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   IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XVI DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C               IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
I testi biblici che ci riportano il messaggio e il Vangelo ci insegnano che il Dio della Trinità ama recarsi di tanto in tanto dagli uomini, perché la sua presenza è un onore e una benedizione. Al tempo dei patriarchi, si reca da Abramo e promette un figlio a Sara che non ne ha ancora. Gesù, da parte sua, esalta due donne nubili, Maria e Marta, onorandole della sua visita e della sua parola. Il racconto di questa visita ci mostra che si deve manifestare a Gesù un vero rispetto.
Il Dio della Trinità oggi continua a recarsi presso gli uomini. Questo noi la chiamiamo visita. Spesso, ci rendiamo conto della venuta di Dio solo dopo la sua visita.
In questo giorno, il nostro Signore e Salvatore ci invita a recarci da lui. Egli è il sacerdote, l'annunciatore e l'ospite di questa festa liturgica. Gioiamo di questo onore, ascoltiamo la sua parola con attenzione e festeggiamo con lui la comunione di oggi con atteggiamento di venerazione. Ma soprattutto prendiamo a cuore quello che lui ci dice: è colui che si impregna della sua parola e vive secondo essa che gli manifesta il più grande rispetto.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,1-2.11-18)
In quel tempo, Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Accanto alla Vergine Madre, Maria Maddalena fu tra le donne che collaborarono all'apostolato di Gesù (Lc 8, 2-3) e lo seguirono fino alla croce (Gv 19, 25) e al sepolcro (Mt 27, 61). Secondo la testimonianza dei vangeli, ebbe il privilegio della prima apparizione di Gesù risorto e dallo stesso Signore ricevette l'incarico dell'annunzio pasquale ai fratelli (Mt 28, 9-10); Gv 20, 11-18).
Il cardinale Carlo Maria Martini al riguardo commentava: «Avremmo potuto immaginare altri modi di presentarsi. Gesù sceglie il modo più personale e il più immediato: l'appellazione per nome. Di per sé non dice niente perché "Maria" può pronunciarlo chiunque e non spiega la risurrezione e nemmeno il fatto che è il Signore a chiamarla. Tutti però comprendiamo che quell'appellazione, in quel momento, in quella situazione, con quella voce, con quel tono, è il modo più personale di rivelazione e che non riguarda solo Gesù, ma Gesù nel suo rapporto con lei. Egli si rivela come il suo Signore, colui che lei cerca».
La sua memoria è ricordata il 22 luglio nel martirologio di Beda e dai Siri, dai Bizantini e dai Copti.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La condizione per portare frutto spirituale è la comunione autentica con Gesù. La comunione indica l'unità, una armonia creata dallo Spirito di Dio e volta a trasmettere la Grazia di Dio ai credenti. La presenza della Grazia è l'attività dello Spirito Santo nell'anima e opera in essa per distaccarla dalle cose umane e insignificanti per trasfigurarla.
Quando si cerca con sincerità la comunione perenne con Gesù e si lavora per vincere le debolezze umane, l'anima diventa sempre più bella agli occhi di Dio.
Dio Padre interviene in coloro che mostrano anche un piccolo desiderio di salvarsi l'anima e li aiuta a liberarsi dai pesi opprimenti.
In questo senso il Padre pota, taglia ciò che non è buono anche permettendo piccole prove superabili con un po' di buona volontà, animata da una Fede autentica. Il Padre non permette mai prove superiori alla capacità di resistenza dei suoi figli, invece sono questi figli ad appesantire il peso della prova compiendo scelte sbagliate, vivendo in modo disordinato.
I cristiani sono chiamati costantemente alla preghiera, ai Sacramenti, all'osservanza dei Comandamenti per poter superare le prove con facilità.
"Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto".
È una grande opera di amore da parte del Padre, altrimenti moltissimi cristiani non avanzerebbero mai nel cammino spirituale e rimarrebbero bloccati nelle posizioni illusorie e inconcludenti in cui si trovano.
Il Padre non mette alla dura prova i cristiani buoni. "Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato".
Il Padre ci ama davvero, altrimenti non avrebbe deciso la morte del Figlio in Croce per redimere tutti noi, non avrebbe inviato il Figlio nel mondo per insegnare la vera dottrina spirituale e non invierebbe la Madre Immacolata di suo Figlio nel mondo per avvisare l'umanità dei pericoli incombenti e invitarla a cambiare vita.
Gesù ci ama così come siamo ed è con noi sempre!
"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto".

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gli Israeliti sono da circa due mesi nel deserto, ci dice la prima lettura di oggi. I disagi si aggravano e il popolo mormora contro Mosè e contro Aronne: "Fossimo morti nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!".
il Signore non abbandona il suo popolo e farà piovere la manna ma lo mette alla prova "per vedere, dice a Mosè, se cammina secondo la mia legge o no".
