IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO VII DOMENICA DI PASQUA ASCENSIONE E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Uomini di
Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo
Come l'avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e
disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho
comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore.
Egli ha convocato i discepoli - in numero di undici - su una montagna, come all'inizio li aveva condotti sulla montagna, quando parlò loro per annunciare la via della felicità del regno dei cieli (cf. Mt 5,1). Dio ha anche convocato il popolo ai piedi del Sinai quando ha voluto fare di lui la sua "ekklesia" (cf. Es 19). Il Risorto è su questa montagna in Galilea, che simboleggia l'incontro tra il cielo e la terra, dichiarandosi, solennemente, come colui che ha ricevuto tutta l'autorità nei cieli e sulla terra (cf. Mt 28,18).
Da questa montagna egli invia i discepoli - e in loro, e con loro, noi tutti che li seguiamo lungo la storia - a convocare la Chiesa per riunirla dai quattro punti cardinali del mondo nel regno; nessuno è escluso dalla parola e dalla partecipazione alla vita della famiglia divina: la comunione del battesimo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. Mt 28,19-20).
Oggi noi, come gli undici discepoli sulla montagna, lo adoriamo e riaffermiamo la nostra obbedienza al suo comando missionario. Egli sembra assente ma è in realtà sempre presente tra di noi (cf. Mt 28,20). È per questo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Madre: per essere l'Emmanuele, il Dio con noi (cf. Mt 1,23), fino alla fine del mondo. È fin troppo evidente la Volontà di Gesù espressa ripetutamente, anche poco prima di ascendere al Cielo, di annunciare il Vangelo a ogni uomo. D'altronde, perché si è sacrificato per tre anni nell'annunciare il Vangelo o per quale ragione il Figlio si è incarnato se non per far conoscere agli uomini di tutti i tempi qual è la vera Via per conoscere il Padre e ottenere la salvezza eterna?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,29-33)
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non
più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno
t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in
cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono
solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma
abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Parola del Signore.
Non appena egli riposa sulle sue forze e non si appoggia a Gesù, la fede sembra svanire e vacilla: è la prova.
"Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto, e mi lascerete solo".
La fede provata si smarrisce, l'uomo dubita e non è più capace di rapporto, non sente più il fascino di una compagnia guidata e se ne va lontano per la sua strada.
La prova cui Gesù fa riferimento, la croce, disperde i suoi, ma lui non resta solo, perché egli è dall'origine "con".
Dall'origine egli è Dio, egli è nel "Co-essere" della Trinità. Il Padre è con lui, il Padre è da sempre con lui e nel grido dell'abbandono sulla croce, quando la "distanza" tra il Padre e il Figlio tocca la sua punta estrema, lo Spirito tenacemente testimonia il permanere della comunione tra i Due. La solitudine del Crocifisso rivela allora il volto ultimo di Dio: Misericordia.
È per questa Misericordia che la prova non ci deve atterrire. Per essa dobbiamo stare nella pace.
In effetti la Misericordia crocifissa ha vinto il mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,1-11)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.
Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a
tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai
mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che
mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria
che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e
li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che
tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me
io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito
da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato,
perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono
glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e
io vengo a te». Parola del Signore.
Sono i doni della "vita eterna" ossia della conoscenza dell'unico vero Dio e di colui che egli ha mandato, Gesù Cristo.
È questo il fine dell'evangelizzazione alla quale la Chiesa non potrà mai rinunciare contro ogni tentazione di disimpegno missionario, suggerito da insostenibili irenismi e da ingiustificabili sincretismi religiosi.
"Il potere" dato a Gesù dal Padre sopra ogni essere umano, infatti, è donare "la vita eterna" a tutti gli uomini. Ed egli lo ha trasmesso per sempre alla sua Chiesa.
Questa è anche "l'opera" che il Padre gli ha "dato da fare". E anche essa egli ha affidato alla sua Chiesa. Per cui, come il Figlio ha "glorificato" il Padre sopra la terra compiendo "l'opera" ossia la missione salvifica, così <92><8> la Chiesa glorifica il Padre prolungando la stessa missione nel tempo: donando cioè a tutti "le parole" e "le cose" che il Figlio ha ricevuto dal Padre, i doni della salvezza, parola, sacramenti, carità.
È qui la sua singolare grandezza: il suo servizio insostituibile per la vita del mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,11-19)
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre Santo,
custodiscili nel tuo Nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa,
come noi. Quand'ero con loro, Io li custodivo nel tuo Nome, quello che mi hai
dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio
della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora Io vengo a te e dico
questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia
gioia. Io ho dato loro la tua Parola e il mondo li ha odiati, perché essi non
sono del mondo, come Io non sono del mondo. Non prego che Tu li tolga dal
mondo, ma che Tu li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come Io
non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua Parola è Verità. Come Tu
hai mandato me nel mondo, anche Io ho mandato loro nel mondo; per loro Io
consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella Verità». Parola del
Signore.
