IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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                IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B                               IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Sostienici Signore con il tuo aiuto e trasforma la nostra vita.
Per Cristo nostro Signore 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il santo battesimo ci ha inseriti nella morte del Signore, ci ha resi conformi al suo sacrificio. Questa è la radice della nostra esistenza cristiana, la sua sorgente profonda: il frutto deve essere l'umiltà, l'esistenza che ne sgorga deve essere un'esistenza donata nel servizio. È questo un punto centrale della vita cristiana. In essa, e dunque nella Chiesa, la logica delle "precedenze" è completamente rovesciata: il primo è colui che si fa il servo di tutti, come Gesù, il cui primato è stato posto dalla sua obbedienza ed immolazione sulla croce. La vera dignità è nella possibilità offerta all'uomo di imitare l'umiltà del Verbo Incarnato. Una conseguenza sconvolgente: il piccolo è il "sacramento" di Gesù e quindi in lui accogliamo il Padre.

TESTO:--
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,16-18)
Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Luce. Parola semplice, parola meravigliosa. Per ognuno di noi è una parola carica di ricordi... Il lampo nella notte fa paura, i primi raggi del sole all'alba ridanno coraggio e speranza. C'è forse uno spettacolo più bello, un momento più esaltante di quando si raggiunge la cima di una montagna mentre spunta il sole?
Come ogni avvenimento importante anche questo è preceduto da alcune prove. Dapprima la notte, una notte buia e fredda, a volte glaciale, resa ancora più penosa dai venti. Il momento tanto atteso tarda a giungere, bisogna aspettare, bisogna saper aspettare. Mentre le stelle sbiadiscono lentamente, l'orizzonte lontano si copre dolcemente di un alone chiaro, che si fa rosa col passare del tempo. Il momento atteso arriva, infine, quando una riga rossa sottile si staglia nel cielo e si ingrandisce a vista d'occhio verso l'est. Si leva il giorno.
La luce della fede, questa luce preziosa, si accende nelle nostre anime allo stesso modo, se sappiamo aspettarla, sollecitarla con la preghiera. E la grazia segue la luce, la luce diventa grazia. Dio è presente.
Con il battesimo noi abbiamo ricevuto questa piccola luce nel nostro cuore, nell'intimo della nostra anima. Ma può capitare che, col passare degli anni, la fiamma di questa piccola torcia diminuisca e tenda a spegnersi. Dobbiamo allora fare molta attenzione, vegliare e non accettare che si spenga definitivamente. Dobbiamo ravvivarla e conservarla sempre al centro della nostra vita in balia di dubbi e domande. Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché possa illuminarci, guidarci nelle nostre scelte, nelle nostre decisioni o nelle nostre azioni, ed inondi tutta la nostra vita.
Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché la nostra vita sia essa stessa una luce per tutti quelli che incontriamo e che, come noi, cercano Cristo, fonte di ogni vera luce grazie al suo Amore infinito.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,19-21)
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L'amore è uno dei più grandi misteri della vita dell'uomo, se non il più grande. È indispensabile a tal punto che una vita senza amore non è più una vita.
Il Vangelo celebra spesso la grandezza dell'amore.
