IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Ci ha predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo
IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XVII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-52)
Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare,
che raccoglie ogni genere di pesci.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-52)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie
ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono
a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così
sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro:
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Parola
del Signore.
Forma breve:
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-46)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
San Tommaso d'Aquino, il grande teologo del Medioevo,
utilizza un'immagine:
noi uomini siamo come una freccia già in piena corsa. Un
altro ha preso la mira e ha tirato. Non spetta più a noi cercare un obiettivo:
è già stabilito. E dove va questa freccia di cui il Creatore ha stabilito
l'obiettivo? Ecco la risposta: la freccia corre verso il bene, e dunque verso
la felicità. Dio, e la felicità di essere presso di lui, corrispondono alla più
profonda aspirazione dell'uomo. Qui non vi è nulla di imposto, nessun compito
da fare come penso, nessun passaggio a gincana, non dobbiamo stringere i denti.
Come il ruscello scorre naturalmente verso il mare, così l'uomo è in cammino
verso Dio. Questo insegnamento sugli uomini si trova nella parabola di Gesù che
ci presenta il Vangelo. È riassunto in sette righe di una semplicità geniale.
Il Regno dei cieli è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore. È come un
tesoro di cui si scopre l'esistenza. È come una perla, la perla delle perle che
il mercante ha cercato per tutta la sua vita. Se il mercante raggiunge il suo
obiettivo, non è grazie alla sua tenacia, ma perché ciò gli è concesso in dono.
Tuttavia il regno dei cieli non ci è tirato in testa. Bisogna impegnarsi
personalmente, essere pronti anche a sacrificare tutto. Ma non per una cosa
estranea. È ciò che abbiamo di più personale, e al tempo stesso un dono. E
bisogna saper cogliere questo dono; bisogna essere pronti. Quando si raggiunge
l'obiettivo, non bisogna crollare come dopo un eccesso di sforzo, ma esultare
di indescrivibile gioia.
Il segreto del cristianesimo può essere espresso in un'immagine di sette righe.
Ce ne vogliono un po' di più ai predicatori! Quanto a ciascuno di noi, ci vuole
tutta una vita per capirlo.
IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Sant'Ignazio di Loyola
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,31-35)
Il regno dei cieli
è simile a un granello di senape.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo
campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più
grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli
del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una
donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se
non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La personalità di sant'Ignazio è molto ricca e complessa e
io non ho la pretesa di presentarla. Voglio soltanto considerarne due aspetti:
la grazia che egli aveva di trovare Dio in tutto e la ricerca perseverante
della volontà di Dio, nella luce di Cristo.
Ignazio ha avuto la grazia di vedere Dio in tutto; di contemplarlo nella
creazione, nella storia, di trovarlo non soltanto nelle cerimonie religiose ma
nelle azioni di ogni giorno e in ogni circostanza: dicono che egli si
commuoveva fino alle lacrime davanti a un fiorellino, perché in esso vedeva la
bellezza di Dio. E incoraggiava i suoi compagni a vedere in tutto la gloria di
Dio, a trovare Dio in tutto, ad amare Dio in tutto. Trovare Dio in tutto è un
segreto molto importante per la vita spirituale. Dio non è un essere solitario,
che se ne sta in cielo: è un Dio presente in tutto, e non solo presente, ma che
agisce in tutto, e sempre con il suo amore.
La ricerca di Dio per sant'Ignazio era una realtà e non un sogno indistinto,
non lo cercava con l'immaginazione e la sensibilità; voleva realmente trovarlo
e per questo ricercava in tutto la volontà di Dio. Era un uomo riflessivo, che
studiava, esaminava e cercava con pazienza la soluzione più giusta.
Ignazio confidava di poter trovare la volontà di Dio mediante la preghiera,
nelle consolazioni e nelle desolazioni dello spirito. Quando si trattava di
cose importanti egli rifletteva per settimane intere, pregava, offriva la
Messa, per trovare quello che Dio voleva. Così la ricerca di Dio era molto
concreta, e altrettanto concreto il suo vivere con Dio.
