IL VANGELO DEL GIORNO VIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Concedi,
Signore,
che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà
nella giustizia e nella pace,
e ci dedichiamo con serena fiducia al tuo servizio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure
si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita
non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria
vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del
campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con
tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba
del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi,
gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre
vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se
stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ci invita a fare una scelta. Egli lo fa spesso con un
vigore estremo. Noi abbiamo capito bene che il regno di Dio è incompatibile con
il regno del denaro. In quel regno non si vende nulla. La vita è gratuita, come
l'aria, come l'acqua (Is 55,1; Ap 21,6), l'acqua soprattutto, senza la quale
non c'è vita. E colui che ha ricevuto gratuitamente, deve dare gratuitamente
(Mt 10,8).
In questo regno, invece, tutto si compra. La prudenza raccomanda di essere
previdenti e rapaci. Bisogna preparare l'avvenire, poiché è incerto. Ma l'avvenire
ci sfugge. Esso appartiene a Dio. Fare la scelta del regno di Dio, scegliere di
servire Dio escludendo ogni altro padrone, significa anche rimettersi a lui per
l'avvenire: avere fede in Dio, al punto di non preoccuparsi per l'avvenire. È
la nostra ricchezza, il nostro tesoro (Mt 13,44). È più sicuro per noi che
tutto l'oro del mondo. Avere dell'oro da parte è un modo di assicurare il
proprio avvenire. Ma un avvenire sulla terra, cioè a breve termine. L'avvenire
di cui parliamo è grande come l'eternità. Su questo avvenire non abbiamo
nessuna presa. Poco importa. Dio stesso se ne preoccupa per noi. Gesù si
incarica di "prepararci un posto" (Gv 14,2). Il nostro avvenire è in buone
mani. È sicuro. Perché farci tante preoccupazioni? Questo atto di fiducia, che
Gesù esige, è anche una lezione di saggezza. Troppo spesso, con il pretesto di
preparare l'avvenire, noi non viviamo più. Gesù è un maestro, non di
noncuranza, ma di pacifica serenità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa
devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi
chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non
frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:
«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai
un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro
in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è
difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I
discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro:
«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù,
guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché
tutto è possibile a Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Quest'uomo ricco che accorre a Gesù desidera entrare nel
regno dei cieli e viene a lui perché gli insegni la via: è il modo giusto di
incominciare. Gesù gli risponde ricordandogli i comandamenti di Dio e allora ci
rendiamo conto che costui non solo ha ascoltato Dio, ma ha messo in pratica le
sue leggi ed è quindi già sulla strada del regno. E per questo che Gesù gli
propone una tappa ulteriore: "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse:
"Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e
avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi"". E qui il cammino si
arresta: "Egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto,
poiché aveva molti beni". Gli sembra impossibile lasciare quello che ha
per prendere ciò che il Signore gli offre; manca di fede e non sa più ascoltare
la parola del Signore, non sa più vedere che essa è una parola di amore. "Gesù,
fissatolo, lo amò dice Marco e gli disse: Una sola cosa ti manca...". Non
è per impoverirlo che Gesù gli parla, non è per severità, ma per affetto, per
amore e per renderlo veramente ricco. Gesù vuol aprirgli gli occhi e fargli
vedere che la sua ricchezza è in verità una mancanza: "Una cosa sola ti
manca: va', vendi quello che hai... libera te stesso dallo ai poveri...".
Allora sarai ricco, perché quando avrai dato tutto avrai un tesoro in cielo.
"Poi vieni e seguimi". La proposta di Gesù è quella di entrare già
ora nel regno, di avere già ora un tesoro nel cielo e, più ancora, di entrare
nella sua intimità:
"Vieni e seguimi". La ricchezza gli impedisce di seguire Gesù, è un
peso che rallenta il suo passo, che lo ostacola.
È una lezione che dobbiamo sempre accogliere, perché molto sovente è la nostra
"ricchezza" che ci impedisce di camminare, di avere in Gesù una fede
totale, di capire che la sua è sempre una proposta d'amore; la nostra ricchezza
che non è necessariamente fatta di beni materiali, ma di tante cose di ogni
genere. Si può essere attaccati a letture, a spettacoli, a passatempi... che
impediscono di essere disponibili ad ascoltare la parola di Dio e a seguirla.
