IL VANGELO DEL GIORNO VI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Gesù
disse ai suoi discepoli: «Io vi dico:
se
la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei,
non
entrerete nel regno dei cieli.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad
abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno
compimento. In verità io vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un
solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque
trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare
altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li
osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e
dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi:
"Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il
proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello:
"Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta
all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo
fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con
lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia,
e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché
non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: "Non
commetterai adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo
di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle
tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se
la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti
conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo
vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". Ma
io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima,
la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli
antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi
giuramenti". Ma io vi dico: non
giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra,
perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del
grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di
rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: "sì, sì",
"no, no"; il di più viene dal Maligno». Parola del Signore.Forma breve:TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (5, 20-22a.27-28.33-34a.37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella
degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso
dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il
proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: "Non commetterai adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli
antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi
giuramenti". Ma io vi dico: non
giurate affatto. Sia invece il vostro
parlare: "sì, sì", "no, no"; il di più viene dal Maligno». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
L'ideale religioso degli Ebrei devoti consisteva
nell'osservare la legge, attraverso la quale si realizzava la volontà di Dio.
Meditare, adempiere la legge, era per l'Israelita la sua "eredità", "una
lampada per i suoi passi", suo "rifugio", la sua "pace" (cf. Sal 119).
Gesù è la pienezza della legge perché egli è la parola definitiva del Padre (Eb
1,1). Paolo ci dice che "chi ama il suo simile ha adempiuto la legge... Pieno
compimento della legge è l'amore" (Rm 13,8-10).
Ed è anche in questo senso che Gesù è la pienezza di ogni parola che esce dalla
bocca di Dio: "Perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito... perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16-17).
Il cristiano è prima di tutto il discepolo di Gesù, non colui che adempie la
legge. I farisei erano ossessionati dalla realizzazione letterale e minuziosa
della legge; ma ne avevano completamente perso lo spirito. Di qui la parola di
Gesù: "Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei...".
L'amore non è prima di tutto un sentimento diffuso per fare sempre quello di
cui abbiamo voglia, ma al contrario il motore del servizio del prossimo,
secondo i disegni divini. Ed è per questo che Gesù enumera sei casi della vita
quotidiana - noi vedremo oggi i primi tre - in cui si manifesta questo amore
concreto: la riconciliazione con il prossimo, non adirarsi, non insultare
nessuno, non commettere adulterio neanche nel desiderio, evitare il peccato
anche se vi si è affezionati come al proprio occhio o alla propria mano destra,
non divorziare da un matrimonio valido...
Il contrasto con i criteri che reggono il mondo attuale non potrebbe essere
maggiore. Per quali valori i cristiani scommetterebbero? Ancora una volta siamo
confortati dalla affermazione di Cristo: "Il cielo e la terra passeranno, ma le
mie parole non passeranno" (Mt 24,35).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,11-13)
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli
un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un
segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l'altra riva. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
I farisei chiedono un segno dal cielo, dice il Vangelo, "per metterlo alla prova". Se Gesù darà questo segno, essi vi troveranno motivo per condannarlo, per ucciderlo. Ma Gesù per il momento oppone un rifiuto: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". il segno sarà in realtà la morte di Cristo e la sua risurrezione, segno dell'amore di Dio e della vittoria di Gesù. In un altro punto del Vangelo questo è detto più chiaramente prendendo come simbolo il segno di Giona, gettato in mare e sfuggito alla morte per intervento di Dio, che prepara nel tempo il suo disegno contro la morte, e contro il male. Apriamo il cuore a questa vittoria di Dio, la vittoria della sofferenza accettata con amore per ottenere che il bene trionfi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando
come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non
fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il
regno di Dio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù invia gli
Apostoli nel mondo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad
ogni creatura... Allora essi partirono e predicarono dappertutto".
Ci sono dunque due dinamiche diverse nell'AT, si pensa la salvezza come la
venuta delle nazioni a Gerusalemme, il centro del mondo, dove si sale al monte
del Signore, che attira tutti; nel NT Gerusalemme non è più il centro
dell'unità, il "luogo" dell'unità è ora il corpo di Cristo risorto,
presente in modo misterioso dovunque sono i suoi discepoli. "Andate in
tutto il mondo". Ecco la legge dell'evangelizzazione, senza evidentemente
perdere il legame con Gesù, luogo dell'unità di tutti coloro che credono in
lui.
