IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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         IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C                            IL VANGELO NEL 21° SECOLO

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che noi tutti abbiamo la tendenza a compiacerci di noi stessi.
Forse perché pratichiamo molto fedelmente la nostra religione, come quel fariseo zelante, pensiamo di dover essere considerati "per bene".
Non abbiamo ancora capito queste parole di Dio in Osea: "Voglio l'amore e non il sacrificio" (Os 6,6). Invece di glorificare il Padre per quello che è, il nostro ringraziamento troppo spesso riguarda ciò che noi siamo o, peggio, consiste nel confrontarci, in modo a noi favorevole, con gli altri. È proprio questo giudizio sprezzante nei confronti dei fratelli che Gesù rimprovera al fariseo, così come gli rimprovera il suo atteggiamento nei confronti di Dio.
Supplichiamo Gesù di cambiare radicalmente il nostro spirito e il nostro cuore, e di darci l'umiltà del pubblicano che invece ha scoperto l'atteggiamento e la preghiera "giusti" di fronte a Dio. Non comprenderemo mai abbastanza che il nostro amore è in stretta relazione con la nostra umiltà. La cosa migliore che possiamo fare di fronte a Dio, in qualsiasi misura ci pretendiamo santi, è di umiliarci di fronte a Dio.
Ci sono dei momenti in cui non riusciamo a rendere grazie in modo sincero; allora possiamo fare la preghiera del pubblicano, possiamo cioè approfittare della nostra miseria per avvicinarci a Gesù: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Gesù esaudisce sempre questa preghiera.
L'umiltà non ha niente a che vedere con un qualsiasi complesso di colpa o con un qualsiasi senso di inferiorità. È una disposizione d'amore; essa suppone che sappiamo già per esperienza che il nostro stato di peccatori attira l'amore misericordioso del Padre, poiché "chi si umilia sarà esaltato". Essa suppone cioè che siamo entrati nello spirito del Magnificat.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La festa degli Apostoli ci dà l'occasione di acquistare maggiore consapevolezza delle due imprescindibili dimensioni della Chiesa, che è corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e non può essere l'uno senza l'altro. E un'illusione credere di poter ricevere lo Spirito Santo senza far parte del corpo di Cristo, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve nel corpo di Cristo. La Chiesa come corpo di Cristo ha anche un aspetto visibile: per questo Gesù scelse i Dodici e sceglie nel tempo i loro successori, a formare la struttura visibile del suo corpo, quasi continuazione dell'incarnazione. Appartenendo al suo corpo, possiamo ricevere il suo Spirito ed essere intimamente uniti a lui in un solo corpo e in un solo Spirito.
La lettera agli Efesini: Ef 2,19-14, esprime bene queste due dimensioni. "Siete edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù": è l'aspetto visibile del corpo di Cristo, che è un organismo con la propria struttura. E in Cristo "la costruzione cresce ben ordinata":
ogni membro ha la propria funzione e il proprio posto. Scrive Paolo più avanti nella stessa lettera: "E lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori...". Ognuno ha ricevuto la grazia "secondo la misura del dono di Cristo". Ed ecco la seconda dimensione, invisibile: "In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito".
Anche nella prima lettera ai Corinzi Paolo mette in evidenza lo stesso concetto: "I vostri corpi sono membra di Cristo... Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo" (6,15.19).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il Regno di Dio dovrebbe crescere soprattutto nei cristiani, e dalle loro opere si riconosce o meno la presenza di Dio. La crescita del Regno di Dio è spirituale, e dove cresce ciò che appare all'esterno sono le buone opere, la pratica delle virtù, la bontà, la verità e l'onestà.
Questo è il Regno di Dio nell'anima: la presenza della sua Grazia e la corrispondenza del cristiano alla volontà di Dio.