Egli ebbe un desiderio ardente di conoscere Cristo intimamente, di amarlo, di
servirlo per sempre con tutto se stesso. E ricevette la risposta del Padre a La
Storta, in una visione che lo colmò di gioia: "Io voglio che tu mi
serva". Servire il Padre e il Figlio, il Padre per mezzo del Figlio fu la
felicità di sant'Ignazio, in un amore totale: trovare Dio e trovarlo
nell'essere compagno di Cristo.
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Martedì della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Sant'Alfonso Maria de' Liguori
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,36-43)
Il campo è il mondo
e il seme buono sono i figli del Regno.
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Sant'Alfonso Maria de' Liguori
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,36-43)
Il campo è il mondo
e il seme buono sono i figli del Regno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si
avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo
è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del
Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del
mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la
si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo
manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali
e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Alfonso (Napoli 1696 - Nocera de' Pagani, Salerno, 1 agosto
1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita
ecclesiastica. Vescovo di Sant'Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei
Redentoristi (1732), attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò
ai poveri e ai malati, fu maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di
prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma
anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze. Compose scritti
ascetici di vasta risonanza. Apostolo del culto all'Eucaristia e alla Vergine,
guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale.
L'intento era quello di imitare Cristo, cominciando dai Redentoristi da lui
fandati, i quali andavano via via operando per la redenzione di tante anime con
missioni, esercizi spirituali e varie forme di apostolato straordinario.
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Mercoledì della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-46)
Il regno dei cieli
è simile a un tesoro nascosto.
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-46)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Quando Mosè scese dal monte Sinai, non sapeva che la
pelle del suo viso era diventata raggiante perché aveva conversato con il
Signore".
Questo particolare mi fa pensare che anche oggi, tra di noi, esistono persone
che hanno il viso raggiante, persone di tutti i ceti e di tutte le età il cui
volto irraggia proprio la luce del Signore. Senza che loro lo sappiano, sono,
con la loro sola presenza, testimoni di Dio.
È il cuore che rende raggiante il viso. E veramente un fenomeno spirituale: il
cuore unito ai Signore provoca una manifestazione di gioia tranquilla, un
dinamismo di amore che trasforma la persona, rendendola strumento della luce
divina.
San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi confronta lo splendore effimero del
volto di Mosè con "la sovraeminente gloria della nuova alleanza" e
afferma: "Noi riflettiamo come in uno specchio la gloria del Signore e
veniamo trasformati, di gloria in gloria, nella medesima immagine".
L'Apostolo scrive in un momento di grande sofferenza e preoccupazione, proprio
a causa della Chiesa di Corinto, ma la sua gioia spirituale va al di là di ogni
sofferenza e il suo è un grido di esultanza: "Noi riflettiamo come in uno
specchio la gloria del Signore!".
Il vangelo sottolinea il motivo di questa gioia che trasfigura la persona: è
aver trovato un tesoro per il quale sembra poco aver lasciato tutto: "Il regno
dei cieli è simile ad un tesoro nascosto... un uomo lo trova.. va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi...". Il distacco, la libertà da valori
caduchi acuisce la gioia. Se siamo attaccati alle cose non possiamo essere
raggianti; se siamo liberi di fronte ad esse siamo pieni di gioia per noi e per
chi ci avvicina.
IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,47-53)
Il regno dei cieli
è simile a una rete gettata nel mare.
***
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,47-53)
Il regno dei cieli
è simile a una rete gettata nel mare.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,47-53)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è
simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando
è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci
buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo.
Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella
fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro:
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
E' di grandissima consolazione sapere che Dio ha una dimora
in mezzo al suo popolo e che la sua presenza la riempie. C'è una presenza di
Dio generale, in tutte le cose, ma c'è anche una presenza personale, che
permette il dialogo con lui; e Dio con il suo popolo ha voluto essere presente
così. La dimora è luogo di incontro e di sicurezza, anticipazione e preludio di
un'altra tenda, quella del Verbo di Dio.
