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             IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B                   IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,41-51)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?»
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Siamo noi a cercare Dio o e lui a cercare noi? Ancora prima che noi cominciamo a cercarlo consapevolmente, egli ci attira a sé, come un innamorato, tramite Cristo. La reazione giusta da parte nostra è di essere pienamente disposti ad ascoltare e ad imparare: "Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me". Ciò significa seguire Cristo, poiché "solo colui che viene da Dio ha visto il Padre" e quindi solo lui può conoscere perfettamente la volontà del Padre e rivelarla. La vita eterna che noi tutti desideriamo dipende dalla fede in Cristo, da una fiducia e da un impegno costanti, che faranno cominciare la vita-risurrezione qui ed ora, garantendo la risurrezione dei corpi alla vita immortale. In attesa, i fedeli si nutrono del suo Corpo e del suo Sangue nella santa Eucaristia, costituendo a poco a poco in loro stessi una "riserva" di vita immortale. Se Elia o gli Ebrei dell'Esodo mangiarono del pane prezioso, noi mangiamo qualcosa di molto più prezioso: "Il pane che io darò è la mia carne".

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 17,22-27)
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala loro per me e per te». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Pietro, come sempre, risponde precipitosamente. Dobbiamo essergli, ancora una volta, riconoscenti: anche noi siamo spesso portati a parlare senza prima riflettere. Nella spiegazione, data specialmente a Pietro per la sua preparazione in vista del compito che gli sarebbe stato affidato di pastore del gregge di Cristo, Gesù mostra che dobbiamo essere pronti a conformarci alla necessità di contribuire al mantenimento delle strutture materiali. In un certo senso, è bello che Pietro non esiga esenzioni o facilitazioni per Gesù, il quale aveva voluto condividere la nostra condizione umana sotto ogni aspetto, tranne il peccato.
Ma il modo in cui viene dato il contributo è straordinario. L'abilità di Pietro come pescatore è il mezzo umano impiegato per "trovare" il denaro, mentre davvero miracolosa è la coincidenza per cui Pietro pesca il pesce che aveva inghiottito proprio la somma necessaria.
La nostra fedele obbedienza ci farà sempre uscire in modo onesto dalle difficoltà che affrontiamo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,1.5.10.12-14)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel Regno dei Cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità Io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel Regno dei Cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio Nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché Io vi dico che i loro Angeli nei Cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità Io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei Cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Alla domanda dei discepoli su chi è più grande davanti a Dio, Gesù rispose indicando un bambino, un innocente che porta in sé una purezza quasi angelica. Poi aggiunse altri due argomenti, il primo riguarda la gravità dello scandalo dato proprio al bambino e il secondo porta l'esempio della pecorella smarrita che il pastore cerca fino a ritrovarla.
Il racconto delle cento pecore e di una che si perde è un ammonimento a tutti coloro che scandalizzano i piccoli in tanti modi diversi, che inculcano ad essi una mentalità opposta al Vangelo e li sviano dalla preghiera e dalla pratica del Vangelo.
"Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché Io vi dico che i loro Angeli nei Cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli!". Gesù è venuto per salvare ciò che era perduto, vuole salvare tutti, soprattutto quelli che calpestano i Comandamenti.
Questo è stato l'incipit per domandare ai presenti: "Che cosa vi pare?". E raccontò della pecorella perduta e dell'amore del proprietario che la cercò con grande interesse per trovarla e riportarla all'ovile.
Gesù ci indica oggi come deve essere la nostra vita interiore, quali sentimenti dobbiamo avere e i comportamenti da attuare in tutte le circostanze. "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini", è un programma di vita arduo se viene considerato senza la Grazia di Dio, mentre con il suo aiuto tutto diventa possibile.
Diventare nei sentimenti come i bambini è una vittoria sulla carnalità per chi vi riesce, è una nuova vita vissuta in perenne gioia.
Non si può raggiungere questo stato spirituale senza un lavoro quotidiano di conoscenza personale e di lotta ai vizi e alle tentazioni.
Per vincere l'uomo vecchio bisogna conoscere bene l'Uomo Divino, a Lui bisogna chiedere di continuo la forza per rinnegare la vecchia mentalità e ricevere i doni dello Spirito Santo. Senza questa sincera conversione "non entrerete nel Regno dei Cieli".
Gesù ci vuole tutti salvi, è il suo desiderio che si scontra con il libero arbitrio di quanti scelgono molti idoli e perdono la vita eterna.
Da questo Vangelo bisogna evidenziare queste parole chiare e indispensabili per iniziare un vero cammino di Fede: "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli". Andare a Messa non è indice di conversione, neanche se si compiono molti pellegrinaggi in tanti Santuari, oppure se si partecipa a molti incontri di preghiera.
La vera conversione non è mai immediata ma graduale, deve intraprendere il percorso del rinnegamento per farsi come bambini, cioè, sinceri, innocenti, buoni, onesti, miti e pieni di bontà. Fino a quando non ci si riveste di queste virtù e non si agisce in modo nuovo, morendo all'uomo insincero vecchio, non si inizia mai il vero cammino di Fede.
Molti vanno a Messa ma non tutti si impegnano con slancio nell'osservare i Comandamenti. Si deve iniziare una nuova vita!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.

