante quanto si manifesta esteriormente ma è ancora più essenziale ciò che la persona effettivamente è interiormente.
Se interiormente la persona è retta lo manifesta anche all'esterno, se invece non cura la vita spirituale evidenzia comportamenti incoerenti. È questo che condanna Gesù a scribi e farisei: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno sono pieni di avidità e d'intemperanza".
L'invito che oggi ci propone Gesù è l'impegno interiore a ripulire l'anima dalle miserie umane, dalle debolezze che si possono superare con la rinuncia, un impegno costante nel controllo dei pensieri e delle parole che si pronunciano.
La persona debole, anche se prega ogni giorno ma non controlla i suoi pensieri se sono onesti e sinceri, non controlla le parole che dice ai familiari e ad ogni persona con cui si relaziona, cade inevitabilmente nei peccati. Ripeterà sempre gli stessi errori.
C'è chi si rialza con la Confessione e si propone una vita migliore, e questo è facile, mentre altri non fanno più caso alla vita dissipata che conducono. Significa sperperare i doni di Dio, non curarsi dell'anima e delle conseguenze tutte negative che scaturiscono da essa.
L'anima dissipata è un danno enorme, ricerca sempre i piaceri del mondo, non riflette sulle conseguenze disastrose.
Poi i genitori scoprono i figli drogati o i figli si accorgono di non avere avuto genitori religiosi, dediti alle cose di Dio.
All'interno di una famiglia dovrebbe circolare l'Amore di Dio, che porta la vera gioia e la pace tra i familiari, mentre oggi assistiamo a contrasti e lotte familiari per cose di poco conto, fino ad arrivare sempre più spesso, ad omicidi assurdi. È l'orgoglio che acceca la mente e confonde, eliminando il rispetto tra i coniugi e tra genitori e figli e viceversa.
Se i genitori non danno il buon esempio, i giovani che scoprono la delusione della vita futile, si sentono autorizzati a ripetere: "Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!". Questo monito vale soprattutto per i Sacerdoti, è valido per ogni formatore di ogni ambiente sociale, anche nel mondo ateo. Perché i professori atei invece di ripetere come litanie le accuse contro Dio e la Chiesa, dovrebbero mostrare agli studenti come deve vivere una persona perbene. Essi dovrebbero mostrare esempi edificanti di verità, onestà, amicizia, giustizia, bontà.
Le parole del Vangelo ci dicono che dobbiamo essere sempre giusti, vivere la giustizia verso il prossimo è ben di più che il semplice non recargli danno, e non è sufficiente, per adempierla, lamentarsi di fronte a situazioni di ingiustizia.
I lamenti sarebbero sterili se non si traducessero in preghiere e opere per porre rimedio all'indifferenza verso i nuovi poveri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Rabbì, tu sei il Figlio di Dio
Natanaele è uomo dal cuore puro, senza inganno. È un cercatore di Dio. È infatti dei cuori puri cercare e vedere il Signore. Natanaele cerca e vede il Signore nella Scrittura, è il Libro nel quale lui cerca, perché sa che è in esso che Dio si è manifestato ed è per esso che Lui oggi e sempre si rivela nella sua più pura verità. Avendogli riferito Filippo di aver trovato. Colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i profeti: Gesù, il Figlio di Giuseppe, di Nazaret?, lui giustamente risponde che la Scrittura non annunzia che il Messia sarebbe venuto da Nazaret. Il Figlio di Davide necessariamente dovrà essere di Betlemme. Poiché però è puro di cuore e di mente, essendo lui vero cercatore di Dio, non mette in dubbio le parole di Filippo e va con lui, volendo conoscere Gesù. Ecco lo spirito del vero cercatore di Dio: anche se la storia ascoltata gli attesta una qualche contraddizione con la Scrittura, è giusto verificare di persona la storia. Come ascoltare la Scrittura a nulla serve, senza la verifica personale di essa, così anche ascoltare la storia spesso non è sufficiente, occorre la verifica personale. Questa procedura sempre deve essere operata quando la nostra scienza e coscienza ci avvisa di una qualche divergenza, contrapposizione, differenza tra ciò che noi conosciamo con certezza e quanto ci viene annunziato come purissima verità. Infatti nelle parole di Filippo c'è certezza di una verità incontrata. Nelle sue parole vi è però una verità e una apparenza. Può l'apparenza annullare la verità? Urge la verifica.
Natanaele ancora non ha neanche parlato con Gesù, quando giungono al suo orecchio parole che lo colpiscono nel cuore e nell'anima: Ecco davvero un Israelita in ci non c'è falsità. Da vero conoscitore della Scrittura, lui sa che solo un profeta del Signore può parlare così. Esse non sono parole che nascono da un cuore di uomo. Quando Gesù aggiunge che Lui lo aveva già visto ancor prima che Filippo gli parlasse, allora la sua professione di fede si fa perfetta: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele. Dinanzi alla storia cadono tutte le apparenti contraddizioni con la Scrittura. Il Messia è dinanzi ai suoi occhi. Questo gli basta. Domani scoprirà che Gesù non è nato a Nazaret, bensì a Betlemme. La sua origine da Nazaret era solo un falso storico. La fede sempre cammina tra Scrittura e storia. L'autore e l'interprete dell'una e dell'altra è solo lo Spirito Santo. Mai dovrà essere la mente dell'uomo. Natanaele ci insegna così che dinanzi alla verità storica, necessariamente ci si deve aprire alla sua accoglienza. Si accoglie, poi si comprenderà. Gesù è perfetto uomo che è da Dio. Questa è purissima verità storica. Poi si troverà anche il modo di collocarlo nella Scrittura.
