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       IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XIV DOMENICA         E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Ti rendiamo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
"Io sono con"
Questa misteriosa parola, "Io sono" è stata ripresa da Gesù per rivelare in modo paradossale di essere egli stesso Dio. Ha detto ai suoi avversari: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono" (Gv 8,28), e ancora: "Se non credete che Io Sono morirete nei vostri peccati". L'adesione a questa rivelazione di Dio è radicalmente indispensabile per uscire dai nostri peccati, per uscire dai nostri limiti umani. Al momento del suo arresto Gesù ha ripetuto ancora questa parola. Nel Vangelo di Giovanni la si deve chiaramente comprendere come una manifestazione della sua divinità. "Gesù si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!"". Come succede spesso nel Vangelo giovanneo, queste parole hanno il significato ordinario: "Gesù di Nazaret sono io" e nello stesso tempo un significato più profondo: "Io Sono, in unione con il Padre".
Gesù si è dunque rivelato come il Nome del Padre, e si è rivelato, paradossalmente, nel momento in cui, in un certo senso, egli si spogliava della sua divinità per essere soltanto un uomo che soffre. Ma così egli ha realizzato in un modo più profondo la presenza di Dio al centro dell'esistenza umana.
Così egli ha dato un profondo significato al suo invito: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi; imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Perché è dolce il giogo del Signore Gesù, perché il suo carico è leggero?
Possiamo rispondere: perché "Io Sono", Gesù, ha portato la presenza di Dio fino al fondo della nostra miseria, morendo sulla croce per noi e con noi, prendendo su di sé tutti i nostri dolori. Da allora possiamo davvero ascoltare la parola di Dio: "Io Sono! " in qualunque circostanza. Per quanto oppressi siamo, possiamo, dobbiamo sentire Gesù che ci dice: "Io sono! Sono vicino a te, sono con te in questa difficoltà, in questa angoscia. Non c'è angoscia umana che mi rimanga estranea, perché Io sono per sempre nel cuore dell'angoscia umana". Ecco perché il carico del Signore è leggero: si è sempre in due a portarlo, perché egli lo porta con noi.
"Io Sono". In Gesù il Dio lontano, il Dio diverso, si è fatto vicino, si è identificato con noi per poterci dire: "Io sono con te, Io, il Dio che era, che è, che sarà".

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 9,18-26)
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell'istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La lettura di oggi deve suscitare in noi il desiderio di una fede più grande. Gesù dice a questa donna: "La tua fede ti ha guarita". La fede ha fatto sì che il contatto fisico con lui ("Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita") fosse un contatto ben diverso da quello ordinario: "In quell'istante la donna guarì". La fede vede nella realtà nuove possibilità, invisibili nell'assenza di fede. Gesù stesso esprime ciò che vede la fede, quando dice: "La fanciulla non è morta, ma dorme". Sembra morta, ma la fede vede che può rivivere. Per quelli che non hanno fede queste sono parole senza senso e, dice il Vangelo, "si misero a deriderlo". Vedono la realtà concreta e dicono: "E evidente, è morta, ne siamo ben sicuri, non può certo vivere di nuovo", perché non vedono la nuova possibilità che la fede mette in quella realtà.
Noi che crediamo in Gesù siamo chiamati a vedere queste nuove possibilità e a trasformare anche realtà di morte in realtà di vita.
Quante volte noi vediamo soltanto difficoltà, fermandoci all'aspetto più immediato della realtà: qualche difficoltà, la malattia, le contrarietà, qualche dissenso sul lavoro o in famiglia, li vediamo solo come tanti ostacoli sul nostro cammino. Se abbiamo fede viva scopriamo che questi ostacoli, concreti, non sono la realtà totale. Noi vediamo l'apparenza ma nel profondo c'è l'amore del Signore, che ci offre la possibilità di un rapporto più vivo con lui, di una trasformazione della realtà quotidiana.