Siamo sempre chiamati a semplificare la nostra vita e a renderci conto che la
nostra vera ricchezza è solo nel seguire Gesù.
Gesù riconosce che questo distacco è difficile: "Quanto difficilmente
coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" Ma vedendo
l'inquietudine e l'angoscia dei discepoli egli stesso offre il mezzo,
richiamandoli di nuovo alla fede. Il rimedio non è nella nostra forza, nei
nostri tentativi umani, ma nell'aprirsi all'azione di Dio: "Impossibile
presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso
Dio".
E rieccoci al punto di partenza. È sempre qui che bisogna tornare in ogni
difficoltà, si tratti di un ostacolo da superare, di un peso da sopportare o di
un peso di cui dobbiamo liberarci: l'uomo non può riuscirci, ma ci riesce Dio
in lui, se egli ha fede. L'ultima parola del Vangelo odierno è anche l'ultima
parola dell'Angelo a Maria: "Niente è impossibile a Dio". Siamo così
davanti all'esempio di Maria, che ascolta la parola che viene da Dio, l'ascolta
nella sua povertà, nella sua umiltà e aderisce a questa affermazione
fondamentale: "Tutto è possibile a Dio".
L'essenziale è dunque ascoltare Dio, essere docile a Dio nella fede e camminare
con fiducia sulla strada in cui Dio ci ha posto.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e
ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato
casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per
causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e
la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi
saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella Sacra scrittura troviamo una catechesi completa sui
sacrifici. Naturalmente nell'Antico Testamento quando si parla di sacrifici si
pensa subito alla immolazione di animali e il Siracide ricorda al pio israelita
di non trascurare le oblazioni prescritte dalla legge e di fare le proprie
offerte con animo generoso e lieto:
"Non essere avaro nelle primizie che offri. In ogni offerta mostra lieto
il tuo volto, consacra con gioia la decima". Però si dilunga a spiegare
che la vita è più importante dell'immolazione di vittime e così prepara già il
Nuovo Testamento. "Chi osserva la legge moltiplica le offerte", cioè
l'osservanza della legge è equivalente a molte offerte: "Chi adempie i
comandamenti offre un sacrificio di comunione; chi pratica l'elemosina fa
sacrifici di lode...". Non soltanto ciò che si fa per Dio costituisce un
sacrificio, ma anche il bene che viene fatto al prossimo: praticare l'elemosina
equivale ad offrire a Dio un sacrificio di lode. Nella lettera agli Ebrei
l'autore dice: "Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei
vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace".
Ed infine il Siracide non esita ad insistere sulla generosità di Dio: "Da'
di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e
sette volte ti restituirà". E chiaro che non si tratta di offrire
sacrifici con animo interessato, compiendo così un atto di egoismo e non di
omaggio a Dio, però possiamo essere sicuri che il Signore è più generoso di noi
e questa persuasione ci è di aiuto ad essere anche noi veramente generosi.
Nel Vangelo odierno Gesù conferma questa concezione, anzi non parla di sette
volte, ma di cento volte tanto: "In verità vi dico: non c'è nessuno che
abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a
causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte
tanto...". E questo ci mette al nostro posto. E falsa la pretesa di dare a
Dio senza voler ricevere niente, perché è Dio che dona per primo, ed è ancora
lui che alla fine darà in sovrabbondanza. Noi siamo soltanto un po' come
specchi della generosità divina: ciò che abbiamo ricevuto lo possiamo dare in
parte, per ricevere ancora di più.
Anche nella Messa viviamo questo atteggiamento.
Nell'Offertorio diciamo a Dio: "Ti presentiamo questi doni che abbiamo
ricevuto dalle tue mani. Tu ci hai dato questo pane e questo vino e noi te li
riportiamo con umile generosità, perché tu ci dia ancora di più, cioè non
soltanto un pane materiale, ma un Pane di vita, non soltanto il vino frutto
della vite, ma il Vino del regno eterno". E questa la dinamica della
nostra vita, che ci deve dare gioia sempre, perché siamo veramente coinvolti
dalla generosità divina, che ci da affinché possiamo dare e ricevere ancora di
più.