VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO PENTECOSTE E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Spirito di verità, che ci sveli i segreti dell'amore divino,plasma il mondo, perché impari a lasciarsi guidare docilmente.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,26-27;16,12-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della
verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne
il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la
verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi
annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è
mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.
Sequenza
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Nell'insegnamento e nell'opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell'amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l'amore mediante - e non contro - la giustizia e l'ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana.
Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa!
Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordia e con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 19,25-34)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua
madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse
alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua
madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò
una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua. Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,28-31)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e
ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato
casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per
causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e
la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi
saranno primi». Parola del Signore.
"Non essere avaro nelle primizie che offri. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, consacra con gioia la decima". Però si dilunga a spiegare che la vita è più importante dell'immolazione di vittime e così prepara già il Nuovo Testamento. "Chi osserva la legge moltiplica le offerte", cioè l'osservanza della legge è equivalente a molte offerte: "Chi adempie i comandamenti offre un sacrificio di comunione; chi pratica l'elemosina fa sacrifici di lode...". Non soltanto ciò che si fa per Dio costituisce un sacrificio, ma anche il bene che viene fatto al prossimo: praticare l'elemosina equivale ad offrire a Dio un sacrificio di lode. Nella lettera agli Ebrei l'autore dice: "Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace".
Ed infine il Siracide non esita ad insistere sulla generosità di Dio: "Da' di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e sette volte ti restituirà". E chiaro che non si tratta di offrire sacrifici con animo interessato, compiendo così un atto di egoismo e non di omaggio a Dio, però possiamo essere sicuri che il Signore è più generoso di noi e questa persuasione ci è di aiuto ad essere anche noi veramente generosi.
Nel Vangelo odierno Gesù conferma questa concezione, anzi non parla di sette volte, ma di cento volte tanto: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto...". E questo ci mette al nostro posto. E falsa la pretesa di dare a Dio senza voler ricevere niente, perché è Dio che dona per primo, ed è ancora lui che alla fine darà in sovrabbondanza. Noi siamo soltanto un po' come specchi della generosità divina: ciò che abbiamo ricevuto lo possiamo dare in parte, per ricevere ancora di più.
Anche nella Messa viviamo questo atteggiamento.
Nell'Offertorio diciamo a Dio: "Ti presentiamo questi doni che abbiamo ricevuto dalle tue mani. Tu ci hai dato questo pane e questo vino e noi te li riportiamo con umile generosità, perché tu ci dia ancora di più, cioè non soltanto un pane materiale, ma un Pane di vita, non soltanto il vino frutto della vite, ma il Vino del regno eterno". E questa la dinamica della nostra vita, che ci deve dare gioia sempre, perché siamo veramente coinvolti dalla generosità divina, che ci da affinché possiamo dare e ricevere ancora di più.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,32-45)
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù
camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che Lo seguivano
erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro
quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio
dell'Uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno
a morte e Lo consegneranno ai pagani, Lo derideranno, gli sputeranno addosso,
Lo flagelleranno e Lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si
avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro,
vogliamo che Tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che
cosa volete che Io faccia per voi?». Gli risposero: Concedici di sedere, nella
tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi
non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che Io bevo, o essere
battezzati nel battesimo in cui Io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo
possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che Io bevo, anche voi lo berrete, e
nel battesimo in cui Io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere
alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i
quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a
indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro:
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni
dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi
vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il
primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'Uomo infatti non è
venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per
molti». Parola del Signore.
Filippo (Firenze 1515 - Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l'Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all'esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.
E, proprio qui, nasce la domanda: Il Salvatore doveva davvero soffrire e morire perché il mondo fosse riscattato dai suoi peccati?
Essendo Dio, poteva riscattarci senza sofferenza e senza morte. Ma ha avuto pietà di noi, che siamo destinati a soffrire e a morire per i nostri peccati. Sapeva bene, infatti, che ci avrebbe attirato a sé in questo modo, attraverso la sofferenza, per distruggere i nostri peccati. Da noi vuole solo questo: che ci abbassiamo e riconosciamo il nostro stato di peccatori. E ci grida: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11,28-29).
La sofferenza di Cristo è un grande mistero, così come il suo amore per la creazione e per gli uomini, divenuti, con il battesimo, membra del suo corpo.
