TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il
Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque
crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha
mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è
già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di
Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato
più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque
infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non
vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia
chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Tutto il Nuovo Testamento si interessa alla dottrina centrale della redenzione.
Il ritorno di ogni uomo e di ogni cosa alla santità, presso il Padre, si compie
attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo.
Il Vangelo di Giovanni pone l'accento in particolare sull'incarnazione. Gesù è
stato mandato dal Padre. È venuto in un mondo decaduto e ha portato luce e vita
nuova. Attraverso la sua passione e la sua risurrezione, egli restituisce ogni
cosa al Padre e rivela la piena realtà della sua identità di Verbo fatto carne.
Per mezzo di lui tutto è riportato alla luce.
Tutta la nostra vita nella Chiesa è il compimento della nostra risposta a
Cristo. L'insegnamento del Nuovo Testamento - e ne vediamo un esempio nella
lettura di oggi - è assai preciso. La redenzione è stata realizzata tramite
Gesù Cristo, ma per noi deve essere ancora realizzata. Noi possiamo infatti
rifiutare la luce e scegliere le tenebre.
Nel battesimo Cristo ci avvolge: noi siamo, per così dire, "incorporati" in lui
ed entriamo così in unione con tutti i battezzati nel Corpo di Cristo. Eppure
la nostra risposta di uomini, resa possibile dalla grazia di Dio, necessita del
nostro consenso personale. Quando c'è anche tale accordo, ciò che facciamo è
fatto in Cristo e ne porta chiaramente il segno. Diventiamo allora suoi
testimoni nel mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano
andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi
era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito
che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di
scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo
figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il
padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio
vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La preghiera del funzionario del re deve essere presa come manifestazione di
fiducia, è una supplica umile e sicura dell'intervento di Gesù: "Signore,
scendi prima che il mio bambino muoia". Scendi, quindi vieni presto, perché la
tua presenza lo salverà. "Chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché
stava per morire", la sua richiesta era insistente, adorante e fiduciosa.
La risposta di Gesù ci permetterà di introdurre un tema dibattuto in questi
giorni: "Va', tuo figlio vive". In effetti il figlio fu perfettamente guarito
all'ora indicata dal Signore.
Oggi il Vangelo ci mostra come la Fede autentica apre il Cuore di Gesù e ottiene
quanto viene richiesto. Quanti vivono senza Dio e si illudono di vivere nella
verità? Molti sono in buonafede, non si accorgono del dramma che vivono e dei
dispiaceri che danno agli altri. Altri invece sono contenti di rifiutare Dio.
Nel Vangelo leggiamo che il padre del ragazzo agonizzante credette, gli bastò
sentire "la parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino". Non dubitò:
questo ha rallegrato enormemente il Signore. Non ha insistito sprecando parole
perché conta la Fede.
Molte parole con poca Fede non ottengono nulla, poche parole piene di Fede
spostano le montagne!
"Tuo figlio vive!". Non sarebbe bello per tutti voi sentire che vostro padre o
madre, figlio, figlia, nonni, parenti ed amici, vivono in Dio, che sono rinati
a nuova vita e che li condurrà alla salvezza eterna?
"Tuo figlio vive!". Chiediamo con Fede e costanza a Gesù di far rinascere nello
Spirito i nostri cari lontani dalla Grazia di Dio.
Gesù apprezza queste invocazioni.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso
la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con
cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi,
zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere
e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose
il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua
si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù
gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo
guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato
guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose
loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"».
Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?». Ma
colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era
allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare
più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì
ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano
Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Giovanni è molto chiaro nel ribadire che la ragione per cui Gesù È stato messo a morte è la sua pretesa di essere come Dio. Come possono, allora, alcuni affermare che Gesù è solo un uomo divinizzato dei suoi discepoli? Gesù ha chiara e progressiva consapevolezza della sua vera natura, del suo compito, della sua identità profonda. Egli è venuto a svelare il vero volto di Dio e lo può fare non solo perché è un grande profeta, non solo perché ha una particolare sensibilità spirituale, ma perché lui e il Padre sono una cosa sola. Accogliere il messaggio che Gesù proclama riguardo a Dio, credere nel volto di Dio che egli è venuto a raccontare, ci fa nascere a vita nuova, ci fa condividere la vita eterna, cioè la vita dell'Eterno. In questa Quaresima vogliamo rispolverare il vero volto di Dio che ci deriva dall'annuncio del Vangelo, Purificandolo Dalle tante incrostazioni, dalle approssimazioni, dagli accomodamenti che ne abbiamo fatto. Abbiamo in noi la vita dell'Eterno, perché abbiamo creduto che Gesù è il figlio di Dio. Lasciamo, in questa giornata, che nei nostri gesti traspaia la nostra unione divina.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il
Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre;
quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti
ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora
più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a
chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio
al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora
il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora – ed è
questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che
l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio
di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è
Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio
giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che
mi ha mandato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ha guarito il paralitico alla piscina in giorno di sabato e questa guarigione è sorgente di una feroce disputa con i farisei. Per difendere il suo operato Gesù porta tre testimonianze: quella di Giovanni Battista che lo ha accolto e riconosciuto come il Messia inviato da Dio, quella delle opere che egli compie, i segni che opera, e la Scrittura che parla di lui. Così anche per noi oggi: per accogliere il messaggio di Gesù possiamo fidarci della testimonianza di chi, come il Battista, ci indica il Signore presente nel mondo. I tanti uomini e donne di Dio che ancora oggi profetizzano. E possiamo fidarci delle opere che questi uomini e queste donne compiono: milioni di persone che nel nome del Signore cambiano la loro vita, si piegano sulle ferite dell'umanità, soccorrono gli ultimi, testimoniano anche con la vita la loro fede. E possiamo, ancora, metterci finalmente a conoscere e studiare la scrittura per riconoscere in essa il messaggio che Dio continuamente dona ad ogni uomo e ogni donna che cerca senso e verità per la propria vita. Fidiamoci di testimoni così credibili e convertiamoci, infine.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe
vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che
egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla
verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché
siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un
momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il
Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo,
testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono
proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per
avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di
Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene
dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa:
Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù guarisce l'uomo paralitico rimasto in paziente attesa per ben trentotto
anni, questo fatto agita maggiormente i farisei ed aumenta l'invidia nei
confronti del Signore. La guarigione dell'uomo paralitico avviene proprio di
sabato, essi però non si preoccupano di compiere tanti lavori per i loro
interessi.
Il versetto 16 afferma: "Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare
Gesù, perché faceva tali cose di sabato". Se Gesù avesse distribuito
tesori nel giorno di sabato agli stessi farisei, non avrebbero obiettato nulla…
Le Leggi di Dio sono state sempre manipolate con la pretesa di renderle umane,
come se Dio fosse stato cieco o ottuso nel dare i 10 Comandamenti. Questi
precetti sono per l'uomo e ogni uomo è in grado di osservarli, anche per la
Grazia che Dio concede a quanti cercano la Verità e il senso della vita.
Il discorso che Gesù continua anche oggi manifesta lo sforzo per convincere i
Giudei della sua vera identità, un tentativo audace perché così scopre il suo
Volto. Gesù decide di svelare la sua identità e la provenienza, esamina la loro
reazione.
Gesù verifica il grado di capacità dei Giudei nell'aprirsi ad una Verità
infinita ma reale e visibile, infatti Dio è veramente in mezzo a loro ma essi
non immaginano l'incarnazione di Dio e soffrono parecchio nel sentire le
rivelazioni del Signore.
Egli spiega anche il motivo della loro chiusura alla rivelazione di Dio:
"Voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto,
e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a Colui che egli ha
mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna:
sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me
per avere vita".
Gesù indica che la presunzione di conoscere le Scritture è un'arma arrogante
che uccide quanti la maneggiano.
La sapienza di questo mondo è un obbrobrio davanti a Dio, anche l'immodestia di
presumere una grande spiritualità per la frequenza a qualche incontro di
preghiera, rimanendo privi di solide basi dottrinali. Molti lo fanno in
buonafede, ma vivono come dice Gesù: "Voi non volete venire a me per avere
vita". Il motivo è dato da una forte convinzione di compiere tutto bene e
di non sbagliare mai.
Così si rimane chiusi in se stessi e non avviene mai l'apertura del cuore a
Gesù. Si conosce Gesù ma si tiene a distanza…
Il fatto curioso è che moltissimi cattolici credono a tutte le fantasiose
apparizioni del mondo senza porsi alcune domande sull'attendibilità. Se le
parole sono quelle manifestate da Gesù si rimane quasi indifferenti, sordi e
inoperosi. Quando qualche veggente falso ed imbroglione dice banalità
inattendibili, si pone ascolto e se ne parla con gli altri, si invitano a
frequentare quel luogo.
"Se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste".
Riflettiamo su questo comportamento poco spirituale, chi agisce con questa
istintività finisce fra le braccia di satana senza rendersene conto. Poi tutto
và in rovina, avviene uno scombussolamento interiore e familiare, le
disavventure si susseguono.
Occorre la Messa, il Santo Rosario e la Confessione per bloccare le negatività
e ricominciare una vita nuova e gioiosa.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche Lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è Costui quello che cercano di uccidere? Ecco, Egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che Egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non Lo conoscete. Io Lo conosco, perché vengo da Lui ed Egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di Lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La grande fatica di Gesù è stata quella di cercare di convincere tutti gli
ascoltatori che non era un uomo comune, ma che veniva da Dio.
In effetti, come compito era arduo, era ancora più difficile convincere tutti
che Egli era il Messia atteso. Non si convincevano neanche assistendo a
miracoli impossibili e questo la dice lunga sulla capacità dei diavoli di
bloccare la mente di molti e fissarli su una convinzione, nonostante l'opposta
evidenza.