MARIA ASSUNTA ALLA GLORIA CELELESTE

Sotto la Tua protezione ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio; Assunta alla gloria celeste, non disdegnare le preghiere che t'innalziamo nella necessità, ma salvaci sempre da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-19,1)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Com'è difficile, a volte, perdonare!
Eppure, se meditiamo su quella cosa meravigliosa che è il perdono cristiano, sulla gioia e sulla pace che proviamo quando siamo perdonati, non possiamo fare a meno di sentircene attratti.
All'opposto, non c'è neppure bisogno di riflettere per vedere quanto sia crudele e detestabile l'atteggiamento di chi, come il servitore della parabola, dopo essere stato esonerato, grazie alla pietà del padrone, dal pagamento di un debito elevato, si accanisce contro un altro servitore, reclamando fino all'ultimo centesimo quanto costui gli deve.
Sarebbe bene non solo condannare e deplorare in qualcun altro un'azione come quella raccontata nella parabola, ma si dovrebbe anche arrivare a riconoscere l'esigenza, in noi stessi, di una generosità più grande, per essere più comprensivi e più pronti a perdonare coloro che ci hanno offeso.
Cristo, con le sue parole e con il suo esempio, ci ha insegnato che cosa esige la vera carità cristiana e la rende attraente e desiderabile, per mezzo della sua grazia, in modo che i nostri cuori induriti si addolciscano e noi siamo pronti non solo a perdonare le offese e a mostrarci indulgenti nei confronti degli altri, ma anche a riconoscere che questi ci fanno forse un grande favore. A questo proposito, potremmo ricordarci di Giuseppe, il figlio prediletto di Giacobbe, figura di Cristo, che salvò tutta la sua famiglia dalla morte per inanizione proprio con l'essere venduto dai suoi fratelli invidiosi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,3-12)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: "Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne"? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quanto è necessario ascoltare le parole del Signore per apprezzare la dignità del matrimonio cristiano con le sue esigenze di fedeltà e di unità!
Se ci soffermiamo sui veri valori stabiliti da Cristo quando ha elevato il matrimonio alla dignità di sacramento della Nuova Legge, vediamo che l'unione intima del matrimonio, inteso come dono reciproco di due persone, esige, di conseguenza, una fedeltà totale da parte degli sposi ed un'unità indistruttibile fra loro.
Vi sono alcune verità che devono essere ripetute costantemente perché i discepoli di Cristo non si lascino sedurre dal falso amore offerto dai costumi corrotti oggi imperanti e perché i loro cuori non siano induriti da un'eccessiva ricerca dei piaceri della carne e delle ricchezze terrene.
Preghiamo ed auguriamoci che i genitori incoraggino i loro figli anche a seguire la chiamata di Dio nella vita, compresa la chiamata "più elevata", cioè quella al sacerdozio o al celibato apostolico, se questa è la sua volontà.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,13-15)
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Prendersi cura dei bambini e preoccuparsi di loro perché di essi è il regno dei cieli. L'amore di Gesù per i bambini ci deve far riflettere, soprattutto in un'epoca in cui, spesso, li si trascura o li si rifiuta in molti modi.
Si richiede una grande generosità soprattutto ai genitori, ma anche a tutti noi nel nome di Cristo, perché non si tema di avere bambini, di dedicare più tempo e di pensare di più alla loro educazione. Potrebbe essere questo un modo di compiere ciò che piacque tanto al nostro Signore, quando le madri gli portarono i loro bambini perché imponesse loro le mani. Ciò implica il fatto che i bambini possano ricevere il sacramento del battesimo molto presto e che vengano ben preparati perché approfittino presto nella loro vita della confessione e, soprattutto, della santa Eucaristia, mentre assimilano a poco a poco la dottrina cristiana che viene loro insegnata perché siano in grado di rispondere alla vocazione ricevuta da Dio.
Ciò non riguarda soltanto le madri, ma deve essere compreso, grazie all'aiuto di Cristo, da tutti i fedeli, sacerdoti e laici, così come non ci si deve curare solo dei bambini piccoli, ma del processo di formazione nel suo insieme: in ciò consiste il divenire simili ai bambini, cioè il divenire più simili a Cristo.