Importante è tradurre la fede nella cultura del paese invece di imporre la
propria. Oggi si è preso più coscienza di questo problema che per secoli ha
causato incomprensioni, condanne e ritardi nell'evangelizzazione. Ormai ci si
rende conto che la fede è separabile da ogni cultura e deve radicarsi in ognuna
di esse, come fermento che le impregna del Vangelo.
È un problema non solo di popoli diversi, ma di generazioni diverse: in ogni
generazione la fede domanda di essere espressa in modo nuovo.
È sempre la stessa, ma è un fermento di vita che chiede di crescere e di
trovare sempre nuove forme per progredire. Proprio Gesù ha paragonato il
Vangelo a un seme di senapa che cresce, si trasforma, diventa un albero.
Dobbiamo avere la preoccupazione di andare agli altri e di non obbligarli a
uniformarsi alle nostre abitudini, a ciò che noi pensiamo sia il meglio.
Andare agli altri come Gesù è venuto a noi: facendosi uomo, accettando tutto
ciò che è umano per farsi comprendere dagli uomini e poterli introdurre nella
sua intimità.
San Paolo ci spiega che l'unità è possibile solo nella diversità dove ognuno si
esprime secondo la propria vocazione e si adatta agli altri per formare un solo
corpo nella molteplicità delle sue membra. Preghiamo allora così: "Padre
tu che ami ciascuno di noi come un figlio e vuoi che ciascuno esprima in modo
personale il mistero del tuo amore, donaci di accogliere ogni nostro fratello
come egli è, perché possiamo tutti rimanere nell'unità del tuo amore".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,22-26)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli
condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli
messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi
qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come
degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu
guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua
dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo di oggi
vediamo la semplicità del Signore Gesù e anche la sua umiltà. Per compiere
il miracolo si nasconde, conducendo il cieco fuori del villaggio per non essere
visto. Questa semplicità ci meraviglia: Gesù qui sembra un operaio che fa una
cosa e non vuole che sia vista finché non è completata. il Signore mette della
saliva sugli occhi del cieco gli impone le mani e gli domanda: "Vedi
qualcosa?". Si direbbe che il miracolo è compiuto a metà: "Vedo gli
uomini; infatti vedo come degli alberi che camminano". Di nuovo Gesù gli
impone le mani e il miracolo è completo: "Vedeva a distanza ogni
cosa".
Questa semplicità divina, che può destare il nostro stupore, la troviamo anche
nel racconto della Genesi, dove Dio cambia la sua decisione: "Non maledirò
più il suolo a causa dell'uomo, né colpirò più ogni essere vivente come ho
fatto". Eppure in un altro passo della Scrittura è detto che Dio non si
pente, che egli non è un uomo, per cambiare opinione. I filosofi insistono
molto su questa immutabilità di Dio, dicono che Dio, essendo la perfezione
assoluta, non può cambiare. C'è qui qualche contraddizione, ma è una
contraddizione che deriva dalla nostra limitatezza, che non può comprendere
Dio. Dice sant'Agostino che è una grande felicità poter comprendere qualche cosa
di Dio, ma che non è possibile all'uomo comprendere Dio; se l'uomo lo
comprendesse, non sarebbe più Dio. infatti noi abbiamo bisogno di mettere
insieme cose contraddittorie per farci un 'idea meno imperfetta di Dio. Se
vogliamo fare come i filosofi, e insistere sulla immutabilità di Dio, avremo
un'idea di Dio molto molto povera. Dio sarebbe per noi come un mucchio di
pietre, che non si muove, non cambia, non ha sentimenti, non vive. Se invece
leggiamo con semplicità la Bibbia, vediamo che Dio pensa, ha dei sentimenti,
ama profondamente, va in collera per i peccati del suo popolo, cambia le sue
decisioni... E abbiamo l'idea di un essere vivente, pieno di movimento, di
ricchezza, e questo è più vero dell'idea dei filosofi. Nella Bibbia si parla di
Dio piuttosto come di un uomo, che è vivo, che riflette, prova delle emozioni,
cambia parere, fa dei progetti... Questo è il modo più usato nella Bibbia.
