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     IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO VII DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C                IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo ci propone oggi la rinuncia alla vendetta e alla violenza. Al loro posto, Gesù impone ai suoi discepoli il
principio della non resistenza al male e il comandamento dell'amore dei propri nemici.
È come se ci dicesse: non si trionfa sul male con il male; non si trionfa sulla violenza con la violenza. Il male e la violenza sono vinti quando li si lascia dissolvere, senza rilanciarli con una risposta analoga. L'odio non può essere distrutto che dall'amore che lo subisce gratuitamente.
Non è vero che noi non possiamo evitare, a queste parole, un movimento di rifiuto? Non hanno l'apparenza della follia, abituati come siamo a vedere trionfare il potere e l'aggressività dei forti, mentre il male si accanisce sui deboli e i disarmati? Questi ordini non sarebbero il frutto delle divagazioni di un sognatore che non ha l'esperienza della crudeltà spietata del nostro mondo?
Di Gesù si può dire qualsiasi cosa, tranne che non abbia conosciuto la cattiveria. Egli ha conosciuto bene che cosa voleva dire essere detestato, spogliato, percosso e ucciso. In realtà, è il solo uomo che può dire quello che noi abbiamo appena ascoltato senza la più piccola leggerezza, perché in lui, e in lui solo, queste parole furono verità. Egli ha amato coloro che lo odiavano, ha dato più di quanto non gli fosse stato tolto, egli ha benedetto coloro che lo maledicevano.
Solo così questa condotta viene giustificata. Non è il prodotto di una saggezza profana, che implicherebbe una irresponsabilità criminale. Non è qui un politico o sociologo di questo mondo che parla. Colui che parla ha superato il male attraverso la sofferenza. Ed è per questo che la sola giustificazione possibile di questi comandamenti di Gesù è la sua croce. Solo colui che dice "sì" alla croce di Cristo può obbedire a tali precetti e trovare nell'obbedienza il compimento della promessa contenuta in essi: il bene trionfa sul male attraverso l'amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,14-29)
In quel tempo, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed Egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da Te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se Tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, Io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera e il digiuno». Parola del Signore

RIFLESSIONI

Il tema delle possessioni diaboliche tocca anche altre verità scomode e la reazione di chi è sempre sopra le righe o occultata dietro parole apparentemente vicine al Vangelo o espressioni cariche di parole mielose ma se si meditano attentamente, nascondono profili scettici e il più delle volte, eretici.
La questione degli esorcismi è stato molto discusso negli ultimi decenni, anche perché la negazione di essi nasconde o implicitamente nega l'esistenza dei diavoli e dell'inferno. È molto curiosa la posizione di numerosi uomini di Chiesa tra Prelati, teologi e Sacerdoti che negano l'esistenza dei diavoli.
Neanche si rendono conto di negare l'evidenza perché Gesù ne parla molto nel Vangelo e Lui stesso ha compiuto veri esorcismi.
Da dove nasce il loro rifiuto di ammettere l'esistenza dell'inferno, dei diavoli e la necessità degli esorcismi?
Le risposte sono molteplici, tra cui l'appartenenza a gruppi esoterici, ma tutto nasce dalla perdita della Fede e questa si chiama apostasia.
La Fede si perde per la mancanza di preghiera, di interesse verso Gesù Cristo, del rifiuto del Vangelo e del Magistero della Chiesa, la perdita dell'autocontrollo che orienta la volontà altrove, verso tutto ciò che è piacere, denaro, potere, esaltazione fino ad arrivare al delirio di onnipotenza.
Piano piano satana lavora senza sosta, conosce molto bene i sistemi per scardinare le resistenze e far amare vizi e trasgressioni anche a quanti in precedenza pregavano o si impegnavano un po' nel cammino di Fede. Ecco l'ammonizione del Signore: "Vigilate".
"Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere" (1 Cor 10,12), così San Paolo richiamava gli abitanti di Corinto.
Si ricordano degli avvertimenti quando arriva la sofferenza o vivono una forte prova. Perché non pregare prima e fermare i nemici?
Il Vangelo ci presenta la preghiera di un padre che per lunghi anni aveva frenato le follie del figlio, senza capire la provenienza del male. Non era una malattia e Gesù compie l'esorcismo, libera dall'apparente malattia il ragazzo scacciando i diavoli. Ma per tutti il ragazzo era malato.
Come si può capire quando una malattia è scaturita da una condizione anormale dell'organismo, causata da alterazioni organiche o funzionali che compromettono la salute del soggetto, oppure è di provenienza satanica?
Nessun medico è in grado di capirci qualcosa, nonostante la professionalità, perché in effetti i sintomi ci sono, ma qual è la vera causa?
In certi casi da esami medici più approfonditi, come la TAC, non compare nulla ma permane un forte dolore in qualche parte del corpo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Di che cosa stavate discutendo per la strada?
Gesù è il vero maestro, che insegna all'uomo non da un libro, ma dalla profondità del suo cuore che è umile, mite, sa scendere negli abissi dell'amore fino all'annientamento di se stesso. È l'umiltà la sua vera grandezza, la sua essenza più nobile e santa. Ma cos'è l'umiltà? Come la possiamo definire? Alcuni brani biblici ci aiuteranno.

