TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu
messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito
nel grembo. Parola del Signore.
Vi è difficile considerarlo vostro Dio?
Volgete il pensiero per un attimo al fascino persistente esercitato da sua madre su uomini e donne di ogni ambiente e classe, su persone che hanno conosciuto successi o fallimenti di ogni tipo, su uomini di genio, su emarginati, su soldati angosciati e destinati a morire sul campo di battaglia, su persone che passano attraverso dure prove spirituali.
Il genio artistico si è spesso consacrato alla sua lode: pensate alla "Pietà" di Michelangelo, al gran numero di immagini medievali e rinascimentali, alle vetrate incantevoli della cattedrale di Chartres e alla più bella di tutte le icone: la Madonna di Vladimir, che aspetta con pazienza, nel Museo Tretiakov di Mosca, giorni migliori.
Perché la Madonna ispira tanta umanità?
Forse perché è, come dicono gli ortodossi, un'icona (= immagine) di Dio?
Forse perché Dio parla per suo tramite anche se Maria resta sempre una sua creatura, sia pure una creatura unica grazie ai doni ricevuti dal Padre?
Tutto ciò è stato oggetto di discussioni, spesso accese, quando spiriti grandi cercarono di esprimere in termini umani il mistero di Dio fatto uomo.
Maria fu definita madre di Dio, "theotokos", e ciò contribuì a calmare dispute intellettuali. Questo appellativo è particolarmente caro ai cristiani dell'Est, ai nostri fratelli del mondo ortodosso, ed è profondamente radicato nella loro teologia, ripetuto spesso nelle loro belle liturgie, specialmente nella liturgia bizantina, che è stata considerata la "più perfetta" proprio per via delle sue preghiere ufficiali dedicate al culto di Maria.
Cominciamo l'anno nel segno di questo grande mistero.
Cerchiamo allora di approfondire la nostra devozione a Maria, Madre di Dio e nostra, eliminandone, però, ogni traccia di sentimentalismo spicciolo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da
Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e
non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei,
dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No»,
rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a
coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono
voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come
disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e
gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il
profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta
uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno
di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava
battezzando. Parola del Signore.
Coloro che interrogano Giovanni sono della setta dei farisei e sono curiosi di sapere chi è quell'uomo che battezza nel Giordano. La loro indagine sembra non trovare subito risposta. Giovanni non si spaccia per Elia o per qualsiasi altro profeta. E' semplicemente una voce, un dito teso verso l'Agnello. Un grido nel deserto dell'indifferenza. Una segnaletica umana che invita a preparare la via del Signore. Tutta la sua persona è tesa verso uno più grande di lui a cui non è degno di allacciare i sandali. Quindi nessuna smagliatura egocentrica nel suo identikit. Sarà poi Gesù che lo rivelerà nel suo essere profondo e unico: Il più grande tra i nati di donna.
Signore Gesù, concedimi l'umiltà operosa di Giovanni. Aiutami ad ascoltare la sua voce che grida nel deserto delle mie distrazioni. Soccorrimi nel preparare ogni giorno la strada che conduce a te.
Uno
dei paradossi più profondi della vita consiste nel fatto che un uomo diventi
tanto più pienamente se stesso quanto meno pensa a se stesso. R. Guardini
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco
l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale
ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me".
Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse
manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una
colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui
che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai
discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io
ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Parola del Signore.
Nel brano di oggi, si vede il messaggero di Dio riconoscere Gesù nascosto tra la folla. Giovanni Battista, facendo segno col braccio alzato profeticamente, lo indica e grida: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!... Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".
Giovanni Battista dà questa decisa testimonianza per convincere gli uomini che Gesù è colui che "era prima", il Servo sofferente di Isaia, la realizzazione dell'attesa apocalittica degli ebrei simbolizzata dall'Agnello Pasquale.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro -, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era
Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e
gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse
da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio
di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro. Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,43-51)
In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse:
«Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno
scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di
Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?».
Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco
davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi
conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto
quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto
che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
All'inizio delle Sacre Scritture, nel libro della Genesi, leggiamo: "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona..." (Gen 1,3). Senza luce, infatti, non si può vedere e non ci può essere alcuna comunicazione.
"... Alla tua luce vediamo la luce" (Sal 035,10).
Gesù è la luce del mondo. La luce ci permette di vedere, e Gesù ci permette di vedere con gli occhi della fede.
Natanaele va verso la luce: crede in colui che lo conosce fin nel profondo dell'animo, capisce, dunque, che egli è il Figlio di Dio. Nella luce della verità c'è un reciproco riconoscersi. Ma Natanaele vedrà cose ancora più grandi: vedrà la gloria di Gesù rivelata nel miracolo di Cana.
In Gesù si concretizza la realtà prefigurata dalla scala che Giacobbe aveva visto in sogno, sulla quale gli angeli salivano e scendevano: questa promessa di armonia fra cielo e terra si è realizzata nel Figlio dell'Uomo che ci ha aperto il cammino verso il cielo perché vedessimo, come Giacobbe (Gen 32,30), il volto di Dio, e questa volta realmente, non in sogno. Il legame viene ristabilito nella persona di Gesù.