Talvolta anche la Bibbia fa delle osservazioni nella direzione dei filosofi,
dicendo che Dio è perfetto, non muta, non si pente; generalmente però mostra
Dio a nostra immagine, perché questo è più utile. Dobbiamo sapere che la
perfezione divina è una perfezione di pienezza, non una perfezione di
immobilità; che questa immutabilità contiene in sé tutti i movimenti; che Dio
non ha emozioni umane, ma è al di sopra delle nostre emozioni. E vero che Dio
non ama come noi, ma egli ama più di noi, in un modo che noi non possiamo
comprendere.
La rivelazione di Dio è avvenuta in modo pieno nella umanità di Gesù. Gesù vero
uomo, che ha sofferto, ha amato, ha riflettuto, ha fatto dei progetti nella sua
vita, che è stato ingannato, tradito, è la rivelazione del modo di essere di
Dio.
Domandiamo al Signore Gesù di aprire i nostri occhi perché possiamo avere di
Dio non una idea povera, ma vera, ricca, che metta in noi un senso di
adorazione, di ammirazione, di gratitudine.
Comprendere qualcosa di Dio è una grande felicità. E anche capire che non
possiamo comprenderlo è felicità, perché ci mette nella fede davanti al
profondo mistero di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,27-33)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a
Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed
essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei
profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi
dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu
sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed
essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire
ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a
rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò
Pietro e disse: «Va' dietro a me,
Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo di oggi
presenta un contrasto molto istruttivo per noi. San Pietro, ispirato dal
Padre, riconosce in Gesù il Messia, l'eletto di Dio. E quasi immediatamente
dopo lo stesso Pietro si oppone ai disegni divini e si mette a rimproverare
Gesù che parla per sé di sofferenza, di disprezzo, di morte, tanto che Gesù lo
riprende severamente: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini".
Come è difficile essere continuamente sotto la luce di Dio! San Pietro
certamente, tutto felice di aver potuto proclamare che Gesù era il Cristo, e
sicuro di aver agito così per ispirazione divina, credeva di poter ormai
ragionare sotto questa ispirazione e opporsi a quanto Gesù andava insegnando.
Effettivamente si possono trovare molti argomenti per opporsi a questo modo di
essere del Messia; un Messia che deve soffrire, essere disprezzato, essere
ucciso! Non è difficile dimostrare che questo non può rientrare nei disegni di
Dio.
Nel libro della Gènesi ci è presentata
l'alleanza con Noè, dove Dio parla e impedisce espressamente di versare il
sangue dell'uomo: "Io domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a
ognuno di suo fratello". Dunque non è nella volontà di Dio che un uomo
venga ucciso. Si può ragionare così e concludere che perciò non è volontà di
Dio che Gesù venga ucciso. Si possono anche prendere le profezie che parlano
del Messia presentandolo come colui che trionferà di tutti i suoi nemici, che
sarà glorioso e regnerà per sempre. La prima promessa messianica non parla di
sofferenza e di morte: annuncia che Dio darà a Davide un successore, un figlio
che Dio stabilirà sul suo trono e che regnerà per sempre. Ecco qual è il
disegno di Dio! San Pietro non mancava certo di argomenti per rimproverare Gesù
e dirgli che egli apriva una prospettiva che non faceva parte del disegno
divino: che il Figlio dell'uomo dovesse molto soffrire, essere riprovato dagli
anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi e venire ucciso, non corrispondeva
apparentemente alla volontà di Dio.
