IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
O Padre, le
tue vie sovrastano le nostre vie e i tuoi pensieri i nostri pensieri:
irrompi
nei nostri cuori perché possiamo accogliere e
comprendere la tua logica d'amore.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXV DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto
e li hai trattati come noi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Così
gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra
e la superi.
Nella sua vigna c'è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta. Così
come ogni nostra situazione di vita deve essere la vigna che ci è affidata per
curarla e metterla in grado di portare molto frutto e questo non per rinchiuderci
egoisticamente in un ambito ristretto ma per riconoscerci, a partire dal
concreto dell'esistenza, "lanciati sulle frontiere della storia", per essere
cioè veri evangelizzatori e missionari.
Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l'invito
della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva
per l'ultima ora, per la sera della nostra vita?
Riconoscersi tra i chiamati alla salvezza deve significare renderci disponibili
ad accogliere ogni chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile e
dolorosa.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 8,16-18)
Non c'è nulla di nascosto
che non sia conosciuto e venga in piena luce.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 8,16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto,
ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia
conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi
non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Sarà tolto anche ciò che crede di avere
Ormai tutto il mondo, e anche quasi la totalità dei cristiani, hanno un Dio
fabbricato, fuso, non però con oro e argento, ma con i molti loro pensieri.
Apparentemente si adora un Dio fuori di noi, in verità adoriamo i nostri
pensieri come vero Dio. Così il pensiero dell'uomo sta realmente divenendo il
Dio unico. Avendo però ognuno il suo pensiero, il Dio adorato è personale per
ogni suo adoratore, così come personale è il pensiero per ogni persona che lo
elabora. Poiché nulla è più fugace del pensiero, ecco che il Dio adorato muta,
evolve, cambia con repentinità e mai risulta identico a quello di ieri. Questa
è purtroppo la condizione religiosa del mondo contemporaneo. Adoriamo un Dio
senza verità, senza storia, senza identità, senza Parola, senza volontà.
Che non si creda nel Dio vero, nel Padre del Signore Gesù Cristo, lo attesta il
fatto che nessuno più crede nella sua Parola data come infallibilmente,
perennemente, eternamente, immutabilmente vera. Se credessimo nella verità
della sua Parola, daremmo alla nostra vita una direzione ben diversa. Poiché
noi pensiamo che la sua Parola sia come la nostra - la coerenza ad essa dura
solo per pochi istanti, poi dobbiamo cambiarla, perché è cambiata la condizione
storica in cui essa è stata proferita - nessuno si affatica per metterla in
pratica, per darle vita nella sua carne. E così crediamo di adorare il vero Dio
e siamo adoratori di un idolo. Siamo convinti che siamo tutti salvi, mentre in
realtà attestiamo con le opere di morte che nessuna salvezza si è compiuta in
noi. Immaginiamo di essere nella verità mentre inseguiamo menzogne e falsità.
Ci crediamo vivi e invece siamo morti alla luce eterna. Essendo il nostro Dio
ridotto ad un idolo, Lui è divenuto per noi in tutto simile ad uno spauracchio.
Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele. Così dice il
Signore: «Non imparate la condotta delle nazioni e non abbiate paura dei segni
del cielo, poiché di essi hanno paura le nazioni. Perché ciò che provoca la
paura dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle
mani di un intagliatore. Li abbelliscono di argento e di oro, li fissano con
chiodi e con martelli, perché non traballino. Gli idoli sono come uno spauracchio
in un campo di cetrioli: non sanno parlare; bisogna portarli, perché non
possono camminare. Non temeteli: non fanno alcun male, come non possono neppure
fare del bene». Nessuno è come te, Signore; tu sei grande e grande è la potenza
del tuo nome. Chi non temerà te, o re delle nazioni? A te solo questo è dovuto:
fra tutti i sapienti delle nazioni e in tutti i loro regni nessuno è simile a
te. Tutti sono stolti e sciocchi, vana la loro dottrina, come un pezzo di legno
(Ger 10,1-8).
Come infatti uno spauracchio che in un campo di cetrioli nulla protegge, tali
sono i loro dèi di legno, d'oro e d'argento; ancora, i loro dèi di legno, d'oro
e d'argento si possono paragonare a un arbusto spinoso in un giardino, su cui
si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre.
Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro comprenderete che non sono
dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna. È migliore
dunque un uomo giusto che non abbia idoli, perché sarà lontano dal disonore
(Bar 6,69-72).
Il nostro Dio è il Signore della storia. Lui innalza e abbassa, sradica e
pianta, costruisce e distrugge, dona ma anche toglie. Se noi avessimo una fede
vera in Lui, vedremmo la sua azione su popoli, regni, nazioni, uomini e cose.