Con la sua presenza alle nozze di Cana, Cristo ha benedetto l'unione di una giovane coppia. La sua compassione per i malati, la sua simpatia per i poveri occupano tutte le pagine dei Vangeli. Il suo amore per gli uomini l'ha condotto al sacrificio supremo nell'obbedienza al Padre. Questa obbedienza ha le sue radici nell'amore. L'amore di Gesù per sua madre ci è rivelato alla croce, quando, prima di morire, l'affida a Giovanni, il discepolo prediletto. Eppure, nel brano che abbiamo letto del Vangelo di Luca, Gesù sembra "rinnegare" sua madre. Ma lo fa davvero? No: si tratta di altro. In realtà la frase chiave: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" è la sintesi dell'amore supremo che egli ci insegna.
Dio è Amore. Colui che professa quest'amore e lo mette in pratica fa già parte della grande famiglia di Cristo, del suo regno sulla terra, regno che sta per annunciare e costruire con il suo insegnamento e con il suo esempio, Vangelo vivo.
Gesù non rinnega allora la famiglia, ma la ingrandisce, l'allarga. Di qui l'importanza del secondo elemento della sua affermazione: "e la mettono in pratica", in cui si riferisce a coloro che traducono la parola di Dio in atti, che la vivono quotidianamente, costruendo giorno dopo giorno il regno di Dio, la cui legge fondamentale è l'amore.
L'amore non può allora essere un mero slogan di qualche ideologia, né una teoria bella ma senza realtà. L'amore è vita. Grazie all'amore ogni vita comincia, cresce, si arricchisce e si compie. San Paolo, più tardi, avrebbe celebrato la gloria dell'amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,1-6)
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi". Ecco qual è la missione dei dodici apostoli, secondo quanto ha stabilito Cristo duemila anni fa. Dopo la morte e la risurrezione di Cristo, sotto l'impulso dello Spirito Santo, i Dodici si sono messi all'opera. Poi, dopo un certo tempo, si sono dati dei successori, che a loro volta hanno trasmesso il loro potere e il loro dovere di conservare e di proclamare la fede.
I successori degli apostoli, con a capo il successore di Pietro, continuano ancor oggi l'evangelizzazione del mondo e formano la gerarchia della Chiesa. Ma i poteri e i doveri sono rimasti gli stessi. Fa bene, ogni tanto, ricordare queste verità elementari, poiché l'opinione diffusa - e spesso anche la nostra - vorrebbe attribuire ai pastori della Chiesa altri compiti che appaiono più utili o più urgenti.
È incontestabile che alcune deviazioni sono oggi molto alla moda. L'opinione pubblica, il famoso "parere della maggioranza", si esprime nei voti o nei sondaggi, e tende a considerare questi risultati come "verità". Ma la verità è raramente il frutto dei voti di una maggioranza già nella vita corrente, e non lo è mai in materia di religione o di fede. La Chiesa di Cristo non è una repubblica parlamentare. Le sue leggi non vengono dal consenso dei suoi componenti, ma da Dio e dall'insegnamento di suo Figlio, che noi ritroviamo nei Vangeli.
I vescovi, successori degli apostoli, hanno ricevuto in consegna questo insegnamento con il duplice incarico di serbarlo puro e di proclamarlo, a qualsiasi prezzo. Molti sono coloro che hanno pagato con la loro vita questa fedeltà. Nell'esercizio del loro apostolato, sacerdoti e vescovi meritano la nostra stima e il nostro rispetto. Noi siamo solidali con loro nella proclamazione - nell'annuncio - della parola di Dio. Siamo tutti chiamati a quest'opera, ognuno secondo il proprio carisma. La differenza stessa dei carismi mostra che dobbiamo essere complementari e non opposti in questo incarico. La cooperazione è la nostra forza, la divisione sarà la nostra rovina. Il nostro motto deve allora essere: "Viribus unitis", con tutte le nostre forze unite nel servizio del regno.
Ma è davvero sempre così?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,7-9)

