IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Tutto il Nuovo Testamento si interessa alla dottrina centrale della redenzione. Il ritorno di ogni uomo e di ogni cosa alla santità, presso il Padre, si compie attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo.
Il Vangelo di Giovanni pone l'accento in particolare sull'incarnazione. Gesù è stato mandato dal Padre. È venuto in un mondo decaduto e ha portato luce e vita nuova. Attraverso la sua passione e la sua risurrezione, egli restituisce ogni cosa al Padre e rivela la piena realtà della sua identità di Verbo fatto carne. Per mezzo di lui tutto è riportato alla luce.
Tutta la nostra vita nella Chiesa è il compimento della nostra risposta a Cristo. L'insegnamento del Nuovo Testamento - e ne vediamo un esempio nella lettura di oggi - è assai preciso. La redenzione è stata realizzata tramite Gesù Cristo, ma per noi deve essere ancora realizzata. Noi possiamo infatti rifiutare la luce e scegliere le tenebre.
Nel battesimo Cristo ci avvolge: noi siamo, per così dire, "incorporati" in lui ed entriamo così in unione con tutti i battezzati nel Corpo di Cristo. Eppure la nostra risposta di uomini, resa possibile dalla grazia di Dio, necessita del nostro consenso personale. Quando c'è anche tale accordo, ciò che facciamo è fatto in Cristo e ne porta chiaramente il segno. Diventiamo allora suoi testimoni nel mondo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La preghiera del funzionario del re deve essere presa come manifestazione di fiducia, è una supplica umile e sicura dell'intervento di Gesù: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Scendi, quindi vieni presto, perché la tua presenza lo salverà. "Chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire", la sua richiesta era insistente, adorante e fiduciosa.
La risposta di Gesù ci permetterà di introdurre un tema dibattuto in questi giorni: "Va', tuo figlio vive". In effetti il figlio fu perfettamente guarito all'ora indicata dal Signore.
Oggi il Vangelo ci mostra come la Fede autentica apre il Cuore di Gesù e ottiene quanto viene richiesto. Quanti vivono senza Dio e si illudono di vivere nella verità? Molti sono in buonafede, non si accorgono del dramma che vivono e dei dispiaceri che danno agli altri. Altri invece sono contenti di rifiutare Dio.
Nel Vangelo leggiamo che il padre del ragazzo agonizzante credette, gli bastò sentire "la parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino". Non dubitò: questo ha rallegrato enormemente il Signore. Non ha insistito sprecando parole perché conta la Fede.
Molte parole con poca Fede non ottengono nulla, poche parole piene di Fede spostano le montagne!
"Tuo figlio vive!". Non sarebbe bello per tutti voi sentire che vostro padre o madre, figlio, figlia, nonni, parenti ed amici, vivono in Dio, che sono rinati a nuova vita e che li condurrà alla salvezza eterna?
"Tuo figlio vive!". Chiediamo con Fede e costanza a Gesù di far rinascere nello Spirito i nostri cari lontani dalla Grazia di Dio.
Gesù apprezza queste invocazioni. 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,1-16)

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L'evangelista Giovanni è molto chiaro nel ribadire che la ragione per cui Gesù È stato messo a morte è la sua pretesa di essere come Dio. Come possono, allora, alcuni affermare che Gesù è solo un uomo divinizzato dei suoi discepoli? Gesù ha chiara e progressiva consapevolezza della sua vera natura, del suo compito, della sua identità profonda. Egli è venuto a svelare il vero volto di Dio e lo può fare non solo perché è un grande profeta, non solo perché ha una particolare sensibilità spirituale, ma perché lui e il Padre sono una cosa sola. Accogliere il messaggio che Gesù proclama riguardo a Dio, credere nel volto di Dio che egli è venuto a raccontare, ci fa nascere a vita nuova, ci fa condividere la vita eterna, cioè la vita dell'Eterno. In questa Quaresima vogliamo rispolverare il vero volto di Dio che ci deriva dall'annuncio del Vangelo, Purificandolo Dalle tante incrostazioni, dalle approssimazioni, dagli accomodamenti che ne abbiamo fatto. Abbiamo in noi la vita dell'Eterno, perché abbiamo creduto che Gesù è il figlio di Dio. Lasciamo, in questa giornata, che nei nostri gesti traspaia la nostra unione divina.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù ha guarito il paralitico alla piscina in giorno di sabato e questa guarigione è sorgente di una feroce disputa con i farisei. Per difendere il suo operato Gesù porta tre testimonianze: quella di Giovanni Battista che lo ha accolto e riconosciuto come il Messia inviato da Dio, quella delle opere che egli compie, i segni che opera, e la Scrittura che parla di lui. Così anche per noi oggi: per accogliere il messaggio di Gesù possiamo fidarci della testimonianza di chi, come il Battista, ci indica il Signore presente nel mondo. I tanti uomini e donne di Dio che ancora oggi profetizzano. E possiamo fidarci delle opere che questi uomini e queste donne compiono: milioni di persone che nel nome del Signore cambiano la loro vita, si piegano sulle ferite dell'umanità, soccorrono gli ultimi, testimoniano anche con la vita la loro fede. E possiamo, ancora, metterci finalmente a conoscere e studiare la scrittura per riconoscere in essa il messaggio che Dio continuamente dona ad ogni uomo e ogni donna che cerca senso e verità per la propria vita. Fidiamoci di testimoni così credibili e convertiamoci, infine.


TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

Gesù guarisce l'uomo paralitico rimasto in paziente attesa per ben trentotto anni, questo fatto agita maggiormente i farisei ed aumenta l'invidia nei confronti del Signore. La guarigione dell'uomo paralitico avviene proprio di sabato, essi però non si preoccupano di compiere tanti lavori per i loro interessi.
Il versetto 16 afferma: "Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato". Se Gesù avesse distribuito tesori nel giorno di sabato agli stessi farisei, non avrebbero obiettato nulla…
Le Leggi di Dio sono state sempre manipolate con la pretesa di renderle umane, come se Dio fosse stato cieco o ottuso nel dare i 10 Comandamenti. Questi precetti sono per l'uomo e ogni uomo è in grado di osservarli, anche per la Grazia che Dio concede a quanti cercano la Verità e il senso della vita.
Il discorso che Gesù continua anche oggi manifesta lo sforzo per convincere i Giudei della sua vera identità, un tentativo audace perché così scopre il suo Volto. Gesù decide di svelare la sua identità e la provenienza, esamina la loro reazione.
Gesù verifica il grado di capacità dei Giudei nell'aprirsi ad una Verità infinita ma reale e visibile, infatti Dio è veramente in mezzo a loro ma essi non immaginano l'incarnazione di Dio e soffrono parecchio nel sentire le rivelazioni del Signore.
Egli spiega anche il motivo della loro chiusura alla rivelazione di Dio: "Voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a Colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita".
Gesù indica che la presunzione di conoscere le Scritture è un'arma arrogante che uccide quanti la maneggiano.
La sapienza di questo mondo è un obbrobrio davanti a Dio, anche l'immodestia di presumere una grande spiritualità per la frequenza a qualche incontro di preghiera, rimanendo privi di solide basi dottrinali. Molti lo fanno in buonafede, ma vivono come dice Gesù: "Voi non volete venire a me per avere vita". Il motivo è dato da una forte convinzione di compiere tutto bene e di non sbagliare mai.
Così si rimane chiusi in se stessi e non avviene mai l'apertura del cuore a Gesù. Si conosce Gesù ma si tiene a distanza…
Il fatto curioso è che moltissimi cattolici credono a tutte le fantasiose apparizioni del mondo senza porsi alcune domande sull'attendibilità. Se le parole sono quelle manifestate da Gesù si rimane quasi indifferenti, sordi e inoperosi. Quando qualche veggente falso ed imbroglione dice banalità inattendibili, si pone ascolto e se ne parla con gli altri, si invitano a frequentare quel luogo.
"Se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste".
Riflettiamo su questo comportamento poco spirituale, chi agisce con questa istintività finisce fra le braccia di satana senza rendersene conto. Poi tutto và in rovina, avviene uno scombussolamento interiore e familiare, le disavventure si susseguono.
Occorre la Messa, il Santo Rosario e la Confessione per bloccare le negatività e ricominciare una vita nuova e gioiosa. 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,1-2.10.25-30)

