IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
O Padre, che
a piene mani semini nel nostro cuore il germe della verità e della grazia,
fa'
che lo accogliamo con umile fiducia e lo coltiviamo con pazienza evangelica

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno;
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli
stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la
spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito
egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il
regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che,
quando viene seminato sul terreno, è il
più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene
seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami
così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano
intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli
spiegava ogni cosa. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Una volta seminato nel cuore dell'uomo, il regno di Dio
cresce da sé. È una meraviglia di Dio tanto grande e tanto bella
quanto grande e bella è la crescita delle piante, e tanto misteriosa quanto
misteriosa è la trasformazione di un bambino che cresce e diventa uomo. Così la
crescita del regno di Dio non dipende dalle forze umane; essa supera le
capacità umane poiché ha in sé un proprio dinamismo.
Questo messaggio è un messaggio di speranza, poiché, adottando una prospettiva
umana, potremmo dubitare del trionfo del regno di Dio. Esso si scontra con
tanti ostacoli. Esso è qui rifiutato, là respinto, o, in molti luoghi,
sconosciuto del tutto. Noi stessi costituiamo un ostacolo alla realizzazione
del regno di Dio con la nostra cattiva volontà e con i nostri peccati. È bene
dunque che sappiamo che, a poco a poco con una logica che non è quella umana,
con un ritmo che a noi sembra troppo lento, il regno di Dio cresce. San Paolo,
che era ispirato, percepiva già i gemiti di tale crescita (Rm 8,19-22). Bisogna
conservare la speranza (Eb 3,6b). Bisogna ripetere ogni giorno: "Venga il tuo
regno!". Bisogna coltivare la pazienza, quella del seminatore che non può
affrettare l'ora della mietitura (Gc 5,7-8). Bisogna soprattutto non dubitare
della realtà dell'azione di Dio nel mondo e nei nostri cuori. Gesù ci dice
questo poiché sa che il pericolo più grande per noi è quello di perdere la
pazienza, di scoraggiarci, di abbandonare la via e di fermarci. Noi non
conosciamo né il giorno né l'ora del nostro ingresso nel regno o del ritorno di
Cristo. La mietitura ci sembra ancora molto lontana, ma il tempo passa in
fretta: la mietitura è forse per domani.


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al
malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli
anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Cor 6, 1
Sta per iniziare l'estate e sono questi giorni di
stanchezza: quella che si è accumulata dopo un anno intenso di lavoro, di
relazioni che lascia davvero un po' con la sensazione di non avere più risorse.
In tutti è evidente una voglia di vacanza. Ed è giusto così! Il corpo ha i suoi
ritmi e le stagioni sono un atto della creazione che ci aiuta a non dimenticare
tutto ciò.
C'è una sola dimensione dalla quale non si può andare in vacanza: quella della
grazia di Dio. Quella non conosce stagioni: non solo è sempre accessibile ma è
anche sempre efficace. Gli effetti suoi sono evidenti e spingono alla ricerca
continua del bene e mettono nella condizione di generarlo. Addirittura la
grazia sopperisce alla nostra debolezza, anzi trasforma la nostra debolezza in
forza di Dio.
Signore, la stanchezza che potrebbe prenderci in questi giorni diventi spazio
di azione della tua grazia. Fa' che nella sensazione di non farcela non ci
lasciamo andare a chiusura, egoismo o irritazione. La tua grazia in noi non sia
invano...
"Tre cose soprattutto l'uomo moderno deve apprendere per divenire sano e completo: l'arte del riposo, l'arte della contemplazione, l'arte del riso e del sorriso." G. Assaggioli


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mc 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico.
Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo
sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola
del Signore.

RIFLESSIONI
"Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
Questa illuminazione della grazia ci spinge a guardare alla
totalità.
È assolutamente certo che non vi giungeremo mai. Ma la via, Gesù Cristo, non
può soffrire le mezze misure. Per lui ci vuole il massimo di tutto: luce,
verità, giustizia, amore! Guardare Dio. Aspirarvi. Dio farà il resto. Ma
prendete dunque l'aratro!... E soprattutto non guardate più indietro.


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti
non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno
gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai
l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli
angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono
un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la
testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il
Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Dopo avere affrontato alcune tematiche sensibili della tradizione orale della Torah, Gesù alza il tiro, andando a polemizzare con la manifestazione della fede di coloro che erano considerati i devoti del tempo. E ne ha per tutti, senza sconti e senza arroganza, mostrando l'insensatezza di alcuni atteggiamenti che, purtroppo, ritroviamo ancora oggi in chi si professa cristiano. Anzitutto l'elemosina ostentata, la carità che finisce sui giornali e davanti alle telecamere, le liste con i benefattori affisse in Chiesa in ordine decrescente (viste con i miei occhi!)... Tutti atteggiamenti che offendono il vangelo. La carità, che ci deve essere, è discreta, umile, mai appariscente. Gesù, poi, contesta l'abitudine della preghiera che diventa una manifestazione devozionale eccessiva, una ritualità fine a se stessa, riducendosi a pura esteriorità. Se una preghiera comune ci deve essere, a prevalere è la preghiera personale, intima, nascosta. Infine Gesù se la prende contro chi pratica l'ascesi facendola pesare agli altri, mettendo bene in evidenza che sta facendo un sacrificio. Insomma: leggere questa pagina con serietà qualche esame di coscienza ce lo provoca.


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole
come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei
cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.

