IL VANGELO NEL 21°
SECOLO.
V DOMENICA DI QUARESIMA E SETTIMANA ANNOC.
IL VANGELO DEL GIORNO.
Fammi giustizia, o Dio,difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall'uomo perfido e perverso. Tu sei il Dio della mia difesa. (Sal 41,1-2)
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò
di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise
a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio,
la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in
flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne
come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per
avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché
insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza
peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo,
scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando
dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse:
«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare
più». Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,12-20)
In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi
segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua
testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di
me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove
vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la
carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero,
perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge
sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do
testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà
testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me
né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio.
E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora. Parola del
Signore.
L'obiezione che gli muovono i farisei è che egli rende testimonianza a se stesso. Nella risposta è riassunta in breve la concezione della vita terrena di Gesù nel quarto vangelo: Gesù viene dal Padre e ritorna al Padre.
La sua testimonianza, anche se singola, è vera perché egli sa di dove viene e dove va; loro invece non lo sanno, perché giudicano secondo il metro naturale (la carne) e non secondo lo Spirito.
In secondo luogo, la sua testimonianza è vera perché in realtà sono due i testimoni: lui e il Padre (cf Deut 17,6; 19,15).
I farisei, come non sanno di dove sia né dove vada, così non conoscono né il Padre né lui. La nota finale ricorda il luogo e ritorna sulla teologia dell'ora.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,21-30)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete
nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i
Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non
potete venire"?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo
mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri
peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi
dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato
è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che
egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora
conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il
Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato
solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole,
molti credettero in lui. Parola del Signore.
Evocando questo nome, che è il suo nome, Gesù ricorda tutta la strada percorsa dalla schiavitù alla libertà, perché ciascuno di noi deve intraprendere questo cammino dalla morte alla vita. Per provare in sé questa Pasqua, bisogna credere in Gesù, credere a Gesù. Credere che egli è l'inviato, il Messia, e credere nelle sue parole. Allora si impara a seguirlo nel mistero pasquale, nella passione, nella morte sulla croce e nella risurrezione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,31-42)
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete
nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non
siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il
peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa;
il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete
liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di
uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che
ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre
vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di
Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un
uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. Voi
fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo
padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché
da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha
mandato». Parola del Signore.
È un brutto colpo per chi si è sempre limitato ad una partecipazione superficiale o a frequentare incontri di preghiera senza mai rientrare in sé. Chi vive la preghiera fuori di sé, solo esteriormente, non ha mai incontrato Gesù, come dice Lui non si rimane nella sua Parola. Quindi, si segue un'altra parola, forse prende spunto da quella biblica ma poi viene manipolata o aggiornata secondo le proprie convenienze.
Gesù è molto chiaro, per diventare discepoli autentici è indispensabile rimanere nella sua Parola. Noi ogni giorno la commentiamo, la adoriamo, vogliamo che si incarni in noi, ci sforziamo di viverla in ogni circostanza. Questo è il nostro impegno giornaliero.
Gesù ci dice che è assolutamente necessario rimanere nella sua Parola, conoscere i suoi insegnamenti per arrivare alla Verità. Tutto trova spiegazione nella Persona di Gesù, è Lui la Verità, chi trova questa Verità diventa libero dai vizi, dai peccati, dalle dipendenze, da ogni laccio infernale.
Andiamo a trovare Gesù davanti nel Tabernacolo, facciamo l'Adorazione Eucaristica, perché la vicinanza del Signore ci riempie della sua Grazia e ci trasfigura in creature nuove.
Avvicinarsi a Gesù comporta arrivare alla Verità, in questa Verità tutto avrà una spiegazione e la nostra mente la intuirà con facilità.
Chi è lontano da questa Verità "è schiavo del peccato", la ripetizione e la ricerca dei peccati allontana inevitabilmente dalla Verità
La sapienza viene dall'alto, è un dono di Dio che bisogna meritare ogni giorno con una vita onesta e fedele al Vangelo. La Grazia di Dio che ci arriva dai Sacramenti e dalle preghiere, ci rende persone nuove, con una intelligenza sapienziale in grado di discernere il bene dal male e di dare ad ogni cosa il giusto peso: senza eccessi, senza esaltazione.
Il cammino che facciamo insieme, deve allontanarci dalle miserie umane per rivestirci sempre dell'Amore e della Grazia di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: "Se uno
osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno"». Gli dissero allora i
Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i
profeti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in
eterno". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i
profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi
mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", e non lo
conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi:
un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre,
esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto
Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo
fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e
uscì dal tempio. Parola del Signore.