Si misero in cammino gli alberi per ungere un re su di essi. Dissero all'ulivo: "Regna su di noi". Rispose loro l'ulivo: "Rinuncerò al mio olio, grazie al quale si onorano dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?". Dissero gli alberi al fico: "Vieni tu, regna su di noi". Rispose loro il fico: "Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, e andrò a librarmi sugli alberi?". Dissero gli alberi alla vite: "Vieni tu, regna su di noi". Rispose loro la vite: "Rinuncerò al mio mosto, che allieta dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?". Dissero tutti gli alberi al rovo: "Vieni tu, regna su di noi". Rispose il rovo agli alberi: "Se davvero mi ungete re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano"
(Gdc 9,8-14).

L'umiltà è conoscere, riconoscere, vivere secondo la volontà di Dio scritta nel nostro cuore. L'olivo è umile se resta eternamente olivo e così dicasi per la vite e per il fico. Il rovo è anch'esso umile se resta perennemente rovo. Da rovo possiede una sua utilità. Da re sugli alberi non giova a nulla. Quando noi usciamo dalla nostra natura così come Dio l'ha pensata, cadiamo nel peccato della superbia. Non solo non gioviamo a nulla, provochiamo danni ingenti all'intera famiglia umana. Davide ci insegna che umiltà è anche lasciarsi perseguitare, insultare, umiliare, insudiciare il nome in sconto dei nostri peccati e della trasgressioni della Legge santa del nostro Dio e Signore.
Gesù chiede ai suoi discepoli l'umiltà di essere ognuno sempre all'ultimo posto. È questo il posto del cristiano: l'ultimo. Anche se sta in alto, deve sempre porsi all'ultimo posto, deve cioè essere il servo di tutti sempre. Servo nella carità e nella verità di Gesù. Se non si è all'ultimo posto non si è veri discepoli di Gesù. Si esce dalla propria verità cristiana che è la stessa che è di Cristo Gesù: l'ultimo di tutti, il servo di tutti. Questa regola mai va dimenticata, mai disattesa, sempre deve essere osservata.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la nostra verità.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,38-40)
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo breve passo di Vangelo ci offre una lezione importante. Giovanni, parlando a nome anche degli altri Apostoli, riferisce a Gesù: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Loro hanno coscienza di essere il piccolo ma autentico gregge di Cristo, e hanno ragione. Appartengono a Cristo, e per seguire Cristo bisogna essere con lui, quindi a loro sembra logico ostacolare quelli che, non facendo parte del gruppo, vogliono usare il nome di Cristo a loro vantaggio. Ma non è la logica divina. "Gesù disse: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me". Veramente è una ragione molto limitata, perche' questa persona che si appropria del nome di Gesù "subito dopo" non parlerà male di lui, ma forse dopo un po' di tempo sarà di nuovo su una strada sbagliata. Per il momento però è sulla strada buona e Dio si rallegra del bene ovunque esso sia.
Gli Apostoli certamente appartengono a Cristo, ma non possono considerare Cristo loro proprietà, è un'altra cosa. Non hanno il monopolio di Cristo, della grazia di Cristo. Se Dio agisce attraverso altri canali, se Dio agisce in altri luoghi che non sono il gregge di Cristo, questo deve essere per loro motivo non di contrarietà, ma di gioia.
È facile per noi, che siamo certi di possedere la verità essendo nella Chiesa cattolica, avere la tentazione di credere che il bene si trovi soltanto qui, e così la verità, e così la carità. Dio non è di questo parere.
Gesù ci guida anche alla solidarietà: "Chi non è contro di noi, è per noi". Il cuore così si allarga, invece di rattrappirsi. Tutte le persone che fanno del bene dobbiamo sentirle amiche, anche se in altre circostanze potranno parlare contro di noi, per mille motivi. Noi invece spesso pensiamo: "O buoni con noi, o cattivi contro di noi", ma ancora una volta questa non è la prospettiva divina. Dio fa piovere sui buoni e sui cattivi, cioè dispensa ovunque le sue grazie e ogni grazia divina è un inizio possibile di un cammino verso Cristo.
"Chi non è contro di noi, è per noi". La legge del tutto o niente vale per noi, ma sbagliamo se vogliamo applicarla agli altri, perché non siamo noi giudici degli altri. Rallegriamoci di ogni piccolo bene che vediamo compiere da chiunque, perché ogni passo nel bene avvicina a Dio. Chiediamo al Signore il dono di questa larghezza di cuore, che corrisponde al suo desiderio e al vero interesse dell'evangelizzazione.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il libro Siracide ci mette in guardia contro la falsa fiducia: "Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: "Questo mi basta"". I beni materiali non bastano all'uomo, che ha bisogno invece di ricchezze spirituali. "Non seguire il tuo istinto e la tua forza... Non dire: "Ho peccato, e che cosa mi è successo?"... Non dire: "La sua misericordia è grande; mi perdonerà i molti peccati"". La nostra fiducia deve essere fondata soltanto sulla misericordia di Dio, ma aver fiducia non vuoi dire approfittare della misericordia, altrimenti si aggiungerà "peccato a peccato". La misericordia di Dio ci chiama alla conversione e non al peccato con l'idea che Dio intanto è generoso e perdona sempre; è un invito all'amore coerente, non all'egoismo.
E Gesù nel Vangelo odierno ci chiede la coerenza, per un amore molto forte: "Se la tua mano ti scandalizza, tagliala... Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo... Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo. . .". Tutto deve essere dato a Dio come risposta coerente al suo immenso amore.
L'ultima frase del passo evangelico è ancora un richiamo alla coerenza: "Abbiate sale in voi stessi...". Ravvivate cioè il senso della vocazione cristiana, per la quale siamo chiamati ad essere sale della terra e luce del mondo. È la frequentazione assidua della parola di Dio che ci impedisce di diventare insipidi e che ci fa meritare la beatitudine espressa dal salmo: "Beato l'uomo che si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo".
Avere sale in noi stessi ci rende capaci di dare alla nostra vita, anche nelle umili e consuete cose di ogni giorno, la tonalità cristiana, senza conformarci alla mentalità del mondo e di trasmettere così agli altri, quasi a nostra insaputa, il sapore di Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,1-12)

