IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Questo testo non fa parte di quelli che si scelgono deliberatamente per trovarvi un conforto e risollevarsi il morale. Eppure la Chiesa mette un tale ostacolo all'inizio dell'anno liturgico. Si tratta di abbandonare il trantran, le abitudini, le usanze, di convertirsi e ripartire da zero. Al di là della gioiosa novella del Vangelo che annuncia la venuta redentrice di Dio, si dimentica e si respinge facilmente l'eventualità del giudizio, anche se non la si contesta assolutamente "in teoria". È il pericolo che corrono i discepoli di tutte le epoche. Se non si aspetta ogni giorno la sentenza di Dio, non si tarda a vivere come se non esistesse giudizio. Di fronte ad una tale minaccia, nessuno può prendere come scusa lo stile di vita "degli altri": nessuno può trincerarsi dietro agli altri per sottrarsi al pericolo di essere dimenticato dal Signore. Salvezza e giudizio sono affini uno all'altro, ci scuotono nel bel mezzo della nostra vita: sia nel momento delle grandi catastrofi (la grande inondazione è qui evocata) sia nel corso del lavoro quotidiano nei campi o in casa. Uno è preso, trova scampo, è salvato; un altro è abbandonato. Ma non essere tratti d'impiccio non dipende chiaramente dal beneplacito degli altri. È l'uomo stesso che ha nelle sue mani la propria salvezza o la propria perdizione. Ecco perché, come spesso nel Vangelo, questo brano si conclude con un appello alla vigilanza.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 8,5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito
Questo brano presenta la fede di un pagano in Cristo Gesù come modello della fede di ogni altro uomo, credente e non. La stessa fede viene posta dalla Chiesa in ogni celebrazione della Santa Messa immediatamente prima di accostarci a ricevere l'Eucaristia: Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Il centurione ha la fede del soldato. Tutta la gerarchia militare si fonda sulla parola data che è vero ordine. Il superiore dice una parola, qualsiasi parola, e l'inferiore la esegue, obbedisce con immediato ascolto. Gesù è il Superiore Onnipotente di tutta la creazione. Non c'è elemento creato che non sia stato sottoposto a Lui. Lui comanda e anche gli atomi della materia si mettono in ascolto e con immediata obbedienza eseguono l'ordine ricevuto. Nell'esercito non è il superiore che corre da un luogo ad un altro. Chi corre invece è la sua Parola. Questa raggiunge ogni orecchio, la volontà la fa sua, e subito viene fatto quanto comandato. A Gesù non serve spostarsi. A Lui basta la Parola.
Il centurione ci riporta alla prima pagina della Genesi. Al Signore sono state sufficienti solo dieci parole e tutto l'universo visibile e invisibile, materiale e spirituale è stato creato. Non ha usato le mani il Signore per creare. Gli è stata sufficiente una sola Parola. Sia la luce e la luce fu. Ci conduce anche a quanto è avvenuto con Mosè in Egitto per la liberazione del popolo del Signore. Per mezzo di Mosè il Signore dava un ordine agli elementi della sua creazione ed essi subito si presentavano all'appello, eseguendo quanto ad essi veniva ordinato. Cristo Gesù partecipa della stessa onnipotenza di Dio. Nessuna differenza tra Lui e Dio. Lui è il Dio onnipotente. Lui è infinitamente più di Mosè e di tutti i profeti che lo hanno ricevuto. Tutti costoro parlavano nel nome del Signore. Gesù parla in suo nome, con la sua autorità di Dio, con ogni potere che il Padre ha messo nelle sue mani. La Parola di Gesù è creatrice, sanatrice, salvatrice, guaritrice. Con la Parola Gesù libera dalla lebbra, chiama in vita i morti, moltiplica il pane. A Gesù è sufficiente una Parola per dare vita in ogni morte.
Noi camminiamo verso il Natale del Signore. Attendiamo la nascita del Salvatore e del Redentore dell'uomo. Dobbiamo andare incontro a Lui con una fede sempre nuova, pura, santa, viva. Dobbiamo credere che chi nasce è il Signore Onnipotente, il Figlio eterno del Padre, il Verbo attraverso la cui Parola tutto l'universo è stato creato. Lui viene per dare ad ogni servo del Padre gravemente ammalato la guarigione dal peccato e dalla morte. Il centurione, cioè ogni potenza umana scientifica, militare, economica, politica, sociale, spirituale, amministrativa, finanziaria, non può sanare l'uomo. Il centurione diviene così immagine, figura di ogni potenza che esiste nella creazione. Nessuna di esse può sanare, guarire il servo del Padre gravemente sofferente a causa del suo peccato. Urge allora che ogni potenza della terra e del cielo si pieghi dinanzi a Cristo Gesù e gli chieda di proferire la Parola della salvezza e della redenzione. Non c'è vera celebrazione dell'Avvento se ci avviciniamo al Santo Natale con un pensiero perverso nel cuore: che Gesù è una potenza come un centurione dinanzi ad un altro centurione. Gesù è la sola sorgente della Parola che può sanare i servi del Padre. Questa fede urge che venga messa in ogni cuore. Gesù è il solo che ha Parole di vita eterna. Tutti gli altri sono centurioni che nulla possono. Mai.