Come vediamo nel mondo il Regno di Dio non cresce, sono milioni i personaggi che cercano intenzionalmente di bloccarlo nelle anime, distraendole con mille diverse maniere. L'assenza del Regno di Dio nelle anime si vede dalla corruzione dilagante, dalla disonestà che diventa una pratica che si osserva spontaneamente, dal vuoto interiore che rende paranoiche miliardi di persone.
Chi dovrebbe controllare spesso è il capo anche delle truffe, qui sta il paradosso difficilmente recuperabile.
Con il passare dei mesi, dei giorni, aumentano le truffe in tutti i settori della vita sociale, da questo si comprende che Dio viene ignorato sistematicamente dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Senza Dio si vive nelle tenebre e ogni trasgressione morale diventa una buona occasione per divertirsi e fare come gli altri...
L'imitazione della depravazione ha rovinato tutti quelli che non hanno mai scoperto la loro personalità.
Sono miliardi le persone che vivono come canne al vento, seguono la direzione delle mode più assurde e umilianti, ma si sentono bene perché si aggregano al gruppo, fanno parte di una ideologia anche se non conoscono gli altri, non li hanno mai incontrati.
Queste persone sono agitate dalle tendenze istintive e non riescono a controllarle, infatti rimane impossibile ad esse dominare le spinte emotive. Nessuno nasce perfetto e ognuno può crescere migliorandosi giorno dopo giorno. Deve crescere il Regno di Dio in noi, questo è il primo impegno che si deve sostenere per diventare un cristiano autentico.
Sono molti quelli che truffano sapendo che è un reato, ma la coscienza non è pura, non rifiuta mai quel comportamento corrotto e lo giustifica. Ma dove non è presente la corruzione? Le persone oneste sono sempre meno dei disonesti, sono oneste perché hanno dei valori che rispettano e trasmettono ai loro figli.
"Dai loro frutti li riconoscerete" (Mt 7,16). È l'indicazione che ci offre Gesù per conoscere l'interno di una persona. Non bisogna giudicare, è una costatazione veritiera sulla condotta di una persona, e se è dedita alla truffa non si può dire che è santa. I frutti che mostrano tutti sono buoni o cattivi.
Già la mattina dobbiamo chiederci quali frutti vogliamo far crescere nella giornata per far sviluppare il Regno di Dio in noi.
Nel corso della giornata riflettiamo su come ci siamo comportati e la sera non manchi mai un esame per valutare cosa abbiamo fatto.
Come ci siamo comportati nella giornata? Abbiamo amato e perdonato? Siamo stati sinceri e corretti? Abbiamo controllato la retta intenzione e i pensieri? Siamo stati premurosi e fervorosi nelle preghiere e nel colloquio spirituale con Gesù e Maria?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore.
 

RIFLESSIONI
Questo brano contiene alcune affermazioni di Gesù che causano sempre grande sofferenza, pensando alla condizione spirituale di molti cristiani, anche Consacrati e Prelati, senza dimenticare quanti sono lontani o contrari al cristianesimo.
Gesù Cristo parla di amore, misericordia, umiltà, rispetto del prossimo, amicizia, perdono e comprensione.
Noi cristiani abbiamo come dovere il rispetto verso ogni prossimo, ogni persona che conosciamo e incontriamo.
Non è assolutamente scritto nel Vangelo la parola odio o la reazione contro i nemici, al contrario Gesù ci ha insegnato a perdonare e ad amare anche i nostri nemici.
È evidente, Dio è Amore, un Padre che ha mandato il Figlio come atto di misericordia e di perdono.
Noi desideriamo la pace in tutti i cuori e la gioia nella vita di tutte le persone del mondo! In noi non può essere presente l'odio.
A molti Gesù dirà nel Giudizio: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!".
Non lo dirà solo ai non credenti o ai peccatori ostinati, lo dirà anche a quanti si illudono di vivere da cristiani ma non lo sono.
Le parole di Gesù sono rivolte, infatti, a quelli che presumono di seguirlo senza però convertirsi: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". L'agire nel Nome di Gesù non comporta necessariamente il compimento della sua volontà.
L'agire deve essere conforme a quanto chiede il Signore nel Vangelo.