Ma in questo stesso rapporto Gesù ha voluto inserire anche noi. Il Maestro, ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli, prega: "Padre, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi". Egli invoca il Padre di renderci suoi figli - anche se lontani per colpa nostra - e, di conseguenza, di affratellarci tra noi nella più salda, perché divina, unità.
Così, in Gesù, siamo divenuti "figli" e da questo sentirci figli nasce l'esperienza della pienezza della gioia, la stessa che ha sostenuto Gesù nell'arco della sua esistenza terrena.
Questa "figliolanza" è la parola, la verità, l'interiore certezza che ci affranca da tutti i limiti esteriori e interiori dell'esistenza. Siamo figli, e perciò tutto possiamo attenderci dal Padre nostro onnipotente.
Ma, se siamo figli di un unico Padre, siamo anche fratelli tra di noi. Occorre dunque vivere da fratelli, per testimoniare la nostra figliolanza, e perché possa realizzarsi un giorno l'ardente desiderio di Gesù: "Che tutti siano uno".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 17,20-26)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante
la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e
io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola
cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti
nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai
amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io,
perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai
amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi
hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo
nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi
e io in loro». Parola del Signore.
Ma come sempre l'opera di Dio s'intreccia con la nostra libertà. Contare sulla preghiera di Cristo accresce più che sminuire la nostra responsabilità. È l'orizzonte della sua preghiera che fissa i nostri traguardi: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa". È a questa intimità che siamo chiamati. "Perché il mondo creda". La tensione all'unità spalanca alla missione universale.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 21,15.19)
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato,
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di
costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli
disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi
ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse:
«Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?",
e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli
rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri
più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E,
detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù
amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato:
«Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù:
«Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga
finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i
fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva
detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a
te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi
sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose
compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso
non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Parola del
Signore.
San Paolo è il cantore per eccellenza del mistero della sapienza divina, dalla quale ogni cosa e ogni persona viene governata. Al cristiano è chiesta un'alta visione di fede.
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen (Rm 11,33-36).
Paolo attinge a piene mani dai profeti Isaia e Geremia. Attraverso di essi rivela quanto alta sia la sua sapienza e quanto grande la sua intelligenza.
Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo? Chi ha valutato con il moggio la polvere della terra e ha pesato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia? Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere lo ha istruito? A chi ha chiesto di consigliarlo, di istruirlo, di insegnargli il sentiero del diritto, di insegnargli la conoscenza e di fargli conoscere la via della prudenza? (Is 40,12-14).
Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l'ha visto e ha udito la sua parola? Chi vi ha fatto attenzione e ha obbedito? Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena; una tempesta travolgente turbina sul capo dei malvagi. Non cesserà l'ira del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni lo comprenderete pienamente! Io non ho inviato questi profeti ed essi corrono; non ho parlato a loro ed essi profetizzano. Se hanno assistito al mio consiglio, facciano udire le mie parole al mio popolo e li distolgano dalla loro condotta perversa e dalla malvagità delle loro azioni. Sono forse Dio solo da vicino? Oracolo del Signore. Non sono Dio anche da lontano? Può nascondersi un uomo nel nascondiglio senza che io lo veda? Oracolo del Signore. Non riempio io il cielo e la terra? Oracolo del Signore (Ger 23,18-24).
Può un uomo conoscere il mistero scritto da Dio in un altro uomo? Mai. Ogni persona è un pensiero speciale di Dio. Pensiero unico, mai ripetibile. Se non possiamo conoscere il mistero dell'altro, possiamo sempre metterci al suo servizio. Come Gesù si è posto a servizio per dare a tutti la grazia e la verità per portare a realizzazione quanto Dio ha scritto singolarmente per ciascuno di noi, così ciascuno di noi deve porsi a servizio dei fratelli per offrire loro la grazia che lo Spirito Santo ha posto nel nostro cuore per farne dono ai fratelli. Noi non sappiamo chi è l'altro. Se però lo serviamo con amore, in pienezza di fede e verità, possiamo sempre vedere giorno dopo giorno lo sviluppo e la crescita del mistero di cui è stata impastata la sua vita.
Gesù è fermo nel rispetto della verità dell'altro. Essa va servita, amata, non conosciuta. Per il mistero dell'altro siamo chiamati ad offrire il nostro martirio come Cristo Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci servi gli uni degli altri.