IL PADRE NOSTRO (Mt.6,7-13;Lc.11,1-4)
Dal poema di A. F.
Ai dodici che un dì
glielo avevano chiesto,
Gesù come pregare
rendeva manifesto;
e se pure altre volte
Lui lo aveva detto,
ancora a tutti quanti
ne ribadì il concetto:
<Usate parole
le più semplici e piane,
e soprattutto poche,
senza espressioni vane.
Lasciatele ai pagani
Le frasi a dismisura,
che credono in tal modo
ricever maggior cura.
Invece il Padre vostro
Lassù nei cieli sa,
la più segreta vera
vostra necessità:
infatti prima ancora
che voi glielo chiedate,
Lui già sa quanto voi
da Lui desiderate
DIRETE:- Padre Nostro,
che su nei cieli stai,
sia santificato
il nome che Tu hai,
e venga il Regno Tuo,
sia fatto il Tuo volere,
così qui sulla Terra,
come in cielo tra le sfere.
Donaci ogni giorno
Il pane quotidiano,
e grazie per la pioggia
da cui germoglia il grano;
rimetti a noi le colpe,
perdona i nostri errori,
come noi perdoniamo
i nostri debitori.
Fa che la strada giusta
Non lasciamo per la via.
Liberaci dal Maligno
Per sempre e così sia-.
Tenete bene a mente
Questo mio insegnamento,
lo andrete a dire a tutti,
ovunque soffi il vento...>
Ogni volta
Che voi lo recitate,
pensate che Gesù
lo declamò una estate.
Tutte le volte che
Lo recitate voi
pensate a Lui quel giorno
che lo insegnava ai Suoi.
Queste frasi che voi
Recitate a memoria
Son certo le parole,
più note della storia.
Di certo c'è qualcuno,
giallo,mulatto o nero
che ora mentre leggete,
lo sta dicendo intero.
Dai ghiacci all'equatore,
dai poli alla savana,
vien detta in ogni lingua
questa preghiera cristiana.
Ora tu che lo reciti
Pensa che non sei solo,
ma con altri milioni
dall'uno all'altro polo...


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e
dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove
né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché,
dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il
tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà
tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la
tenebra!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
In Brasile circola un aneddoto a proposito di un certo
Mataraso (un uomo ricchissimo, oltre ogni immaginazione) che arriva alle porte
del cielo. Egli vuole entrare, beninteso, subito come in ogni altro luogo. San
Pietro non trova obiezioni, ma gli chiede il suo biglietto d'ingresso, che
costa soltanto mille lire. Mataraso scoppia a ridere: "Andiamo, san Pietro, voi
scherzate! Mille lire? Ma prendete tutta la mia fortuna. Prendete le mie
fabbriche, i miei alberghi, i miei castelli, i miei conti in banca, le mie
azioni in borsa, i miei lingotti d'oro, le mie automobili, le mie aziende... Io
non ne ho più bisogno. Prendetele e lasciatemi entrare".
San Pietro, per nulla impressionato, ribatte: "Neanch'io ne ho bisogno. Ti
chiedo mille lire, non di più". Mataraso gira e rigira le sue tasche... Invano.
Deve fare dietro front.
Così un proverbio dice: Mataraso non è potuto entrare in cielo, per colpa di
mille lire".
Io non so se gli eredi di Mataraso lo ricordino con emozione, o se pensino di
far dire una messa per il riposo della sua anima. Non sappiamo nulla di lui, a
parte il fatto che era immensamente ricco.
Ma noi tutti conosciamo uomini e donne che non possedevano nulla, ma ci hanno
lasciato un'eredità spirituale estremamente arricchente.
Penso a san Francesco d'Assisi, così invaghito di madonna povertà, a santa
Teresa, a san Francesco di Sales, a san Louis Grignion de Montfort, a
sant'Ignazio di Loyola, a san Domenico, a sant'Agostino, a sant'Antonio abate e
a sant'Antonio di Padova, che trascinano tante persone a dedicarsi a Dio e al
proprio prossimo.
Questi poveri hanno saputo scoprire il vero tesoro, imperituro, inestimabile,
che hanno diviso e continuano a dividere con tutti coloro che ripongono la propria
fiducia e la propria ricchezza in Dio. Cosa sarebbe il mondo senza questi
giganti della fede?


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure
si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita
non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria
vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del
campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con
tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba
del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per
voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa
indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro
celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se
stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.

Eppure il Denaro (con la D maiuscola) è troppo spesso venerato come un Dio. Lo si cerca, se ne è sedotti, stregati, lo si adula, lo si adora, per esso si uccide, si fa la guerra e non ci si ferma se non ci conviene, ci si vende per esso. E Cristo ci chiede di scegliere tra lui e il denaro. Alcuni seguono Cristo, altri il denaro, ed altri immaginano che, per non perdere nulla, potranno servire tutti e due nello stesso tempo.
Ma Cristo è categorico: "Non potete servire Dio e il denaro".
Ciò mi ricorda un gruppo di universitari libanesi in visita ad un vecchio saggio sulla montagna, pacifico e felice nella sua evidente povertà.
"Parlaci del denaro", chiedono i giovani.
Il saggio sorride e dice: "Guardate attraverso il vetro della mia finestra. Che cosa vedete?".
"Il cielo, il sole, la montagna, gli alberi, la gente che passa...".
Il saggio, allora, tende loro, un piccolo specchio e dice: "Guardate in questo specchio. Che cosa vedete?".
"I nostri volti, evidentemente", rispondono i giovani, meravigliati.
Il saggio riprende lo specchio, vi toglie la lamina d'argento e lo porge di nuovo ai suoi visitatori.
"Ed ora, che cosa vedete?".
"Questo specchio non è che un vetro, dicono, non ci si vede più, ma si vedono gli altri".
Credo che abbiate capito come loro hanno capito.