Chiediamo al Signore la grazia di avere gli occhi aperti e di aumentare la nostra fede, perché possiamo vedere le cose nella loro vera, profonda realtà.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,32-38)
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demoni per opera del principe dei demoni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La guarigione dei due ciechi precede il nostro testo nel Vangelo secondo san Matteo. Ed ora si tratta della guarigione di un muto. Tutte e due fanno parte del compimento della profezia messianica, annunciata da Isaia (Is 29,19; 35,5-6; 61,1), e confermata nella risposta data a Giovanni Battista che si preoccupa della situazione e delle azioni di Gesù (Mt 11,1-5). Qualunque sia la possibile diagnosi della malattia del muto, la Bibbia conosce la relazione che esiste tra guarigione e salvezza, e conosce le influenze negative che hanno le persone malate. E gli uomini di un tempo conoscevano anch'essi il potere di queste influenze negative. Gesù si avvicina al malato, a quest'uomo che è stato allontanato dalla comunità. Dio solo sa che cosa gli ha tolto la parola. Gesù fa ciò che devono fare in questo senso gli uomini che egli ha ispirato: concedere ai malati, ai solitari, agli isolati, il calore di un aiuto umano e far loro sentire così un po' della presenza salvatrice di Dio. Che vi siano poi degli uomini che vogliono paralizzare l'opera di salvezza di Dio fa parte del corso delle cose; non è sicuramente per caso che essi si trovano menzionati, in san Matteo, poco prima del passo in cui Gesù manda gli apostoli. Bisogna che i discepoli, come i buoni pastori che vegliano sulle pecore, lottino contro i guastafeste e i censori che insinuano il dubbio nello spirito degli uomini quando essi si rivolgono a Dio e al suo regno.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,1-7)
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI
"Chiamati a sé i dodici discepoli, Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità". Non manda quindi i suoi Apostoli soltanto per predicare, ma anche per guarire. Soltanto dopo il Vangelo dice: "Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino". Anche Gesù faceva la stessa cosa, cioè non si limitava a predicare, ma guariva. Così il Vangelo è completo, nel senso che non è una legge, non è soltanto un insieme di precetti dati da Dio per la nostra salvezza, è realmente un dono di Dio che ci salva. La predicazione del Vangelo deve dimostrare che esso è realmente un regalo di Dio e non prima di tutto una esigenza. Per questo Gesù dà agli Apostoli il potere di guarire, come segno della presenza fra noi di Dio che salva.
I cristiani noi devono agire anche ora così. Non dobbiamo soltanto "predicare", insegnare che questo si fa e quest'altro no; dobbiamo prima di tutto dare testimonianza della bontà di Dio verso l'uomo, anima e corpo. Dio ci ha creato anima e corpo e non disprezza il corpo. il Signore Gesù non ha disprezzato i corpi ammalati, anzi, si è chinato su di loro con predilezione. Poteva dire e l'ha detto, non agli ammalati ma a tutti che è necessario portare la propria croce, e questo è vero ed essenziale, però ai malati, a tutti coloro che avevano una sofferenza, un bisogno, si avvicinava non con un precetto, ma con la sua infinita bontà e la sua potenza di sanazione e di consolazione. Anche noi dobbiamo con le nostre azioni far vedere che Dio è buono, che è qualcuno che si dona, portando sempre e a tutti la sua pace e la sua gioia.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,7-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La vostra pace scenda su di essa.
Accoglienza dell'inviato di Gesù e pace sono una cosa sola. L'accoglienza non riguarda però il suo corpo, bensì il suo spirito, la sua anima, la ricchezza divina e spirituale che lui porta con sé. "Chi accoglie voi, accoglie me. Chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato". Le parole di Gesù sono di chiarezza divina, eterna. Non accoglie il missionario chi gli dona un tozzo di pane o un letto per riposare. Lo accoglie, chi accoglie la ricchezza di grazia, di verità, di Spirito Santo che lui nasconde nel suo cuore. Nel cuore del missionario vi deve abitare una sola ricchezza: Cristo Signore.
O i missionari sono i contenitori e i portatori del solo Cristo Signore, o non sono affatto suoi missionari. Chi porta se stesso e dona se stesso agli altri, mai potrà dirsi vero missionario del Vangelo, della grazia, della verità. Non può, perché non porta nel suo cuore l'Autore vivo di questi doni divini. Essendo lui distaccato dalla fonte della grazia e della verità, è anche separato dalla sorgente della pace. Lui può anche essere accolto per ragioni umane. Lui però non potrà mai assolvere al fine per cui è stato mandato. Mai potrà portare e lasciare la pace in quella casa. Non può, perché il suo cuore è spoglio, privo del Principe della pace che è Cristo Signore.
Una verità deve essere chiara al nostro cuore e alla nostra mente e con chiarezza deve essere anche annunziata. La pace non è per preghiera. Dio non dona la pace perché gliela chiediamo. Se Lui ce la desse per sola preghiera, non avremmo bisogno di Cristo Gesù. Dio la pace all'umanità l'ha data. È il suo Figlio Unigenito. Cristo Gesù la pace agli uomini l'ha donata. Sono i suoi missionari. Sono essi che devono farla scendere nella casa del mondo. Cosa potrà scendere attraverso di essi? Divenendo essi una cosa sola con Cristo Gesù, un solo mistero di grazia, verità, santità.
I missionari di Gesù sono questo mistero. Se si separano da esso, non sono più datori del mistero e quindi neanche sono datori di pace. L'umanità rimane nella sua guerra eterna. Anche se l'umanità volesse la pace, non potrebbe ottenerla in alcun modo, perché il solo modo possibile è il missionario. È lui la via e il dono della pace. È lui la via e il dono di Cristo. Ma Cristo Gesù non è un pacco da portare con sé. Lui si dona in un solo modo: divenendo una cosa sola con il suo missionario. Se una casa è priva di pace, la responsabilità è tutta del missionario. Lui in questa casa è andato solo. Non ha portato con sé Gesù Signore. Ha dato se stesso, ma non Lui, il Principe della pace.