La sofferenza e la morte di Cristo sono ancora più grandi per il fatto che egli continua a soffrire nelle membra del suo corpo, nei suoi figli innocenti, poveri e abbandonati.
Nel sacrificio della Messa, egli si offre ogni giorno in sacrificio, per loro e per tutti noi, al Padre dei cieli.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la
strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in
piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli
rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede
ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del
Signore.
Al termine del cammino, oggi incontriamo un cieco. Un cieco, che, in più, è un mendicante. In lui c'è oscurità, tenebre, e assenza. E attorno a lui c'è soltanto il rigetto: "Molti lo sgridavano per farlo tacere". Gesù chiama il cieco, ascolta la sua preghiera, e la esaudisce. Anche oggi, qui, tra coloro che il Signore ha riunito, "ci sono il cieco e lo zoppo" (prima lettura) - quello che noi siamo -; ed è per questo che le azioni di Gesù, che ci vengono raccontate, devono renderci più pieni di speranza.
È nel momento in cui termina il viaggio di Gesù a Gerusalemme (e dove termina il ciclo liturgico), che un mendicante cieco celebra Gesù e lo riconosce come "Figlio di Davide", o Messia; e questo mendicante riacquista la vista e "segue Gesù per la strada". È un simbolo, un invito. Chiediamo al Signore che ci accordi la luce della fede e ci dia vigore, affinché lo seguiamo come il cieco di Gerico, fino a che non avremo raggiunto la Gerusalemme definitiva.
O Dio, luce ai ciechi e gioia ai tribolati, ascolta il grido della nostra preghiera: fa' che tutti gli uomini conoscano la tenerezza del tuo amore di Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 11,11-25)
[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel
tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì
con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da
lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se
per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che
foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all'albero, disse:
«Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l'udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che
vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei
cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si
trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta
forse scritto:
"La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni"?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo
morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo
insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l'albero di fichi seccato fin dalle
radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l'albero di fichi che
hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io
vi dico: se uno dicesse a questo monte: "Lèvati e gèttati nel mare", senza
dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per
questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di
averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro
qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi
le vostre colpe». Parola del Signore.
Anche l'episodio successivo mette in luce lo stesso duplice amore. A proposito dell'albero di fico che, maledetto da Gesù, è seccato un gesto simbolico che fa vedere la necessità di produrre frutti per essere benedetti da Dio il Signore stesso commenta: "Abbiate fede in Dio! Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato". Gesù è sempre in intima relazione col suo Padre, sa che il Padre è sorgente inesauribile di doni e perciò ci invita a questa preghiera piena di fede. E nello stesso tempo non si dimentica dell'amore fraterno. Infatti aggiunge subito: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni i vostri peccati". L'amore per il Padre è indissolubilmente unito all'amore per gli uomini, gli uomini che egli ama. Per essere in relazione intima con il Padre, per crescere in questo rapporto, bisogna dunque aprire sempre più il cuore all'amore per gli uomini, anche se peccatori, anche se ci hanno offeso, come ha fatto Gesù.
Chiediamo a lui questo amore crescente, forte, generoso, pieno di fede in Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 11,27-33)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E,
mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli
scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi
ti ha dato l'autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con
quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli
uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: "Dal cielo", risponderà:
"Perché allora non gli avete creduto?". Diciamo dunque: "Dagli uomini"?». Ma
temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un
profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Parola del Signore.
Giovanni riassume quest'esperienza nelle seguenti parole, pronunciate da Gesù: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Marco era convinto che chi avesse sentito parlare delle opere di Gesù, avrebbe dovuto riconoscere chi egli era; per questo l'evangelista mostra come rispondevano gli uomini alle azioni in cui Gesù manifestava i suoi poteri. Molti capivano che egli era il Messia, mentre i sommi sacerdoti e gli scribi non ci credevano. Del resto, costoro erano sempre stati e sarebbero sempre stati ostili a Gesù. In particolare, lo furono quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio di Gerusalemme. In quell'occasione, Gesù "insegnò loro dicendo: Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!".
I sommi sacerdoti e gli scribi, come si dice nel Vangelo, allora gli chiesero con quale autorità facesse queste cose. Ma Gesù, con una sola domanda, li fece tacere. Essi cercarono allora un modo di farlo morire, ma lo temevano perché tutto il popolo andava a lui ed era ammirato del suo insegnamento.