Anche il Vangelo allude a prove anche più dure per la fedeltà di coloro ai quali è rivolta "la parola del regno": ci sono gli uccelli che la divorano, i sassi dove secca perché non ha radici, le spine che la soffocano. Ogni prova è una sollecitazione ad approfondire le nostre radici verso l'abbondante acqua nascosta sotto l'aridità del terreno. U Signore vuole darcela, ma desidera che gliela chiediamo nella preghiera insistente, umile, faticosa, ma fedele.
E l'acqua viva della sua volontà. E perché abbiamo la forza di cercarla sempre ci dà il pane dal cielo: dà a noi se stesso ("Io sono il pane vivo disceso dal cielo"), viatico lungo il difficile cammino nel quale spesso siamo tentati di diffidare della sua presenza provvidente, come gli Ebrei nel deserto.
Dobbiamo avere la sicurezza del suo aiuto, che ci fa trovare sempre nuove energie e slancio per vivere nella gioia la sua volontà.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,20-28)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Tra i protagonisti della prima comunità cristiana troviamo senz'altro san Giacomo, fratello di Giovanni. Insieme a Pietro e a suo fratello Andrea, Giacomo fa parte della ristretta cerchia delle persone che Gesù vuole accanto a sé nei momenti particolari.
Giacomo, fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo, strappato alla pesca insieme al fratello Giovanni, già discepolo del Battista. Gesù vuole lui, Simon Pietro e Andrea insieme con sé, nei momenti più significativi della sua missione: dalla trasfigurazione al Tabor, alla resurrezione della figlia di Giairo, nella dolorosa veglia al Getsemani. Giacomo fu il primo tra i dodici ad essere ucciso, sotto Erode Antipa, ed una antica leggenda vuole che riuscì a convertire un soldato, che venne decapitato insieme con lui. Un gigante della fede, uno dei discepoli che ha vissuto un rapporto intimissimo col Signore Gesù. Eppure, rileggendo la pagina che oggi la liturgia sfacciatamente ci propone, restiamo perplessi. No, Giacomo non ha fatto una gran figura chiedendo al Signore una "spintarella" nel futuro governo del Regno di Dio... Grandezza e miseria convivono nel cuore degli uomini, anche in quello degli uomini più grandi. È una splendida lezione, quella di oggi: noi che vorremmo una santità asettica, che desideriamo una Chiesa fatta solo di santità, che ci scandalizziamo per i limiti dei credenti (sempre e solo quelli degli altri), impariamo che Dio non ha paura di avere accanto a sé dei peccatori, fragili arrivisti, infantili discepoli che, pur avendo visto la gloria e il dolore di Dio, restano ciò che egli vuole. Strumenti che egli usa per manifestare la sua gloria e la sua misericordia.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Colui che ascolta la Parola e la comprende
La Parola del Signore ha sempre bisogno della voce, del cuore, dell'intelligenza, della sapienza, di tutto lo spirito e l'anima dell'uomo perché da parola scritta diventi Parola di salvezza e di redenzione per tutto il popolo. In più la Parola deve risuonare nella pienezza della sua verità non in un cuore, ma in tutto il popolo del Signore. Tutti devono ascoltare la stessa Parola e tutti la stessa spiegazione. È quanto avviene al tempo di Neemia. È dall'unica Parola di Dio, dall'unica sua verità, dall'unica comprensione di essa che il popolo risorge, diviene vero popolo del Signore.
Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse allo scriba Esdra di portare il libro della legge di Mosè, che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d'intendere; tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della legge. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Giosuè, Banì, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maasia, Kelità, Azaria, Iozabàd, Canan, Pelaià e i leviti spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi. Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura (Ne 8,1-8).
Gesù insegna ai suoi discepoli che senza spiegazione la Parola seminata neanche attecchisce. Subito viene il diavolo e la porta via. Non entra nel cuore. Oggi si legge l'unica Parola, senza però l'unica sua verità e l'unica sua spiegazione. Ognuno legge e dalla parola trae ciò che desidera, vuole, pensa, immagina. Con quali risultati? La confusione in tutto il popolo di Dio e ogni caos sia spirituale che morale. Un tempo almeno sulle grandi questioni - unità e trinità di Dio, incarnazione, passione, morte, risurrezione di Gesù - vi è era almeno una specie di unità. Oggi neanche il mistero della Trinità è salvo. Figuriamoci a pensare di poter salvare il mistero dell'incarnazione. Il Dio unico sta fagocitando ogni verità del mistero, tutto da questa diabolica invenzione è posto in un sarcofago per la putrefazione di ogni verità della nostra santa fede. Se la Parola non viene spiegata secondo Dio, ma ognuno la comprende a modo suo, non si può sperare di raccogliere qualche frutto. Neanche sul terreno buono essa maturerà. Il caos veritativo è così grande da non far regnare nei cuori nessuna verità. Ognuno cammina con le sue verità, le sue comprensioni, le sue interpretazioni.