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto» Mc 10,9
Gesù ci dà un esemplare insegnamento riguardo al matrimonio: la sua unità e indissolubilità.
Mentre i Farisei, appellandosi alla legge di Mosè, dicevano che si poteva allontanare la propria moglie dandole un atto di ripudio, Gesù risponde che questo è stato concesso per la durezza dei cuori, ma richiamando il progetto originario di Dio afferma che all'inizio non era così: col matrimonio l'uomo e la donna diventano una carne sola (cf Mc 10,8-9).
La radice dell'amore risiede in Dio e, se mancano la fede e l'impegno, difficilmente si realizza una perfetta unione di cuore e di carne. L'amore nel matrimonio cresce continuamente, cerca sempre nuovi modi per dimostrare la gioia e la serenità dell'essere uniti, si espande nei figli, per i quali la migliore eredità è il buon esempio dei loro genitori

Papa Francesco O Signore, concedi alle nostre famiglie la gioia di vivere uniti e di sperimentare sempre la serenità che deriva anche dal perdono
"L'amore non si lascia dominare dal rancore, dal disprezzo verso le persone, dal desiderio di ferire o di far pagare qualcosa. L'ideale cristiano, e in modo particolare nella famiglia, è amore malgrado tutto". 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,13-16)
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» Mc 10,15
Gesù si mostra accogliente e comprensivo verso i bambini, che i discepoli invece vogliono allontanare, forse per la loro chiassosa allegria. Egli anzi li pone come esempio per i discepoli: con la loro fiducia negli adulti, con la loro semplicità, con l'accoglienza di tutto ciò che è bello e buono, diventano simbolo del vero discepolo che si affida totalmente a Dio, che si apre al mistero della vita divina, non fa calcoli egoistici, ma è aperto alla generosità e alla tenerezza. Riscopriamo anche nella nostra vita di adulti il "cuore di fanciullo" che in fondo è sempre presente nella nostra anima. Spalanchiamo il nostro cuore a Cristo, perché entri in noi e cambi la nostra vita
O Signore, fammi ritrovare un cuore di fanciullo, per scoprire la bellezza e la gioia del tuo amore.
Il Signore sta guardandoti con amore; e a chi è più debole guarda con amore ancora più tenero.