Lui è il solo Signore.
Il Signore non dona la grazia di essere discepoli di Gesù per vivere nel
nascondimento, per vergognarsi di Cristo, per rinnegarlo ogni giorno nella
storia. Dio lo ha acceso come sua vera luce perché illumini con la sua verità
ogni altro uomo. Se non farà questo, il Signore lo priverà della sua luce e lo
renderà tenebra ed oscurità. Se il cristiano rimane segreto, è segno che non è
luce. È sufficiente infatti una sola parola, una sola decisione per attestare
la sua verità. O vivrà da vera luce o diverrà tenebra eterna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera luce in
Cristo Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 8,19-21)
Mia madre e miei fratelli sono questi:
chi ascoltano la parola di Dio e la mette in pratica.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 8,19-21)
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano
avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano
vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La Sacra Scrittura parla della "casa di Dio", il
Vangelo della famiglia di Gesù, ed è facile vedere il rapporto, poiché nella
Sacra Scrittura la parola "casa" può significare sia un edificio sia
una famiglia. Per esempio, quando la Bibbia parla della "casa di
Davide" può essere la sua abitazione, ma più spesso si tratta della
famiglia, della stirpe di Davide.
Secondo le parole di Gesù, se noi ascoltiamo la parola di Dio e la mettiamo in
pratica, diventiamo suoi fratelli, anzi sua madre, formiamo cioè la sua
famiglia: siamo la "casa di Dio", cioè nello stesso tempo la sua
famiglia e il suo tempio. Si realizza così il progetto di Dio di abitare con
gli uomini, non soltanto in mezzo a loro, ma in loro e di unirli tutti in
un'alleanza che fa di essi un unico edificio, un'unica famiglia e addirittura
un unico corpo, il corpo di Cristo.
Sentiamo risuonare le parole della Sacra Scrittura: "Mia delizia è stare
coi figli degli uomini"; "Ecco verranno giorni nei quali con la casa
di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova. Porrò la mia
legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed
essi il mio popolo" (Ger 31,31.32); "E il Verbo si fece carne e venne
ad abitare m mezzo a noi" (Gv 1, 14). E ancora: "Stringendovi a lui,
pietra viva,... anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione
di un edificio spirituale" (1 Pt 2,45); "Voi non siete più stranieri
né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio... Voi insieme
con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio" (Ef 2, 19.22);
"Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua
parte" (1 Cor 12,27). Dalla profezia alla realizzazione: attraverso i
secoli Dio ha fatto intravedere il suo meraviglioso disegno fino alla sua
realizzazione nella pienezza dei tempi.
Tutte le nostre azioni devono tendere a questo scopo: formare il tempio di Dio,
la famiglia di Dio, il corpo di Cristo. Per giungere a questa meta il mezzo
essenziale è ascoltare la parola di Dio, accogliere la parola di Dio che ci
trasforma, facendo di noi pietre vive che possono entrare nella costruzione
della casa di Dio. La parola di Dio è potenza di Dio ed è capace di assimilarci
al suo progetto perché davvero possiamo "santificare il suo nome" essendo
famiglia del Signore, corpo di Cristo.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Vincenzo de' Paoli
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,1-6)
Quanto a coloro che non vi accolgono,
uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,1-6)
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i
demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a
guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane,
né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete
là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla
loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di
loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando
la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
S. Vincenzo (Pony presso Dax, Francia, 1581 - Parigi, Francia, 27 settembre 1660), sacerdote, parroco si dedicò dapprima all'evangelizzazione delle popolazioni rurali, fu cappellano delle galere e apostolo della carità in mezzo ai poveri, i malati e i sofferenti. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi - 1625) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633).
In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi
ripartite
Dinanzi ad ogni discepolo di Gesù ci sono due forze o potenze invincibili da
qualsiasi energia o risorsa che proviene dal cuore, dalla mente, dalla scienza,
dalla dottrina, dall'intelligenza, dalla sapienza dell'uomo. Nulla che
scaturisce dall'uomo ha la potestà di eliminare, cancellare, abolire queste due
forze che sono il demonio e la malattia.
Dinanzi a queste due forze l'uomo sperimenta tutta la sua pochezza, il suo
niente. L'impossibilità non è neanche imparziale. Essa è assoluta. L'uomo
semplicemente non può. Questa la sua verità. Gesù conosce questa naturale
incapacità dell'uomo e dona ai suoi discepoli la forza e il potere su tutti i
demòni e di guarire le malattie. Conferisce loro un potere divino, una forza
celeste, una capacità soprannaturale.