Oggi Gesù risponde a una domanda che suscita una riflessione molto importante. "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". La curiosità o il desiderio di capire la destinazione finale di molti, fa porre questo interrogativo che Gesù risolve con poche e impegnative parole.
Non risponde dando una precisa quantità dei salvati, ma invita a fare quello che permette di ottenere la salvezza eterna. "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno".
Gesù afferma che sono molti quelli che non riescono ad entrare in Paradiso, certamente di più sono gli atei e i grandi peccatori, ma bisogna ammettere che anche quanti conoscono Gesù e scelgono di vivere in maniera opposta al Vangelo, non possono considerarsi tranquilli.
Ciò che colpisce è l'ostinazione di quanti tradiscono il Signore e pretendono la salvezza: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Queste loro pretese devono fare riflettere tutti, soprattutto quanti hanno responsabilità nella Chiesa e per rispetto umano, per convenienze personali, preferiscono accontentare gli uomini e non Dio.
 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme".
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Noi siamo chiamati alla santità! Quando riflettiamo a questo, può darsi che confondiamo la santità con un insieme di virtù. Quando si fa un processo di canonizzazione effettivamente si comincia col verificare se la persona che si suppone degna di essere canonizzata ha esercitato le virtù in modo eminente e il primo decreto è quello sulla eroicità delle virtù. Tuttavia è molto insufficiente e inesatto confondere la santità con la perfezione.
San Paolo nella lettera ai Romani ci rivela in che cosa consiste la santità quando parla di non essere separati dall'amore di Dio, di non essere separati da Dio, infatti questo è la santità: l'unione con Dio, essere in comunione col Dio santissimo. Dio è santo, dice la Scrittura, ed è la migliore definizione di Dio, Dio è tre volte santo. Questo significa che è il Diverso da noi e che per giungere a lui dobbiamo essere trasformati a sua immagine, cioè diventare santi.
Nella religione antica questa santità non era confusa con lo sforzo morale, si sapeva che si trattava di un altro ordine. Lo sforzo dell'uomo non può mai portarlo al livello di Dio; perché l'uomo diventi santo bisogna che Dio agisca e lo renda simile a lui: la santificazione è prima di tutto opera di Dio in noi. Ed è proprio quanto ci dice san Paolo: Dio ha fatto tutto per portarci vicino a lui, per metterci in comunione con lui, perché noi siamo santi. "Non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l'ha dato per tutti noi... Come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?". Per questo abbiamo fiducia, non in noi ma nell'amore di Dio che ci innalza accanto a sé, che ci santifica, che ci dà quella santità di cui neppure avremmo idea se nella sua bontà egli non venisse a donarcela.
San Paolo esclama: "Noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati", più che vincitori in ogni circostanza: la santità è una grande vittoria. Nell'Apocalisse è detto che il premio è promesso a colui che avrà riportato vittoria, e noi siamo più che vincitori, perché Cristo ha vinto e ci comunica la sua vittoria. E Dio che donandoci il suo Figlio ha superato tutti gli ostacoli che ci separavano da lui, il Dio di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, come diciamo nella formula dell'assoluzione, il Dio pieno di bontà che vuol comunicare se stesso e ha trovato il mezzo per farlo.
Ecco la strada della santità. Si tratta allora di aprirsi all'azione santificante di Dio, di aprirsi a questo amore che è stato più forte di tutto. Così riceviamo in noi la vittoria di Dio e siamo più che vincitori. E siamo sicuri che nessun ostacolo ci impedirà di essere con Dio, perché egli stesso ha percorso tutto il cammino: "Né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze... niente potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore". Per progredire nella santità dobbiamo costantemente approfondire la nostra fede in questo amore di Dio, nell'amore che Dio ci dà, che è l'amore che egli ha per noi e l'amore che egli mette in noi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Oggi il Vangelo ci presenta le sublimi Beatitudini e conoscerle è un dovere per tutti i cristiani. Sono la nostra carta d'identità.
