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         IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO VIII DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C           IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà   

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Con parole rudi, certamente per far penetrare meglio il suo insegnamento nei nostri cuori duri, Gesù ricorda una delle
componenti fondamentali della vita cristiana: essere discepoli. Chi vuole condurre da solo la propria vita è un cieco che conduce un cieco; il buon frutto si trova su di un albero solido, e si è sempre cattivi giudici di se stessi se qualcuno non ci aiuta. Il maestro è Gesù, e noi siamo i suoi discepoli, cioè coloro che si lasciano istruire da lui, che riconoscono la sua autorità sovrana e si fidano delle sue parole. Ma beato colui che, sulla terra, ha saputo scoprire i portavoce di questa autorità, i maestri che non sono di ostacolo all'unico maestro, ma che attualizzano, concretizzano la sua parola, le sue esigenze, ma anche il suo amore attento. Vi sono i maestri secondo l'istituzione, quelli che la Chiesa ci dà, e riconosce come tali. E vi sono quelli che, nascosti, si lasciano riconoscere dai cuori preparati. Ogni uomo deve, nel corso di tutta la sua vita, riconoscersi discepolo di Gesù: seguirlo, obbedirgli e quindi ascoltarlo, al fine di mettere in pratica il suo insegnamento che ci conduce alla vita.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,17-27)

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quest'uomo ricco che accorre a Gesù desidera entrare nel regno dei cieli e viene a lui perché gli insegni la via: è il modo giusto di incominciare. Gesù gli risponde ricordandogli i comandamenti di Dio e allora ci rendiamo conto che costui non solo ha ascoltato Dio, ma ha messo in pratica le sue leggi ed è quindi già sulla strada del regno. E per questo che Gesù gli propone una tappa ulteriore: "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi"". E qui il cammino si arresta: "Egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni". Gli sembra impossibile lasciare quello che ha per prendere ciò che il Signore gli offre; manca di fede e non sa più ascoltare la parola del Signore, non sa più vedere che essa è una parola di amore. "Gesù, fissatolo, lo amò dice Marco e gli disse: Una sola cosa ti manca...". Non è per impoverirlo che Gesù gli parla, non è per severità, ma per affetto, per amore e per renderlo veramente ricco. Gesù vuol aprirgli gli occhi e fargli vedere che la sua ricchezza è in verità una mancanza: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai... libera te stesso dallo ai poveri...". Allora sarai ricco, perché quando avrai dato tutto avrai un tesoro in cielo. "Poi vieni e seguimi".
La proposta di Gesù è quella di entrare già ora nel regno, di avere già ora un tesoro nel cielo e, più ancora, di entrare nella sua intimità:
"Vieni e seguimi". La ricchezza gli impedisce di seguire Gesù, è un peso che rallenta il suo passo, che lo ostacola.
È una lezione che dobbiamo sempre accogliere, perché molto sovente è la nostra "ricchezza" che ci impedisce di camminare, di avere in Gesù una fede totale, di capire che la sua è sempre una proposta d'amore; la nostra ricchezza che non è necessariamente fatta di beni materiali, ma di tante cose di ogni genere. Si può essere attaccati a letture, a spettacoli, a passatempi... che impediscono di essere disponibili ad ascoltare la parola di Dio e a seguirla. Siamo sempre chiamati a semplificare la nostra vita e a renderci conto che la nostra vera ricchezza è solo nel seguire Gesù.
Gesù riconosce che questo distacco è difficile: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" Ma vedendo l'inquietudine e l'angoscia dei discepoli egli stesso offre il mezzo, richiamandoli di nuovo alla fede. Il rimedio non è nella nostra forza, nei nostri tentativi umani, ma nell'aprirsi all'azione di Dio: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
E rieccoci al punto di partenza. È sempre qui che bisogna tornare in ogni difficoltà, si tratti di un ostacolo da superare, di un peso da sopportare o di un peso di cui dobbiamo liberarci: l'uomo non può riuscirci, ma ci riesce Dio in lui, se egli ha fede. L'ultima parola del Vangelo odierno è anche l'ultima parola dell'Angelo a Maria: "Niente è impossibile a Dio". Siamo così davanti all'esempio di Maria, che ascolta la parola che viene da Dio, l'ascolta nella sua povertà, nella sua umiltà e aderisce a questa affermazione fondamentale: "Tutto è possibile a Dio".
L'essenziale è dunque ascoltare Dio, essere docile a Dio nella fede e camminare con fiducia sulla strada in cui Dio ci ha posto.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,28-31
)
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Continua il discorso che riguardava l'incontro tra Gesù e il giovane ricco. Dopo la precisazione del Signore sulla difficoltà della salvezza eterna da parte dei ricchi, troppo presi dalle preoccupazioni temporali, alla domanda di Pietro, Gesù risponde con una parola molto consolante e che deve rimanere impressa nei nostri cuori e nella mente.
"Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà".
La considerazione di queste parole può dare una decisiva svolta alla vita di quanti sono legati ai beni materiali.
Il Vangelo ci offre temi importanti da meditare. È sorprendente la domanda posta dal giovane ricco a Gesù: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Oggi difficilmente si trovano persone preoccupate del loro futuro, tantomeno i ricchi, presi come sono dall'interesse verso i loro beni.
In pratica, il giovane ricco chiedeva la felicità: "Che cosa devo fare per essere felice?". Egli sapeva molto bene che le sue ricchezze non gli arrecavano affatto la vera felicità e animato da una sincera ricerca, la chiede al Signore, perché comprendeva che solo Lui è in grado di donarla.
Questa domanda viene posta oggi nelle preghiere a Gesù da non molti cristiani, sia per la dissipazione mondana scambiata per felicità, sia per la mancanza di forza spirituale per arrivare a chiedere a Dio l'ottenimento della vera felicità, la quale comporta qualche rinuncia.
Ognuno si chieda quante volte ha chiesto a Gesù di giungere alla felicità soprannaturale, quella che perdura anche nelle sofferenze!
Questo uomo che chiedeva a Gesù il consiglio per raggiungere la vita eterna, osservava diligentemente i Comandamenti, ma non era sufficiente questa buona pratica. A lui il Signore volle chiedere di più, perché l'osservanza dei Comandamenti gli era abituale.
La risposta data dal Signore è molto forte: "Una cosa sola ti manca".
Per che cosa? Per raggiungere la vera felicità e di conseguenza la vita eterna.
Ogni giorno nella nostra meditazione dobbiamo chiederci con sincerità cosa manca nella nostra vita per arrivare alla felicità che solo Gesù può donarci. Quella felicità che è contagiosa perché oltre a provare una gioia interiore che ci fa sentire gratificati, quindi appagati, ci dona la letizia che porta alla beatitudine del Vangelo.