Questo potere e questa forza agiscono in loro in un solo modo: se sono
finalizzati unicamente ed esclusivamente per l'edificazione del regno di Dio
tra gli uomini. Questa forza e questo potere non sono fine a se stessi. Dio non
manda i discepoli nel mondo per sanare i malati e per liberarli dal demonio,
per poi lasciarli nel mondo del peccato o dell'ignoranza di Dio, nella non fede
e nella non verità.
Gesù manda nel mondo i suoi discepoli per edificare il regno di Dio, segno di
questa loro opera è la distruzione del regno di satana e dalla sue conseguenze
che sono la morte, la malattia, la sofferenza, il vizio, il peccato, ogni altra
schiavitù materiale e spirituale dell'uomo. Se non vi è edificazione nei cuori
del regno di Dio, il potere diviene debolezza e la forza inesistente, vana. Non
agisce perché separata dal suo fine.
Gesù chiede ai suoi apostoli una grande libertà dai beni di questo mondo. Li
vuole anche liberi dalla ricerca di comodità e di agi. Si devono accontentare,
essere gioiosi per quel poco che ogni giorno il Signore darà loro, servendosi
della carità dei suoi figli. La libertà dal denaro e dalla cose di questo mondo
è la verità del discepolo di Gesù. Un discepolo di Gesù è vero se è libero
dalle cose di quaggiù. È falso se è attaccato alle cose di questo mondo. È
doppiamente falso se si serve del suo ministero per arricchirsi o fare denaro a
basso prezzo, al prezzo della sua simonia mascherata che lega la sua
prestazione del sacro e delle cose sante alle offerte.
La credibilità del discepolo del Signore è data tutta dalla sua libertà dalle
cose della terra. È questa la prima santità che lui deve mostrare al mondo. Se
è libero, è santo: se non è libero, non è santo. Se è libero è credibile. Se
non è libero, mai sarà credibile. Sarà sempre giudicato, condannato. Lo si
vedrà come un impiegato del sacro, mai come un missionario di Gesù Signore.
Il missionario di Gesù deve sempre essere rivestito di libertà, santità,
prudenza, saggezza. Deve possedere nel cuore un solo desiderio: che il Signore
lo rivesta di credibilità e lo accrediti nella verità del Vangelo. Solo così
ogni persona da lui incontrata potrà accogliere la Parola da lui seminata nel
cuore ed entrare nel Regno.
Vergine Maria, Madre di Dio, rivesti il nostro cuore e la nostra anima della
tua stessa libertà e santità. Angeli e Santi di Dio, rendeteci missionari
credibili della Parola.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,7-9)
il tetràrca Erode diceva:
chi è dunque costui?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,7-9)
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e
non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai
morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi
profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del
quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore.
Erode sente parlare di Gesù. I suoi miracoli lo incuriosiscono. Cerca di vedere Gesù. Il suo però non è desiderio di salvezza. Neanche è ricerca di verità e di giustizia, sapendo che Gesù è un profeta. Vuole solo vedere qualche segno operato da Gesù. Il Padre celeste oggi non permette che Gesù ed Erode si incontrino, anche perché sappiamo dagli stessi Evangelisti che le intenzioni del Re non erano neanche tanto oneste. Lui infatti lo cercava per ucciderlo. Non voleva che un altro profeta gli creasse fastidi all'interno del suo regno e della sua famiglia. Gesù non è dalle mani di Erode, ma sempre nelle mani del Padre e lo dice con infinita fermezza. Lui morirà a Gerusalemme. Questo è scritto per Lui e questo dovrà compiersi.
In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme". Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» (Lc 13,31-35).
Il desiderio di Erode viene esaudito il giorno della condanna a morte di Gesù. Erode avrebbe potuto impedire che Gesù morisse. Non lo fece. La sua curiosità non si è realizzata e lui lo rimandò a Pilato. I miracoli per Gesù sono segni di salvezza, non opere mirabili, di prestigio per soddisfare il cuore impenitente del re e neanche per salvare la sua vita. Di certo sarebbe stato sufficiente un solo prodigio ed Erode mai avrebbe rimandato Gesù nuovamente a Pilato. Ora però lui ha visto e la visione di Cristo lo condannerà per l'eternità. Ha visto, ma non ha creduto.
Tutta l'assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia (Lc 23,1-12).
Dio sempre offre la grazia della salvezza ad ogni uomo. Le sue vie sono misteriose. Esse sono pensate dalla sua sapienza eterna. Nessun uomo dal Signore viene abbandonato. Tutti cercati. Da tutti Cristo è mandato. Ognuno si perde per sua colpa.