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche Lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è Costui quello che cercano di uccidere? Ecco, Egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che Egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non Lo conoscete. Io Lo conosco, perché vengo da Lui ed Egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di Lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La grande fatica di Gesù è stata quella di cercare di convincere tutti gli ascoltatori che non era un uomo comune, ma che veniva da Dio.
In effetti, come compito era arduo, era ancora più difficile convincere tutti che Egli era il Messia atteso. Non si convincevano neanche assistendo a miracoli impossibili e questo la dice lunga sulla capacità dei diavoli di bloccare la mente di molti e fissarli su una convinzione, nonostante l'opposta evidenza.
L'opera dei diavoli è potentissima in tutte quelle persone che non pregano o pregano poco e vivono malamente. Se i diavoli cercano di disturbare ma senza riuscirci, quelli che fanno profondi cammini di Fede, figuriamoci come intervengono su quanti sono spiritualmente deboli.
Un detto dice: "Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io". Sembra irragionevole ma è la verità, le sorprese sono sempre in agguato e molto spesso sono proprio gli amici o i familiari o i parenti a mostrare un comportamento sorprendente e vendicativo.
Se dagli amici ci deve guardare Dio perché noi presupponiamo la loro sincerità e non li monitoriamo, dai nemici dobbiamo guardarci con attenzione perché rimane imprevedibile la loro reazione.
Lo stesso vale per i diavoli, essi cercano maliziosamente di trovare il momento propizio per arrecare in qualche modo danni seri a quanti non sono protetti spiritualmente.
"Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo".
Era già grande l'odio che nutrivano verso Gesù per le sue parole che disturbavano il quiete andazzo corrotto dei giudei. Per un periodo si rifiutò di percorrere la Giudea, aveva compreso che non c'era frutto spirituale da raccogliere e questa esperienza del Signore ci fa capire la difficoltà dell'apostolato.
Oggi si cerca di uccidere Gesù in mille altri modi, tutti però sono uniti dall'intento persecutorio verso Lui.
La presenza di una mentalità immorale fa provare una grande avversione verso Dio, anche se in modo indiretto e sottile. L'idolo che viene adorato da miliardi di persone lontane da Dio, non potrà essere abbandonato per scegliere la Verità di Dio.
Come può Gesù aiutare quelli che scelgono il male e non si curano della vita spirituale?
In molti casi Dio è costretto a lasciare al loro destino quanti si determinano in una condizione immorale irreversibile, e Dio questo lo conosce bene, vede che non lasceranno mai la mentalità disgraziata e non li obbliga perché rispetta la libertà di tutti.
Sono grotteschi quelli che si lamentano di Dio quando qualcosa è andato storto, e non si chiedono cosa facevano loro in quelle situazioni. Si lamentano anche per i guai patiti dai loro familiari e non comprendono che è l'uomo a determinare il suo futuro, a decidere se vivere con il Bene o scegliere sempre male. Quindi vivere con il Male, che in realtà è la mancanza del Bene, perché il Male assoluto non può esistere!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,40-53)

In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: "Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù prese su di sé le sorti del profeta rifiutato e quelle di tutti gli esclusi e gli abbandonati. Egli ha preso su di sé le sorti delle nazioni perseguitate per aver combattuto per la libertà, le sorti dei militanti condannati per la loro fede, sia che essi siano perseguitati da un potere laico ateo, sia dai seguaci di un'altra confessione. Il Vangelo di oggi ci mostra le poche persone che hanno tentato di difendere Gesù. Le guardie del tempio non hanno voluto arrestarlo, e Nicodemo l'ha timidamente sostenuto, argomentando che non si può condannare qualcuno senza aver prima ascoltato il suo difensore. Nel mondo di oggi, anche noi cerchiamo timidamente di prendere le difese di quelli che sono ingiustamente perseguitati. A volte è l'esercito che rifiuta di sparare sui civili, come è successo di recente. A volte è nell'arena internazionale che viene negato - assai timidamente - ad una grande potenza il diritto di opprimere un popolo. Il dramma del giudizio subito da Cristo, seguito dal suo arresto e dalla sua crocifissione, come riporta il Vangelo di oggi, perdura ancora nella storia umana. Ogni uomo ha, in questo dramma, un certo ruolo, analogo ai ruoli evocati nel Vangelo. Gesù è venuto da Dio per vincere il male per mezzo dell'amore. La sua vittoria si è compiuta sulla croce.
La sua vittoria non cessa di compiersi in noi, passando per la croce. Dobbiamo osservare la scena del mondo attuale alla luce del processo a Gesù e del dibattito suscitato dalla sua persona, quando viveva e compiva la sua missione in Palestina. Siamo capaci di percepire Gesù e il suo insegnamento nella Chiesa? Non rifiutiamo davvero nessuno, e non giudichiamo nessuno ingiustamente? Siamo capaci di vedere Gesù nei poveri e nelle vittime della terra? Chi è ognuno di noi oggi nel dramma dei profeti contemporanei rifiutati, e nel dramma odierno di Gesù Cristo e del suo Vangelo? Gesù? Nicodemo? Le guardie del tempio?