IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
I discepoli riconobbero Gesù, il Signore, nello spezzare il pane. Lc 24,35
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 12,38-44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento:
«Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere
saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei
banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere.
Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti
ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine,
che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti
infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria,
vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola
del Signore.
Forma breve
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 12, 41-44)
In quel tempo, Gesù,
seduto di fronte al tesoro [nel tempio], osservava come la folla vi gettava
monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò
due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti
infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria,
vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù contrappone qui due tipi di comportamento religioso. Il
primo è quello degli scribi pretenziosi che si pavoneggiano ed usano la
religione per farsi valere. Gesù riprende questo atteggiamento e lo condanna
senza alcuna pietà. Il secondo comportamento è invece quello della vedova
povera che, agli occhi degli uomini, compie un gesto irrisorio, ma, per lei,
carico di conseguenze, in quanto si priva di ciò di cui ha assolutamente
bisogno. Gesù loda questo atteggiamento e lo indica come esempio ai suoi discepoli
per la sua impressionante autenticità. Non è quanto gli uomini notano che ha
valore agli occhi di Dio, perché Dio non giudica dall'apparenza, ma guarda il
cuore (1Sam 16,7). Gesù vuole che guardiamo in noi stessi. La salvezza non è
una questione di successo, e ancor meno di parvenze. La salvezza esige che
l'uomo conformi le azioni alle sue convinzioni. In tutto ciò che fa,
specialmente nella sua vita religiosa, l'uomo dovrebbe sempre stare attento a
non prendersi gioco di Dio. Scrive san Paolo: "Non vi fate illusioni; non ci si
può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato" (Gal
6,7).
Il Signore chiede che si abbia un cuore puro, una fede autentica, una fiducia
totale. Questa donna non ha nulla. È vedova, e dunque senza appoggio e senza
risorse. È povera, senza entrate e senza garanzie. Eppure dà quello che le
sarebbe necessario per vivere, affidandosi a Dio per non morire. Quando la fede
arriva a tal punto, il cuore di Cristo si commuove, poiché sa che Dio è amato,
e amato per se stesso. L'avvenire della Chiesa, il nostro avvenire, per i quali
le apparenze contano tanto, è nelle mani di questi veri credenti.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono.
È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia
gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State
attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà,
perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e
sette volte ritornerà a te dicendo: "Sono pentito", tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore
rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo
gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
State attenti a voi stessi!
Il cristiano deve stare attento a se stesso. È comando di Gesù. I suoi
discepoli devono essere perfetti in ogni cosa. Vale per essi la regola che San
Paolo applicava a sé.
Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga
criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di
Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce,
nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei
digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con
spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di
Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel
disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo
veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece
viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come
poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece
possediamo tutto! (2Cor 6,2-10).
Vi è però un'attenzione somma che essi devono prestare e riguarda sia lo
scandalo attivo che quello passivo. Lo scandalo attivo è la trasgressione della
Parola del Signore fatta pubblicamente, dinanzi a una o a più persone. Oggi
certi scandali vanno oltre la propria casa, la propria parrocchia, la propria
Diocesi, la stessa nazione. Di essi se ne impossessano i Mass-Media e tutto il
mondo ne viene a conoscenza. Un solo scandalo cristiano può impedire che mezzo
mondo giunga alla vera fede in Cristo Gesù. Vedendo i cristiani che divorziano,
praticano l'aborto, si abbandonano all'eutanasia, vivono di unione tra gli
stessi sessi, rubano, uccidono, stuprano, dicono falsa testimonianza,
commettono adulteri, hanno addirittura perso il senso della moralità, nessuno
si convertirà mai a Cristo Gesù. Reputerà la sua religione migliore, se non
addirittura perfettissima. San Paolo chiede ai cristiani di evitare anche lo
scandalo, detto dei piccoli. È un'azione in sé buona dinanzi a Dio e di
conseguenza dinanzi alla propria coscienza. Ancora però non è cosa buona
dinanzi alla coscienza dei fratelli più piccoli nella fede. Per la salvezza del
fratello, anche da questo scandalo si deve stare attenti. Regola di verità e di
giustizia non è la nostra coscienza, ma quella del fratello.
Pericolosissimo per il cristiano è anche lo scandalo passivo. Ascoltando e
vedendo, a poco a poco potrebbe convincersi che il pensiero del mondo è quello
vero, giusto, santo. Oggi tutto il mondo cristiano non pensa più dal Vangelo,
ma dal mondo. Poiché per il mondo tutto è moralmente indifferente, anche per il
cristiano tutto sta divenendo moralmente indifferente. Ma cosa ancora più
grave, tutto si giustifica come volontà di Dio. Si dichiara che Dio è oltre la
sua rivelazione pubblica, oltre il Vangelo, oltre l'antica sana dottrina, oltre
gli stessi dogmi. Se uno vuole credere in tutto ciò che è antico né può e né
deve. Viene accusato o di essere tradizionalista o di essere fondamentalista.