Ogni discepolo di Gesù è un missionario, un portatore e datore di Cristo, il Principe e il Dono di Dio della pace. È giusto allora che ci chiediamo? Porta Gesù nel suo cuore chi usa un fucile, un cannone, una mitragliatrice? Porta Gesù chi sgancia bombe atomiche o di qualsiasi altra natura? Porta Gesù chi dichiara guerra ai popoli e alle nazioni? Porta Gesù chi è nemico dei suoi fratelli? Porta Gesù chi vive solo per se stesso e fa della sua vita un tesoro da conservare nello scrigno della sua ricchezza, benessere, agi di questo mondo? Porta Gesù chi dice falsità, calunnie, inganna i fratelli, li tradisce, li accusa, li condanna? Porta Gesù chi è invidioso, geloso, superbo, arrogante, prepotente, insolente, avaro, senza alcuna pietà? Il mondo è senza pace perché senza veri discepoli di Gesù. È lui, solo lui, il portatore e il datore della vera pace.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri datori di Cristo Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,16-23)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
"Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali, vi flagelleranno nelle loro sinagoghe... E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi.
Non è certo facile quello che Gesù chiede ai suoi discepoli, mentre predice persecuzioni di ogni specie, anzi sul piano puramente umano è addirittura impossibile. Ma questo è l'atteggiamento positivo dell'amore, fondato sulla fede. Non siamo forse suoi? Ed egli ha detto che nessuno potrà mai strapparci dalla sua mano. "Se Dio è per noi scriverà Paolo chi sarà contro di noi?".
La preoccupazione è atteggiamento naturale, che ci angustia; che, se ci lasciamo andare ad essa, ci mette sulla via dell'egoismo; che, oltre a tutto, è inutile e sterile. E' saggezza cristiana non preoccuparci in anticipo delle cose che temiamo. Forse non accadranno mai e, se accadranno, avremo allora il dono che il Signore ci farà della sua forza per viverle come egli vuole.
La vera fiducia respinge decisamente tutte le preoccupazioni personali circa la propria sorte.
Chiediamo al Signore che ci aiuti ad essere fedeli oggi, che aumenti la nostra fede e la nostra speranza, così che ci abbandoniamo lietamente alla sua volontà, nella certezza che egli ci aiuterà sempre molto di più e molto meglio di quanto noi possiamo immaginare.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,27-29)
In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Noi potremmo facilmente tenere il Vangelo a distanza pensando: "Sono i discepoli ad essere coinvolti, o, tutt'al più, i santi come Benedetto, che Dio ha chiamato a realizzare una grande opera". Ma il Vangelo non è solo un libro di storia. Non si accontenta di raccontare gli avvenimenti. Gli apostoli, i santi e i missionari rimandano a me. Guardate Pietro che ha accompagnato Gesù e gli altri discepoli che hanno abbandonato tutto; o guardate Benedetto che, giovane studente, rifiuta la vita brillante di Roma per ritirarsi nella solitudine! Tutti sono implicati nella storia. Noi saremmo semplici spettatori? Il Vangelo non ci riguarderebbe?
Eppure il Vangelo parla dell'avvento di un nuovo regno, del segreto inaudito che fa sì che Dio permetta che nasca un regno senza fine. Ciò significa dunque che Dio ha delle aspettative su di noi. È il dramma dell'amore. E la mia storia con Dio. La storia del regno dei cieli è già cominciata. Bisogna continuare a raccontare la storia come storia di Dio e del suo mondo. In questo Vangelo, è la sua storia che Gesù racconta quando dice: "Nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria..." (Mt 19,28).
Per Gesù, ciò vuol dire amore fino alla croce.
Egli sa: "Mio padre mi manda nel mondo per amore e dice: Tu genererai un popolo nuovo. La tua missione è di diffondere l'amore nel mondo intero". Dio vuole che il suo amore si riversi nel mondo. Si tratta del dramma dell'amore. Noi possiamo parteciparvi lasciando che Dio ci mostri il nostro posto. Poiché egli si indirizza a noi, personalmente. Quante volte abbiamo rifiutato questo invito: eppure la redenzione ha luogo qui e ora, oggi. Non è in teoria, ma nell'istante stesso che Gesù ama, agisce e parla. Ciò che importa è che io alzi gli occhi per vedere cosa accade. A cosa serve, se qualcuno mi perdona in teoria ma non nel suo cuore, né ora? La pratica di Gesù ci mostra una cosa: egli è andato incontro a tutti. Il suo invito valeva per tutti. Non debbo, dunque avere paura. Non sono tenuto a diventare prima un uomo a posto, posso venire quale sono. E, per una comunità, ciò significa semplicemente poter esistere anche con le proprie debolezze.