Ma Gesù è totalmente docile ai disegni di Dio e sa davvero scegliere nelle
Scritture ciò che conviene ad ogni momento, sa discernere i vari momenti. E ha
riconosciuto nelle Scritture che il Messia doveva soffrire. La profezia del
Servo di Jahvè in Isaia fa intravedere che il Messia deve prima essere umiliato
e poi glorificato, e tutte le figure del Cristo: Abele, Mosè, Giuseppe sono la
prova che il disegno di Dio comprendeva una morte. Dio non vuole la morte, non
vuole il tradimento, ma prende il mondo come è. E poiché il cuore dell'uomo è
cattivo, Dio ha deciso di trionfare del male assumendolo e trasformandolo con
la forza dell'amore. Per questo Gesù ha potuto dire a san Pietro: "Tu non
pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Anche a noi può succedere di partire da una luce che viene da Dio e di arrivare
alla fine a prospettive umane. Abbiamo riconosciuto nella Scrittura una
rivelazione divina, o abbiamo sentito nella preghiera una ispirazione di Dio: è
una cosa molto bella. Ma poi, credendo di esservi fedeli, vi aggiungiamo dei
ragionamenti umani, che alla fine snaturano l'ispirazione. Gli autori
spirituali, sant'Ignazio in particolare, insegnano che anche nel caso di
ispirazioni molto soprannaturali bisogna distinguere bene ciò che viene
immediatamente da Dio e ciò che la nostra psicologia, il nostro ragionamento vi
aggiungono. E necessario rimanere molto docili a Dio e far attenzione a non
aggiungere cose umane alle sue ispirazioni. In molte occasioni purtroppo
ragioniamo con la nostra psicologia, con le nostre pulsioni umane e troviamo un
mucchio di giustificazioni a quelle che sono soltanto le nostre naturali
inclinazioni. Possiamo essere rigidi, e convincerci di pretendere soltanto
quello che Dio vuole; possiamo, al contrario, lasciar correre tutto e ci
convinciamo di imitare la grande misericordia di Dio. Dobbiamo essere sempre
molto attenti, docili allo Spirito del Signore, per fare in ogni momento quanto
è conveniente secondo la sua volontà, senza farci illusioni su noi stessi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,34-9,1)
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse
loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà
la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la
propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione
adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando
verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non
morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Voler salvare la propria anima, cioè la propria vita, non è
una preoccupazione egoistica, proprio perché è fondata sull'abnegazione, al
seguito di Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua".
Gesù ci ha dato l'esempio: non ha conquistato orgogliosamente il cielo, ma si è
abbassato; non ha innalzato se stesso, ma si è umiliato: "Spogliò se
stesso" scrive san Paolo ai Filippesi, "umiliò se stesso. Per questo
Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro
nome". Così Gesù ci ha insegnato la via del perdersi per amore, l'unica
via per salvare la nostra vita.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,2-13)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse
su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le
sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra
potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con
Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una
per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano
spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato:
ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù
solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che
avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed
essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai
morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta
scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io
però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto,
come sta scritto di lui». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ci
colma di gioia indicibile e gloriosa la splendente visione di Gesù, luce del
mondo che tutto illumina e di cui il Padre dice: "Questo è il Figlio mio
prediletto; ascoltatelo!". Siamo
invitati a fondare tutta la nostra vita sulla fede in Gesù: soltanto per mezzo
di essa possiamo essere in relazione col Padre celeste.
il punto più importante di tutta la nostra vita è dunque essere appoggiati sul
Signore Gesù, non appoggiarsi su noi stessi, sul niente che ci appartiene, ma
rinnegare noi stessi e fondarci su di lui per essere in comunione con Dio,
nell'amore vero. Ogni altro atteggiamento è fallace. Se cerchiamo di amare da
soli, cioè senza appoggiarci sulla fede in Gesù, il nostro amore è vano, non è
autentico; se tendiamo alla perfezione cristiana senza appoggiarci sul Signore
Gesù, la nostra perfezione non esiste. "Se vuoi essere perfetto dice Gesù
va', vendi quello che hai...". Dobbiamo rinunciare ad ogni idea di
perfezione nostra, perché la perfezione non è proprietà nostra, l'abbiamo
soltanto nella misura in cui siamo in comunione con Gesù, fondati su di lui
nella fede. Egli solo è il nostro tesoro, la nostra giustizia, dice san Paolo,
la nostra santità. Lui è santo, non noi, e soltanto in unione con lui possiamo
essere santi e piacere a Dio. La fede è il segreto di ogni realizzazione buona.
Per questo la lettera agli Ebrei vede la fede in ogni pagina dell'Antico
Testamento. Anche quando la Bibbia non parla esplicitamente di fede, l'autore
sacro vede la fede come fondamento di tutto: fondamento del sacrificio di
Abele, fondamento del prodigioso rapimento di Enoch che è figura della
risurrezione di Gesù ,fondamento della salvezza di Noè che per fede nella
parola di Dio "costruì un'arca a salvezza della sua famiglia".
Tutto è fondato sulla fede e senza di
essa nulla ha consistenza.