Gesù rassicura Natanaele, dicendogli che Lui è infinitamente oltre la stessa Scrittura. L'antica Rivelazione lo contiene in modo velato, quasi nascosto. Quando Lui si manifesterà in tutta la sua verità, solo allora sarà possibile sapere chi è veramente, realmente è il Cristo di Dio. Loro vedranno il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scende sopra il Figlio dell'uomo. Già sono unite due profezie: quella sul Messia e l'altro sul Figlio dell'uomo. Il Figlio dell'uomo è il Messia. Il Messia è il Figlio dell'uomo. Il Messia è anche il Mediatore unico tra Dio e l'intera umanità, tra Cielo e terra. Per Lui Dio discende sul mondo. Per Lui il mondo va a Dio. Purissima verità di Gesù Signore!
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la verità di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 24,42-51)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda", e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo
"Domani..."; "Più tardi...", dice il cristiano. "Più tardi ti pregherò meglio"; "Domani mi sforzerò, ma prima bisognerebbe che...". Ma il Signore ci chiede: "Oggi..."; "Subito". Per fortuna non conosciamo la data del suo ritorno! Altrimenti, che calcoli non faremmo pur di scendere a compromessi con le sue esigenze!
Impariamo invece a fare solo quanto sia conforme alla volontà di Dio! Non lanciamoci in una brutta azione col pretesto che essa sarà fonte di un'azione migliore in seguito. E se egli ritornasse, prima che questa buona azione venga compiuta? Noi non potremmo certo presentargli le percosse date ai compagni o le nostre bevute... Vegliare non significa solo privarsi del sonno, ma anche fare ciò che Cristo si aspetta da noi: lavoro, vita di famiglia, sana distrazione o preghiera.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene".
Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità io vi dico: non vi conosco".
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Alimentare la fede
Alimentare la nostra fede con l'olio della speranza...
Questa e' la carita': l'amore che ci rende presenti a lui.
Le ragazze stolte non hanno bisogno di alimentare la loro fede, perché la ritengono già a sufficienza, pensano di dover bastare a se stesse con le loro forze.
Le ragazze sagge sono il simbolo di chi si fida, ma anche nella prudenza e nella saggezza della preparazione della venuta dello sposo.
Nella nostra attesa di ogni giorno della venuta dello Sposo non è possibile contare solo sulle nostre forze per prepararci a questo evento.
Abbiamo bisogno di questa attesa attiva e preveniente di fronte a ogni imprevisto: già nell'attesa di Lui la presenza spirituale è viva e concreta.
Anche per noi, la fede si può spegnere nel tempo: quante volte succede di vedere la fede che spenta nel tempo non ha più valore dell'incontro e non sa più riconoscere e essere in grado di farsi riconoscere da Lui!
Alimentare la fede, e la speranza e la carità: l'olio santo che lubrifica, santifica e fa scorrere fiumi di grazia, senza i quali tutto si arrugginisce.
La fede ha bisogno dell' olio per muoversi come vita.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".
Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Sei stato fedele: prendi parte alla gioia
La parabola dei talenti ci impegna seriamente nella nostra vita cristiana. Siamo, infatti, tenuti a riconoscere i doni che Egli compie nella nostra vita. Quanto vittimismo sentiamo! Quante lamentale! Può essere, ed è vero, che nella nostra vita sembra che manchi qualcosa, sia materiale che spirituale. Una domanda, però, possiamo farla a noi stessi. Non è che cerchiamo sempre la strada più facile, la strada più semplice e comoda e che richiede poco impegno? Non nascondiamo, prima di tutto a noi stessi, i talenti che Dio ci dona. Un esempio concreto può chiarire questo aspetto. Davanti al male, anche quello che la società non considera tale, siamo capaci di dare una vera testimonianza cristiana? O preferiamo nasconderci dietro un semplicistico "non so parlare, non so che dire", per evitare di esporci? Affidiamoci a Dio e scopriremo di poter anche testimoniare in modo inaspettato le verità della fede. L'importante è riconoscere che tutto il bene non proviene da noi ma da Dio ed affidarci a Lui. I talenti non sono nostri ma doni di Dio da far fruttificare. L'invito allora è nella fede e nella fiducia che i talenti, i doni, le grazie di Dio sono sufficienti per la nostra vita. Chiediamo al Signore di fare in modo che la sua grazia possa essere feconda anche per noi e i nostri cuori, chiamati alla vera conversione.