Il pensiero di Dio oggi è il pensiero del mondo e il pensiero del mondo è il
pensiero di Dio. È questa la potenza dello scandalo passivo. La sua potenza
oggi è aumentata a dismisura. Chi non mantiene il cuore nel Vangelo, subito
viene travolto da esso.
La purissima fede in Cristo si sta ritirando sempre più dalla nostra terra.
Possiamo fare qualcosa per darle nuova vita e nuovo vigore? Chi crede, abbia la
forza di credere.
Vergine Castissima, Angeli, Santi, liberate i cristiani da ogni scandalo attivo
e passivo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a
pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e
mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stringiti le
vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e
berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli
ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è
stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo
fare"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nessuno contesterà il fatto che questa parabola descrive con
precisione i rapporti fra gli uomini. Persino l'atteggiamento del padrone è
giusto, irreprensibile: un servo, infatti, non è tenuto a servire soltanto
provvisoriamente, per qualche ora. Non può mettersi al posto del padrone alla
fine della giornata di lavoro. La parabola ci convince, la sua logica è stringente.
Eppure ci disgusta: ci rifiutiamo di applicarla a noi stessi. Noi che siamo i
discepoli ci aspettiamo, segretamente, un piccolo vantaggio, una ricompensa,
che superi un po' il normale. Speriamo in un trattamento di favore, e ci sembra
persino di avere per ciò buone ragioni.
La pertinenza dell'esempio non lascia spazio a contraddizione alcuna: è altrove
che dobbiamo cercare. Scopriamo che il Signore ci considera come servi inutili.
Il nostro ruolo è allora senza importanza? Si potrebbe fare a meno della nostra
persona? Ciò ci sembra troppo grave.
Gesù non esige mai dai suoi discepoli qualcosa che egli non abbia compiuto in
prima persona. Egli è stato in mezzo agli uomini "come colui che serve" (Lc
22,27). Ha lavato i piedi ai suoi apostoli, per darci l'esempio (cf. Gv 13,15).
Ha annunciato Dio umiliandosi e in tal modo esprime in mezzo ai suoi un amore
che arriva fino a noi.
Le parole sull'inutilità del servo ci rivelano le intenzioni e le azioni di
Gesù stesso. Egli era talmente colmo della volontà del Padre che la sua
"schiavitù" non si dava pensiero alcuno riguardo alla sua importanza o alla
ricompensa. L'amore è sempre gratuito: non ha altra finalità al di fuori di se
stesso. È orientato verso l'altro, è votato all'abnegazione.
Proprio come la predicazione di Gesù non è centrata su se stesso, ma piuttosto
sul Padre che è nei cieli e sul suo regno, come ad esempio nel discorso della
montagna. Proprio come egli non appare in quei brani del Nuovo Testamento che
proclamano l'amore del Padre per il peccatore: ad esempio, nell'episodio del
figliol prodigo, in quello del banchetto nuziale o, ancora, in quello della
pecorella smarrita. H. U. von Balthasar, a proposito di tali parabole, scrive:
"Il figlio se ne va, si fa servo, finisce per scomparire del tutto fra noi e il
Padre".
"In quel giorno chiederete nel mio nome e io non dico che pregherò il Padre per
voi: il Padre stesso vi ama" (Gv 16,26).
Signore, togli dalla nostra anima ogni residuo del nostro io e colmaci del tuo
amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la
Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono
a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena
li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi
andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si
prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove
sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti
ha salvato!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Tutto l'interesse di questo passo si concentra sul contrasto tra il prima e il dopo. Dieci intercedono, ma uno solo ritorna per rendere grazie, per mettere in relazione con Gesù, riconoscendola, la grazia della sua guarigione. Ora, e ciò è ancora più significativo, l'unico che ritorna è un Samaritano: uno straniero, come dice Gesù, ma anche un uomo dalla religione dubbia e sbagliata. Ne dedurremo che tutte le religioni si equivalgono? No, ma che alcuni uomini dei quali abbiamo ragione di rifiutare la religione, o l'assenza di religione, possono ampiamente darci delle lezioni, per quanto riguarda il senso di Dio, la forza di convinzione, la generosità nei confronti degli altri. L'assenza di riconoscenza verso Dio - e dove si esprime meglio questa riconoscenza se non nella liturgia dell'Eucaristia in particolare? -, l'assenza dell'azione di grazie trasforma l'essere umano in consumatore e approfittatore. Essa lo disumanizza fin nel profondo dello spirito e del cuore. Meravigliatevi di Dio: attraverso ciò che gli domandate, riconoscerete che desiderate Dio stesso. E, nella fede, è la salvezza che riceverete: quello slancio attraverso il quale Cristo ci dà al Padre e ci dà il Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio
non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: "Eccolo qui",
oppure: "Eccolo là". Perché, ecco, il
regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno
solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: "Eccolo
là", oppure: "Eccolo qui"; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore,
guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo
nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato
da questa generazione». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Aspettare al tempo stesso ardentemente e pazientemente,
senza pretendere di vedere arrivare la cosa, né di sapere come arriverà: ecco
qualcosa di assai difficile.