L'opera dei diavoli è potentissima in tutte quelle persone che non pregano o
pregano poco e vivono malamente. Se i diavoli cercano di disturbare ma senza
riuscirci, quelli che fanno profondi cammini di Fede, figuriamoci come
intervengono su quanti sono spiritualmente deboli.
Un detto dice: "Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io". Sembra
irragionevole ma è la verità, le sorprese sono sempre in agguato e molto spesso
sono proprio gli amici o i familiari o i parenti a mostrare un comportamento
sorprendente e vendicativo.
Se dagli amici ci deve guardare Dio perché noi presupponiamo la loro sincerità
e non li monitoriamo, dai nemici dobbiamo guardarci con attenzione perché
rimane imprevedibile la loro reazione.
Lo stesso vale per i diavoli, essi cercano maliziosamente di trovare il momento
propizio per arrecare in qualche modo danni seri a quanti non
sono protetti spiritualmente.
"Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea,
perché i Giudei cercavano di ucciderlo".
Era già grande l'odio che nutrivano verso Gesù per le sue parole che
disturbavano il quiete andazzo corrotto dei giudei. Per un periodo si rifiutò
di percorrere la Giudea, aveva compreso che non c'era frutto spirituale da
raccogliere e questa esperienza del Signore ci fa capire la difficoltà dell'apostolato.
Oggi si cerca di uccidere Gesù in mille altri modi, tutti però sono uniti
dall'intento persecutorio verso Lui.
La presenza di una mentalità immorale fa provare una grande avversione verso
Dio, anche se in modo indiretto e sottile. L'idolo che viene adorato da
miliardi di persone lontane da Dio, non potrà essere abbandonato per scegliere
la Verità di Dio.
Come può Gesù aiutare quelli che scelgono il male e non si curano della vita
spirituale?
In molti casi Dio è costretto a lasciare al loro destino quanti si determinano
in una condizione immorale irreversibile, e Dio questo lo conosce bene, vede
che non lasceranno mai la mentalità disgraziata e non li obbliga perché
rispetta la libertà di tutti.
Sono grotteschi quelli che si lamentano di Dio quando qualcosa è andato storto,
e non si chiedono cosa facevano loro in quelle situazioni. Si lamentano anche
per i guai patiti dai loro familiari e non comprendono che è l'uomo a
determinare il suo futuro, a decidere se vivere con il Bene o scegliere sempre
male. Quindi vivere con il Male, che in realtà è la mancanza del Bene, perché
il Male assoluto non può esistere!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano:
«Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri
invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura:
"Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il
Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le
guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero
loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo
ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare
anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa
gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro,
disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di
sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia,
e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù prese su di sé le sorti del profeta rifiutato e quelle di tutti gli
esclusi e gli abbandonati. Egli ha preso su di sé le sorti delle nazioni
perseguitate per aver combattuto per la libertà, le sorti dei militanti
condannati per la loro fede, sia che essi siano perseguitati da un potere laico
ateo, sia dai seguaci di un'altra confessione. Il Vangelo di oggi ci mostra le
poche persone che hanno tentato di difendere Gesù. Le guardie del tempio non
hanno voluto arrestarlo, e Nicodemo l'ha timidamente sostenuto, argomentando
che non si può condannare qualcuno senza aver prima ascoltato il suo difensore.
Nel mondo di oggi, anche noi cerchiamo timidamente di prendere le difese di
quelli che sono ingiustamente perseguitati. A volte è l'esercito che rifiuta di
sparare sui civili, come è successo di recente. A volte è nell'arena
internazionale che viene negato - assai timidamente - ad una grande potenza il
diritto di opprimere un popolo. Il dramma del giudizio subito da Cristo,
seguito dal suo arresto e dalla sua crocifissione, come riporta il Vangelo di
oggi, perdura ancora nella storia umana. Ogni uomo ha, in questo dramma, un
certo ruolo, analogo ai ruoli evocati nel Vangelo. Gesù è venuto da Dio per
vincere il male per mezzo dell'amore. La sua vittoria si è compiuta sulla
croce.
La sua vittoria non cessa di compiersi in noi, passando per la croce. Dobbiamo
osservare la scena del mondo attuale alla luce del processo a Gesù e del
dibattito suscitato dalla sua persona, quando viveva e compiva la sua missione
in Palestina. Siamo capaci di percepire Gesù e il suo insegnamento nella
Chiesa? Non rifiutiamo davvero nessuno, e non giudichiamo nessuno ingiustamente?
Siamo capaci di vedere Gesù nei poveri e nelle vittime della terra? Chi è
ognuno di noi oggi nel dramma dei profeti contemporanei rifiutati, e nel dramma
odierno di Gesù Cristo e del suo Vangelo? Gesù? Nicodemo? Le guardie del
tempio?