Quando si dona il cuore alla Parola, è necessario che anche tutto il corpo sia di essa. Dare il corpo alla Parola è darlo alla persecuzione e ad ogni tribolazione che vengono dalla fede nella Parola. Anche lo spirito va dato alla Parola. Esso ormai deve pensare solo secondo il Vangelo, abbandonando tutti i pensieri della mente rivolti verso la terra, perché ormai vi è un solo pensiero da coltivare: come portare tutta la nostra persona nel più alto della gloria del cielo. Se corpo e spirito non sono dati alla Parola, nessun frutto sarà raccolto. Basta una tribolazione e si torna indietro. È sufficiente un pensiero di avarizia, superbia, vanagloria, lussuria, concupiscenza per le cose del mondo e subito ci si abbandona al mondo e alle sue leggi di vizio e di peccato.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli Santi, fateci interamente della Parola.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-43)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"».
 

RIFLESSIONI
Gesù continua a parlare del seme che viene seminato nel campo della Chiesa e del mondo, oggi si sofferma sul «buon seme». Ieri ha parlato della parabola del seminatore e abbiamo compreso che non tutta la Parola di Dio viene accolta e coltivata nelle nostre anime. I motivi sono diversi e Gesù li ha spiegati ricorrendo ad una parabola, precisando comunque che la ragione principale si trova nella non comprensione di quanto Egli insegna.
«Ogni volta che uno ascolta la Parola del Regno e non la comprende...».
Come è facile intuire, non è sufficiente solo l'ascolto della Parola di Dio proclamata nella Santa Messa o la lettura del Vangelo o, perfino, lo studio sapienziale dei teologi e dei sacerdoti. Se pensiamo che i diavoli conoscono tutta la Sacra Scrittura e ne hanno anche una buona interpretazione, possiamo immaginare che rimane inutile conoscere la Parola di Dio e non viverla.
Ci sono cristiani di ogni ambito che si innalzano per la loro conoscenza biblica e tengono anche istruzioni pubbliche ma senza riuscire a dare l'interpretazione di Dio, secondo l'ispirazione dello Spirito Santo. La ragione è il loro distacco da Gesù Cristo, anche se apparentemente appaiono come maestri della fede.
Si realizza quanto disse il Profeta Isaia: «Udirete ma non comprenderete, guarderete ma non vedrete».
Quindi, è possibile essere grandi studiosi della Bibbia senza possedere la corretta interpretazione che ne dà Dio, oppure si fa ricorso agli scritti dei Padri della Chiesa vissuti nei primi secoli cristiani per afferrare spiegazioni che molto spesso poi non si condividono o si manipolano. Mentre è facile per i sapienti distaccati da Dio, ripetere e insegnare le nozioni comuni e facili.
«Ogni volta che uno ascolta la Parola del Regno e non la comprende...».
Chiediamoci la ragione della mancata comprensione dei passi biblici, non solamente quelli di difficile interpretazione. Per conoscere la corretta interpretazione delle Scritture occorre possedere lo stesso Spirito che ha ispirato i Profeti e gli Evangelisti.
Più che la scienza che gonfia, come scrive San Paolo (1 Cor 8,2), necessita l'amore a Gesù, la pratica delle virtù, l'esigenza di una preghiera costante, intima e profonda. Non serve a nulla conoscere la Bibbia senza osservare gli insegnamenti contenuti, per questo risulta difficile comprendere anche le parabole di Gesù a quanti non hanno rinunciato all'orgoglio, alla mentalità vecchia e materialista.
I Santi sono arrivati in alto nella mistica perché hanno praticato l'ascetica, hanno condotto una vita pensando più alle cose di Dio che a quelle inutili del mondo, e la loro ascesi diventava sempre più piacevole nonostante le rinunce e le penitenze.
Le rinunce e le penitenze le praticano anche molti cristiani, ma molto spesso quando c'è una grande sofferenza, quando c'è bisogno di Dio.
La vita veloce e l'obbedienza all'amor proprio non permettono di riflettere sulla vita che scorre, sulle scelte compiute e le conseguenze disastrose. Quasi tutti quelli che lo fanno è solo per leccarsi le ferite, non per cambiare direzione e vivere la Parola di Gesù.
«Colui che ascolta la Parola e la comprende, questi dà frutto».
La Parola si può comprendere esclusivamente se si svuota l'anima dei vizi, delle inclinazioni che portano a peccare gravemente, della ricerca esclusiva dei piaceri mondani. Nessuno è già perfetto e occorre del tempo per vincere le cattive abitudini, ma Gesù è paziente ed attende con le braccia spalancate tutti quelli che lasciano vizi e traviamenti per metterlo al centro della loro vita.
«Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».