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
La domanda di Erode su chi fosse il nuovo Profeta che si aggirava per la Palestina, dopo la morte di Giovanni Battista, era dettata solamente dalla curiosità di divertirsi nel vedere qualche miracolo o, come lo intendeva lui, un gioco quasi da prestigiatore.
Il re Erode sentiva parlare delle opere strabilianti del Cristo e non riusciva a comprendere la sua identità per la mancanza della Fede, non era un credente ma anche i credenti che non pregano bene hanno oggi difficoltà ad adorare profondamente Gesù. Non riescono a riconoscerlo veramente come Dio.
I ragionamenti di Erode erano puramente umani, non aveva la Luce di Dio e voleva spiegare tutto con la sola ragione.
È impossibile entrare nel mistero di Dio con la ragione, senza la Fede autentica non si percepiscono le Verità Divine e tutto rimane oscuro. Questo succede anche ai credenti, non solamente agli atei. La preoccupazione dei credenti deve concentrarsi sulla risposta giornaliera che si deve dare all'invito di Dio di obbedire alla sua Legge.
Altrimenti si rimane nella situazione di debolezza spirituale e non si riesce ad agire animati dalla Parola di Dio, non si praticano le virtù che richiedono uno sforzo sulla propria persona. Non è mai facile all'inizio cominciare la pratica di una virtù, occorre innanzitutto conoscerla bene, studiare i modi per viverla e sforzarsi di metterla in atto nelle circostanze che si presentano.
Il salmista saggiamente esorta: "Nella tua Luce, Signore, vediamo la luce" (Sal 36,10).
La vera luce della realtà si conosce se viviamo nella Luce di Dio, Luce che si perde quando si pecca gravemente e bisogna ricorrere subito alla Confessione, pentirsi della debolezza perché la perfezione è solo in Cielo e proporsi una maggiore vigilanza per il futuro.
La pratica delle virtù insieme ai Sacramenti e alla preghiera costante, eleva la persona dalla dimensione carnale a quella spirituale.
Senza il nostro impegno quotidiano rischiamo di rimanere infruttiferi e forse nel tempo anche spiritualmente secchi. A cosa serve un albero secco che non dà più frutti? Ma Gesù conosce la debolezza di ognuno, conosce i limiti e la psiche, le sofferenze affrontate nella vita, le umiliazioni e le persecuzioni patite a causa dei cattivi e diventa infinitamente comprensivo.
Gesù dice ad ognuno "amami come sei", perché è impossibile amarlo come merita, ma dobbiamo crescere ogni giorno nell'amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
I pareri della massa sulla vera identità di Gesù sono molto diversi. Alcuni lo considerano Giovanni Battista risorto, altri Elia o uno degli antichi profeti. Dopo avere ascoltato questi pareri, Cristo si rivolge direttamente agli apostoli: "Ma voi chi dite che io sia?". La risposta di Pietro è pronta e sicura: "Il Cristo di Dio".
Possiamo supporre che la condizione stessa di Pietro gli offriva molte possibilità di rispondere subito e senza alcuna esitazione. Noi, come tutti i nostri contemporanei, non abbiamo sempre un atteggiamento così sicuro, una convinzione così assoluta. I dubbi ci avvolgono. Inoltre, bisogna dirlo, nella maggior parte dei casi i nostri contemporanei non hanno convinzione alcuna in proposito. Si perdono nella folla degli "ismi" di moda. Eppure la questione di chi sia Cristo
viene posta continuamente e ha ancora tutta la sua importanza.
Il nostro mondo non è certo pronto a dare una risposta chiara ed esauriente. E questa incapacità si fa via via più grande. Perché?
L'insegnamento filosofico delle nostre scuole ne è la causa nella maggior parte dei casi. Un tale insegnamento ci fornisce infatti strumenti atti alla ricerca, che si rivelano però inefficaci se applicati a questa questione. Esso ci insegna a porci infinite domande, al punto che finisce per porre tutto in dubbio, compresi i valori più antichi che pure sembravano immutabili. Si arriva al punto di porci talmente tante domande, che ci si dimentica della ragione che le aveva generate e del fine stesso della nostra indagine.
L'insegnamento dei maestri d'oggi semina il dubbio nei nostri cuori al punto che ne dimentichiamo la verità. Limitando il nostro sguardo alla terra e ai suoi confini, trascuriamo il soprannaturale, giungendo anzi a negarlo. Disumanizziamo e, peggio, despiritualizziamo la vita umana. L'uomo d'oggi ha la sensazione di essere condannato a non poter soddisfare il suo desiderio di verità.
Bisogna tornare alla fonte, interrogare di nuovo il Vangelo e la tradizione della Chiesa che contengono il "deposito" della fede. Le domande e i dubbi non devono farci paura. Dobbiamo saper cercare la verità dove essa è stata rivelata. Non corriamo dietro ai falsi profeti e ai dottori della legge che si sono autoproclamati tali: solo le parole di Vita possono fornirci le risposte giuste. Ritorniamo a Gesù Cristo e al suo Vangelo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,47-51)
Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

Glorioso San Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, difendici contro tutti i nostri nemici visibili e invisibili e non permettere mai che cadiamo sotto la loro crudele tirannia.

San Gabriele Arcangelo, tu che giustamente sei chiamato la forza di Dio, poiché sei stato scelto per annunciare a Maria il mistero in cui l'Onnipotente doveva manifestare meravigliosamente la forza del suo braccio, facci conoscere i tesori racchiusi nella persona del Figlio di Dio e sii nostro messaggero presso la sua Santissima Madre!

San Raffaele Arcangelo, guida caritatevole dei viaggiatori, tu che, con la potenza divina, operi miracolose guarigioni, degnati di guidarci nel corso del nostro pellegrinaggio terreno e suggerisci i veri rimedi che possono guarire le nostre anime e i nostri corpi. Amen.