Madre di Dio, Angeli, Santi, dateci una fede pura, santa, viva in Cristo Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,21-24)
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Quando coloro che credono di poter risolvere tutti i problemi e rispondere a tutti i "perché" dell'uomo con la sola forza della ragione, facendo un atto di suprema intelligenza, piegano la mente di fronte alla Mente Suprema che è il Logos, il Verbo di Dio, essi penetrano in una dimensione spirituale in cui si partecipa della luce divina che arricchisce la stessa mente umana.
Non è possibile conoscere il Padre, andare al Padre, se non si passa per Gesù. Ora, fra le sue parole ce n'è una in cui si coglie il cuore del suo insegnamento e si ha in mano la chiave della salvezza, perché è su quella che saremo giudicati: "Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l'avete fatta a me" (Mt 25,40).
Egli si nasconde sotto le spoglie di ogni nostro prossimo, che diviene così - come Gesù - via per andare al Padre, per conoscere il Padre. È così semplice da essere quasi incredibile: per arrivare a Dio, passare per l'uomo con tutte le implicazioni che la vita personale e sociale comporta.
È così semplice che Gesù ha voluto avvertirci. È una verità, egli ci dice, che solo i semplici afferrano, i piccoli.
E con ciò la strada è aperta veramente per tutti, anche per gli adulti, gli anziani, i sapienti, i furbi, se sanno farsi piccoli, accantonando per un momento tutta la loro scienza ed esperienza di vita, per mettersi all'ascolto del Signore, e vivere la sua parola.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,18-22)
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore
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RIFLESSIONI
Oggi celebriamo la festa dell'Apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro e amico di Giovanni e di Giacomo. Il Vangelo ci narra come Andrea ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono". E questa adesione pronta che ha permesso agli Apostoli di diffondere la parola, la "buona notizia" della salvezza. La fede viene dall'ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra.
Siamo dunque sollecitati ad ascoltare la parola, ad accoglierla nel cuore. Essa è un rimedio salutare. E una parola esigente, ed è questo il motivo per cui facilmente vorremmo chiudere le orecchie a Dio che ci parla: capiamo che l'ascolto avrà delle conseguenze. Dobbiamo pensare che la parola di Dio è davvero un rimedio, che se qualche volta ci fa soffrire è per il nostro bene, per prepararci a ricevere i doni del Signore.
Ma la parola non è solo un rimedio, è un cibo, il cibo indispensabile per l'anima. E detto nei profeti che Dio metterà nel mondo una fame, non fame di pane, ma di ascoltare la sua parola. E di questa fame che abbiamo bisogno, perché ci fa continuamente cercare e accogliere la parola di Dio, sapendo che essa ci deve nutrire per tutta la vita. Niente nella vita può avere consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato, illuminato, guidato dalla parola del Signore.
Nello stesso tempo la parola di Dio è una esigenza. Gesù ne parla come di seme che deve crescere e diffondersi Ovunque. Da questa parola viene la fecondità di Ogni apostolato. Se si dicono parole umane, non è il caso di considerarsi apostoli, ma se abbiamo accolto in noi la parola di Dio, essa ci spinge a proclamarla, a diffonderla dappertutto, per mettere gli uomini in comunicazione con Dio.
Da san Giovanni sappiamo che non è facile ascoltare la parola di Dio, che non è opera umana.
Gesù rimprovera ai farisei di non essere capaci di ascoltare la sua parola, perché non sono docili a Dio:
"Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me" (Gv 6,45), dice il Signore: per ascoltare la parola di Dio bisogna essere stati intimamente docili al Padre.
La parola di Dio fa la nostra felicità, perché è il mezzo della comunicazione con Dio. Se vogliamo essere in comunione con Dio dobbiamo accogliere in noi la sua Parola.
D'altronde è lui che nella sua bontà e generosità ci dà la sua parola, ci mette in comunicazione, è lui che parla per primo, che ci apre le orecchie perché possiamo ascoltare, come dice un salmo, e ci dà la gioia di parlare con lui. La parola di Dio è anche il mezzo migliore per essere in comunione fra noi. Non facciamoci illusioni: la vera fraternità è possibile soltanto nella parola di Dio. Se noi la rifiutiamo, i più bei desideri, i più bei propositi di essere in comunione con gli altri sono destinati al fallimento, perché manca il vero fondamento, che è la comunione con Dio.