Vera dimora di Dio è infatti Cristo. Lo fu la Vergine Maria nell'incarnazione,
quando la nube dello Spirito la copri e la riempì la gloria del Signore; ora è
Gesù la vera dimora, in cui rimanere. Nei discorsi d'addio del Vangelo di
Giovanni ritorna questa parola come consolazione, invito, promessa:
"Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (14,23);
"Rimanete in me e io in voi" (15,4) e ancora: "Rimanete nel mio
amore" (15, 9).
È questa l'attesa, il desiderio profondo di noi che lo amiamo: rimanere in lui
ed essere sua dimora, in una intimità misteriosa ma realissima con lui, con il
Padre e lo Spirito. E una realtà che si attua soprattutto nell'Eucaristia,
nella comunione, in cui Cristo viene in noi con la sua presenza fisica e ci
unisce, in lui, al Padre e allo Spirito Santo.
IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
Un profeta è disprezzato
nella sua patria e in casa sua.
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la
gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Giovanni (Lione, Francia, 1786 - Ars 4 agosto 1859),
«curato» di Ars per un quarantennio, attirò moltitudini di persone di ogni
estrazione sociale con le sue catechesi e con il ministero della
riconciliazione. Uomo di austera penitenza, unì alla profonda vita interiore,
incentrata nell'Eucaristia, un generoso impulso caritativo. E' modello della
cura d'anime nella dimensione parrocchiale attraverso l'esempio della sua bontà
e carità anche se lui fu sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del
suo compito. Trascorreva le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a
confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859.
Papa Pio XI lo proclamerà santo nel 1925. Verrà indicato patrono del clero
parrocchiale.
IL VANGELO DEL GIORNO XVII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 14,1-12)
Al tetrarca Erode
giunse notizia della fama di Gesù.
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse
ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per
questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in
prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti
gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo
morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e
piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che
avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio,
la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le
venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne
portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e
andarono a informare Gesù. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Notiamo un contrasto tra il brano del Vangelo di Matteo e la lettura del libro del Levìtico.
Matteo ci narra infatti come Erode fa arrestare Giovanni, lo
fa incatenare, gettare in prigione e alla fine uccidere; il Levìtico invece
mette in risalto l'intenzione di Dio, un'intenzione di liberazione e di
remissione, sottolineata dall'istituzione del giubileo, mediante il quale Dio
mette un limite alla schiavitù, un limite all'espropriazione, un limite anche
ai gravosi lavori dei campi. "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e
proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti".
Gesù, predicando a Nazaret nella sinagoga, leggerà proprio il passo di Isaia
dove si annunzia e si proclama un anno di remissione, un anno di giubileo (cfr.
Lc 4, 16.19>. Dio non vuole arrestare, non vuole incatenare, non vuol
gettare in carcere; Dio vuole la liberazione:
"Lo Spirito del Signore... mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del
Signore" (Is 61,1). Dio vuole la remissione: la remissione dei debiti, la
remissione anche dei peccati.
Il peccato sembra un atto di liberazione dalla legge di Dio, in realtà getta
nella più dura schiavitù. Gesù lo ha detto chiaramente: "Chiunque commette
il peccato, è schiavo del peccato" e commette peccati sempre più gravi.
Erode incominciò col fare arrestare Giovanni e finì col farlo uccidere, perché
era schiavo del giuramento fatto davanti a tutti, era soprattutto schiavo del
suo peccato.
Dio ci vuole liberare! Pensiamo con gioia a questa verità: Dio vuol sollevare
dall'oppressione ogni cosa; infatti anche la terra, secondo la legge del
giubileo, deve avere il suo riposo.
La Chiesa, quando ha istituito il giubileo, si è ispirata a questa legge
contenuta nel Levitico. L'anno giubilare è infatti un anno di remissione, un
anno di grazia in cui la Chiesa ci offre la possibilità di ottenere la
remissione della pena meritata con il peccato; ci propone un contatto più
facile con il Signore; invita tutti ad avvicinarsi a lui con la certezza di
essere liberati e di ricevere nuovo coraggio per compiere sempre meglio tutto
il bene a cui si è chiamati.
Rìngraziamo Dio di questi doni e cerchiamo di vivere pienamente in questo
orizzonte di remissione, di liberazione e di amore e di aiutare anche gli
altri, per quanto ci è possibile, a vivere così.