Il mondo chiama beati quelli che abbondano di ricchezze e di onori, che vivono allegramente, e che non hanno alcuna occasione di patire. I poveri di spirito, secondo il Vangelo, sono quelli che hanno il cuore distaccato dalle ricchezze; ne fanno buon uso, se le posseggono; non le cercano con sollecitudine, se ne sono privi; ne soffrono con rassegnazione la perdita, se loro vengono tolte.
I mansueti sono quelli che trattano il prossimo con dolcezza, e ne soffrono con pazienza i difetti e i torti che da essi ricevono, senza risentimenti o vendette.
Quelli che piangono, eppure sono detti beati, sono coloro che soffrono rassegnati le tribolazioni, e che si affliggono per i peccati commessi, per i mali e per gli scandali che si vedono nel mondo, per la lontananza dal Paradiso e per il pericolo di perderlo.
Quelli che hanno fame e sete della giustizia sono coloro che desiderano ardentemente di crescere sempre più nella Divina Grazia e nell'esercizio delle opere buone e virtuose.
I misericordiosi, sono quelli che amano in Dio e per amor di Dio il loro prossimo, ne compassionano le miserie sia spirituali che corporali, e procurano di sollevare secondo le loro forze e il loro stato.
I puri di cuore sono quelli che non hanno alcun affetto al peccato e ne stanno lontani, e schivano soprattutto ogni sorta d'impurità.
I pacifici sono quelli che conservano la pace col prossimo e con se stessi, e procurano di mettere la pace tra quelli che sono in discordia.
Quelli che soffrono persecuzione per amore della giustizia sono coloro che sopportano con pazienza le derisioni, i rimproveri e le persecuzioni per causa della Fede e della legge di Gesù Cristo.
Le Beatitudini non ci procurano solo l'eterna gloria del Paradiso, ma sono anche i mezzi per condurre una vita felice, per quanto è possibile, in questo mondo.
Coloro che seguono le Beatitudini, ne ricevono già ricompense anche in questa vita, perché già godono un'interna pace e contentezza, che è principio, benché imperfetto, della eterna felicità.
"Le Beatitudini dipingono il volto di Gesù Cristo e ne descrivono la carità; esse esprimono la vocazione dei fedeli associati alla gloria della sua Passione e della sua Risurrezione; illuminano le azioni e le disposizioni caratteristiche della vita cristiana; sono le promesse paradossali che, nelle tribolazioni, sorreggono la speranza; annunziano le benedizioni e le ricompense già oscuramente anticipate ai discepoli; sono inaugurate nella vita della Vergine Maria e di tutti i Santi".
Questa che abbiamo letto è una bella spiegazione delle Beatitudini data dal Catechismo al numero 1717.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,36-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Parola del Signore

RIFLESSIONI
Fino a quando il Signore Gesù verrà nella gloria, e distrutta la morte gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando Dio. Tutti però comunichiamo nella stessa carità di Dio. L'unione quindi di coloro che sono in cammino con i fratelli morti non è minimamente spezzata, anzi è conservata dalla comunione dei beni spirituali (cfr Conc. Vat. II, Costituzione dommatica sulla Chiesa, «Lumen gentium», 49). La Chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi (ibidem, 50). Nei riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti sono diventati con il Battesimo membri del Cristo crocifisso e risorto, attraverso la morte, passano con lui alla vita senza fine. (Cfr Rito delle esequie, 1). Si iniziò a celebrare la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, anche a Roma, dal sec. XIV.
Gesù offrì se stesso sulla Croce, nella Messa sempre Gesù si offre al Padre ed è il Sacerdote principale, mentre è secondario il Sacerdote che celebra e ne fa le veci. L'immolazione Eucaristica rappresenta e rievoca incruentemente l'immolazione cruenta della Croce.
La celebrazione di una sola Messa può far scendere grandi Grazie ai presenti, ai defunti e agli assenti. Dipende tutto dalla nostra Fede.