Quando arriverà il regno? ci chiediamo con i farisei. E alcuni si affidano ai
calcoli. Altri gridano: Eccolo, è qui. No, risponde in anticipo Gesù: le
domande che riguardano il momento, il luogo e il modo rimarranno sempre senza
risposta, e anche senza oggetto: la sorpresa sarà totale, renderà polvere tutte
le false domande.
Ma le parole di Gesù ci riportano da questa attesa del futuro ai giorni del
Figlio dell'uomo, cioè al tempo dell'Incarnazione: il regno di Dio è in mezzo a
voi. Per riconoscerlo bisognerà che i farisei credano e comprendano che questo
regno è Gesù stesso e ciò che egli dice, Gesù e la passione che egli vede
avvicinarsi.
Oggi il Regno non è ancora e sempre in mezzo a noi? Non si trova in embrione
ovunque ci si ricordi dei giorni del Figlio dell'uomo, si aspetti il suo
giorno, e si traduca questo ricordo e questa speranza in amore e fervore?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie,
prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il
diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano,
vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma,
piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose
in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni
indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la
manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l'uno verrà
portato via e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso
luogo: l'una verrà portata via e l'altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il
cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il brano precedente si opponeva a qualsiasi speculazione
sulla fine. Il Vangelo di oggi va nella stessa direzione, ma in modo ancor più
accentuato. Sarà la sorpresa totale, senza la più piccola proroga per veder
venire e prepararsi a qualunque cosa accada.
Due avvenimenti dell'Antico Testamento sono evocati per sottolineare questa
subitaneità. Ma anche per rivelare il carattere irrevocabile e assoluto del
giudizio: "L'uno verrà preso, e l'altro lasciato". La domanda dei discepoli è
senza senso: Dove avrà luogo tutto questo? Come un cadavere attira
immediatamente gli avvoltoi, il giudizio avrà luogo nel luogo in cui si troverà
ogni persona in quel momento, senza altra forma di processo, né di
tergiversazione, né di rinvio...
Gesù vuole farci paura? Vi è di che tremare, senza dubbio... Ma tremare, avere
paura, speculare sullo scenario del giudizio finale non servirebbe che a
distoglierci dalla domanda fondamentale: Come vivere di Cristo e per lui? Come,
al suo seguito, dimenticare se stessi con tanta forza, per amore, perdere la
propria vita, in modo che il giudizio ci trovi pronti, cioè vivendo già la vita
eterna?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità
di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per
alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva:
"Fammi giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio
e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò
giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?
Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia
prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?». Parola del Signore.
Elisabetta (Ungheria 1207 - Marburg, Germania, 17 novembre 1231), sposa di Luigi IV, Langravio di Turingia, fu madre di tre figli. Dopo la morte del marito si consacrò interamente alla penitenza, alla preghiera e alla carità. Iscrittasi al terz'Ordine Francescano, fondò in onore di san Francesco l'ospedale di Marburg, in cui ella stessa serviva i malati.
RIFLESSIONI
«E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che
farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà
la fede sulla terra?». Lc 18, 7-8
Oggi Gesù ci regala la parabola della vedova che scomoda il giudice senza
morale per insegnarci l'importanza della preghiera costante.
La parabola presenta la gente povera che lotta nel tribunale per ottenere i
suoi diritti. Il giudice decide di prestare attenzione alla vedova e di farle
giustizia per liberarsi di lei e non essere più importunato; è un motivo di
interesse personale, ma la vedova ottiene ciò che vuole.
La raccomandazione di "pregare senza stancarsi" appare molte volte
nel Nuovo Testamento (1 Tes 5,17; Rom 12,12; Ef 6,18; ecc). Ed è una
caratteristica della spiritualità delle prime comunità cristiane.
I primi cristiani avevano un'immagine di Gesù in preghiera, in contatto
permanente con il Padre. Infatti, la respirazione della vita di Gesù era fare
la volontà del Padre (Gv 5,19). Gesù pregava molto ed insisteva, affinché la
gente e i suoi discepoli pregassero. Poiché è confrontandosi con Dio che emerge
la verità e che la persona ritrova se stessa in tutta la sua realtà ed umiltà.
La preghiera rivela qualcosa che va oltre se stessa, riguarda il nostro modo di
vivere, la nostra relazione con Dio, con noi stessi e con il prossimo.
Per questo Gesù esorta a pregare "senza stancarsi". Tutti proviamo
momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra
preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura che, a differenza del giudice
disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa
che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo.
Signore, Tu conosci il mio cuore, sai tante cose che voglio affidarti nella
sicurezza che tu mi ascolti e rispondi sempre. Oggi, insieme al desiderio di
tutto il mondo, ti prego Gesù, donaci la pace, basta già di tanto dolore, senza
stancarmi e senza scoraggiarmi ripeterò "Donaci la paca, la pace, la
pace".
"La preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di
Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all'unione con
Dio, che è Amore misericordioso".