Ogni incontro con una persona di Dio è dono di salvezza da parte del Padre. Lui ti ha cercato, ti ha accolto nella sua casa, non lo hai riconosciuto, lo hai insultato, schernito e oltraggiato. Sei responsabile del tuo rifiuto. Avresti dovuto riconoscerlo, convertirti, umiliarti dinanzi a Lui, chiedere umilmente perdono, affermare la sua innocenza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci desiderare Cristo Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santi Arcangeli Michele, Gabriele E Raffaele
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,47-51)
vedrete il cielo aperto
e gli angeli di Dio salire e scendere.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,47-51)
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui:
«Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò:
«Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho
visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu
sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho
detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più
grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
"Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui; mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano". Daniele non nomina gli Angeli: parla di fuoco, di migliaia, di miriadi di miriadi... Sono veramente esseri misteriosi. Noi li rappresentiamo come uomini dal viso soave e dolce, nella Scrittura invece appaiono come esseri terribili, che incutono timore, perché sono la manifestazione della potenza e della santità di Dio, che ci aiutano ad adorare degnamente: "A te voglio cantare davanti ai tuoi angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo". Come preghiamo nel prefazio di oggi: "Signore, Padre santo, negli spiriti beati tu ci riveli quanto sei grande e amabile al di sopra di ogni creatura". Nella visione di Daniele non sono gli Angeli gli esseri più importanti: vediamo più avanti "uno, simile ad un figlio d'uomo" ed è lui, non gli Angeli, ad essere introdotto fino al trono di Dio, è a lui che egli "diede potere, gloria e regno", è a lui che "tutti i popoli serviranno". La stessa cosa vediamo nel Vangelo: gli Angeli sono al servizio del Figlio dell'uomo. "Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" dirà Gesù, facendo allusione sia a questa visione di Daniele sia alla visione di Giacobbe, che nel sonno vede gli Angeli salire e scendere sul luogo dove è coricato e che dà il senso della presenza di Dio in tutti i luoghi della terra.
Gli Angeli di Dio sono dunque al servizio del Figlio dell'uomo, cioè di Gesù di Nazaret; la nostra adorazione non è rivolta agli Angeli, ma a Dio e al Figlio di Dio. Gli Angeli sono servitori di Dio che egli, nella sua immensa bontà, mette al nostro servizio e che ci aiutano ad avere un senso più profondo della sua santità e maestà e contemporaneamente un senso di grande fiducia, perché questi esseri terribili sono al nostro servizio, sono nostri amici.
Domandiamo al Signore che ci faccia comprendere davvero la sua santità e maestà infinite, perché ci prostriamo con sempre maggiore reverenza alla sua presenza, davanti ai suoi Angeli.
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XXV
settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Girolamo
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,43-45)
Mentre tutti ammiravano le Sue opere
Gesù annunzia la Sua Passione.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,43-45)
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù
disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio
dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che
non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo
argomento. Parola del Signore.
Nel Vangelo Gesù ci dice appunto che il nostro tesoro è contemporaneamente antico e nuovo. E ogni epoca è invitata a discendere in questa miniera inesauribile per trovare nuove ricchezze, e le trova davvero.
Il modo attuale di studiare la Scrittura non assomiglia a quello dei secoli passati: vi scopriamo aspetti nuovi, che ci aiutano ad apprezzarne meglio la varietà e la ricchezza. Così si rinnova continuamente il gusto e l'interesse per lo studio della Bibbia.
Sappiamo che la Scrittura si studia bene soltanto nella fede. "Le Sacre Scritture scrive Paolo a Timoteo possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù". Lo studio della Scrittura è fatto per mezzo della fede, che lo guida. Per aver fede bisogna prima capire un po' la Scrittura, perché se non si capisce niente dell'annuncio di salvezza non è possibile aderirvi, quindi per arrivare a credere è necessario fare un certo lavoro di intelligenza, un certo studio. Ma d'altra parte per approfondire la Scrittura è necessaria la fede: credere per, comprendere.
Se qualcuno ha il senso delle cose spirituali capisce profondamente la Bibbia anche se non ha cultura, perché la fede illumina gli occhi del suo cuore e questa illuminazione è più preziosa di tutti i mezzi della scienza, che possono far luce su aspetti secondari, ma non raggiungono il centro, che è il "proprio" della fede.
Non bisogna disprezzare lo studio faticoso degli scienziati, perché i loro sforzi sono necessari per far penetrare la fede in tutti i settori della vita e di ogni epoca. Ma Dio ha rivelato i tesori della Scrittura non soltanto agli intelligenti, ma anche a chi è meno dotato, mediante la fede, luce divina.
Siamo dunque riconoscenti al Signore per questo tesoro che tutti noi utilizziamo e aiutiamo ad approfondirlo insieme agli studiosi, perché la scienza aiuta a comprendere le Scritture, ma ancor più aiuta la santità.