Domandiamo a sant'Andrea di insegnarci ad ascoltare, ad accogliere la parola di Dio molto generosamente, molto semplicemente, molto fraternamente, per essere in comunione con Dio e gli uni con gli altri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,21.24-27)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Ma colui che fa la volontà del Padre
Il tema del Vangelo odierno riassume la correlazione tra fede e opere. Tale correlazione si realizza sempre dall'ascolto della Parola di Dio. Dio-roccia è il fondamento su cui noi dobbiamo costruire. Potremmo costruire una casa senza le fondamenta? Certamente no! Potremmo anche approntare una sorta di fondamenta e costruirci sopra, ma poi quella casa si sbriciolerà o crollerà. Dall'altra parte, il verbalismo religioso, sia individuale che comunitario o liturgico, diventa una pia illusione, se non è convalidato dalla propria vita operosa e impegnata. Si può notare qui la differenza tra gli uomini che sono dediti con affanno all'attività e la vita composta del cristiano autentico che nell'impegno di attività nel mondo, non perde i contatti con il fondamento divino. Il Signore ha un metro diverso dal nostro: egli capovolge tutti i nostri valori umani, i principi terreni ed egoistici. Per un popolo abituato alle sabbie del deserto, la roccia salda è un'immagine plastica, suggestiva. E questa roccia è Cristo, pietra angolare su cui il Padre vuole costruire la «città forte». Il salmo 117 è tipicamente messianico e per gli ebrei al centro di questo, come degli altri salmi, c'è il popolo di Israele con la sua storia, per noi la lettura è Cristocentrica. Come Israele, Cristo è stato circondato dai nemici ma, confidando nel Padre, tali nemici sono stati sconfitti. Anche noi, uniti al Padre nel Figlio, possiamo sconfiggere i nostri nemici che non stanno fuori, ma dentro di noi. Ascoltiamo le parole ma mettiamole anche in pratica.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 9,27-31)
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Due ciechi lo seguivano urlando. È un urlo che viene dal profondo come accade per chi non può vedere la forma delle cose, quindi la loro bellezza e la verità che in esse si cela. Solo un cieco può urlare per riavere la vista. È, la sua, una domanda singolare di pietà, quasi violenta, tanto acuto ha il sentimento della perdita che il non vedere implica.
I due non si peritano neppure di dire cosa vogliono: quell'urlo parla per loro quando si sono accostati a Gesù. Ma avrebbero urlato se non fossero stati assolutamente certi che ciò che chiedevano quell'uomo poteva compierlo?
Si può urlare per ricevere pietà, se si è mossi da un bisogno incontenibile, da un desiderio insaziabile, solo quando ci si imbatte in uno che può compiere il miracolo.
E Gesù esaudisce la domanda di fede. Apre gli occhi ai due. Perché normalmente la nostra fede non ha la forza di questo urlo? Perché si stempera nella dimenticanza annoiata? Perché si affievolisce nella prova come un lucignolo fumigante? Forse perché il nostro cuore si ottunde e non anela più a quella bellezza che commuove e a quella affezione che edifica.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 9,35-10,1.6-8)
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Il Vangelo di oggi celebra l'amore gratuito di Dio. «Vedendo le folle stanche e sfinite» a forza di seguirlo, Gesù «ne sentì compassione». Ritorna quel verbo assai raro già trovato in Matteo (Mt 15, 32) e che esprime "le viscere di compassione" di una madre verso il figlio. Gli uomini, afferma l'Evangelista, sono apparsi a Gesù stanchi e sfiniti, «come pecore senza pastore». Ma nello stesso tempo l'umanità sembra a Gesù come una messe promettente e pronta per essere raccolta, ma che attende invano i mietitori, perché gli «operai sono pochi». Tuttavia, non deve mai prevalere lo sconforto, ma l'umile e insistente preghiera: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Stiamo passando un periodo storico assai buio. Non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto. Nessuna epoca è troppo buia per la misericordia di Dio, nessuna tempesta potrà scuotere la Chiesa fino a farla sommergere. Siamo certi che Dio ci ama e non ci abbandona: Egli rinnova sempre il prodigio della sua gratuità salvando la Chiesa nel momento stesso in cui essa pare che stia per affondare.
Dio, ci assicura Gesù, ha un cuore di Pastore e manda pastori al suo popolo sfinito. Come il Salvatore, appena si rese conto della stanchezza della folla che lo seguiva, inviò i dodici apostoli, così anche oggi, l'amorosa misericordia di Dio è pronta a suscitare i profeti e i pastori di cui il suo popolo ha bisogno. E infatti la divina Provvidenza ha inviato alla nostra Chiesa tanti pastori santi nel nostro tempo.