Uno dei motivi è l'eccessiva dissipazione mondana di molti cristiani. Sono diventati molti i bisogni che le persone avvertono e non riescono a farli tacere per l'incapacità di mortificarsi, la debolezza cronica che non trasmette neanche lo stesso pensiero di fare qualcosa per Gesù.
Non ci si preoccupa più di quello che Gesù ha fatto per ognuno di noi!
Anche quei cristiani che si considerano fortunati per la vita tranquilla che conducono per la sicurezza del lavoro o di beni materiali, una vita appunto senza molti problemi economici, essi non si interessano intensamente di Gesù, non Lo adorano né pregano con amore perché non ricordano quello che Lui ha compiuto per amore anche per loro.
Assistiamo ad un continuo aumento di nuovi bisogni, intesi come desideri da realizzare a tutti i costi, anche andando contro lo spirito del Vangelo.
Vediamo che nella necessità il ricordo di Gesù diventa vivo e si prega, non appena termina la sofferenza si ritorna alla vecchia mentalità, dove è presente la malizia, sottoforma di doppio pensiero.
Riflettiamo sulla Settimana Santa che ci porterà a quel Venerdì tremendo, è un esercizio spirituale rilevante, come fermarsi per qualche ora a riflettere sulla Passione del Signore Gesù.
Se la Quaresima è trascorsa in modo identico al resto dell'anno, è il segnale che conosciamo poco Gesù e ci preoccupiamo molto delle nostre cose, appunto dei nuovi bisogni che emergono di continuo e restiamo dipendenti, sottomessi, assoggettati alle cose materiali.
La Settimana Santa inizia tra pochi giorni, in quei giorni è opportuno meditare con particolare amore la Passione del Signore, per conoscere quanto ha amato ognuno di noi, conoscere gli insegnamenti straordinari che ha rivelato nelle ultime ore nel Cenacolo, prima di recarsi nell'Orto degli Ulivi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 10,31-42)
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse
loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di
esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera
buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi
siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola
di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha
consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono
Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le
compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate
che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di
catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni
battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha
compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era
vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore.
Alcuni l'hanno riconosciuto e sono venuti a lui. Sono quelli che, attraverso la sua parola dolce e pacata, ma affilata come una spada, attraverso le sue opere di misericordia, i miracoli, le risurrezioni che manifestavano la gloria di Dio, oppure attraverso la testimonianza del suo precursore, hanno percepito lo Spirito del Padre che li toccava nel più profondo del loro cuore e sono stati abbastanza umili, abbastanza poveri per aprirsi all'adorazione. Allora costoro sono stati rinsaldati nella fede e hanno riconosciuto che Gesù è nel Padre e che il Padre è in lui.
In questi ultimi giorni prima della Passione, la Chiesa ci spinge ad attaccarci, con una fede amorosa e piena, a "colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò
che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui.
Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva
fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che
cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così,
tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e
la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non
capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo
muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non
lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che
Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per
riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque
decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella
regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i
discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme
prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio,
dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore.
Il sommo sacerdote "profetizzò" che la morte di un solo uomo era preferibile alla schiavitù dell'intero popolo, deportato a Roma.
In realtà non era ancora giunto il tempo in cui i Romani avrebbero temuto qualcosa da parte degli Ebrei, come testimonia il processo di Gesù: il procuratore della Giudea diede poca importanza al fatto che Gesù si proclamasse re dei Giudei. Ordinò anche di preparare un cartello con questa iscrizione: "Re dei Giudei".
Ma, trent'anni dopo, la "profezia" di Caifa avrebbe avuto un senso molto reale, quando i Romani sarebbero giunti a disperdere l'intero popolo e a distruggere il tempio.
Ma Gesù non era un pericolo! Egli muore per il suo popolo, per riunire in un solo corpo i figli di Dio che erano dispersi. Prima della morte, Gesù prega il Padre suo, perché tutti possano essere "uno" come lui con il Padre.
Molte persone cercarono Gesù nel momento dei preparativi della Pasqua. Molti chiesero: "Non verrà egli alla festa?". Certamente Gesù verrà per la festa pasquale, perché, senza di lui, essa non avrebbe un senso molto profondo.
Allo stesso modo, nella nostra vita, una Pasqua senza Cristo non ha senso. Oggi dobbiamo porci la stessa domanda dei sommi sacerdoti e dei farisei: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni".
E noi che cosa vogliamo fare di Cristo nella nostra vita?